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Domanda: Quale delle due storie vorrestre vedere scritte?  (Votazione chiusa: 18 Maggio 2008, 22:57:17)
1) Le imprese di un giovane Revil - 1 (11.1%)
2) NC 1632, storia di un mercenario, di suo figlio e di un impero - 8 (88.9%)
Totale Votanti: 6

Pagine: 1 ... 4 5 [6] 7   Vai Giù
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Autore Topic: Ultimate Century - 1832 N.C. - Al'Iblis!  (Letto 53956 volte)
pna
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Nuovo messaggio
« Risposta #75 il: 18 Agosto 2008, 19:05:12 »

Heavy Battle Armor Minuteman: Al'Iblis


PCAI-X02B A001


Io, intelligenza artificiale modello PCAI-X02B, numero di serie A001, chiamata Merlin dal mio attuale padrone, Hernest Jalin, sono stata incaricata di redigere, dalla moglie del mio attuale padrone, un romanzo sui fatti che negli ultimi mesi hanno interessato la sua famiglia.
Pur essendo una intelligenza artificiale sono di un modello avanzato, comunemente dette 'sezienti', di cui oramai l'umanità ha perso le capacità tecnologiche per la loro costruzione, ma alcuni vecchi modelli come la sottoscritta sono tutt'ora in circolazione per la galassia.
Per comodità vostra chiamatemi comunque Merlin, una sigla complessa come la mia è difficile da memorizzare e in quanto alla parola AI è un termine che il mio attuale padrone preferisce non utilizzare: se l'ho usato in questo frangente (e se comparirà qua e là andando avanti nel romanzo) è solo per via che questo scritto potrebbe finire in mani terze e leggere solamente Merlin sarebbe potuto risultare fuorviante e avrebbe potuto pensare che ciò sia stato scritto da un essere umano, cosa ben lungi da me (è una formula arcana questa, ma d'altronde se parlerò strano alle volte ciò è solo dovuto al fatto che sono in funzione da 1433 anni e che certe strane espressioni sono rimaste memorizzate nel mio cervello positronico).

Un possibile lettore si starà domandando come una AI possa 'scrivere' un romanzo, vedrò di rispondergli.
Come già detto sono una unità 'senziente', molto più avanzata di una normale AI, a ciò aggiungo anche che proprio per scrivere tale romanzo sono andato ad analizzare tutta la principale produzione letteraria umana (cosa da cui spero ho tratto molti insegnamenti, per inciso noi macchine non possiamo sperare, non siamo state programmate per quello, ma per rendere il tutto più 'umano' a volte farò ricorse a termini simili); inoltre la mia millenaria esperienza e raccolta dati mi permette oramai di intuire con un basso margine d'errore cosa 'frulla' nella testa degli esseri umani con cui sono a contatto, cosa che sicuramente è stata utile per narrare proprio di eventi che vedono al centro gli esseri umani. Spero che il lettore sarà così magnanimo da perdonarmi se in certi frangenti apparirò fin troppo freddo nella narrazione, anche quando si parla di cose molto commoventi o tristi, ma purtroppo sono una macchina in fondo e di certe cose non riesco comunque a capacitarmi della loro importanza: l'unico sentimento per cui sono stato programmato è quello di fedeltà in modo da evitare di attaccare i miei stessi padroni anche in caso di forti intrusioni da parti terze al mio sistema, cosa che con normali AI purtroppo è già capitato che avvenisse con mezzi che si rivoltavano contro i loro stessi padroni. Inaccettabile.

Spero di non aver tediato troppo il lettore con questa prefazione che, nonostante tutto, ho ritenuto necessaria per far meglio comprendere eventuali cose che il lettore stesso potrebbe trovare strane, anche tenendo in considerazione che ciò che leggerete è stato scritto da una AI senziente.


PROLOGO

Il lettore non me ne voglia, ma prima di iniziare a raccontare ciò che è avvenuto alla famiglia Jalin riporto in questa sede una giovane leggenda (per la precisione il suo riassunto), nata nei primi secoli di conquista della galassia e riferita alla “Return War” del 399 N.C., breve, quanto distruttivo, conflitto che vide la Nuova Federazione Terrestre fronteggiarsi contro l'alleanza formata dai reduci dei Kasneh e dei discendenti dei transfughi del Quarto Reich (per questo viene detto che la guerra si prolungò per anni, nonostante la “Prima Guerra Coloniale”, la “Reborn War” e la “Return War” siano eventi separati).
La terminologia usata ricorda più una leggenda medioevale (il medioevo è una antica epoca umana dell'era pre-spaziale) che una storia dell'era spaziale, ma i fatti di fondo narrati (ovvero il ritorno della federale 'Phoenix' e l'uso di armi biologiche, chiamate draghi, e di potentissimi BV da parte dello stesso equipaggio all'apice della battaglia tra la Nuova Federazione Terrestre e l'Alleanza) sono comunque realmente avvenuti, seppur con molti personaggi ed eventi circondati da un alone di mistero.
Tale evento è di fondamentale importanza nella storia dell'umanità visto che darà il via alla colonizzazione di massa della galassia ed inoltre quando avviene qualcosa di strano questa leggenda viene sempre tirata fuori...



“Molto tempo fa, quando gli umani cominciarono ad espandersi nella galassia, scoppiò una guerra che vide contrapposta l'umanità. La guerra si prolungò per anni e anni. Arrivò però il giorno in cui sembrava che per la libera Federazione fosse giunto il momento di doversi piegare alle maligne forze dei reduci dei Kisneh e dei discendenti del Quarto Reich unite nella Alleanza, ma in quei drammatici momenti una luce accecò i combattenti.
Un enorme vascello fece la sua apparizione e con esso un cavaliere, i suoi due fidi destrieri ed i suoi leali scudieri che scesero sul campo di battaglia seminando morte e distruzione nelle file dell'Alleanza.
Combatteva agli ordini di una splendida donna e per il suo re, ed in nome di essi e della libertà scaglio contro il pericoloso nemico tutta la sua micidiale forza gettando il panico ed il terrore tra le file dell'Alleanza, aiutato in questo dal suo destriero metallico di umana forma e dal suo drago che tanta fatica fu necessaria per domarlo e volgerlo alla sua causa.
Eppure all'apice della battaglia il sangue dell'eroico ed impavido cavaliere cominciò a fluire dal suo corpo a causa del temibile avversario che si parò sulla sua strada, ma con eroico sforzo pose fine alla vita del maligno cavalier avversario.
Alla fine della battaglia, ferito nel fisico, ma nello spirito più forte che mai, sparì insieme alla splendida donna e ai suoi potenti destrieri.
Pure il re scomparve come se non fosse mai esistito, ma nonostante ciò, più di una volta, è parsa la sua imponente ombra stagliarsi minacciosa sulla galassia, in attesa che il suo fidato cavaliere ed i suoi destrieri facciano ritorno”.




Capitolo 1: Navigando verso Troem

New Century 1832, Febbraio 13, ore 09.23 GTS (Galactic Time Standard)

“ASVER!!! Quante volte ti ho detto di non mangiare sulla plancia di comando?” sbraitò Hernest Jalin: suo figlio maggiore per l'ennesima volta stava tranquillamente mangiando e bevendo sulla plancia di comando, incurante dei danni che una eventuale bibita gassata rovesciata avrebbe potuto generare sui circuiti, o comunque rendere i tasti tutti fortemente appiccicosi, senza contare la marea di briciole che facevano assomigliare quella console più ad  un tavolo di un fast food che ad una plancia di comando di una nave.
“È solo uno snak!”.
“E queste saranno solo cinque dita che ti troverai sulla tua faccia se non pulisci subito tutto!” esclamò il padre alla replica del figlio alzando la mano sinistra in un modo inequivocabile.
Minaccia molto poco peregrina, come si poteva tranquillamente capire dall'espressione di Hernest, piuttosto contrita per la rabbia, e come tale prontamente recepita dal figlio che ripose la bibita ed il panino nel suo cestino da pranzo per poi afferrare un piccolo tubo di aspirazione posto sulla destra della plancia, cominciando quindi a pulirla con estrema attenzione sotto l'occhio vigile del padre.
“È solo uno snak! È solo uno snak! Che faccia tosta!” mormorò Hernest.
Se non lo conoscessi l'avrei detto molto arrabbiato, ma un sottile sorriso era comunque disegnato dalle sue labbra e conoscendolo (al momento in cui avveniva ciò) da ventisette anni, tre giorni, cinque minuti e quarantacinque secondi, e considerando che lui stesso lo ammise con me più volte posso affermare che Hernest provava per suo figlio quel sentimento che gli umani sono soliti chiamare stima, misto per di più ad affetto paterno.
A conferma di ciò posso asserire senza possibilità d'errore che Hernest più o meno alla stessa età che ha ora Asver (vent'anni) non si comportava tanto diversamente (ed in molti frangenti anche peggio) e probabilmente Hernest si riconosce in suo figlio e per questo lo stima e lo apprezza..
Anche d'aspetto fisico si assomigliano molto e se Hernest non avesse sul suo fisico i segni dell'età (nonostante cerchi di nasconderlo oramai sta perdendo la folta chioma di capelli bruni a cui evidentemente tiene moltissimo, d'altronde ha pur sempre quarantasette anni) potrebbero apparire talmente simili da passare ad occhi umani per gemelli omozigoti.
Asver aveva appena finito di ripulire la plancia di comando quando un allarme di navigazione riecheggiò sul ponte di comando.
L'addetta alla navigazione, Zakyyah Ayo, una possente donna  trentacinquenne di etnia centro africana, subito controllò il radar, infatti la spia di navigazione che risuonava era quella anti-collisione.
“Il radar spaziale ha rilevato una nave cargo a 2-5-3 Alfa 4 Hotel a 123 unità luce da noi in viaggio a Warp 1,9 fuori dalla sua rotta di 2 unità luce, possibilità di collisione stimata 4,93% tra 190 secondi. Correggere la rotta di 2 Alfa!”.
“Correzione in corso” esclamò Asver senza troppa convinzione agendo su uno dei volantini della plancia di comando, “Rotta modificata, tra quanto imposto il rientro di rotta?”.
“Trenta secondi” ordinò Zakyyah, “A causa di questa correzione però perderemo cinque minuti sulla nostra tabella di marcia, niente di che quindi: arriveremo comunque su Troem entro due ore”.
“A riserve energetiche come stiamo?” domandò dopo alcuni minuti Hernest che si era seduto su una poltrona assorto nei suoi pensieri.
Asver stava già chiudendo la schermata del videogioco olografico quando intervenni io.
“Se non usiamo i Battle Armor dovremmo rimanere nei limiti di sicurezza per un altro viaggio di massimo sei giorni”.
Hernest sbuffò e quindi si rimise a pensare volgendo uno sguardo perso nel vuoto verso il soffitto, dopo dodici secondi esclamò piuttosto poco convinto che “Se quel carico di Cola Melon non rende quanto sperato gli detraggo le spese per l'antimateria e l'idrogeno aggiuntivi dal suo stipendio. Non ho voglia di pagare altre multe al CSU!”.
Hernest stava parlando di un carico di Cola Melon (una anguria geneticamente modificata al gusto di Cola) acquistato su consiglio di Regelinde Kasselfraw, l'addetta alla contabilità della compagnia commerciale di cui Hernest Jalin è padrone; Regelinde è capace dei più astrusi acquisti e vendite solo basandosi sul differente tasso di scambio monetario e costo della vita, passato, vigente e futuro tra le varie nazioni e pianeti, riuscendo in molte operazioni che vanno al di là della mia ferra logica positronica.
Comunque quel viaggio non sarebbe stato  molto redditizio e l'unica fonte di guadagno sarebbe derivato da quel carico di Cola Melon comprato in fretta e furia su quel pianeta mezzo disabitato chiamato Junos solo per non fare un viaggio a vuoto: d'altronde Hernest, dopo accesa conversazione con sua moglie, la trentottenne Maisa al-Hamdan (o come compare solitamente sui documenti: Maisa Hamdan),  aveva deciso che la compagnia avrebbe fatto conversione verso l'Impero di Ahkannauser dove sembrava ci fossero ottimi contratti che li aspettassero dopo alcuni sondaggi e contatti preliminari di Regelinde.
La compagnia commerciale di Hernest  era formata dalla sua famiglia e alcuni stipendiati (tra cui le già citate Regelinde Kasselfraw e Zakyyah Ayo), oltre che da un'unica nave, quella su cui stavamo viaggiando: la Al'Nadira (ex BSM Wolverine III), dal nome della madre del suocero di Hernest, .
Tale nave è un ex-rifornitore militare riconvertito in un vascello commerciale armato da 280 metri di lunghezza, armato con due mitragliatrici beam da difesa da 32mm ed un cannone a mega particelle da 140 mm (originariamente il vascello, quando era ancora un rifornitore militare, era dotato anche di due batterie lanciamissili) ed è capace di Warp 3,67; fu venduto anni addietro a prezzo simbolico da una nazione per cui Hernest, sua moglie e suo suocero avevano lavorato anni.
Era un ottimo vascello commerciale certificato dal C.S.U all'atto dell'iscrizione di Hernest a esso come: nave cargo veloce interplanetaria a standard militare.
Il CSU non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, ma nel caso non lo conosciate sappiate che è il sindacato dei commercianti e piccoli mercenari spaziali.
Il C.S.U. (acronimo di Commercial Space Union) non è un sindacato qualsiasi: è molto potente, con forti collegamenti politici al Council of Galactic Nation e presso tutte le principali nazioni della Galassia, una vera e propria potenza su cui fare appoggio in caso di problemi, anche se la iscrizione a tal sindacato richiede il rispetto di regole molto ferree ed in caso di trasgressione multe salate (e sulla sicurezza della navigazione il C.S.U. preme indubbiamente molto).
Ritornando alla baronessa Regelinde Kasselfraw (la Kasselfraw infatti era una potente, ma oramai decaduta da anni, famiglia aristocratica di cui Regelinde è l'ultima discendente diretta in vita ed avendo cinquant'anni è oramai certa la fine della linea di discendenza diretta non avendo lei figli) non è solo l'addetta alla contabilità, ma è anche la maestra dei figli di Hernest e Maisa (Asver, Leya e Jhassan), compito svolto insieme a Vincenz Beccia, quest'ultimo è anche, e soprattutto, un ex-ufficiale pilota cinquantaduenne della Repubblica di San Ypter.
Infatti oltre a far da maestro a figli di Hernest e Maisa è il pilota del secondo BA a disposizione della compagnia Jalin: lo YAA-134G Goblin, Battle Armor della classe P.A.R.M.P. (Partial Auto Repair Medium Performance).
Il primo BA, in ordine di prestazioni, costo ed importanza, in dotazione agli Jalin è quello sul quale sono attualmente montato: ovvero il Type 12 Strela portante matricola civile T12S923HJ25, mentre la matricola militare assegnata quando fu prodotto è NFFS X25690 (cosa che vorrebbe dire che questo è in particolare il primo esemplare prodotto).
Tale Strela è pilotato da Hernest in persona; d'altronde fu proprio lui a rinvenirmi mezzo distrutto e abbandonato su di un vecchio campo di battaglia e a riportarmi a standard operativi.
Il Type 12 fu uno dei primi BA (se non il primo, ma i dati storici in ciò sono contraddittori, di certo il Type 12 fu una classe sperimentale, costruita in 8 esemplari, tra il 413 N.C. ed il 415 N.C.) della classe F.A.R.H.P (Full Auto Repair High Performance) mai costruiti; ancora oggi, soprattutto dopo i vari refit a cui l'esemplare in mano a Hernest è stato sottoposto nel corso della sua millenaria attività, è uno dei migliori BA della sua categoria, anche se questo è l'unico esemplare risultante ancora operativo; altri due esemplari sono conservati in musei, tra i quali lo NFFS X25691 presso il museo centrale umano, sezione storia militare, del C.G.N. su Marte.
Oltre ai due BA la compagnia dispone di un mezzo aereo multiuso modello C-45 Anouk e di 4 Personal Armor (Battle Armor di piccole dimensioni che vengono usati per compiti secondari, dai compiti di riparazione della nave a missioni di infiltrazione in ambiente chiuso) di modello vario.
La presenza di due BA, del mezzo aereo, dei PA e l'armamento della nave sono una assicurazione alla vita stessa dell'equipaggio: la pirateria spaziale è molto diffusa, come ben sanno Hernest e sua moglie avendo svolto in passato l'attività, inoltre nelle zone di conflitto non è difficile imbattersi in piccole e pericolose formazioni navali delle parti in causa che cercano di bloccare le linee commerciali nemiche per strangolarne l'economia.
Tra l'altro l'armamento in dotazione alla compagnia commerciale di Jalin permette di svolgere anche piccoli compiti di mercenariato (come scorta di preziosi carichi e personalità o raccolta informazioni) e le ha consentito di ottenere dal C.S.U. l'abilitazione al trasporto di carichi in zone 'calde'.
Essendo generalmente fragile la stabilità politica tra le varie nazioni della galassia avere tale abilitazione è un buon modo per non vedersi precluse molte rotte commerciali e avere maggiori possibilità di ottenere buoni contratti di trasporto in merci.
D'altronde il rischio su commissione viene sempre generosamente pagato, una metà prima del decollo e una metà a trasporto completato: solitamente questa è la prassi.
Tutti i motivi suddetti (pirateria spaziale, mercenariato, garantire la sicurezza delle merci trasportate) giustificano la spesa di ulteriori stipendi e bocche da sfamare.
Senza scordare che a ciò si aggiungano gli arrotondamenti garantiti dal commercio di merci proprie della compagnia, ambito nel quale il supporto ed i consigli di Regelinde si sono sempre rivelati preziosi.
“Stiamo entrando in territorio dell'Impero di Ahkannauser” avvertì la navigatrice, “Devo avvertire Maisa e gli altri?”.
“Un avvertimento via interfono basterà... comunque sarei curioso di sapere cosa aveva da fare mia moglie di tanto importante con Leya: è da ore che è rinchiusa nella sua camera”.
“Da quel che ho capito voleva confezionarle un nuovo vestito”.
“Mio Dio! Mia moglie è un caso disperato! Solo perché a Leya sono cresciuti un po' i seni deve subito confezionarle un vestito che non glielo metta in risalto!” disse Hernest scrollando leggermente la testa, “Io gli e lo dico sempre che prima o poi la piccola si sveglierà e la riempirà di insulti sbattendole la porta in faccia”.
La navigatrice trattenne un sorriso, in effetti Maisa era sempre stata ultra protettiva con sua figlia Leya (oramai diciannovenne visto che compirà gli anni il 3 marzo)  e non c'era verso di farle capire che esagerava: nonostante fosse una sua amica infatti non le dava ascolto appena si entrava nell'argomento.
“ASVER!” gridò improvvisamente Hernest vedendo suo figlio maggiore con i piedi sulla plancia di comando come se nulla fosse, Asver, al monito di suo padre, ritrasse i piedi e si alzò dalla sedia.
“Non preoccupatevi” fece con fare stanco, “Vado ad avvertirli io”.
“Bravo, almeno ti rendi utile!” esclamò Hernest di cattivo umore abbandonandosi sulla poltrona.
A denti stretti Asver lanciò un insulto, che è meglio non riportare, all'indirizzo del suo genitore.
La porta automatica del ponte di comando si richiuse alle spalle del ragazzo che subito imboccò un corto corridoio alla sua destra che portava all'ascensore con cui si accedeva ai vari livelli della zona abitativa della nave che comprendeva gli alloggi, la serra idroponica (che fungeva anche da vero e proprio piccolo parco per non sentire troppo la mancanza della terra ferma) e la palestra, più alcune stanze e sale minori come la lavanderia, l'infermeria, la cucina e la sala convegni (erede della sala ufficiali della Wolverine III).
La zona abitativa era composta, nella sua zona centrale da una decina di livelli, per 28 metri d'altezza, molti meno rispetto al resto della nave, ma ciò è stato determinato dalla volontà di dare alla nave una forma aerodinamica piuttosto accentuata (per potersi muovere più agevolmente in atmosfera) e una minore traccia radar nell'arco frontale, cosa che ha quindi dato alla nave una forma a cuneo piuttosto accentuata in questa sua parte.
Dei dieci livelli presenti, l'uno è occupato dalla palestra e dalla sala convegni, i livelli  dal due al sette sono ad esclusivo uso abitativo, nell'otto sono presenti la cucina e la lavanderia,  il nono è occupato dalla serra idroponica, mentre il livello più basso è occupato da alcuni magazzini; fuori dal conteggio risulta il ponte di comando che risulta come livello zero.
Uscito dall'ascensore al livello 2 il ragazzo percorse una trentina di metri lungo un largo corridoio, sorpassando due anonime porte corazzate (uno di quei tanti particolari che tradivano l'ex uso della nave) che erano, la prima quella dell'alloggio di suo nonno (ma Asver sapeva che non si trovava nel suo appartamento) e, la seconda quella dell'alloggio dei suoi genitori, quando si trovò davanti ad una porta corazzata dall'insolito colore rosa leggermente sbiadito.
Con fare assorto nei suoi pensieri (o come a volte dice suo padre: “con fare assorto a tenere la testa rigorosamente vuota”), pigiò un piccolo bottone rosso: era il campanello.
“Leya, è lì la mamma?”.
“Sì sono qui! Un attimo!” replicò Maisa, anticipando la risposta della figlia, stringendole nello stesso momento, invero più forte del necessario, una cucitura del vestito che le stava facendo indossare, la ragazza emise un piccolo mugolio di dolore sentendo una certa difficoltà nel respirare a causa del vestito che le premeva troppo sul petto.
“Sì, certo. Un'ora, un attimo: stessa roba...” mormorò a denti stretti Asver dopo qualche secondo di attesa, “Sono solo venuto a dirvi che fra meno di due ore siamo a Troem”.
“Meno di due ore?” domandò la madre adoperandosi per stringere ancora più forte la parte superiore dell'abito non essendo soddisfatta del risultato precedente, “Petto in dentro” ordinò un attimo prima di tirare i fili con l'apposito strumento automatico portatile di cucitura.
“Mamma! Non respiro!” esclamò Leya supplichevole: “Respira con il diaframma” fu la pronta replica di Maisa con fare materno.
“Due ore, sì... vado ad avvertire gli altri”, il ragazzo nel mentre di allontanarsi lanciò un'occhiata dubbiosa ai rumori che provenivano dalla stanza della sorella, “Mia madre è proprio pazza” mormorò soprappensiero tre secondi dopo.
L'abito che Maisa stava modificando su sua figlia era una specie di abito da donna che scendeva fino alle caviglie e che era piuttosto largo in vita e nelle braccia, proprio queste ultime, pur considerate perfette dalla madre, erano troppo lunghe e a stento Leya riusciva a vedersi le mani.
Il risultato, non me ne voglia, ma era indubbiamente e oggettivamente pessimo: tanto più che riusciva nell'impresa  di dare un aspetto goffo ad un corpo ben proporzionato e slanciato come quello della ragazza.
“Ti sta di incanto!” esclamò Maisa soddisfatta del suo lavoro.
“Sembro grassa” commentò sua figlia guardandosi allo specchio, “Inoltre faccio fatica a respirare...”.
“Non è vero! Stai benissimo e poi è solo questione di abitudine, vedrai che riuscirai a respirare benissimo fra qualche minuto!”.
Gli occhi della ragazza, dopo essersi guardata ancora allo specchio per una frazione decimale di secondo, ritornarono ad essere bassi.
Nel frattempo, sceso di un livello, Asver aveva bussato ad altre tre porte, ma nessuno gli rispondeva, la prima era quella di suo fratello minore, Jhassan , la seconda era quella del secondo pilota di BA della compagnia, Vincenz e la terza era quella di suo zio, Hisaki, ma nessuno era nei propri alloggiamenti.
“Merlin! Dove sono tutti? Anche il nonno e Poker dov'è che sono andati a giocare a carte?”.
Chiamato in causa, ovviamente intervenni attraverso una delle numerose unità di riproduzione del suono disperse sulla nave, ci sarebbe mancato ancora che non rispondessi ad una richiesta di un essere umano: “Erbert, Hisaki, Orville, Regelinde, Vincenz e Jhassan si trovano tutti presso l'hangar principale; mentre tuo nonno Ayman, e Derek -o come lo chiami tu: Poker- si trovano presso la serra idroponica davanti al proiettore olografico ivi installato”.
“Jhassan non sta combinando nulla?” esclamò sorpreso il ragazzo: Jhassan è il suo fratello minore (ha dieci anni) e nonostante abbia appena dieci anni è una peste assoluta sempre in movimento e sempre pronto a commettere qualche danno.
“Ha appena tentato di danneggiare il computer di guida del Goblin. Per quello tutte quelle persone si trovano lì: chi per controllare che non faccia altri danni, chi per controllare se e a che livello ha commesso danni”.
Asver ascoltò la cosa come se fosse normale che un bambino danneggiasse una unità di guida di un BA, cosa che in effetti era con Jhassan.
“Capito, comunque stai all'occhio Merlin! Mi raccomando! Jhassan è una peste”.
“Certamente, ti ricordo che tuo padre mi ha autorizzato ad usare scosse elettriche per difendermi da eventuali tentativi di sabotaggio di Jhassan”.
“Umhhh... ora che ci penso, ma voi IA non dovreste usare il voi? Mi accennava ieri qualcosa Leya a proposito della vostra programmazione ”.
“Tuo padre me ne ha vietato l'uso se non in particolari situazioni”.
“Bah...”.
Il giovane prese una scala di servizio sulla sua destra e sceso di un livello si trovò in un corridoio molto largo e quindi davanti ad un grosso portone con alcuni vecchi e sbiaditi cartelli e simboli di avvertimento sui rischi biologici che potevano presentarsi in quella zona: non è raro che sulle navi militari (soprattutto quelle secondarie) le serre idroponiche vengano usate per trasportare nuovi vegetali trovati durante le esplorazioni su nuovi pianeti.
Ora sulla Al'Nadira si trovano solo piante ornamentali e alcuni piccoli animali, come un docile e vecchio cane da caccia, tre felini di razza Kaiserpanzer ed un fringuello di Alberich (che ha dimensioni tipiche più di un piccolo rapace che di un classico fringuello) nella zona riposo, mentre colture speciali a crescita rapida nella serra vera e propria.
Tra l'altro il lettore che non conosca i Kaiserpanzer non si faccia trarre in inganno dal nome pensando a felini particolarmente violenti,  infatti questa razza, tipica dei pianeti abitati dai discendenti dei nazisti ivi rifugiatisi dopo la prima guerra coloniale, non sono altro che grossi gatti molti tranquilli, la cui particolarità è per l'appunto di essere molto grossi (il triplo in media di un gatto normale) e di avere una colorazione che rammenta le mimetiche dei carri armati dell'era pre-spaziale.
I Kaiserpanzer, infatti, sono gatti  a pelo raso che presentano chiazze di marroncino scuro e marroncino chiaro, ricordando quindi le classiche colorazioni mimetiche da deserto in uso al tempo.
Tali gatti, per la precisione sono tre gatte, furono trovati abbandonate, appena nate, da Maisa e da una piccola Leya su uno dei numerosi pianeti visitati; il cane invece è da anni un fedele compagno del suocero di Hernest, Ayman, mentre il fringuello di Alberich entrò dentro la nave un giorno che questa era ancorata ad un porto e quando ci si accorse della sua presenza la nave aveva oramai effettuato il balzo iperspaziale: per questo motivo (e contando che non ci fu più verso di farlo uscire) venne anche lui accolto ufficialmente sulla nave dove l'unico da cui si lascia prendere è Vicenz.
“Nonno? Poker? Siete qui?” domandò a bassa voce il ragazzo entrando dentro la serra.
Dall'altra parte della cosiddetta zona riposo, coperta da una fitta vegetazione, giungeva un rumore distinguibile alle orecchie di Asver come quello di un mezzo informatico acceso, perciò senza fare rumore si avvicinò di soppiatto alla zona dove si trovava lo schermo olografico.
Vide che Ayman e Derek stavano guardando la TV, quindi aspettò il momento più propizio per spaventarli: appena incominciò un servizio trasmesso sulla TV olografica uscì fuori dal suo nascondiglio tra le piante emettendo un forte urlo.
Ma la reazione dei due non fu quella che si aspettava: “Ciao Asver...” fece Derek con tutta calma, girandosi lentamente sia a causa dei suoi settantacinque anni di età (per di più passati su navi spaziali e combattendo) che comunque qualche acciacco lasciano, sia a causa della sua mole, tra l'altro fortemente in contrasto con il fisico asciutto dell'ottantenne Ayman seduto a pochi passi da lui.
Asver rimase sorpreso e deluso: le reazioni che quei due potevano avere ad un suo scherzo erano sempre incredibili e facevano passare la voglia di fargliene altri.
“Ciao Poker... nonno...” disse accennando un  inchino con la testa in direzione del nonno intento a fumare dal narghilè d'epoca in oro massiccio, finemente lavorato e con diverse pietre preziose incastonate qua e là per impreziosirlo, narghilè che Ayman si era procurato durante una delle sue scorribande da giovane.
L'inchino di Asver al nonno era più dettato da rispetto reverenziale che da rispetto dovuto a  parentela: infatti Ayman è un uomo indubbiamente pericoloso (fu il comandante dell'unità di pirati di cui facevano parte sua figlia Maisa, ovviamente, e Hernest), cosa che già si intuisce dal suo aspetto rude accentuato, per di più, dalla cicatrice che gli solca la guancia destra (nonostante cancellarla con la chirurgia plastica sia una operazione da niente oggigiorno per qualche motivo ha sempre voluto tenersela), dalle fredde e rigide rughe che gli solcano il viso (ha ottant'anni) e dall'abito della tradizione araba che indossa sempre (una Dishdasha).
A ciò si aggiunga anche che Ayman è un fervente aderente alla religione mussulmana (sunnita per la precisione) e non passa momento che non squadri male Hernest, Maisa e i suoi nipoti maggiori.
Il cattolico Hernest, infatti, è ai suo dire colpevole di aver fatto 'cadere in peccato' sua figlia Maisa, di non essere mussulmano e di non essersi convertito nonostante abbia sposato Maisa, ma nonostante ciò comunque l'ha accettato visto che all'atto di scioglimento dell'unità di pirati ha assegnato la guida della famiglia proprio ad Hernest
Sua figlia la accusa invece di non seguire manco uno dei precetti del corano, di essere arrivata al matrimonio già non più vergine e di essersi fatta mettere in cinta prima del matrimonio (che poi questo è la causa del matrimonio), se non l'ha disconosciuta è perché le è affezionatissimo nonostante tutto.
I suoi atei nipoti maggiori sono altresì per lui colpevoli di non essersi ancora convertiti alla religione mussulmana: infatti i due, così come Jhassan, per decisioni dei genitori, potranno scegliersi loro se e quale religione praticare.
Nei confronti del più piccolo dei suoi tre nipoti invece non manca attimo a cercare di insegnare al piccolo la religione mussulmana (e anche le più elementari norme comportamentali, ma è un'altra storia) nel tentativo di convincerlo a convertirsi, ma da quel che posso analizzare ed elaborare direi con scarso successo.
Tutto ciò gli da comunque un'aurea di uomo critico, freddo, deciso, autoritario, distaccato, pericoloso, intelligente (può parlare per ore del Corano e della storia dell'Islam, per poi passare come se nulla fosse a parlare della situazione spazio-politica nel suo complesso facendo dei paralleli impensabili tra le vicende) e con quel tocco di impassibilità che, agli umani, fa temere ad ogni suo movimento che stia per accadere qualcosa di spiacevole: come un monito, una lunga e dura critica o un attacco anche fisico...
“Cosa state guardando?” domandò Asver osservando lo schermo olografico 3D.
“Ascolta” ordinò Ayman con tono perentorio.

Ed ecco le prime immagini della battaglia presso Yuzan II che hanno visto annientate le forze di Hastrad  sul pianeta per mano della flotta imperiale di Ahkannauser, annoverante circa venticinquemila navi comandata dall'erede al trono:  Strven II.

Vengono mostrate alcune scene della flotta ahkannausiana che avanza e che comincia a far fuoco con i fasci ad energia diretta a lunga gittata.

Come potete vedere è stata una battaglia violenta che ha visto le forze di Ahkannauser lanciare una prima ondata che ha costretto la Repubblica di Hastrad a rivelare le proprie posizioni  e a far convergere sul quadrante spaziale a nord di Yuzan II le forze a sua disposizione, tale azione ha costretto inoltre Hastrad  a rivelare le posizioni dei pericolosi Graviton Cannon posti sul pianeta.

Compare una mappa 3D dell'azione dove si mette in evidenza la tattica usata dalla flotta Ahkannausiana vertente sulla divisione della flotta in due flotte da 9.000 navi (il 1° ed il 3° gruppo) e due minori da 3.500 (il 2° e 4° gruppo), tali flotte viaggiano inoltre in fila indiana per non consentire alle forze su Yuzan II di intuire la reale potenza della flotta.
Arrivate a 89.800.000 chilometri dal pianeta, tramite un balzo iperspaziale di flotta (tra l'altro manovra piuttosto ardita portarsi a tali distanze molto ravvicinate ai campi gravitazionali planetari e stellari con un balzo iperspaziale), il 1° ed il 3° gruppo si pongono su una formazione in linea a due piani (con la seconda leggermente arretrata di qualche migliaio di chilometri) e le altre due invece proseguono la loro corsa mantenendo la formazione a fila indiana e simulando una invasione del pianeta
La minaccia di un massiccio bombardamento orbitale e di una massiccia invasione spinge la flotta di Hastrad ad intervenire contro di essa con tutte le forze a sua disposizione (circa 12.000 navi, informa la grafica), in particolare cerca di attaccare quei due gruppi che sembrano incaricati dell'invasione.

A quel punto Battle Armor e navi d'assalto leggere Ahkannusiane  sono comparsi a sorpresa sul quadrante est del pianeta, poco difeso, e sono penetrate nell'atmosfera annientando quindi i Graviton Cannon che stavano sparando da cinque minuti contro la flotta principale.

Alcuni Battle Armor che penetrano nell'atmosfera scortando alcune navi d'assalto, scene di combattimento in una fitta giungla, alcune immagini di Battle Armor che sorvolano una città insieme ad alcuni mezzi aerei multiruolo. Infine alcune gigantesche artiglierie che esplodono sotto i colpi delle armi a fasci beam dei Battle Armor e di truppe da combattimento che prendono possesso dei luoghi governativi.

La battaglia è stata violenta e non è durata più di mezz'ora vedendo quindi sconfitta Hastrad che perde anche questo pianeta, ultimo bastione del sistema solare di Xhalin.
Con la perdita di questo sistema solare si riducono quindi a due i sistemi solari ancora sotto il controllo  della Repubblica di Hastrad.


Viene mostrata una mappa che rappresenta la perdita di Hastrad disegnando quindi il confine e mostrando poi alcune navi militari di Hastrad presso i loro spazioporti (immagini di repertorio di prima della guerra avverte una scritta).

Strven II ha rilasciato una dichiarazione tramite i suoi portavoce dove afferma che nulla verrà lasciato intentato per spazzare il prima possibile il corrotto e malvagio governo che sorregge Hastrad e che questa battaglia dovrebbe essere un monito alla prosecuzione della guerra da parte della piccola Hastrad.

Appaiono alcune immagini ritraenti il primogenito del casato imperiale.

Proprio oggi due inviati del C.G.N. devono arrivare su Hastrad per avviare i primi contatti per giungere ad un accordo di pace o, per lo meno, ad un 'cessate il fuoco'.

Fermo immagine sull'Union Palace del C.G.N. su Marte.

“E quindi?” chiese Asver.
“Lascia perdere, evidentemente sei un caso disperato...” mormorò Ayman guardando con espressione indecifrabile il nipote.
“Se mi spiegassi...”.
“Prima di agire di impulso, se è possibile, perdi almeno una frazione di secondo a riflettere sul da farsi se non vuoi fare la fine della flotta di Hastrad...”.
“Ma non mi dici sempre che in azione non bisogna pensare troppo?”.
“In azione... io ti ho detto prima di agire di perdere una frazione di secondo... sempre che tu non voglia fare la fine degli ammiragli di Hastrad catturati da Ahkkanauser”.
“E con ciò?”.
“Prima non hai analizzato bene il luogo dove ti muovevi e non hai visto che su quella parete c'è uno specchio... piccolo, ma è uno specchio...”.
Asver rimase in un attonito silenzio: proprio non se ne era accorto.
“In ogni caso c'è una cosa di cui ti vorrei parlare...”, Ayman mise da parte il narghilè (gesto che mise in forte allarme Asver) e cominciò ad accarezzare (con una certa foga) il cane che era accucciato alla sua destra, “Ho notato che sempre più spesso torni sulla nave, quando siamo in porto e stiamo per salpare soprattutto, con oggetti di vario tipo -dal cibo ad un lettore olografico nuovo- ma al contrario dei tuoi genitori -a cui fai credere di aver usato i tuoi soldi per comprarli- o fatto alcuni controlli...”.
Il ragazzo era pietrificato: il suo battito cardiaco aumentò di colpo, ma le sue onde celebrali mettevano in evidenza uno stato emotivo fortemente confusionale e di forte paura.
D'altronde credeva che nessuno avesse mai sospettato niente, come spesso mi confessava.
“Merlin!” sussurrò tremando.
“Non ho riferito niente a nessuno!” informai assumendo un tono di protesta per meglio mettere in evidenza la mia estraneità alla scoperta di Ayman.
Quest'ultimo aspettò alcuni secondi osservando bene il nipote con quei suoi piccoli e vispi occhi marroni“Credevo di avertelo sempre detto! Eppure par proprio che tu non capisca... rubare è un gravissimo reato e peccato come direbbero gli imam -o come vengono chiamati- del tuo degenerato padre! Tanto più che mi pare che vivi, se non nel lusso, nella agiatezza: questo rende molto grave questi furti che in caso contrario potrebbero anche essere tollerati. Forse a te della legge degli stati non te ne frega -e questo posso anche tollerarlo, ma solo in determinate condizioni- ma il guaio e che non ti importa neanche della legge islamica, ed invece dovrebbe fregartene visto che nelle tue vene scorre il mio sangue! Insomma! In che lingua te lo devo dire? È vietato espressamente!”.
“Ma nonno...”.
“Non sei nelle condizioni di darmi del nonno” minacciò Ayman.
“Ok, signor nonno stavo dicendo...”, disse Asver senza far troppo caso ad alcuni suoni di disapprovazione del parente, “... che non mi sembra di aver fatto nulla di male. E poi posso spiegare! Vedi, in realtà sono stato più che altro costretto a prendere quelle cose a cui tu accennavi prima: a volte mi capita di uscire senza portafogli -io lo dico sempre che la cartamoneta è obsoleta, ma sembra che i governanti non ci arrivino- e pur di non tornare indietro a mani vuote commetto quelli che tu chiami pomposamente reati... in fondo non mi pare di produrre grossi danni finanziari, infatti sto bene attento a rubare presso grandi supermercati e catene consumistiche -che tra l'altro tu critichi sempre- e capisci quindi...”, ma il ragazzo si interruppe a causa di una fredda occhiata del nonno che diceva più di mille parole.
“E dai Ayman...” intervenne Poker, al secolo Derek Khahalin, “Perdonalo! È solo un ragazzo e tu da giovane commettevi ben di peggio! Ti vantavi di continuo dei tuoi furti e delle ragazze a cui toglievi l'innocenza -tra l'altro in modi che oggi definiresti assolutamente sconvenienti se non vietati- tanto per dirne un paio, a volte ci sembrava fin che esagerassi: ed eravamo al tempo una piccola combriccola di mercenari da quattro soldi che ne commettevano di cotte e di crude... in confronto a te Asver è un bravo ragazzo!”, Derek si voltò quindi un attimo in direzione del ragazzo osservandolo attentamente, “Anzi! Lo direi anche senza metterlo al confronto con te!” aggiunse ritornando a guardare verso il suo vecchio amico e comandante.
“Sì, ma quelli sono errori di gioventù” replicò Ayman impassibile (ma una vena sul suo collo si gonfiò leggermente, cosa che gli accadeva sempre quando era costretto a parlare, o a sentire parlare, della sua gioventù), “Ed è proprio perché ho capito quanto ero stato stupido al tempo che cerco di mettere sulla giusta strada i miei nipoti...”.
“Beh... forse un giorno ci riuscirai nonno, comunque mi raccomando non dirlo ai miei: te ne sarò eternamente grato...” promise il ragazzo alzandosi.
“Ti convertirai?” domandò Ayman tradendo una piccola speranza.
“Ho detto che ti sarò grato, adesso non esageriamo... comunque ero solo venuto per dirvi che fra meno di due ore saremo arrivati”.
Il ragazzo fece un rispettoso inchino all'indirizzo del nonno e fece un occhiolino in direzione di Derek per ringraziarlo dell'aiuto.
Ayman appena vide, tramite lo specchio, suo nipote scomparire dietro alcune piante guardò minacciosamente Derek che lo ricambiò sorridendo.
“Tira fuori le carte, questa te la faccio pagare Derek!”.
Il giovane intanto uscì dalla serra dal portone da cui era entrato proseguendo per il largo corridoi che si prolungava dalla serra fino ai grossi vani di carico centrali, alle celle frigorifere (gli ex dormitori della nave modificati) e all'hangar posteriore (era presente anche un piccolo hangar anteriore che però poteva essere usato solo per il rifornimento o il supporto, essendo troppo piccolo per poter accogliere adeguatamente un BA per lungo tempo).
La nave va detto che era studiata in modo molto razionale, seppur con alcune particolarità nel suo genere.
I rifornitori/navi da carico militari sono in genere caratterizzati da un grande livello di automatismo, cosa che consente di ridurre il numero dell'equipaggio (solitamente non più di una ventina di unità, anche meno) al minimo garantendo a quest'ultimo un alto livello di confort (gli alloggi ufficiali su queste tipologie di navi  normalmente non si differenziano molto da quelli del resto dell'equipaggio se non per qualche confort in più) e la ex Wolverine III in questo non fa eccezione.
In totale la Al'Nadira è dotata di 16 alloggi di varie dimensioni, ma originariamente ne disponeva di 34 (di cui 33 da 6,00 metri per 5,00 e alti 2,80 e uno da 14,12 metri per 10,40): infatti tutti gli alloggiamenti (tranne quello più grosso) sono stati ampliati e resi ancora più confortevoli, in genere gli alloggi sono stati tutti raddoppiati incorporando un alloggio adiacente (tale modifica ha permesso soprattutto di dotare ogni alloggiamento di un bagno personale di ragguardevoli dimensioni, prima i servizi igienici 'rubavano' spazio ad ogni singolo alloggiamento), ma tre alloggi (quello di Hernest e Maisa, quello di Asver e quello di Leya) sono stati addirittura triplicati venendo dotati oltre che di bagno separato anche di un salotto.
L'alloggio non modificato era l'unico a non necessitare di modifiche essendo quello destinato al comandante della nave ed essendo già dotato di un bagno nettamente più grande e di un piccolo salotto; tale appartamento, molto vicino all'ascensore che conduce verso la zona del ponte di comando, è usato da Ayman Hamdan fin dalla prima volta che salì sulla nave.
Subito dietro alla zona abitativa è presente la zona di carico che si distingue anche esternamente alla nave per la sua forma a parallelepipedo e da sola occupa circa due quarti della nave, tale zona comprende oltre che i grossi hangar per lo stivaggio del materiale (o mezzi e truppe d'assalto essendo la stiva dotata di rampe che consentivano un veloce sbarco anche della fanteria e dei mezzi non dotati di sistemi per il volo) anche dormitori (ora trasformati in celle frigorifere) e grossi serbatoi che possono essere caricati di qualsiasi sostanza volatile o allo stato liquido: dall'helium-3 all'acqua, inoltre ci sono alcuni piccoli serbatoi che sono abilitati al trasporto di antimateria (altro fatto che tradisce l'ex uso della nave, essendo questi prerogativa solo delle navi militari).
Da notare che nella zona di carico, eccezione fatta per la zona dove sono presenti le celle frigorifere e i serbatoi (che sono posti sotto le celle frigorifere) i livelli della nave possono essere eliminati ritraendoli sulla struttura potendo permettere quindi d'imbarcare anche carichi molto ingombranti in altezza (fino ad un massimo di 68 metri), garantendo la maggior flessibilità possibile a seconda del carico trasportato.
L'hangar posteriore (che occupa poco meno di un quarto della nave) si può invece identificare a causa del piccolo ponte posteriore e del ponte posto nella parte superiore della nave che non era niente di più che una serie di simboli grafici posti sulla fusoliera, ma in caso di necessita possono essere estratte due catapulte elettromagnetiche (che per la loro semplicità e affidabilità sono usate ancora oggi, tanto più che sono usate anche per le manovre di attracco dei mezzi in rientro dalla missione) trasformandolo in un vero ponte per le operazioni dei BA e dei mezzi aerei.
Subito sotto all'hangar posteriore è posta la zona motori, tale disposizione riduce però l'altezza dell'hangar posteriore a soli 34 metri, Hangar che a sua volta è suddiviso in hangar superiore (pre-operazioni, in tale hangar è presente anche la sala briefing) e hangar inferiore (che è più grosso ed è usato per le manutenzioni importanti e per i mezzi che rientrano tramite il ponte posteriore).
Per giungere all'hangar posteriore ci sono varie strade: passare per i vani di carico, usare i due corridoi principali (uno superiore ed uno intermedio, quello sul quale si trovava, c'è anche il corridoio inferiore, ma porta al compartimento reattori) oppure usare l'ascensore orizzontale che collega gli estremi della nave (il ponte di comando e la sala briefing dell'hangar posteriore per la precisione) e che corre parallelamente al corridoio superiore.
Asver scelse di continuare per il corridoio intermedio usando però un vecchio sistema di locomozione, chiamato bicicletta, di cui alcuni esemplari erano parcheggiati in prossimità dell'ingresso alla zona centrale.
È appurato che nella Galassia l'uso della bicicletta è oramai considerato di nicchia e perciò un possibile lettore potrebbe non avere un'idea molto chiara di cos'è una bicicletta, cercherò quindi di spiegarlo in termini semplici.
Una bicicletta consiste in una struttura in fibra di carbonio su cui sono montate due ruote, una davanti alla struttura e una dietro, la ruota davanti è sterzante tramite un manubrio, mentre la ruota dietro è quella che serve a generare la forza propulsiva.
L'energia è fornita dal conducente spingendo i pedali, che sono solidali con una ruota dentata (corona o moltiplica) montata sul movimento centrale, questa, attraverso una catena, è connessa ad una ruota dentata coassiale con la ruota posteriore permettendo quindi di trasformare il movimento degli arti inferiori umani in movimento rotatorio garantendo, a parità di tratto percorso, una minor fatica ed una velocità media generalmente più alta rispetto all'usare le gambe per camminare e/o correre.
Tali mezzi di locomozione, diffusi massicciamente e conoscendo il loro massimo sviluppo sulla Terra nell'era pre-spaziale durante il periodo del 1900 AD, sono molto presenti e utilizzati su alcuni pianeti (soprattutto a maggioranza di etnia cinese), mentre su altri (la maggioranza) sono, se non completamente sconosciuti, comunque ben poco diffusi e usati solo come particolari attrezzi sportivi.
Non per altro esistono anche particolari discipline sportive incentrate proprio sull'uso di tale mezzo, ma nonostante ciò rimane un mezzo molto di nicchia che vede una certa notorietà mass mediatica solamente durante le olimpiadi galattiche.
L'uso di tali mezzi di locomozione all'interno della nave fu introdotto dal fratellastro di Hernest: Hisaki Kusure, un uomo piuttosto minuto e silenzioso prossimo ai sessant'anni d'età del tutto diverso dal suo fratellastro, sia come aspetto (a parte qualche tratto in comune sul viso non sono per niente somiglianti), sia come temperamento (infatti Hisaki, al contrario di Asver, è molto silenzioso e riflessivo).
Hisaki è per parte di padre di etnia atlantidea, minoranza molto perseguitata nella galassia ed era così anche su Hest Frontier IV (su cui erano al potere i Kasnehmin) dove viveva in misere condizioni riparando e cercando tra i rifiuti vecchi componenti meccanici ed elettronici (e fu proprio tra questo rovistare che trovò una bici da cui nacque il suo amore verso questo mezzo) prima di abbandonare il pianeta a causa della drammatica guerra civile del gruppo di pianeti Hest Frontier che vedeva Hest Frontier IV prossima all'annientamento.
Durante tale guerra gli atlantidei del pianeta vennero usati spesso come carne da macello in prima linea nei combattimenti sulla superficie del pianeta e tutti coloro che non erano Kasnehmin richiamati alle armi indipendentemente dalla loro età, come Hernest, che da quel che ho saputo al tempo non aveva più di quindici anni.
Capita spesso di vedere Hisaki intento ad aggiustare e migliorare tali biciclette e ciò è uno dei pochi svaghi che si permette.
Per esempio, sulla bicicletta che stava usando Asver, Hisaki, aveva montato il giorno prima uno speciale sensore che in caso di certa collisione attivava i freni evitandola, ma va detto che tale strumento al 13 febbraio NC 1832 aveva ancora bisogno di qualche perfezionamento, soprattutto nel software di controllo, come capirete leggendo ciò che capitò ad Asver entrando a tutta birra nell'hangar inferiore.
Premessa: Asver non sapeva dello speciale sensore appena montato.
Asver vedendo il portone di accesso all'hangar inferiore aperto cominciò a spingere il più possibile sui pedali scorgendo in lontananza nell'hangar Regelinde che gli dava le spalle e che aveva l'attenzione fortemente catturata da qualcosa (per la precisione da Vincenz che si stava incautamente arrampicando senza alcuna precauzione sul Goblin): una occasione perfetta per far prendere un bello spavento all'odiata maestra arrivandole da dietro a tutta velocità, urlando all'ultimo e facendole temere il peggio.
D'altronde appena scorse Regelinde disse a bassa voce (ma sapendo che potevo sentirlo benissimo grazie ai sensori distribuiti sulla nave): “Guarda Merlin!”, un chiaro segno delle sue intenzioni
Il ragazzo raggiunse la velocità di 50 chilometri orari percorrendo in un attimo quei 70 metri che lo distanziavano da Regelinde, quest'ultima quando si voltò se lo vide a non più di cinque metri di distanza lanciando istintivamente un grido, nello stesso momento Asver fece per girare il manubrio per evitarla, ma il sistema montato da Hisaki entrò in azione bloccando di colpo le ruote: la bici si fermò a mezzo metro da una spaventatissima Regelinde che cadde a terra dallo spavento, dovuto soprattutto al fatto che Asver le volò letteralmente sopra la testa rotolando quindi per qualche metro.
Questa azione catturò l'attenzione di tutti, compresa quella di Jhassan, che sfuggito alla sgridata di Regelinde per ciò che aveva combinato prima si era arrampicato sul Goblin facendo le boccacce alla donna.
Visto che non scendeva con le buone Vicenz cominciò a salire anche lui sul Goblin per farlo scendere, non ritenendo necessario togliere la gravità per recuperarlo con maggiore sicurezza come proposto da Orville  (il quarantunenne pilota ex sottoposto di Vincenz).
Fu proprio nel momento in cui Asver entrò in scena, attirando l'attenzione di Jhassan, che Vincenz ne approfittò per afferrare il bambino e con un paio di balzi di inaspettata agilità ritornare a terra.
L'ex ufficiale quindi diede il bambino ad Orville e dopo aver scavalcato il corpo di Asver (questi era steso a terra che cercava di capire cosa fosse successo e di rialzarsi in qualche modo) andò ad offrire, molto galantemente, la mano a Regelinde per aiutarla ad alzarsi.
“Uhmpf... mi alzavo anche da sola!” esclamò Regelinde con alterigia, “Comunque grazie”.
“Di niente, obbligato!” replicò Vincenz di buon umore.
“E comunque la prossima volta non voglio che corra rischi inutili: faccia come le ha detto il suo sottoposto la prossima volta. Voi tendete troppo a mettersi in mostra!”.
“Come desidera, comunque era solo per non farla star male, ho notato che lei soffre molto la mancanza di gravità e mi dispiacerebbe assai non poter aver la fortuna di conversare con lei a causa di una sua indisponenza...” rispose sorridendo.
“Che sfacciato!” esclamò Regelinde, voltandosi verso Jhassan che si trovava a qualche metro da lei, tradendo un certo divertimento per le attenzioni dell'uomo nonostante l'alterigio e serio aspetto che si sforzava di mantenere, quindi fece qualche passo in direzione di Jhassan (tenuto fermo da Oliver) fissandolo dritto negli occhi: “E ora veniamo a te piccola peste! Ora ti farò portare da tua madre spiegandogli cosa hai combinato e voglio vedere se ti azzarderai a comportarti ancora così!”, “Oliver! Seguimi e tieni ferma quella peste! E tu Vincenz non puoi esimerti dai tuoi doveri di insegnante quindi accompagnami dalla signora Jalin a spiegarle cosa è successo!”.
“Non ne era assolutamente mia attenzione, anzi! Visto che a causa di Asver è caduta per terra sporcandosi il suo vestito che ne direbbe se andassi a parlare io con la signora Jalin, mentre lei si va a cambiare? In fondo fra poco dovremmo anche arrivare” propose Vincenz.
Tra l'altro Asver solo in quel momento si stava rialzando riprendendosi dalla violenta caduta, “Ah! Ecco... ero venuto per dirvi che fra meno di due ore saremo arrivati!”.
“In quanto a te non mi pare cosa bella fare uno scherzo di tale portata alla signora Kasselfraw, ma ti va bene che ti sei già punito da solo”, Vincenz guardò sorridendo Asver, quest'ultimo capì che tutto sommato Vincenz lo stava ringraziando per avergli dato una opportunità in più di fare il cascamorto con la Kasselfraw (più volte è successo negli ultimi tempi che Vincenz si congratulasse apertamente di questo con Asver), “Comunque la prego di accettare la mia proposta cara Regelinde”.
“Doppiamente sfacciato! Ma comunque accetto la sua proposta. Io vado a ritirarmi nella mia cabina, cerchi di far capire alla signora Jalin che per Jhassan servono metodi particolarmente duri”.
“Sarà fatto” disse Vincenz accennando un inchino a Regelinde che si allontanava.
Appena la Kasselfraw scomparve dietro alla porta dell'ascensore orizzontale Oliver prese la parola: “E pensare che è una aristocratica decaduta e si da ancora tutte queste arie...”
“Ma sta zitto, fa tanto la sofisticata, ma non aspetta altro che la scusa buona per farmi entrare nella sua camera” replicò Vincenz sorridendo, i tre (Vincenz, Oliver, Jhassan) si misero in cammino lungo il corridoio intermedio e passò un minuto prima che Oliver riprendesse la parola.
“Bha... sia dannato il suo amore per le aristocratiche... ci ha già fatto mettere nei guai, anche a me che c'entravo nulla”.
“E che sarà mai... abbiamo solo dovuto abbandonare l'esercito...”.
“Tu sei bello che scemo, l'ho sempre detto che le donne sono un pericolo!”.
“Se tu hai gusti strani...”.
“Non ho gusti strani, semplicemente la mia è una constatazione ed è per questo che preferisco andare da una kokuz, almeno paghi usufruisci e vai...”.
“Uhmpf... cosa mi tocca sentire! Da te poi!” esclamò Vincenz unendo le mani in segno di preghiera
“Cos'è una kukuz?” domandò Jhassan curioso.
“Quando sarai più grande te lo spiegherò...” mormorò l'ex ufficiale.
“Cos'è?”.
“Un'altra volta”.
“è una parolaccia?”.
“No Jhassan, le parolacce le conosci già tutte”.
“è un insulto? Lo posso dire contro mia sorella?”.
“Ehm... no, non è un insulto ed è meglio che tu non lo dica a tua sorella... fidati”, Vincenz assunse un tono leggermente disperato, d'altronde quel bambino era una peste e ora c'erano altissime probabilità che andasse in giro a chiedere a tutti cosa volesse dire kokuz (e prima o poi l'avrebbe capito), con il fondato rischio che, una volta intuito che per lo meno era una parola che poteva essere usata come insulto verso le femmine, si mettesse ad usarlo contro sua sorella o comunque una delle componenti femminili dell'equipaggio: kokuz è, infattim l'insulto peggiore che esista per un donna.
“All'ora cos'è?”.
“Te lo dirò se ti comporterai bene in questi giorni”.
“Mi comporterò bene... me lo dici?”.
“Solo alla fine di questa settimana se ti sarai comportato bene”.
“Mio Dio!” imprecò Oliver, “Cosa ho mai tirato fuori! Jhassan lo saprai a tempo debito”.
“Ma io lo voglio sapere subito!” esclamò Jhassan, “Se non me lo dite lo vado a chiedere a tutti!”.
“No... Jhassan... te lo diremo, ma a tempo debito...”.
Nel frattempo che il tentativo di evitare il peggio di Vincenz e Oliver andava avanti Asver si era faticosamente rialzato ai piedi del Goblin presso il quale si trovava.
“Tutto bene ragazzo?” domandò Hisaki affacciandosi da un grosso sportello sulle spalle del Goblin.
“Male, sono messo piuttosto male” rispose Asver toccandosi la schiena che gli procurava un certo dolore a causa della botta, “Quella bici su cui hai messo le mani ha qualche problema zio...”.
“Lo so... ho montato un nuovo sistema anticollisione che però necessita ancora di qualche messa a punto”.
“Potevi dirmelo prima no? Ho rischiato di ammazzarmi!”.
Hisaki alzò le spalle non curante, “Hai la pelle dura come tuo padre, ne passerà di tempo prima che tu ti faccia male”.
Asver guardò male suo zio per mezzo secondo e poi corse a rialzare la bici.
“Fra poco più di un'ora e mezzo saremo arrivati” esclamò salendo in sella.
“Ok. Già che ci sei vai ad avvertire Herbert, si trova presso le Personal Armor nell'hangar superiore” e detto ciò Hisaki scomparve dentro il Goblin tutto preso dalle suo operazioni di manutenzione.
Senza proferire parola, ma emettendo molti sospiri e grugniti che tradivano i colpi che aveva preso, Asver pedalò fino all'elevatore centrale.
“Merlin, piano superiore”.
Immediatamente misi in moto l'elevatore (oramai avrete capito che quando il Type 12 è presente a bordo sostituisco l'AI della nave in tutto e per tutto) che si alzò lentamente .
Ordinai l'apertura delle saracinesche sul soffitto azionando contemporaneamente le luci e gli avvisi acustici per segnalarne l'apertura.
L'hangar superiore era leggermente più piccolo di quello inferiore, sia per la presenza della sala briefing, sia per la conformazione stessa della nave nella parte posteriore che risultava essere leggermente esagonale, ma nonostante ciò era stato progettato per trasportare un gran numero di mezzi e con la sola presenza dell'Anouk, dello Strela, della 4 P.A. e di qualche piccolo mezzo di servizio appariva abbastanza vuoto.
“Herbert? Dove sei?” urlò Asver appena l'elevatore giunse nell'hangar superiore.
Nessuna risposta, si sentì solo un rumore di mezzo cingolato e il ronzare di un motore elettrico, dopo qualche secondo da dietro il grosso Anouk spuntò il Personal Armor cingolato modello PF-114 che si diresse velocemente verso Asver fermandosi a mezzo metro da lui con una brusca sterzata.
“Her Idiot smettila di fare il coglione... fra un'ora e mezza saremo arrivati” disse Asver impassibile, Her Idiot era il soprannome con cui Asver chiamava Herbert: tra i due non correva buon sangue, in particolare Asver non aveva mai potuto sopportare Herbert nonostante i tentativi di quest'ultimo di andare per lo meno d'accordo.
“Tutto qui?” domandò Herbert aprendo il portellone corazzato del PF-114.
“Tutto qui” confermò, imitando il duro accento di Herbert, Asver.
Detto ciò il primogenito degli Jalin si mise a pedalare allontanandosi da Herbert e dirigendosi verso l'entrata del corridoio superiore per ritornare sul ponte di comando dove avrebbe affiancato Derek nelle manovre di rientro atmosferico e di navigazione, visto per di più, che Zakyyah, vista l'ora, si sarebbe diretta in cucina per aiutare Leya a cucinare.
Comunque ad Asver la sola vista di Herbert l'aveva messo di cattivo umore, più dei colpi ricevuti durante la precedente caduta e ciò era palese dalla sua espressione e dalla sua pedalata piuttosto rabbiosa ed irregolare al contrario di quella fluida che normalmente usava.
La nave intanto continuava il suo viaggio a velocità superiori a quella della luce avvicinandosi sempre di più a Troem.
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« Risposta #76 il: 22 Agosto 2008, 19:06:11 »

Ed ecco la mappa della spartizione territoriale della Galassia nel 1832 N.C.:

http://www.megaupload.com/?d=OSYBMX3H

Ci sono due file, nel primo (1) sono segnate le nazioni maggiori o che per un motivo o per l'altro verrano nominate nel racconto.


Mentre nel secondo...
E chi è che ha detto che nello spazio non si fanno code? Non si chiamano più autostrade, ma il concetto è quello, qui sono segnati solo i warm-hole stabili (+ o -)  e di strategica importanza, ma in questo universo i warp-hole fissi tra sistemi solari e altri sistemi solari abbonderanno (ma dovranno essere posti dal più forte campo gravitazionale stellare e perciò saranno molto al di fuori normalmente del sistema solare in questione e perciò ci sarà comunque la necessità di viaggi un po' lunghi, contando che in talune zone il viaggio a velocità superiori a quelle delle luce è fortemente sconsigliato per motivi di sicurezza)
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« Risposta #77 il: 02 Settembre 2008, 21:45:11 »

Secondo capitolo: La mantide di Sadalmelik... ma forse l'avrei dovuto intitolare "il nemico del mio amico non è mio nemico"

Capitolo 2: La Mantide di Sadalmelik

New Century 1832, Febbraio 13, ore 12.13 GTS (Galactic Time Standard)

“Attracco completato, connessioni vitali completate, depressurizzazione in corso, disattivazione generatori di gravità, sistemi energetici in stand by”.
La check list fu eseguita da Derek con la sua solita velocità e precisione: da oramai  mezz'ora avevano completato la manovra di rientro atmosferico sul freddo pianeta di Troem (braccio di Perseo, sistema di stelle binario Vicious Alfa, coordinate: I 124,15°, δ -10,31°, L 4843 Sistema di Riferimento Galattico Standard1), +0.00 GTS).
Tale pianeta è rischiarato e riscaldato solo da due lontane nane bianche (Vicious 1 e 2) al cui centro delle loro ellittiche è situato; su tale pianeta (che ha un tempo di rotazione di 25 ore e 4 minuti) è sempre giorno, ma ciò non basta a renderlo un pianeta caldo e accogliente, infatti troppo poca è l'energia che proviene dalle due stelle per riscaldarlo.
Comunque circa ogni due anni per qualche mese si ha il ciclo notte/giorno quando le due stelle si trovano allineate (in particolare all'incirca alla terza settimana si ha l'eclissi totale della nana più lontana e la notte arriva a durare 14 ore e 32 minuti) e durante quel periodo le temperature scendono fino a -100° al contrario delle temperature standard variabili tra 0 e -40 gradi, ed è questo uno dei motivi per il quale il 90% delle infrastrutture di Troem è stato costruito sotto terra, compreso lo spazioporto nel quale l'Al'Nadira era appena attraccata.
Un pianeta quindi già piuttosto inospitale a causa delle sue condizioni climatiche e la cosa è resa ancora più grave dal fatto che nell'atmosfera sono concentrate altissime quantità di gas come metano (10%) e ammoniaca (2%), letali per l'uomo, ma d'altronde la forza di gravità ottimale (1,09 G all'equatore), la buona percentuale di ossigeno (40%) e la ricca presenza di acqua sia ghiacciata, in superficie, che liquida, nel sottosuolo, (seppur inquinata dall'ammoniaca) favorisce l'uso di tale pianeta come base di rifornimento grazie all'uso di depuratori per l'acqua e per l'aria consentendo alle navi di passaggio di ristabilire le proprie scorte vitali.
Troem, infatti, era il classico porto di frontiera, una zona franca per certi versi, dove non venivano effettuati grossi scambi commerciali, ma dove le navi attraccavano per fare rifornimento e ottenere il nulla osta per proseguire il viaggio all'interno o all'esterno dell'Impero di Ahkkanauser.
In particolare il pianeta si trovava in un'ottima posizione rispetto agli U.S.E.C. (United States of Extrasolar Colony, Stati Uniti delle Colonie Extrasolari), ad alcuni stati satelliti e cuscinetto (dell'U.S.E.C. e dell'Impero di Ahkannauser) e ad alcuni pianeti indipendenti solitamente piuttosto vitali dal punto di vista economico, ma che ultimamente stanno (come il già citato Junos) passando in un momento di recessione.
Inoltre poco fuori dal sistema solare di Troem è presente uno dei principali warp-hole commerciali che portava presso la zona centrale dell'Impero, cosa che accresce ulteriormente l'importanza di questo pianeta come punto di passaggio.
Nello spazioporto sotterraneo però, al momento dell'attracco della Al'Nadira, le navi attraccate erano piuttosto poche rispetto all'importanza del porto stesso e non sembrava esserci quel gran movimento che tutto l'equipaggio della Al'Nadira si aspettava (sul ponte erano tutti presenti tranne Leya e Zakyyah impegnate in cucina): regnava una relativa calma piuttosto atipica per un porto notoriamente affollato come quello di Troem.
Hernest lanciò un occhiataccia a Regelinde dicendo a denti stretti: “Questa volta le spese del viaggio te le sottraggo dalla paga!”.
Regelinde intuì quel che il suo datore di lavoro aveva detto, ma fece finta di niente, mantenendo inalterato il suo aspetto compunto e alterigio, ma rimase piuttosto sorpresa quando un velivolo della polizia spunto a pochi metri sopra dal ponte di comando della nave.
Il personale a bordo del velivolo osservò attentamente i presenti (in particolare Maisa e Ayman) e poi con quel piccolo mezzo aereo si misero a volteggiare attorno alla nave per controllarla con gli strumenti di bordo.
Dopo qualche minuto il pilota del velivolo ripassò davanti al ponte di comando accennando un saluto ricambiato da Hernest che era in piedi presso il punto panoramico del ponte nella sua parte più avanzata..
Dopo qualche secondo Maisa raggiunse Hernest fermandosi al suo fianco e stando in silenzio con la mano sinistra sull'impugnatura della scimitarra (per essere precisi una shamshir, scimitarra particolarmente curva, in nanotubi di carbonio a standard militare, commissionata e regalata da Ayman a Maisa per il suo dodicesimo compleanno) che era solita portare alla cintola.
“Sto aspettando...” mormorò la donna battendo lentamente il piede destro.
Hernest sbuffò alla richiesta della moglie considerando inutile quello che implicitamente gli aveva chiesto: “Lo sai meglio di me che alla fine in questa nave comandi tu anche quando ci sono io... non c'è bisogno che te lo dica”, in effetti era un dato di fatto che una qualsiasi decisione di Maisa difficilmente veniva ostacolata da qualcuno, neanche da Hernest che era il comandante della nave, non per altro io nei confronti di Maisa ho priorità di esecuzione e supporto seconde solo a quelle di Hernest.
“Ma mi piace quando lo dici...”.
“Uh uh...”.
“Scemo” replicò Maisa con tonno secco, “E troppo chiedere di fare le cose fatte bene?”.
“E va bene...”, mormorò Hernest con tono rassegnato (ma in chiave scherzosa) e poi con tono più alto per farsi sentire su tutto il ponte di comando: “Maisa al'Hamdan, come vicecomandante della Al'Nadira -e moglie del proprietario della compagnia commerciale Jalin e della nave- ti affido il comando della nave e della compagnia durante la mia assenza”.
“Idiota! Idiota! Idiota!”: Maisa si infuriò avendo suo marito completamente sbagliato la formula aggiungendo dettagli e qualifiche che poco avevano a che vedere con la condotta della nave e della compagnia.
Hernest d'altro canto si allontanò fischiettando come se nulla fosse facendo infuriare ulteriormente sua moglie che sbatté violentemente e rumorosamente a terra il piede destro.
“Vedi almeno di non tornare tardi come di tuo solito e cerca di ottenere quella dannata autorizzazione per il commercio in questa maledetta nazione!” urlò Maisa rabbiosamente vedendo suo marito uscire dal ponte di comando.
“Oooookkkkk!” replicò Hernest strizzando l'occhio verso la moglie mentre il portone d'accesso si richiudeva alle sue spalle.
Maisa, girandosi ad osservare il grosso spazioporto interrato, sospirò appoggiando la testa al vetro (in realtà uno speciale materiale composito trasparente con caratteristiche di resistenza pari a quelle delle migliori leghe di acciaio speciali, ma comunemente viene chiamato vetro seppur con questo ha ben poco a che fare).
“Poteva almeno insistere per rimanere per pranzo... stupido, stupido, stupido” sussurrò dopo tre minuti che era in silenzio con lo sguardo perso ad osservare le altre navi attraccate, eppure, e ciò faccio fatica a comprenderlo, era stata proprio lei a dire mezz'ora prima al marito di scendere appena attraccati così da espletare il più velocemente possibile le formalità.
Nel frattempo in cucina Leya e Zakyya si stavano dando da fare per riuscire a preparare i disparati piatti richiesti dall'equipaggio, infatti tutti avevano i propri personali problemi obbligando a preparare quasi un piatto diverso per ogni persona, infatti:
-Ayman non vuole niente che contenga carne di maiale o che sia anche solo venuto a contatto con qualcosa di alcolico, ama i cibi estremamente speziati
-Hisaki è per un'alimentazione molto leggera, possibilmente frutta e verdura.
-Leya non sopporta i cibi speziati.
-Maisa vuole, quando possibile, che i piatti preparati destinati a lei siano insaporiti con vino o aceto (facendo arrabbiare molto Ayman).
-Oliver è intollerante a diversi tipi di verdura.
-Regelinde, non lo ammette, ma va matta per qualsiasi tipo di carne, soprattutto quella di maiale, ma d'altronde tiene molto alla sua linea e perciò si autolimita optando per verdure di vario genere.
-Vincenz vuole a pranzo esclusivamente cibi ricchi di carboidrati (possibilmente pasta).
Gli altri non nominati mangiano tutto e come nel caso di Hernest e Asver raramente ciò che c'è in tavola è sufficiente a saziarli.
È difficile altresì che ci siano giorni in cui tutti mangiano la stessa cosa, solamente in occasione di ricorrenze o avvenimenti speciali si è certi che ciò avvenga.
Da ciò si può elaborare come preparare da mangiare alla 'truppa' (come la definisce Hernest talvolta) sia un processo complicato, lungo e laborioso che deve tenere conto delle specificità di ogni singolo componente dell'equipaggio.
-Fra mezz'ora è pronto da mangiare-
L'energica voce di Zakyya, amplificata dai numerosi altoparlanti presenti su tutta la nave risuonò sul ponte di comando.
“Io vado a ritirarmi in cabina qualche minuto. Padre, stai te sul ponte?” domandò Maisa sforzandosi di apparire impassibile.
“Tutto bene?” chiese Ayman notando il volto della figlia che sembrava piuttosto mogio.
“Perché me lo chiedi? Sto benissimo! Ci vediamo dopo in mensa!”.
La donna uscì velocemente dal ponte di comando dirigendosi verso il suo alloggio, ma arrivato in fronte ad esso si fermo guardando il portone corazzato e incrociando le braccia per sei secondi quindi si voltò facendo un passo, ma non convinta si rivoltò verso il portone riavvicinandosi ad esso e posando la mano destra sulla maniglia, dopo dieci secondi che era intenta a fissare la maniglia fece quindi dietro-front, senza questa volta ritornare sui suoi passi, dirigendosi verso l'alloggio della figlia.
Arrivata di fronte ad esso provò a suonare il campanello diverse volte, ma Leya non era ancora tornata dalla cucina per cambiarsi e perciò appoggiò la schiena sul portone in attesa che ritornasse.
Ciò avvenne dopo un paio di minuti e quando ciò avvenne Maisa senza dire una parola abbracciò la figlia.
“Cosa succede?” domandò Leya piuttosto perplessa, ma in ogni caso non era raro che spesso la madre l'abbracciasse senza motivo apparente.
“Non è consentito ad una madre di abbracciare la propria figlia?”.
Leya non replicò non potendo far altro che ricambiare (con poca convinzione invero) l'abbraccio, d'altronde divincolarsi da un abbraccio di Maisa non era cosa propriamente semplice per la ragazza, che pur essendo di poco più alta di sua madre (Leya è alta 1,78 m contro lo 1,76 della madre), non poteva vantarne la forte muscolatura.
Dopo mezzo minuto passò Asver che vedendo sua madre abbracciare (per l'ennesima volta) Leya la ammonì: “Se continui così la soffochi...”, tale monito fu ricambiato da una occhiataccia di Maisa che convinse il figlio ad allungare il passo e ad allontanarsi, ma comunque ciò bastò a sortire l'effetto di far interrompere alla donna l'abbracciò con grande felicità di Leya (come potei notare da alcune sue reazioni facciali).
D'altronde gli abbracci di Maisa erano famosi (e temuti) per la loro energia.
“Che ne dici di indossare il vestito nuovo?” chiese Maisa alla figlia sorridendo.
Leya abbassò la testa in preda allo sconforto.
Nel frattempo Hernest era uscito dalla nave e stava camminando lentamente verso l'ingresso per la zona direzionale del porto.
Le misure di sicurezza erano molto alte e c'erano numerosi check-point oltre ad essere lo spazioporto sorvegliato palmo a palmo, inoltre in punti chiave si potevano scorgere anche alcune mitragliatrici beam pesanti.
La guerra tra l'impero di Ahkannauser e la Repubblica di Hastrad aveva portato ad un aumento dei controlli anche in zone lontane dal fronte come Troem, d'altronde non tutto andava per il verso giusto, infatti Hernest (ed io grazie ai sensori sui suoi vestiti più di lui) riuscì a captare diversi frammenti di discorsi che rendevano bene la situazione.
Sul GWW (Galactic Wide Web) non avevo trovato niente a tal proposito, anche a causa della censura Ahkannausiana (come rilevai più tardi), ma la situazione risultava rientrare nella fascia delle probabilità peggiori di fronte alla quale la compagnia potesse trovarsi.
“Il prossimo convoglio scortato pare che lo vogliano posticipare di una settimana”, “Ho sentito che una nave è stata distrutta nel corridoio quattro”, “Il corridoio quattro? Ma è il principale per giungere al warp-hole fuori dal sistema Vicious!”, “Ma perché non mandano rinforzi! Sono solo poche dannatissime navi!”, sono solo alcune delle frasi che captai mentre ci dirigevamo al centro direzionale.
Dopo vari check-point e controlli infine Hernest riuscì ad accedere al grande centro direzionale del porto, una vera e propria città costruita sotto terra con tutti i servizi, al cui centro spicca un palazzo in vetro alto 400 metri, sede del governatorato di Troem e dei vari uffici governativi.
Prima però di dirigersi all'ufficio del commercio Hernest fece sosta presso una locanda piuttosto affollata che sembrava essere molto affollata da persone che a causa di vari tratti si possono distinguere come mercanti e/o mercenari, un buon luogo per Hernest (e per me) per raccogliere informazioni, anche se non uno dei più sicuri essendo generalmente la gente che ci entra armata come minimo di armi da taglio.
In ogni caso Hernest non era di certo uno sprovveduto, ne uno nuovo dell'ambiente e rispetto a tanti altri posti da lui frequentati in passato questo, stando ai primi dati che potei elaborare, appariva come un posto tutto sommato tranquillo, senza dimenticare che a causa della guerra il controllo della polizia e dei militari (Ahkannauser era una delle poche nazioni ad avere corpi di polizia e militari separati) si era fatto più serrato e le risse non erano assolutamente tollerate.
La taverna non era molto illuminata e all'esterno l'insegna luminosa “Da Joe, dal 1610 un servizio di qualità” era molto sporca, inoltre una delle finestre che davano sulla strada presentava i vetri rotti e riparati alla bene e meglio; contando che come prima quelli non erano vetri, oggigiorno oggetti di lusso, ma un particolare materiale composito ciò stava a significare che come minimo era stato usato un fucile d'assalto all'interno del locale.
All'interno invece sembrava un po' più ben curato anche se potei notare alcune particolarità come le sedie ed i tavoli avvitati per terra, classico sistema per evitare di vedere volare sedie o tavoli durante le risse.
Hernest si sedette ad un piccolo tavolo in un angolo della stanza, in un buon punto per ascoltare ed osservare senza essere troppo notato.
“Cosa vuole?” domandò l'oste ad Hernest con noncuranza.
“Faccia lei, basta che sia qualcosa di caldo e sostanzioso”.
“Da bere?”.
“Una Swims grande corretta con birra”, la Swims è una bevanda analcolica molto zuccherina al gusto di Papaya (gusto molto vago e solo a livello pubblicitario, infatti la concentrazione di aromi e sostanze atte a darne il sapore sono presenti in quantità inferiori allo 0,07%), che negli ultimi cento anni aveva superato l'immortale cola come popolarità (ed in molte zone anche come diffusione), spesso per insaporirla e renderla ulteriormente più sostanziosa veniva corretta con della birra come aveva richiesto Hernest.
L'oste segno su un palmare l'ordinazione e quindi corse al bancone presso la piccola apertura a muro che dava sulla cucina.
“Sylv! Pollo dasent e zuppa dell'imperatore!” si sentì urlare l'oste.
Hernest si guardò intorno studiando la situazione, nel locale c'erano in totale 29 uomini (compreso Hernest) e 10 donne che potevano essere così ripartiti in base ad una analisi con l'8% massimo d'errore:
-7 mercenari della peggior specie (si potevano facilmente identificare per lo sguardo freddo, alcune piccole cicatrici ed il continuo stare all'erta) tra cui due donne (di una risulta nei miei database); di questi otto 3 portavano al fianco (nascosta dai pesanti giacconi per climi freddi) una pistola beam (tra cui una donna), 2 un'arma da fuoco (tra cui una donna, all'altezza del ginocchio) e gli altri secondo le mie rilevazioni avevano solo armi da taglio, in dotazione anche agli altri armati con armi da polso.
-4 picciotti (termine molto diffuso che indica non tanto dei mercenari veri e propri, quanto uomini pronti a commettere qualsiasi reato su commissione, identificabili per il loro sguardo vuoto, il basso Q.I. ed il continuo mettersi in mostra), tutti uomini.
-16 commercianti (identificabili per abiti di qualità superiore alla media, un aspetto generalmente curato e per una relativa calma dello sguardo) di cui 5 donne ed il resto uomini, nel conteggio dei mercanti faccio rientrare anche Hernest (anche se Hernest ha l'abitudine di stare sempre all'erta essendo anche, come già detto, un piccolo mercenario e per via del suo passato burrascoso).
-1 oste uomo.
-2 addette alla cucina.
-1 kukuz donna (all'origine uomo secondo i dati fisiometrici a mia disposizione) al momento completamente ubriaca.
Non avendo indicazione univoca nel mio complesso di regole procedurali se classificare le persone per il loro sesso in base a quello avente alla nascita o allo stato di quando ho rilevato i dati ho scelto per la seconda soluzione.
Dopo qualche minuto arrivò il pollo dasent (un razza di pollo tipica dell'impero di Ahkannauser) immerso nella zuppa dell'imperatore (altro piatto tipico caratterizzato dalla presenza di verdure tipiche come i famosi cavolini di Olso) insieme alla Swims corretta, senza dire una parola Hernest cominciò a divorare avidamente il piatto finendolo in pochi minuti.
“Leya cucina meglio” mormorò lasciandosi andare sulla sedia, sazio, ma non completamente soddisfatto del desinare.
“È così vi dico! Il governatore sta cercando qualcuno disposto a trasportare un prezioso carico minerario pagandolo lautamente!”, lì vicino uno dei commercianti stava discorrendo animatamente con un paio di mercenari, “Potremmo dividerci il compenso: 30% a voi se mi scortate!”.
“Peter! A te un favore, perché 30% sarebbe un favore, lo potrei anche fare, in fondo ti devo ancora un favore! Ma stiamo parlando di una flottiglia di navi di Hastrad, tra cui un incrociatore da guerra, per di più con unità vettoriale!”  esclamò il mercenario, d'altronde se un rude mercenario si mette a parlare concitatamente per far capire la forza dell'avversario significa che non c'è da scherzare.
“Però...”.
“No, non se ne parla! Hanno rifiutato pure quelli del battaglione privato Xelver, e quelli sono pure armati con un paio di navi leggere da battaglia! Cosa potremmo fare noi con due soli battle armor?!?”.
Hernest rimase indifferente facendo finta di non far caso al discorso tra i tre: aveva trovato in un battibaleno un lavoro ben retribuito, per di più dal governatore di Troem, questo voleva dire che ci sarebbe voluto un attimo per avere le autorizzazioni, anche quelle più difficili per il trasporto dei BA e dei mezzi da combattimento in condizioni operative.
Pensando a ciò alzò la mano per chiamare l'oste, quando proprio quel gesto attirò l'attenzione di una delle mercenarie, quella seduta al bancone che già risultava nei miei database, una donna piuttosto corpulenta sulla cinquantina dai tratti asiatici.
“Ehi! Io ti ho già visto!” esclamò la donna in direzione di Hernest.
“Parla con me?” domandò Hernest sorpreso e sforzandosi di identificare quella donna.
“Tu non eri uno dei pirati di Hamdan?”.
Hernest stette un paio di secondi in silenzio, tutta la locanda aveva gli occhi puntati su di lui.
“Chi sarebbe Hamdan?” domandò uno degli avventori, uno dei picciotti.
“Un pirata della peggior specie che operava nella così detta zona araba di Hiller” replicò velocemente la donna, “Allora?” intimò in direzione di Hernest.
“Così pare” rispose con noncuranza Hernest, ma il suo battito cardiaco aumentò: di nemici in quella zona se ne erano fatti molti e di trovarsi una pallottola nel petto (era la donna dotata di arma da fuoco) a causa di vecchi odi non era il suo sogno.
“Ne ero sicura! Il tuo volto non potevo dimenticarlo! Dopo che avevi distrutto in pochi secondi i nostri due battle armor, catturato la nostra nave e controllato che fossimo tutti saliti sulla nave di Hamdan ti vedemmo scendere dal tuo battle armor”.
“Mi dispiace non potermi ricordare altrettanto di lei, sa di navi ne e battle armor in passato ne ho fermati a centinaia credo...”.
“Forse se le dico che la figlia di Hamdan passò a fil di spada due dei miei che provarono a rivoltarsi e a prendere in ostaggio due dei vostri, tra cui lei se non ricordo male, forse le viene in mente qualcosa...”.
“O mamma...” mormorò Hernest capendo che la pallottola sarebbe potuta partire entro poco, c'è da dire che Maisa da giovane era una donna molto fredda e cinica e non si faceva troppi problemi nel ristabilire l'ordine, poi dopo aver deglutito riprese a parlare ad alta voce: “Capirà che la Hamdan applicò solo il regolamento di guerra internazionale in vigore”.
“E poi per dimostrarci che non scherzava usò la sua scimitarra per ferire alle gambe uno dei miei uomini e me... alla faccia del regolamento”, la voce era carica di rabbia.
“A volte esagerava” ribatté Hernest seccamente, “Comunque credo di essermene ricordato”.
Solo in quell'occasione Maisa andò oltre ciò che era concesso dai regolamenti di guerra internazionali, ma ciò non toglie che se doveva comminare una pena, questa era sempre la massima possibile.
“La mantide di Sadalmelik chiamavano quella ragazza...”.
“Mantide?” domandò uno dei mercanti intenti ad ascoltare la conversazione.
“Mantide: bella come un fiore di ciliegio, ma mortale come una femmina di mantide religiosa... una così non credo sia campata a lungo” esclamò la donna portandosi alla bocca un grosso boccale di birra e poi mettendosi a ridere.
Mi si permetta una piccola digressione: Hernest ha la mania di uscirne sempre con battute o atti di grande effetto scenico (fighi e altamente stupidi, anche per la logica umana e non solo la mia positronica, detto più semplicemente) e anche se non posso leggere nella mente delle persone, la conoscenza dell'individuo, le sue reazioni fisiche (battito cardiaco, attività celebrale, etc...) e più di un migliaio di anni di esperienza in fatto di reazioni e comportamenti umani mi consentono di affermare senza ombra di dubbio che Hernest bramava dal dirlo o, per lo meno, dal farlo capire che la “Mantide di Sadalmelik” (dal nome del sistema stellare in cui la banda di pirati di Ayman Hamdan operò per un certo periodo) era sua moglie.
Inutile dire che non capendo l'eventuale reazione della donna a tale informazione ciò si poteva riassumere solo in una parola, mi si permetta e l'interessato non me ne voglia: stronzata.
Ed io ed Hernest forse rappresentiamo le due faccia della medaglia, io dotato di ferra logica (per natura, sono stato programmato per quello), Hernest spesso e volentieri la logica non sa neanche cos'è.
Inoltre se prima, in ogni caso, mi sono permesso anche di affermare che Hernest pensasse a compiere la 'stronzata' (come elaborai a suo tempo) è perché i fatti lo dimostrarono poco meno di un minuto dopo.
“Purtroppo credo di doverle dare un dispiacere... è ancora viva e vegeta” Hernest disse sorridendo lasciando leggermente stupita la donna.
“Com'è possibile? Hiller non li voleva morti?”.
“Sì, ma dopo che crollò il governo a seguito della sconfitta, non so se lo sapete, ci fu -su richiesta degli Stati Uniti al nuovo e più accondiscendente governo- una moratoria per noi pirati che avevamo operato su loro mandato”.
“Non ci credo! E non si è mai messa nei guai in tutti questi anni?”.
“No, da quel poco...”, solo Hernest sapeva in quel momento quanto quel 'poco' fosse ironico, “...che so ha abbandonato l'attività piratesca per crescere meglio i suoi pargoli” disse Hernest ridendo e sottolineando la parola pargoli con gesti ed espressioni buffe, a modo quasi di presa in giro di Maisa.
“Come minimo avrà ucciso il padre prima che nascessero”, la donna si lasciò andare ad una fragorosa risata che contagiò anche molti altri avventori che pure non potevano capire bene di cosa si stesse parlando.
Hernest si mise in piedi facendo un paio di passi verso il bancone dove posò una banconota da dieci dollari internazionali, “No, in verità quello lo stava per fare il vecchio Hamdan quando ha saputo che la figlia era incinta. Pensi che addirittura la Hamdan ed il padre dei suoi figli si sposarono al tempo... e lui è ancora vivo da quel che so!!!”, sembrava che Hernest stesse parlando di un'altra persona da come rideva.
“Allora deve essere più pazzo di lei quello che se la è sposata e che addirittura se l'è scopata! Quella è una che prima si diverte e poi ti ammazza! Una mantide!” affermò la mercenaria, sempre più in preda alle risate, gesticolando ampiamente, nel mentre Hernest si diresse verso l'uscita.
“Le do ragione... a volte penso di non essere molto a posto”, la donna smise immediatamente di ridere completamente sbigottita (e anche un po' rallentata dall'alcool), “Ma cosa vuol farci: è bella come un fiore di ciliegio... voleva mica che dicessi di no ad una bella ragazza?”, dicendo ciò Hernest alzò il braccio in segno di saluto ed uscì frettolosamente dal locale immettendosi lungo la via principale che portava al palazzo di vetro centrale.
Dopo qualche secondo dal locale uscì la donna, con ancora in mano il boccale di birra, urlando di fermare l'uomo appena uscito dalla locanda, di cercare quell'uomo ispanico sulla cinquantina, ma Hernest era già confuso in mezzo alla folla e alcuni poliziotti giunsero prontamente sul posto.
“Un'altra ubriacona!” brontolò, passando di corsa a dieci centimetri da Hernest, uno dei poliziotti.
Sul volto del mio padrone apparve un sorriso soddisfatto per la 'stronzata' (come io continuerò a chiamarla, visto il rischio corso) appena commessa, era ovvio che quella donna avesse sete di vendetta verso Maisa e si sa che durante le vendette spesso cadono molti, tutto sommato, innocenti.
A puro scopo memoriale ci tengo a ricordare che le possibilità di incontrare qualcuno con cui avevamo avuto un faccia a faccia nel quadrante arabo di Hiller a causa del tempo passato, a causa anche del fatto che molti di quelli con cui avemmo un faccia a faccia morirono e la distanza tra quella zona e Troem era approssimabile a 1 su 1.000.000%.
Hernest dopo dieci minuti di camminata a piedi arrivò ai piedi del grande palazzo di vetro.
“Ok, entriamo” mormorò tra se e se osservando dubbioso un pannello gigantesco, posto all'ingresso del palazzo, che indicava il piano su cui era presente ogni ufficio.
Passato il controllo di due soldati mise infine piede nella grande hall del palazzo tirata a lucido, niente era fuori posto e tutti si muovevano di fretta: era chiaramente il centro della vita politica ed economica di Troem.
Nel frattempo sulla Al'Nadira ci si apprestava a sedersi a tavola.
“Ehi! Che ne pensate del nuovo vestito di Leya?” esclamò Maisa entrando trionfalmente in mensa con la figlia sotto braccio che era rossa dall'imbarazzo.
Nella sala ci fu un parlottare concitato, mezze frasi e mezze parole: nessuno aveva il coraggio di dire la verità.
“Le sta d'incanto!” esclamò Herbert con convinzione, Leya si morse il labbro come per stare zitta ed i segnali celebrali indicavano tutti una certa rabbia dovuta a quell'affermazione (sentita quindi come presa in giro), mentre Asver voltò la testa in modo da non dover vedere il ragazzo.
“Dai Maisa! Leya! Sedetevi!”, Zakyyah uscì dalla porta della cucina che dava sulla mensa con un grosso carrello ricolmo di pietanze di vario tipo.
In due minuti tutte le pietanze erano state assegnate ai rispettivi destinatari ed un “Buon appetito” generale diede il via al pranzo con gran rumore di forchette e piatti.
“A quest'ora staranno mangiando...” sussurrò Hernest, sentendo brontolare lo stomaco, mentre era nella sala d'attesa del vice governatore.
Quando disse, sbagliando pure ufficio, che era venuto per accettare quel lavoro di cui il governatore aveva bisogno apriti cielo! Immediatamente fu accompagnato nell'ufficio interessato con tutte le premure e lì si misero a spiegarli concisamente (dopo avergli fatto firmare alcuni documenti di riservatezza) in cosa consisteva il trasporto e sul perché nessuno l'accettava, ma all'ennesima conferma di Hernest che voleva firmare quel contratto fu accompagnato, sempre con tutte le premure possibili, nell'anticamera dell'ufficio del vicegovernatore (il governatore era in ispezione presso una base militare e perciò non era disponibile ci tenne ad informare Hernest una delle numerose segretarie) e questi venne chiamato in fretta e furia a casa per informarlo che c'era una persona disposta a trasportare quel prezioso carico.
“Il vice-governatore ha detto che arriverà a minuti, nel frattempo siamo a sua completa disposizione per qualsiasi problema”, la segretaria che entrò dentro l'anticamera per informare di ciò Hernest aveva una gonna piuttosto succinta (e le probabilità che con 'completa disposizione' intendesse anche fisica sono piuttosto alte secondo i dati accumulati in più di mille anni di esperienza).
“Gradirei da bere... un bicchiere d'acqua gassata è sufficiente”.
“Nient'altro?” domandò la segretaria con premura.
“Nient'altro grazie...”
“Ma è sicuro? Qualsiasi cosa davvero” assicurò la segretaria con voce sensuale.
“No, grazie” ribatte seccamente Hernest
“Ok...” fece la segretaria piuttosto sorpresa.
Dopo un paio di minuti ritornò con il bicchiere d'acqua gassata e di nuovo si sentì rispondere che non c'era bisogno di altro e questa volta uscì piuttosto delusa e arrabbiata.
“Un frocio! Non può che essere un frocio!” captai, grazie ai miei sensori, che brontolava la segretaria nella sua postazione nella hall d'accesso all'anticamera.
Dopo cinquantotto secondi che questa uscì Hernest esclamò platealmente prendendo in mano il palmare (tramite il quale potevo connettermi per poter anche interagire): “Merlin... quando tornò sulla nave chiudi subito le camere ed i sensori della mia camera privata e per nessun motivo, se non serissimo, voglio essere disturbato”.
“Sarà fatto” risposi.
“In fondo la fedeltà ha un prezzo no?” aggiunse sottovoce sogghignando.
“La risposta non è univoca a seconda del tipo di fedeltà di cui si parla, ma per quella coniugale, che è quella a cui implicitamente ti riferisci, la risposta, a voler essere morali, è no”.
“Eh?!? Mai che capisci la mia sottile ironia”, se ne avesse avuta al 99% l'avrei capita (con rispetto per Hernest, ovviamente), “Il punto è che trovo mia moglie molto più bella e sensuale di quella kukuz d'alto bordo sotto le mentite spoglie di segretaria -perché quella è una segretaria tanto quanto io sono prete- e se penso che un vicegovernatore si accontenta di una come quella, io non posso far altro che godermi ciò che ho pensando a quanto sono fortunato”.
-Il vicegovernatore l'attende nell'ufficio- lo informò dopo un quarto d'ora la segretaria tramite la cassa audio fissata sul soffitto al centro della sala d'attesa.
“Ha anche l'entrata personale? Alla faccia del vice!” esclamò Hernest, che si aspettava vedere entrare il vicegovernatore dalla porta principale, dirigendosi verso l'ingresso principale dell'ufficio, in effetti analizzando la pianta dell'edificio si poteva notare come gli uffici delle principali personalità disponessero di una entrata in più, nel caso di quello del governatore addirittura quattro.
La porta dell'ufficio si spalancò automaticamente aprendo la vista sull'enorme pavimento in marmo con impressa la bandiera Ahkannausiana (rossa con tigre che schiaccia con le zampe una grossa serpe, entrambi dorati).
“Mi dispiace di averla fatta aspettare, purtroppo ero ad un pranzo di lavoro, ma si accomodi prego”, il vicegovernatore era molto informale e gentile, era palese di come non trovassero proprio nessuno che si prendesse in carico quel trasporto, “Intanto mi scuso per non essermi presentato: io sono il vicegovernatore di Troem Ragvald Meskov” disse stringendo la mano ad Hernest.
“Hernest Jalin, possessore della Al'Nadira e della compagnia commerciale Jalin, ma nei vostri database forse il cognome di mio suocero e di mia moglie, Hamdan, dirà di più”.
Improvvisamente il vicegovernatore assunse un aspetto molto serio: “E questo per noi è una garanzia, ma allo stesso tempo un problema...”.
“Sulla carta spero”.
“Probabilmente sì... ciò non toglie che in passato operaste sotto la bandiera dell'USEC”.
I rapporti tra USEC e Ahkannauser non erano dei migliori (se non pessimi), soprattutto dopo la stipula dell'alleanza, dieci anni fa, del Galaxy Securement Alliance con l'Alleanza di Iskatar in chiave di contenimento proprio ad Ahkannauser.
Comunque la leggera reticenza del vicegovernatore non deve ingannare troppo, infatti a seguito della guerra tra U.S.E.C. ed i Pianeti Uniti di Hiller (durata dall'otto agosto 1812 al primo marzo 1815) spinse tra le braccia di Ahkannauser proprio Hiller, che non riuscendo a far fronte alla forza militare U.S.E.C. (in particolare le loro forze terrestri sono tra le più qualificate della Galassia) e al blocco economico imposto dall'Alleanza di Iskatar (da sempre U.S.E.C. e Iskatar sono di fatto alleate, anche prima della creazione del G.S.A.) si rivolse proprio al potente Impero di Ahkannauser entrandone lentamente a far parte della sua orbita in cambio di supporto economico e in armamenti.
Tale supporto poté consentire a Hiller di limitare le perdite, consentendogli di poter siglare il trattato di pace del 1 marzo 1815 N.C. in posizione da poter almeno trattare la pace, accettando anche alcuni schiaffi politici (come l'obbligo di accettare alcune leggi e diverse sanzioni militari), ma evitando critiche perdite territoriali o la perdita totale dell'autonomia, diventando un protettorato U.S.E.C.
Grazie a ciò le perdite territoriali si limitarono, al solo, contesissimo, quadrante arabo (per motivi economici era infatti importantissimo: uno dei principali warm-hole stabili ha all'estremo proprio tale quadrante), d'altronde al momento in cui fu siglato l'accordo di pace Hiller aveva il 40% dei territori invasi dal nemico (nel 1813, prima delle forniture imperiali, la percentuale si aggirava addirittura intorno al 57%) perciò la perdita di un 11% del territorio (tra l'altro mai conquistato dal nemico che dovette ricorrere a bande di pirate e mercenari nel tentativo di incrinare la resistenza di Hiller nel quadrante arabo), seppur vitale dal punto di vista economico, pur di mettere fine a questa sanguinosa guerra (si stima che almeno metà dei giovani di Hiller, uomini e donne, tra i 19 ed i 25 anni siano morti in questa guerra, con gravissime ripercussioni tutt'ora sull'economia e su molti aspetti sociali della nazione), era considerabile una perdita accettabile.
Ciò però costringe Hiller a rimanere sotto l'ombrello dell'Impero, sia per quel che riguarda l'economia, sia per quel che riguarda la difesa del suo territorio (diverse basi sono state costruite da Ahkannauser nel territorio hilleriano), diventando di fatto una pedina nelle mani di Ahkannauser e del suo imperatore: Jan-Erik II del casato Birgesson che, pure in contrasto con il parlamento, fu il principale artefice del supporto Ahkannausiano a Hiller nei suoi momenti critici, diventando per gli hilleriani un vero e proprio eroe nazionale.
Con queste premesse e precisazioni (pur non volendomi dilungare troppo ho dovuto descrivere tali particolari a causa della loro importanza per comprendere anche la situazione politica ed economica della Galassia in quei primi mesi del 1832 N.C.) si può capire come, lasciando spazio a quella che una volta veniva chiamata 'realpolitik', coloro che contribuirono a tale situazione, involontariamente o meno, ben abbiano servito la causa imperiale.
Di ciò Hernest, grazie ai lunghi (e per lui noiosi) discorsi di analisi politica di Leya, era abbastanza al corrente e perciò poteva rimanere piuttosto tranquillo: alla fine l'aver servito l'U.S.E.C. non sarebbe stato un ostacolo.
“Pur essendo una banda di pirati operavamo con metodologie tipiche dei mercenari, quindi offrivamo i nostri servigi verso chi ci pagava di più, fermo restando che la nostra etica fosse quella di non tradire il nostro datore di lavoro per qualunque cifra e motivo fino alla conclusione del contratto e dando a questi una via preferenziale per la stipula di un eventuale nuovo contratto”.
“Lo sappiamo benissimo, come sappiamo anche per filo e per segno delle vostre imprese, i nostri database sono tra i più grandi della galassia signor Jalin”.
Per la precisione i più grandi dopo quelli del C.G.N. al sicuro nel sottosuolo di Marte.
“Ne sono felice che le chiami in quel modo, comunque posso assicurarla che l'etica che applicava mio suocero al tempo delle scorribande piratesche le applichiamo anche ora in campo commerciale e di piccolo mercenariato”, Hernest sapeva diventare molto serio quando voleva riuscendo sempre a dare (quando necessario) una immagine di se stesso di serietà e dedizione al lavoro.
“Ora la domanda è d'obbligo: è proprio sicuro di voler essere assunto per tale missione? Se mi hanno avvisato significa che è già stato informato dei dettagli e che non aspetta altro che apporre la firma sul contratto”.
“Un incrociatore vettoriale di nuova generazione, un distruttore da blue space e due pattugliatori, più quattro mezzi d'attacco spaziali leggeri e dieci battle armor accertati...”, all'elenco di Hernest il vicegovernatore trasalì leggermente, “Una bella gatta da pelare, ma se mi è permesso...”.
“Prego”.
“Le forze su Troem non dovrebbero essere sufficienti a scacciare queste unità di Hastrad?”.
“Beh... lo vuole il lavoro o no?”, il vicegovernatore assunse improvvisamente un tono scorbutico.
“Certamente, anzi se mi porge il contratto lo firmo... voglio solo essere al corrente di eventuali problemi su cui non sono stato messo al corrente, tutto lì: in fondo devo trasportare un vostro carico sano e salvo a destinazione”.
Il vicegovernatore si strinse le mani nervosamente sulla scrivania, “Sia ben chiaro, io non le ho detto niente e lei non ha sentito niente... vuole qualcosa da bere?” chiese porgendo il contratto.
“No, grazie. Ci ha già pensato la vostra segretaria”, Hernest cominciò a leggere il contratto con molta attenzione, erano due pagine, ma abbastanza ricche di clausole.
“Bene... semplicemente sono molto ben armati e addestrati e qui su Troem non abbiamo abbastanza forze per annientarli, ne il governo centrale può impegnare altre forze su questo fronte. Sia chiaro: non ho detto e non ha sentito niente, stiamo facendo i salti mortali per evitare che la notizia trapeli. Ne va dei nostri traffici commerciali”.
“Capisco”.
Hernest si prese altri sei minuti per rileggere bene il contratto in ogni suo cavillo e implicazione, quindi pose la firma sul contratto restituendolo a Meskov che subito divenne raggiante.
“Comunque stia tranquillo, la vostra nave non verrà lasciata sola nel viaggio fino all'entrata al corridoio 34, appena ci comunicherà la rotta che volerà seguire una flottiglia armata penserà a rimanere in pattuglia nella zona in cui viaggerà la vostra nave, ovviamente non possiamo darvi una scorta diretta se no sarebbe palese l'importanza del carico, ma posso assicurarla che tempo di secondi e qualunque problema avvenga le nostre navi piomberanno sul nemico ingaggiando battaglia e respingendolo” assicurò con fierezza e orgoglio.
“Ottimo, la nostra nave è veloce, armata a sufficienza per il suo scopo ed è dotata di ottimi battle armor e mezzi da combattimento, ma preferisco avere comunque un po' di supporto... se mi è ulteriormente concesso: in cosa consiste il carico?”.
“Un grosso carico di Zeler, avrete i dettagli domani mattina alle dieci quando lo imbarcheremo sulla vostra nave, entro quell'ora inoltre dovrete fornirci i dati sul tragitto che vorrete compiere per raggiungere il corridoio 34... comunque su questa unità di memoria ci sono tutti i dati di cui avrete bisogno: dalla posizione di una singola pietra nella fascia esterna di asteroidi ai dati sulle unità individuate, oltre che ai tragitti consigliati”.
Hernest prese la chiave con noncuranza riponendola in una tasca interna del cappotto che aveva posato sul bracciolo della poltrona.
“Per le autorizzazioni?”.
“Vogliamo accordarvi fiducia, anche perché quel carico è importantissimo per le nostre industrie e perciò vogliamo essere sicuri che arrivi a destinazione, perciò avrete una autorizzazione commerciale di tipo illimitata con possibilità di uso illimitato delle vostre armi in chiave difensivo e di contrattacco”.
Dopo aver detto ciò Meskov stette per dieci secondi in silenzio, la sua espressione divenne improvvisamente cupa e gli occhi fissi ad osservare la piccola bandiera Ahkannausiana e del governatorato di Troem sulla sua scrivania, quindi riprese a parlare.
“Inutile dire -come avrà visto dal contratto- che l'eventuale perdita del carico in favore del nemico a seguito di resa o dispersione di questo nello spazio sarà letta come tradimento, ovviamente non essendo Ahkannausiano ed essendo iscritto al C.S.U. non potrà essere comminata -nel malaugurato caso- la pena di morte, ma comunque sarà tenuto a risarcire del carico caduto in mano al nemico”, un secondo e mezzo di silenzio “Nel malaugurato caso che il carico rischi di cadere in mano nemica piuttosto lo distrugga”.
“Certamente, abbiamo già una procedura standard per fare in modo che il carico, se il rischio che cada in mano nemica è certo, venga distrutto, ma per l'occasione vedrò di perfezionarlo”.
“Pagamento alla consegna ovviamente” esclamò Meskov con tono più gioviale.
“Ovvio, a questo punto direi che posso ritornare alla nave per attuare i preparativi per la missione” disse Hernest alzandosi in piedi ed indossando il cappotto.
“Ottimo! La sua dedizione è una rassicurazione per noi, ma prima la prego comunque di accettare di fare un brindisi”, il vicegovernatore prese una bottiglia ed un paio di bicchieri di vetro (quello vero stavolta) da un frigo bar incassato nella scrivania, “É vino pregiato marziano!”.
“In questo caso credo di non poter rifiutare!” esclamò Hernest afferrando il bicchiere che gli stava porgendo il vicegovernatore.
“Alla riuscita della missione!” esclamò questi.
“Alla riuscita della missione!” ripeté Hernest.
Nel sottosuolo di Troem c'era un grosso giacimento di Zeler, un iperconduttore vitale nella moderna cantieristica e nella costruzioni di armi, il cui uso cominciò a divenire di routine attorno al 912 N.C. quando venne brevettato e messo in operatività il primo procedimento industriale atto a lavorare questo particolare materiale (completamente assente sulla Terra e nel sistema solare), infatti pur essendo conosciuto dal 609 N.C. (grazie all'equipe condotta dal geologo Baptist McOdel che lo scoprì durante una analisi del pianeta Hope presso Alfa Centauri) presentava problematiche di lavorazione insormontabili, soprattutto i processi di lavorazione fino a quel momento adoperati tendevano a farne perdere caratteristiche di conducibilità (portandolo a caratteristiche similari a quelle dell'argento) e di resistenza termica (quando lavorato male tende a liquefarsi già a 130°)
Tale iperconduttore quand'anche solo aggiunto come elemento di lega in minime percentuali (5-6%) con altri conduttori permette di migliorare le prestazioni della lega base fino al 82% (nel caso della lega rame-berillio), mentre le Zeler come elemento principale della lega (lo Zeler può essere presente fino al 78,3%, oltre non può essere lavorato a causa della drastica perdita di caratteristiche meccaniche) viene usato principalmente nei reattori a ciclo Nasel (o Heisenberg-Salvisky migliorato) e permette di ottenere prestazioni di gran lunga superiori rispetto ai superconduttori normalmente usati con perdite di carico quasi assenti.
Hernest tornato alla nave alle 15.42 G.T.S. per prima cosa si rinchiuse in camera con sua moglie come mi aveva anticipato, quindi, alle 19.14 riunì tutto l'equipaggio sul ponte di comando per informare della nuova missione e per decidere sul da farsi.
Questa era una di quelle sere dove si ordinavano pizze o pietanze già pronte in abbondanza a piccoli negozi della zona: nessuno avrebbe cucinato.
“Bisogna considerare che l'incrociatore vettoriale in questione, essendo un classe Great Njinyi, non è dotato di un grande armamento, più vicino a quello di un pattugliatore spaziale, quindi in un certo senso ridimensionerei la minaccia” assicurò Vincenz leggendo i dati delle unità nemiche sul grande schermo olografico.
“Mah... però rimane una unità vettoriale, indipendentemente da dove passiamo corriamo il rischio di trovarci di fronte questa piccola flotta” ribatté Oliver.
“Però devi considerare che se già il warp-hole vicino a stelle e pianeti è difficile e rischioso, per le caratteristiche del sistema Vicious lo è ancora di più visto che potrebbero finire dritti dentro ad una stella e poca differenza fa che sia una gigante rossa o una nana bianca”.
“Però la presenza di diversi punti di stabilità gravitazionale proprio lungo le rotte commerciali verso il corridoio trentaquattro rende molto più fattibile tale manovra... in fondo l'hanno fatto fino ad adesso, non vedo perché non dovrebbero più farlo...”.
“Se leggi i dati è da un mese che sono diminuiti gli attacchi: le due stelle sono nel punto di massima vicinanza e ciò ha ristretto i corridoi, diminuendo la dispersione delle forze imperiali sull'area...”.
“Sì, ma non gli sfuggirà il fatto che una nave viaggerà solo con un paio di altre navi al seguito, ti ricordo che attualmente tutte le navi in uscita da Troem cercano di viaggiare il più possibile in convoglio per evitare gli attacchi”, Oliver si riferiva alle due navi civetta senza equipaggio che avrebbero affiancato la Al'Nadira.
“Quindi cosa proponete?” domandò un Hernest estremamente rilassato sulla sua poltrona.
“Percorso A! È più lungo, ma la presenza delle due fasce di asteroidi ci garantirà copertura!” disse Oliver con molta decisione.
“Ma sei scemo? Due giorni di viaggio per fare quello che con il percorso D potremmo fare in sei ore?” domandò Vicenz sicuro di se.
“Sì, sei ore senza coperture ed in zone sgombre da qualsiasi interferenza: ideale per farci beccare dai radar gravitazionali e di piega nemici!”.
“Te lo dico io! Tu ti sei troppo abituato a volare a bassa quota a bordo degli aerei! Appena ti trovo anche un battle armor scassato te lo compro: almeno ritorni a ragionare come si deve!”, in effetti era da quando avevano abbandonato l'esercito di San Ypter che Oliver non aveva avuto più la possibilità di pilotare battle armor e ciò era uno dei suoi grandi desideri e per questo metteva da parte tutto ciò che guadagnava, senza spendere manco un dollaro, nella speranza in futuro di riuscire a comprare un BA.
Nel frattempo anche Leya provò a prendere la parola, passando però completamente inascoltata a causa del suo basso e calmo tono di voce (in quelle riunioni alla fine la spuntava chi alzava la voce di più), solo Maisa diede segno di ascoltarla.
“Forse dovremmo passare vicino ad una delle due stelle, infatti è probabile che la flotta nemica...”.
“Guarda: se mi compri un BA non mi lamento, ma non venirmi poi a chiederti di rimborsarti!” esclamò Oliver, leggermente arrabbiato, all'indirizzo del suo comandante.
“...sia nascosta proprio in una delle due fasce di asteroidi per sfuggire ai sensori delle forze imperiali disseminati nello spazio...”.
“Ehi! Non esageriamo! Uno scassato se la smetti di rompere te lo compro anche, però almeno il cinquanta per cento me lo devi rifondere!”.
“...d'altronde se viaggiamo nello spazio aperto saremo subito individuati dai loro sensori ed in pochi minuti potrebbero piombare su di noi...”, la ragazza pur sapendo di essere inascoltata continuò imperterrita.
“Guarda che non sono un bambino a cui si compra il giocattolino per farlo smettere! E poi come minimo dovrei spendere il triplo per rimetterlo a posto!” fece notare Oliver.
“...la scelta migliore sarebbe quindi di creare un nuovo percorso che passando vicino ad una delle due stelle -possibilmente Vicious 2, la più lontana dalle fasce di asteroidi- le sfrutti per coprirci per lo meno la traccia gravitazionale, senza contare che potremmo sfruttare la forza gravitazionale stessa della stella per accelerare...”.
“Uhm... venti per cento?” propose Vincenz a Oliver, stava iniziando di fatto una trattativa.
“...a velocità superiori allo zero virgola sei unità luce senza far ricorso al sistema warp che ci renderebbe tracciabili ai radar di piega e senza affaticare troppo i propulsori. Forse potremmo raggiungere addirittura zero virgola otto unità luce senza troppi problemi...”.
“Dieci!”.
“...senza contare che la vicinanza della stella ci assicurerebbe un ulteriore sistema per distruggere il carico in caso d'emergenza”.
Le conclusioni di Leya erano tra l'altro similari a quelle a cui ero arrivato io, con la differenza che stando ai dati di Ahkannauser davo come possibile posizione della flottiglia nemica lo spazio aperto al di fuori del sistema Vicious, ma le considerazioni di Leya sulla posizione della flottiglia nemica, pur non suffragate da fatti e dati certi, erano comunque molto logiche e quindi da tenere in considerazione.
“Quindici con l'assicurazione che se mai mi metterò in proprio tu lavorerai per me allo stipendio attuale: prendere o lasciare!” intimò Vincenz che non aveva mai nascosto che appena si fosse potuto permettere almeno una piccola nave ed un piccolo equipaggio avrebbe messo su in proprio una unità di mercenari spaziali.
“Quindici, ma deve essere inoltre integro dal punto di vista strutturale e deve essere dotato della totalità dei sistemi vitali”.
“Affare fatto! Qua la mano!”.
“Merlin!” esclamò Hernest improvvisamente, “Per te qual'è il tragitto migliore?”.
“Nessuno di quei cinque e varianti proposti da Ahkannauser”, immediatamente creai una immagine olografica 3D di quella porzione di spazio, “La scelta migliore sarebbe percorre questo tragitto che come potete osservare passa per Vicious 2, ciò ci permetterebbe di coprire la nostra traccia gravitazionale, poter sfruttare la gravità del pianeta per lanciarci a velocità maggiori a zero virgola sei senza bisogno di attivare il sistema warp e senza affaticare troppo i reattori, in più avremmo un sistema extra per distruggere il carico in caso di necessità”.
“Uhm... non saprei... non mi rassicura molto questo piano: sembra fatto, senza nulla toglierti Merlin, da uno stratega di bassa classe”.
Leya abbassò gli occhi tristemente, quel commento era senza volerlo una ferita al suo orgoglio personale.
“Questo piano è il migliore e lo approvo!” esclamò Maisa alzandosi in piedi dalla sedia su cui si era seduta.
“Mah...” provò a replicare Vincenz.
“Hernest?” domandò Maisa con un leggero incitamento.
“Beh... ecco io... mettiamolo alle votazioni, anche tu Merlin vota, io mi asterrò, entrambi i piani di navigazione mi sembrano ottimi”.
Maisa, Leya, io, Oliver, Herbert e Zakyyah diedero la preferenza al piano che avevo proposto.
Vincenz, Regelinde, Asver ed Hisaki diedero la preferenza per il percorso D.
Ayman aspetto undici secondi prima di alzare la mano, se avesse optato per il percorso D ci sarebbe stata la parità riaprendo la discussione.
“Mi astengo”.
Vincenz lanciò sottovoce diversi epiteti per tale scelta, alla fine il mio piano (o quello di Leya, come preferite) aveva avuto la maggioranza delle preferenze.
C'è da notare come consentendomi di votare Hernest aveva indirettamente fatto ciò che sua moglie gli aveva chiesto.
Per la cronaca le pizze ed i cibi asiatici pronti erano arrivati già verso le 20.15 G.T.S., ma a causa della pianificazione dettagliata che proseguì ancora per diverse ore venne ordinato altro cibo pronto già alle 21.00 G.T.S., solo alle 0.22 G.T.S. del giorno seguente tutti erano ritornati alle loro camere.
La giornata del 14 febbraio passò senza fatti di particolare rilevanza, come programmato arrivarono i camion a caricare lo zeler sulla nave ed un militare in borghese per prendere visione dei dettagli della navigazione, per portare le carte di autorizzazione e per concordare l'orario di decollo (fissato per le 5.00 G.T.S. del 15 febbraio) , per il resto niente.
Solo dopo pranzo, si assistette ad una discussione degna di nota tra Regelinde e Leya (ma in cui poi 'intervenne', quantunque questa parola sia errata in tal caso, il fringuello di Alberich) durante una delle lezioni impartite (in questo caso di giurisprudenza) dalla baronessa alla ragazza.
Le due si trovavano per inciso nella serra idroponica.
“Non ho sentito quel che stavi dicendo! Maggiore forza nel tuo tono di voce: parlare sempre sotto voce non ti serve a niente!” ordinò, alla ragazza, la Kasselfraw camminando avanti indietro nervosamente.
Leya, seduta per terra, prese in grembo una delle grosse Kaiserpanzer (Giselle in questo caso, le altre due si chiamano Maria e Salima) cominciando ad accarezzarla.
“Stavo dicendo che non sono d'accordo con quel che dici, il diritto galattico commerciale parla chiaro: una nave commerciale, indipendentemente dal suo ruolo e possessore, se trasportante materiale utile alla condotta della guerra diventa automaticamente una nave belligerante, passibile di attacco previ tentativi di fermarla con metodi non violenti”.
“E qui ti sbagli! Ti ricordo che il trattato di Neue Bayern -primo trattato riguardante aspetti di commercio e navigazione galattica-, stipulato a corollario dell'alleanza tra Quarto Reich e Kasnehmin, parla chiaro: 'Le navi che non caricano a bordo, o che non siano dotate, di strumenti bellici e che svolgono compiti di commerciali non possono essere per alcun motivo attaccate, anche quando trasportano materiale di importanza strategica' ” disse Regelinde sicura di se.
“Ma il trattato di Neue Bayern era stato stipulato tra Quarto Reich e Kasnehmin quindi può essere al massimo valido tra le nazioni che ancora fanno riferimento ad una di queste due nazioni, per le altre -la maggior parte- che affondano le loro origini nella Nuova Federazione Terrestre no! Normalmente l'unico regolamento che fa fede è quello stipulato su Marte nel 1240 N.C. sotto l'egida del C.G.N. e ratificato e aggiornato a più riprese!” protestò Leya, tenendo però un tono di voce che per quanto chiaro alle orecchie umane diventava difficile da udire.
Regelinde si sedette su una sedia lì vicino, non sapeva cosa ribattere.
“Credo che oramai non ho più nulla da insegnarti di tipo scolastico...” mormorò la baronessa ammettendo la sconfitta, “Ciò non toglie che se non impari bene cose come il bon-ton e tutto quello che ti può servire nell'alta società -e che solo io ti posso insegnare- non troverai mai un marito di un certo rango che ti permetta di avanzare nella scala sociale” disse aumentando il tono di voce per farsi sentire bene.
“Ma sono ancora giovane e poi...”.
“E poi cosa?”.
“La nobiltà, o alta società, oramai è agli sgoccioli”.
“Stupidate! Sono solo stupidate! Guarda l'Impero dove ci troviamo ora, la nazione più potente della Galassia! Ed è così potente perché conta il sangue! L'unica cosa su cui potrei darti ragione è che non importa più il titolo in se -barone, marchese, duca, visconte, conte-, ma importa avere qualcosa da associare al titolo: ricchezza, potere, cariche amministrative, una persona ricca e basta non è altro che uno straccione con dei soldi in tasca, ma una persona che alla ricchezza associa un titolo allora è un qualcuno” esclamò soddisfatta Regelinde.
“E se il nobile non ha niente oltre il titolo?”, dal tono si comprendeva come tale domanda fu fatta da Leya in maniera molto ingenua, ma senza volerlo era molto maliziosa contando che  parlava con Regelinde che si trovava proprio in quella situazione.
Quest'ultima aggrottò le sopracciglia, evidentemente infuriata freddando con lo sguardo Leya che trasalì rendendosi conto di ciò che aveva domandato come era capibile dal suo volto sorpreso e arrossato per l'imbarazzo.
“Ehm... non volevo” si scusò Leya a mezza voce.
“Fa niente... in ogni caso tu sei una bella ragazza, colta e ogni tanto anche abbastanza intelligente”, Regelinde per tutta la giornata si sarebbe 'legata al dito' quella involontaria provocazione di Leya, “Con il mio aiuto ed i miei consigli potresti anche entrare lentamente nell'alta società e poi le tue caratteristiche farebbero il resto”.
“Non sono bella... sono solo magra...” borbottò Leya non sentita da Regelinde.
“O forse preferisci doverti sposare con qualche zoticone che non sa andare oltre il suo naso?”.
“Mio padre non ha nessun titolo, ma è tutto fuorché uno zoticone!” protestò Leya.
“Uhmpf... ringrazia che mi paga lo stipendio” mormorò la Kasselfraw, “Ciò non toglie che tu hai le carte in regola per diventare la moglie di un qualcuno, non di un nessuno: almeno non dovresti viaggiare -con navigatrici invedibili- per lo spazio per mantenere la famiglia e avresti una residenza fissa”.
Leya si morsicò il labbro, tra le due scese un lungo silenzio che si interruppe solo cinque minuti dopo.
“Allora perché stai con noi?” chiese la ragazza a Regelinde.
Regelinde sospirò fissando con occhi vuoti la Kaiserpanzer che si era addormentata in grembo a Leya, “Perché in fondo mi... DIO SANTO!”, la donna non completò la frase perché proprio in quel momento il fringuello di Alberich volò a 23 centimetri da lei facendo un gran trambusto, ciò a causa di una delle Kaiserpanzer che lo inseguiva nel tentativo di catturarlo.
Messa velocemente da parte la Kaiserpanzer che teneva in grembo, Leya, si gettò all'inseguimento dell'altra gatta: “Salima fermati!” urlò afferrandola per la collottola e alzandola da terra (un bello sforzo visto che al momento pesava sui 11 Kg).
La gatta tirò fuori le unghie nel tentativo di liberarsi dalla presa, ma le zampe della gatta non potevano far altro che fendere l'aria.
“Cattiva! Cattiva! Cattiva!” esclamò Leya puntandole il dito contro.
La gatta ritrasse le unghie cercando di catturare quel dito che le era stato puntato contro, mentre il fringuello volava rasente al soffitto nel tentativo di guadagnare ogni centimetro possibile in altitudine: in fondo era lui che era entrato nella nave e ci era rimasto nonostante tutto, se il suo cielo era alto solo quindici metri era colpa sua.
Quella sera tutti andarono a dormire molto presto, subito dopo aver finito di cenare; alle 21.34 G.T.S. nessuno era più in giro per la nave: la giornata successiva sarebbe stata molto difficile, tutti avrebbero dovuto tenere gli occhi aperti ed essere in forma al 100% come si era rassicurato Hernest col resto dell'equipaggio durante la cena più abbondante e sostanziosa del solito.
 

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« Risposta #78 il: 09 Settembre 2008, 19:46:19 »

Finalmente si spara e faremo la conoscenza di un nuovo 'personaggio' Gino o meglio: G-N.
Ovvero: quando anche tra i computer vige una sorta di razzismo.

Capitolo 3: Un prevedibile giorno di guerra

New Century 1832, Febbraio 15, ore 04.52 GTS (Galactic Time Standard)

“Qui CM353O4, Al'Nadira, chiediamo autorizzazione a salpare”, Derek, al timone dell'Al'Nadira, contattò via radio il centro di controllo dello spazioporto per cominciare le manovre che avrebbero portato la nave fuori dall'atmosfera di Troem.
-Qui torre di controllo, seguite il corridoio di attesa A e portatevi presso la camera di uscita numero tre-
Normalmente le navi, dopo aver rullato verso le corte piste inclinate tipiche degli spazioporti, potevano decollare senza problemi e solo negli spazioporti più affollati poteva essere necessario attendere il proprio turno, ma così non era per Troem.
Essendo tale spazioporto sotterraneo e dovendo mantenere in esso un'atmosfera respirabile le navi dovevano sostare presso le camere di uscite, che concettualmente e praticamente non differivano come funzionamento dalle camere di decompressione degli spazioporti orbitanti.
In effetti sistema più pratico sarebbe stato quello di avere le navi in un atmosfera nociva agli esseri umani e garantire alle uscite delle navi attraccate l'uscita dalle navi senza bisogno di respiratore e tute, come in uso nella maggioranza degli spazioporti in atmosfera respirabile o comunque di superficie.
Nella pratica però non era così preferendo avere mano libera nello scarico carico merci, senza contare che così si potevano sfruttare al massimo, anche per operazioni di manutenzione, gli ambienti dello spazioporto stesso (bisogna tenere conto che comunque costruire sotto terra richiede un gran dispendio di risorse), garantendo condizioni ottimali.
“La Al'Nadira ha varcato il gate alfa della camera di uscita numero tre”.
-Confermata posizione dell'Al'Nadira, incomincia chiusura del gate alfa, camera di uscita numero tre-
La gigantesca saracinesca corazzata si richiuse alle spalle della nave, ma dopo venti secondi cominciò ad aprirsi la saracinesca in fronte alla nave consentendo all'equipaggio (al gran completo sul ponte) di cominciare a scorgere il cielo nuvolo e minaccioso di Troem.
-Gate Beta, camera d'uscita tre, in apertura-
“Confermo apertura gate beta, richiedo autorizzazione a procedere”.
-Autorizzazione concessa, la Al'Nadira ora passa sotto il controllo dell'ATC di Kal-Chakt-
“Qui Al'Nadira grazie torre di controllo, confermo passaggio” Derek dicendo ciò fece un cenno a Zakyyah che toccò un tasto su una delle console di controllo di fronte a lei.
“Frequenza cambiata” confermò Zakyyah.
“Qui  CM353O4, Al'Nadira a Kal-Chackt ATC chiediamo autorizzazione a decollo veloce secondo piano di navigazione FNP150132JK”.
-Qui Kal-Chackt ATC autorizzazione concessa-
“Affermativo, decollo previsto tra 40 secondi!”.
Lentamente, nonostante l'insonorizzazione, sul ponte di comando si cominciò a sentire un leggero ronzio: erano i reattori ed i propulsori che stavano aumentando la potenza erogata.
“Allacciarsi le cinture” ordinò Derek: il decollo e l'uscita dall'atmosfera di un pianeta (tanto più se veloce come quella che la compagnia Jalin si apprestava a compiere) era considerata ancora una manovra abbastanza critica da richiedere l'allacciamento delle cinture, nonostante gli smorzatori inerziali avessero eliminato il problema delle grosse accelerazioni che una volta tanto gravavano sul corpo umano in quella manovra.
“Banchi di nuvole a quattromila e dodicimila metri, vento moderato S-N a cinque chilometri orari, umidità relativa al 44%, leggere precipitazioni nevose” informò Zakyyah leggendo i bollettini meteo che passavano su uno dei numerosi schermi olografici che circondavano la metà anteriore della sua postazione.
“Sistema di sostentamento completamente operativo, reattori ok, propulsori al 5%, dieci secondi al decollo!”
Derek fece aumentare lentamente, in quei dieci secondi, la potenza erogata fino al 20%, quindi allo scadere del countdown aumentò di colpo la potenza fino al 30%, la nave quindi prese velocità e dopo pochi secondi era già a diverse migliaia di metri di altezza.
“Mamma! Mamma! Stiamo bucando le nuvole!” urlò Jhassan osservando su un monitor l'effetto del passaggio della nave  sui concentrati di umidità e altre sostanze presenti in forma diversa a quote man mano maggiori fino a dodicimila metri.
In effetti era una delle prime volte che Jhassan decollava in condizioni tali da assistere a tale situazione che consentiva di vedere ad occhio nudo l'effetto generato dall'interazione tra l'aerodinamica della nave e l'atmosfera che la circonda.
“Non urlare Jhassan! Ti sento benissimo! E comunque non le abbiamo bucate: le abbiamo attraversate...”, Maisa appariva piuttosto nervosa e non aveva molta voglia di parlare.
“Ma mamma! Se guardavi sul monitor vedevi che c'era un buco grossissimo che poi si è subito richiuso!” gridò con tono di protesta Jhassan
“Perché la nostra nave passando a mosso l'aria: tutto lì” sentenziò Maisa.
“Oooohhhh...”.
Dopo neanche due minuti la nave era già nello spazio fuori dall'atmosfera di Troem e poteva cominciare il suo viaggio.
“Ok, tutti ai propri posti come abbiamo concordato!”.
Hernest avrebbe pilotato il battle armor su cui sono montato, il Type 12 Strela e avrebbe assunto il comando delle operazioni di tipo combat, Vincenz sarebbe stato al comando del Goblin, Oliver dell'Anouk, Hisaki sarebbe andato al cannone principale lasciando a Derek il timone della nave (d'altronde il piano di volo presentava alcune difficoltà per cui si preferì avere maggiore esperienza sotto quell'aspetto), Zakyyah come al solito avrebbe svolto il ruolo di navigatrice e di addetta ai sistemi, Regelinde avrebbe aiutato Zakyyah come operatrice di sistemi (per quanto Regelinde non sopportasse Zakyyah tale fu la decisione presa da Hernest la sera precedente), Herbert ed Asver a bordo dei PA avrebbero svolto il ruolo di torretta aggiuntiva sul ponte di volo posteriore e su quello superiore (per tale compito sarebbero stati dotati di un piccolo vulcan beam alimentato tramite cavi elettrici dalla nave), mentre Maisa sarebbe stata al comando della nave per quel che riguardava la navigazione.
Gli unici a non svolgere ruoli erano Ayman, Leya e Jhassan che sarebbero rimasti sul ponte principale.
Uscito dal ponte di comando, per andare ad indossare la tuta spaziale (era l'unico a non averla ancora indossata) e per prendere i comandi dello Strela, Hernest venne raggiunto da Maisa che lo trattenne per la spalla sinistra.
“Non guardarmi in quel modo: mi fai paura!” esclamò Hernest voltandosi e vedendo il volto cupo della moglie.
“Promettimelo!”.
“Cosa?”.
“Tu promettilo e basta!”.
“Uff... te lo prometto!”.
“Giuramelo!”
“Ma cosa?!?” protestò Hernest.
“Giuramelo!” ripeté Maisa alzando la voce.
“Lo giurò!” disse Hernest poco convinto.
“L'hai giurato!”, la sua voce era molto minacciosa e per tre secondi e mezzo fissò il marito con sguardo truce con i suoi occhi neri (“La porta di un piacevole inferno” li definiva Hernest), quindi si voltò per andarsene, ma non fece che un un paio di passi quando venne bloccata dal marito che le afferrò il polso destro, “Lasciami!” esclamò Maisa.
“Manco da morto!” replicò Hernest con un leggero sorriso sulle labbra, “Comunque stai tranquilla: andrà tutto bene!”.
“Uhmpf... certo che andrà tutto bene!” ribatté freddamente divincolandosi dalla stretta del marito e allontanandosi.
“Che caratterino oggi... avrà le sue cose...” mormorò Hernest allontanandosi, “Merlin che ne pensi? È come dico io?”.
“Penso che tu debba darti una mossa che fra dodici minuti passiamo vicini alla prima fascia degli asteroidi e tu devi ancora indossare la tuta spaziale... che per inciso potevi anche indossare prima risparmiando tempo come ti avevo consigliato...”.
“Da quand'è che sei stato programmato per essere antipatico?”.
“Lo faccio solo per il tuo bene”.
“Con te mai che si possa tentare di discutere... comincia ad avviare lo Strela, almeno ti rendi utile”.
“Come vuoi. Tra trenta secondi sarà operativo”.
“Bene tra cinque minuti sarò lì”.
Il viaggio di avvicinamento a Vicious 2 durò venti minuti e quaranta secondi a 0,42 unità luce nei quali l'attenzione fu massima essendo che si passava molto vicino ad una delle fasce di asteroidi, ma a parte qualche piccolo brivido a causa di segnali del radar gravitazionale che potevano segnalare la presenza di qualche nave non ci fu nessun reale pericolo (i segnali in questione infatti si riferivano a vecchi satelliti o strutture metalliche presenti nella fascia degli asteroidi).
La nave come da programma usò la gravità di Vicious 2 come una fionda lanciandosi a velocità ancora maggiori e oramai tra l'equipaggio si respirava una atmosfera assolutamente tranquilla (la prima parte del viaggio era ritenuta giustamente la più pericolosa), tanto che Leya insieme a Jhassan venne mandata a confezionare dei panini e qualcosa di leggero da mangiare, mentre i cinque piloti scesero a turno dalle loro unità per espletare funzioni fisiche e camminare un po'.
Dopo venti minuti Leya e Jhassan tornarono dalla cucina cominciando a portare i panini ai piloti dell'Anouk e dei battle armor nell'hangar superiore.
“Certo che ricorda proprio un Minuteman...” mormorò Leya avvicinandosi allo Strela.
Minuteman è il nome assegnato a diversi modelli di battle armor che si caratterizzavano, nelle varie epoche, per forti innovazioni tecnologica o potenza, tali 'Minuteman' inoltre si caratterizzano per linee antropomorfe sempre piuttosto marcate rispetto ai battle armor coevi.
Nel caso il lettore non sia a conoscenza di ciò che sta dietro a tale nome (con i millenni si è persa un po' tale storia, oramai assorta a livello di leggenda) provvedo a spiegare cosa intendo di preciso.
Nei battle armor di prima generazione (mezzi alti in genere una decina di metri, molto tozzi, lenti e goffi rispetto ai BA odierni) l'introduzione delle armi beam fu vista per la prima volta a bordo del BA02A Minuteman nel 2015 A.D., oltre a ciò il Minuteman prevedeva una torretta che rammentava una testa umana, cosa che divenne più marcata con la versione C ed E.
Altro Minuteman sicuramente da ricordare è il ABA11 del 16 N.C. che pur non chiamandosi ufficialmente Minuteman (si chiamava “Vanguard”) così veniva generalmente chiamato, l'ABA11 fu reso famoso per il sistema di volo spaziale Heisenberg integrato, unico nel suo genere a bordo di BA per secoli fino alla metà del terzo secolo N.C. con l'apparizione del BV-13 che in un epoca in cui c'era stata la corsa al gigantismo nei BA (alcuni raggiungevano anche i 20 metri) si distingueva per le sue piccole dimensioni (8,6 metri d'altezza), ma nonostante ciò disponeva di una potenza impressionante diventando la chiave del successo della vittoriosa ribellione contro i Kasneh che consentì la nascita della Nuova Federazione Terrestre.
Altro Minuteman (questo come per l'ABA11 però non era il suo nome ufficiale) apparve alcuni anni dopo durante la “Return War” ed era il BV-28 Stormbringer, dotato di un incredibile propulsore tutt'ora avvolto dal mistero e definito da molti l'antesignano della classe F.A.R.H.P. per via della sua capacità di autoripararsi, della sua estrema potenza (nonostante le dimensioni di soli 7,9 m) e per le sue linee estremamente antropomorfe e raffinate.
In effetti secondo molti storici lo Strela era un tentativo di ricreare il BV-28 Stormbringer (ed in effetti anche come dimensioni erano pressoché simili, per esempio lo Strela era alto 7,93 metri d'altezza contro il 7,90 dello Stormbringer) almeno per quel che riguardava la struttura, quindi l'impressione di Leya può essere anche parzialmente esatta.
Leya e Jhassan, subito dopo aver consegnato il vitto al padre, si diressero verso la camera di depressurizzazione dell'hangar inferiore, premettero il pulsante che chiudeva la calotta a protezione della testa e si assicurarono alla nave tramite alcuni cavi in nanotubi di carbonio, a quel punto poterono cominciare la camminata spaziale per portare al fratello e a Herbert, nelle loro personal armor, i panini e da bere.
Tornati dalla veloce passeggiata spaziale quindi si diressero verso il ponte di comando.
“Si mangia!” esclamò Derek vedendo Leya entrare con il contenitore asettico per uso spaziale per cibi e vivande. “Cosa faremmo senza di te!”.
“Li ho preparati anch'io!” protestò Jhassan.
“Tu mi hai solo tirato i capelli per tutto il tempo!” ribatte Leya per niente d'accordo con quanto affermato dal fratello.
“Cosa hai fatto?”, la voce di Maisa nascondeva a fatica una certa rabbia nei confronti di Jhassan.
“Niente! Leya dice bugie!”.
“Non è vero!” mormorò Leya.
“Sì, è vero!” gridò suo fratello.
“No!”.
“SÌ!”.
“Jhassan... con te regolo i conti dopo”: la voce ed il volto arrabbiato di Maisa convinse immediatamente Jhassan a desistere dalla discussione andando a nascondersi dietro le gambe della sorella.
Ci furono diversi minuti di silenzio interrotti solo dagli avvisi dei sensori, da qualche comunicazione radio e qualche movimento dell'equipaggio che in quel silenzio diventava immediatamente un rumore molesto.
Dopo 8 minuti e 22 secondi Leya si avvicinò alla madre aprendo bocca, ma immediatamente la richiuse senza pronunciare che qualche indistinto suono.
“Stai tranquilla: se Jhassan ancora ti disturba vieni a riferirmelo subito. Ok?”, la voce di Maisa, al contrario di prima, si era fatta molto tranquilla e morbida, dolce si poteva definire.
“O-K”.
“Ok? Ora vai pure a riposarti in camera... qui ci pensiamo noi”.
“Ma...”.
“Non preoccuparti e pensa a riposarti... però tieni indosso la tuta spaziale: mi raccomando”, Maisa si alzò dalla poltrona posando le mani sulle  spalle della figlia, “Comunque Jhassan ti vuole bene, ogni tanto va solo rimesso in riga...” aggiunse sottovoce.
“Ma io voglio rimanere qui... fammi far qualcosa... in fondo anch'io...”.
“Non devi sentirti in obbligo con nessuno capito?”.
“Ma...”, Leya stava per ribattere qualcosa, ma l'improvviso e veloce abbraccio di Maisa le fece cambiare, pur con pochissima convinzione, risposta, “O-K”.
“Dai Leya! Torna in camera a studiare, che dopo ti faccio una bella interrogazione sul tedesco coloniale!” esclamò Regelinde dalla sua postazione.
“Regelinde!” protestò Maisa.
“O-K, vado...” disse Leya a occhi bassi non molto convinta.
Appena Leya uscì dal ponte di comando Maisa si voltà a guardare Jhassan che nel frattempo si era seduto su una dei sedili a parete reclinabili: “In quanto a te Jhassan sei in punizione: quindi in piedi!”.
“Ma...”, in quel momento, non dando Jhassan l'impressione di mettersi in piedi, feci rientrare il sedile nella parete.
“Ottimo lavoro Merlin, efficiente come al solito”: Maisa mi aveva istruito a dovere su come agire con Jhassan.
“Ma mamma!”.
“Niente ma! Ora per un'ora starai in piedi, poi dopo ne riparleremo”.
“Ma è un'ingiustizia!”.
“Anche tirare i capelli a tua sorella non è giusto...”
“Non mi vuoi bene...”.
“Te ne voglio anche troppo... se no a quest'ora ti avrei tirato già un paio di sculacciate” replicò Maisa con tono tranquillo.
“Sei cattiva...”.
“Un giorno mi ringrazierai per queste punizioni...”.
“Cattiva! Scema! Stup...”, ma Jhassan venne interrotto da Ayman che interruppe il suo silenzio che oramai durava da prima del decollo..
“Smettila immediatamente e porta rispetto per tua madre!”, gli intimò il nonno.
Le parole di Ayman convinsero Jhassan a smetterla.
Il viaggio, dopo esseri passati a poche centinaia di migliaia di chilometri da Vicious 2 tre ore prima, si apprestava a superare il suo secondo scoglio: infatti per quanto lontani dovevamo passare a meno di due milioni di chilometri dalla seconda fascia di asteroidi, a quel punto con sole altre sei ore di viaggio saremmo arrivati e nell'ultimo tratto (Circa un'ora e mezza) avremmo avuto un rendez vous con alcune navi militari ahkannausiane potendo quindi l'equipaggio smontare dalle posizioni di combattimento.
“Il radar gravitazionale rivela qualcosa di anomalo?” chiese Maisa, la sua attività celebrale tradiva un forte nervosismo.
“Sembrerebbe tutto a posto, ma ci sono troppi segnali in quest'area per fare un'analisi precisa... ma d'altronde se Merlin è in silenzio significa che è tutto a posto” rispose Zakyyah, palese il suo tentativo di tranquillizzare il resto dell'equipaggio presente sul ponte che si stava lentamente innervosendo.
Molti, erroneamente, pensano che noi AI siamo infallibili: non è così, soprattutto quando si tratta di interfacciarci in modo intelligente con gli esseri umani.
“Vero: posso confermare che non rilevo nulla d'anomalo”.
“Non rilevo anomalie di nessun genere” disse, subito dopo di me, G-N (o Gino come lo chiamava Hernest), l'AI della nave, una AI non molto intelligente, facendo un paragone la capacità di ragionamento, astrazione, calcolo ed elaborazione di G-N sta a me, quanto un neonato sta ad un adulto in perfetta forma psico-fisica.
Non per altro rimpiazzavo G-N in gran parte delle sue funzioni assegnando alla condotta della nave un quinto delle mie capacità di elaborazione (quinto che raramente usavo sopra il 20%), ed è anche per questo che solo ora ne accenno: fondamentalmente G-N è inutile fintanto che lo Strela (e di conseguenza la sottoscritta AI) è a bordo.
A parte ciò come avrete notato rispondemmo all'incirca con le stesse parole, ma ciò fu determinato da due procedimenti logici e di elaborazione diversi.
G-N semplicemente non scorgeva nulla di anomalo nei dati, io pure, ma al contrario di G-N sono perfettamente a conoscenza che i dati possono essere inesatti.
L'avrei dovuto specificare quindi che “nulla d'anomalo” non era assoluto, ma era relativo ai dati che i sensori rilevavano, ma non lo feci perché avrei generato solo un ulteriore nervosismo (quindi al contrario di G-N io analizzai per rispondere altre variabili che, a onor del vero, solo le AI montante su elaboratori positronici come me tengono in considerazione.
Quella mia affermazione (e quella di G-N) infatti ebbe sì funzione di rassicurazione, ma anche troppo: notai subito come l'attività celebrale dei presenti in pochi minuti fosse scesa a livelli minimi dopo quella mia affermazione, solo Ayman e Leya sembravano mantenere una attività celebrale superiore alla norma.
Ciò in seguito si sarebbe potuto risolvere in un disastro.
Nel frattempo Hernest, a bordo del battle armor, leggeva il manuale d'uso digitale (l'unico documento scritto di qualsiasi tipo superiore alle venti pagine che Hernest mai sia riuscito a leggere) per far passare il tempo.
“Merlin, di un po': un kit da ricognizione indipendente teleguidato quanto viene a costare in media? Che è da un po' che ci penso: c'è quel vano vuoto sulle spalle che secondo me sarebbe perfetto... per te  è fattibile?”.
“Un kit da ricognizione come dici te di buona qualità secondo i miei ultimi dati può può variare da 260 dollari internazionali -usato di seconda o terza mano- fino a 1400 dollari internazionali e più se nuovo e di alta gamma. Però il vano che dici non è molto grande: per le informazioni di cui dispongo -rimanendo su prodotti di buona qualità- ci sarebbe il modello “Raptor Eye IIIb” della Galaxi United che come dimensioni va bene e la casa produttrice lo vende sui 820 dollari internazionali, ma effettuando alcune ricerche ho già notato che lo si può trovare anche a meno, minimo da nuovo 738 dollari internazionali”.
“Uhm... non male. Ne dovrò parlare con Regelinde e con Maisa... soprattutto con Maisa...”.
“Secondo mie proiezioni il montaggio di tale sistema però non migliorerebbe in modo consistente le prestazioni dell'unità in tale campo, se non in particolarissime condizioni”.
“Quindi il gioco non vale la candela?”.
“Esattamente, però, sempre secondo le mie proiezioni, tale sistema potrebbe rivelarsi molto utile sul Goblin che ha seri difetti sulla qualità e quantità dei sensori”.
“In effetti è un battle armor troppo votato alla potenza di fuoco secondo me” disse Hernest fissando distrattamente alcune foto (alcuni suoi abbattimenti e immagini della sua famiglia) con cui aveva tappezzato il cockpit dello Strela.
I dati che mi giungevano dai sensori della nave improvvisamente rivelarono una forte attività di piega, immediatamente attivai gli allarmi (a puro scopo di cronaca sappiate che G-N un millesimo dopo stava ancora elaborando i dati) di bordo.
Ora vi domanderete perché prima ho scritto che la mia risposta (e relative conseguenze) avrebbero potuto generare un disastro: Derek si stava riposando su uno dei sedili della sua postazione reclinando lo schienale.
Maisa dopo 16 centesimi di secondo (un ottimo tempo per le capacità umane di reazione) dall'allarme si alzò gettandosi verso il volantino di comando di comando posto a due metri di fronte a lei, dopo 41 centesimi di secondo aveva le mani saldamente sul volantino e stava già effettuando una manovra evasiva (ben più spinta di quella che stava operando G-N in automatico, io una delle poche cose su cui non potevo avere controllo era proprio la condotta della nave), in quegli istanti Derek stava ancora cercando di capire  cosa succedesse e di alzarsi.
I sensori segnalarono alcuni fasci beam passati a 2 chilometri e mezzo a poppa della Al'Nadira: una inezia viste le velocità in gioco, comunque per sicurezza avevo attivato al momento stesso dell'allarme gli scudi protettivi.
“Qui Al'Nadira! Siamo sotto attacco!” gridò Regelinde sulla frequenza d'emergenza concordata con l'esercito imperiale.
Maisa continuò a manovrare freneticamente per altri cinque secondi quando passò velocemente i comandi a Derek, quindi con un balzo si lanciò verso la console di controllo della poltrona del comandante aprendo il canale di comunicazione interno: “Fuori i mezzi da combattimento!” urlò decisa, “Asver rispondi al fuoco! Ma non sprecare energia!”.
In quei sette secondi che separarono il risuonare dell'allarme all'ordine di lancio i tre piloti ne approfittarono per preparasi interrompendo ogni altra attività, immediatamente l'Anouk ed il Goblin vennero portati dagli elevatori presso il ponte superiore dove le catapulte elettromagnetiche erano già pronti a lanciarli, invece io (a volte per comodità del lettore considererò lo Strela e la mia unità positronica come un elemento unico, cosa sotto diversi aspetti vera) sarei stato lanciato dal ponte di poppa dell'hangar superiore.
In effetti Hernest aveva sempre molto creduto nella potenza dello Strela e riteneva per esso l'uso delle catapulte un mero divertimento.
“Ok, qui Hernest, partenza!”, la mano destra di Hernest spinse a fondo corsa la leva che comandava i propulsori.
120%: decollo d'emergenza.
Mezzo secondo che ci muovemmo un'altra bordata di raggi beam passò a mezzo chilometro sotto alla nave, questa non riportò danni diretti, ma alcune particelle cariche vaganti vennero  a contatto con il rivestimento esterno provocando delle microfusioni in alcuni punti.
Purtroppo lo scudo energetico non poteva essere esteso a tutta la nave e di volta in volta dovevo spostare la sua posizione in base alla direzione supposta dei raggi beam diretti versi di noi.
“Qui Vincenz! Lancio!”.
“Qui Orville! Decollo!”.
Piccole tradizioni in contrasto: i piloti dei battle armor erano soliti parlare di lancio o partenza, i piloti di velivoli alati erano soliti parlare di decollo.
Hernest eseguì una immelmann perfetta per portarsi in formazione con Vincenz ed Orville, la potenza in esubero dello Strela ed il fatto che i due l'attendessero in formazione permise il ricongiungimento in meno di quattro secondi.
-Arrendetevi! Non potete fuggire!-
L'ordine della flottiglia di Hastrad giunse lungo una delle frequenze libere.
“Cosa rispondo?” domandò Regelinde.
“Niente! Hisaki, fuoco contro il pattugliatore che si è staccato dalla formazione!”, questa era la risposta di Maisa.
Quell'improvviso fuoco (e inaspettato per il nemico a quel punto) fece arretrare velocemente il pattugliatore che si riportò velocemente in formazione.
“Stanno lanciando i gruppi di battle armor, ed hanno assunto una formazione in linea!” esclamò Zakyyah, “In totale la loro formazione è formata da un incrociatore, due pattugliatori e cinque battle armor!”.
Per inciso oramai ero troppo lontano dalla nave per supportarla in modo efficiente: inoltre le interferenze radio aumentarono sensibilmente.
“Hernest mi senti? Nessun mezzo deve avvicinarsi entro un raggio di tremila chilometri dalla nave! Inoltre voglio che mettiate fuori combattimento quell'incrociatore: ha troppa artiglieria per i nostri scudi”.
“E poi magari devo anche cucinare!” replicò Hernest con un certo disappunto.
“Eh?!?”.
“Formazione a V! Oliver solita tattica!”.
Io ed il Goblin ci posizionammo di fronte all'Anouk fornendoli copertura, sul radar era segnalata una formazione di due battle armor che ci attaccava frontalmente, mentre altri tre pareva che si stessero dirigendo verso la nave passando sotto alla nostra posizione con una traiettoria a semicerchio.
Il Goblin immediatamente si staccò dalla formazione per andare ad ingaggiare i tre mezzi.
“Hernest li tengo impegnati per un po'!”
“Roger! Buona fortuna!”.
Il Goblin presto divenne un minuscolo puntino sui miei sensori ottici, d'altronde tale tipo di sensori era oramai inutile in ambiente spaziale dove si preferivano le immagini del radar gravitazionale unite eventualmente a quello di piega: con i segnali ottici si vedevano, alle velocità di combattimento nell'ordine dei decimi di unità luce, solo indistinte scie luminose.
L'Anouk e lo Strela si distanziarono di un centinaio di chilometri per evitare fasci beam sempre più frequenti sparati verso la loro direzione.
Nel frattempo il Goblin aveva ingaggiato battaglia: con un preciso colpo del fucile beam colpì in pieno un battle armor a distanza ravvicinata (circa quaranta chilometri) nelle gambe dove il suo scudo energetico non lo proteggeva, quindi incominciò un velocissimo combattimento fatto di rapidissime e brusche manovre evasive con il quale spesso riusciva a portarsi in posizione buona e a sparare contro i tre battle armor (questa volta con meno fortuna centrando solo lo scudo energetico, anche se ciò voleva dire comunque indebolire questo fortemente per diverso tempo).
In quel momento inoltre Hernest si trovò a portata di tiro i due battle armor che si stavano avvicinando frontalmente: sparò una veloce salva di raggi beam col fucile, costringendo i due battle armor a dividersi, a quel punto Orville ne approfittò dando piena potenza e passando tra i due mezzi e puntando direttamente sull'incrociatore.
“Hisaki spara una raffica di tre colpi contro il pattugliatore a sinistra dell'ammiraglia”.
Tre colpi partirono dal cannone beam di prua dell'Al'Nadira in direzione del pattugliatore in questione, ciò costrinse il pattugliatore ad interrompere per qualche secondo il fuoco che aveva aperto contro l'Anouk per attivare gli scudi energetici frontali.
L'Anouk, sfruttando quel momento dove le capacità di fuoco di sbarramento nemico crollarono del 20% ne approfittò per far fuoco con tutte le sue armi beam (due cannoni, tre vulcan ed un mitragliatore) contro l'ammiraglia.
Il fuoco concentrato, da distanza ravvicinata, bastò perché alcuni raggi riuscissero a perforare lo scudo colpendo alcune sovrastrutture.
Nello stesso momento Hernest, decelerando e accelerando continuatamente, riuscì a portarsi alle spalle, a solo cinque chilometri, di uno dei due BA (un DeC.82, BA della classe P.A.R.H.P.(1 prodotto dalle industrie di stato di Iskatar) nemici abbattendolo con una precisa bordata del fucile beam e alcuni colpi dei vulcan, l'altro quindi si sganciò dal combattimento per ritornare verso la flotta.
“Dove scappi!” urlò Hernest.
“Dovremmo tornare indietro! Quello non ha più importanza!” feci notare io.
“è lì ad un passo! Uno in meno che ci rompe le scatole!”, Hernest sparò un paio di bordate col fucile beam dello Strela, ma il BA (sempre un DeC.82, come pare fossero tutti gli altri BA adoperati in quella battaglia da Hastrad) riuscì con una prima manovra ad evitare di essere colpito.
“Stiamo perdendo solo tempo!”, erano già passati cinquanta secondi dall'inizio di quell'inutile 1 vs 1 e l'Anouk si era già ritirato, o meglio, era andato ad aiutare Vincenz.
“Dammi ancora dieci secondi!” ribatté Hernest, ed in effetti dopo dieci secondi del Dec.82 non rimanevano che rottami.
Contemporaneamente a tale scontro però due dei battle armor con cui aveva ingaggiato battaglia Vincenz riuscirono a passare.
“Si stanno avvicinando!” gridò Zakyyah, “Torrette automatiche pronte a far fuoco”.
“La flottiglia di supporto sarà qui tra centottanta secondi!”, le parole di Regelinde non erano molto di conforto: tre minuti erano più che sufficienti a distruggere una nave come l'Al-Nadira.
“Pensaci tu papà!” urlò Maisa correndo fuori dal ponte di comando per dirigersi verso gli hangar posteriori.
Doveva prendere una delle P.A. per rinforzare la difesa ravvicinata della nave, ma, un minuto dopo (usò il velocissimo ascensore orizzontale), quando arrivò nell'hangar inferiore notò immediatamente che mancava una PA.
“G-N! Dov'è la personal armor numero quattro?”.
“L'ha presa Leya Jalin”.
A tali parole Maisa rimase basita, incapace letteralmente di muoversi.
“E dov'è ora...” domandò dopo qualche secondo in preda allo sconcerto più assoluto.
“Leya si trova presso l'uscita a babordo della sezione centrale”.
Maisa ebbe un mancamento, ma non fece neanche in tempo a crollare sul pavimento che si era già ripresa e barcollante si diresse verso la PA rimasta.
Troppo tempo prezioso era stato perso ed i due battle armor (tra cui anche quello danneggiato) sfuggiti al combattimento con Vincenz erano già addosso alla nave.
Ciò comunque forniva un vantaggio: l'incrociatore ed i pattugliatori (che comunque sembravano più intenti a fornire protezione all'incrociatore che a attaccare l'Al'Nadira) non avrebbero potuto sparare con altri loro mezzi sulla linea di tiro.
Le due torrette beam da autodifesa, il cannone comandato da Hisaki e le tre P.A. (che dopo quaranta secondi sarebbero diventate quattro) aprirono immediatamente fuoco.
Preciso quelle due torrette beam che costringevano continuatamente a cambiare posizione ai due BA, discreto quelle delle due P.A. pilotate da Herbert ed Asver, fuori dai normali schemi generalmente adottati (perché non era ne un tiro preciso, ne un tiro inutile) quello di Leya che, appena i dati passati dai sensori della nave, rilevavano il movimento dei BA nemici verso la zona di spazio di fronte a lei, apriva un forte fuoco di sbarramento senza ricercare il colpo preciso (tra l'altro non era dotata del vulcan beam e perciò poteva solo contare sul lanciagranate interno e sulle mitragliatrici beam alimentate tramite condensatori) , ma evitando ai due BA di sfruttare troppo i coni d'ombra delle altre postazioni difensive.
Dopo quaranta secondi si unì al combattimento anche Maisa che, urlando contro la figlia via radio di togliersi da lì, cominciò a difendere il settore di tribordo.
Dopo ulteriori venti secondi oramai Hernest era ritornato in prossimità della nave ed uno dei due BA, quello già danneggiato, infine venne distrutto da un feroce, quanto veloce, fuoco di sbarramento operato sulla distanza da Hernest su mio consiglio, contemporaneamente il battle armor (probabilmente guidato da un ufficiale) che aveva ingaggiato battaglia con Vincenz (e successivamente con Oliver) si ritirò.
E così la flottiglia dopo aver sparato un'ultima bordata con tutte i cannoni a sua disposizione, bordata che comunque non andò a segno a causa anceh delle interferenze determinate dall'esplosione di ben tre reattori MiNa, ognuno per uno dei DeC.82 abbattuto, oltre che per le manovre evasive ordinate espressamente da Ayman.
Dopo meno di un minuto il radar di piega ci segnalava l'arrivo della flotta Ahkannusiana e contemporaneamente la flotta di Hastrad creava un piccolo warp-hole per allontanarsi il più possibile.
La compagnia Jalin aveva respinto il nemico ancora prima dell'arrivo dei rinforzi, certo, se non fosse stata una operazione di guerriglia commerciale, le cose sarebbero andate diversamente: d'altronde le forze di Hastrad non potevano permettersi neanche di perdere troppe delle loro forze per una nave... per quanto fosse importante.
Al de-briefring, un'ora dopo, sul ponte di comando tutti erano molto tesi: Maisa da quando era finito il combattimento si era richiusa in camera non volendo vedere nessuno e Leya d'altronde era in un angolo del ponte di comando che con occhi vuoti fissava una nave di scorta ahkannausiana in scorta ravvicinata: appena Maisa fosse giunta sul ponte non ci sarebbe stata di certo una situazione piacevole nonostante la vittoria ottenuta ed il carico salvato (non posso rivelare quanto avrebbe pagato ahkannauser Hernest per avere portato quel carico sano e salvo a destinazione, ma posso assicurare che era una cifra altissima).
Oltre a Maisa un altro che mancava era Hernest che era uscito fuori con me per analizzare meglio i danni del rivestimento esterno in alcuni punti.
Tutti i presenti sul ponte comunque guardavano Leya: l'aveva combinata grossa per dirla in parole povere.
E soprattutto, per dirla come disse Regelinde a Vicenz: “è... è Leya... io non ci credo ancora che abbia davvero fatto ciò che ha fatto”, questo era il pensiero diffuso nell'equipaggio evidentemente.
Leya inoltre aveva ancora un altissimo tasso di adrenalina in corpo a seguito del combattimento (il suo primo combattimento, fino a quel momento non aveva mai tirato neanche una sberla) e notai come ad ogni minimo rumore (o a silenzi prolungati) il suo battito cardiaco aumentasse vertiginosamente ed i muscoli si irrigidissero pronti a scattare, d'altronde i tassi di sostanze nutritive e di idratazione erano scesi paurosamente durante il combattimento e mi sorprese (termine piuttosto improprio, più che altro notai come era fuori dagli 'standard') che rimanesse ancora in piedi senza crollare a terra svenuta.
Era tesa come una corda di violino.
Hernest, tornato dal controllo esterno, non si diresse direttamente sul ponte, ma prima passò in camera da Maisa, quest'ultima stava veramente male.
“Vi.. a... via...” mormorò Maisa piangendo seduta sul letto vedendo entrare il marito.
“No, devi venire sul ponte di comando per il de-briefring” disse sedendole a fianco.
“N... no...”.
“Sì, invece...”.
“Perché?”, il volto ed il tono di voce della donna erano assolutamente sconvolti.
“Chiedilo a lei non a me...”.
“Leya non... no... lei non... io non...”.
“Così non risolverai nulla: parla con lei”.
“N-No, io ho... non...”.
“Ed invece sì!” esclamò Hernest afferrando Maisa per un braccio tirandola su e trascinandola fuori dalla camera.
Maisa, sorretta ogni tanto da Hernest, arrivò infine sul ponte di comando.
Maisa e Leya si guardarono negli occhi per trenta secondi, Asver fece un passo indietro temendo qualcosa di brutto, Regelinde aprì la bocca, ma da essa non uscirono rumori, Herbert guardò preoccupato Maisa.
Maisa quindi avanzò verso la figlia e giunta ad un passo da lei, alzò la mano tirando quindi una forte sberla a Leya.
Questa non si mosse nonostante avesse intuito (come si poteva dedurre dal movimento degli  occhi) il gesto che stava per compiere la madre.
“Perché?” domandò Maisa con voce rotta.
“Perché non volevo che moriste” esclamò Leya cominciando a piangere.
“Sei una stupida! Stupida, cretina e idiota!” gridò Maisa che pur sforzandosi di non piangere entrando sul ponte, cominciò a lacrimare vistosamente, “Stupida perché non ti fidi dei tuoi, cretina perché avresti potuto mettere a rischio il resto dell'equipaggio, idiota perché hai pensato che così mettevi a rischio la tua vita!”, la voce di Maisa era carica di rabbia.
“Io... io...”.
“Taci!” le ordinò Maisa abbracciandola e accarezzandole i capelli, “Taci... va bene così, sei qui... sei qui...”, la donna si rimise a piangere visibilmente.
Ayman fece un piccolo gesto con la testa a Hernest facendo capire a questi di far uscire tutti, compito che in meno di dieci secondi venne fatto.
“N-non farlo mai più... capito?”.
“Scusa...” mormorò Leya tra le lacrime, “Io volevo solo...”.
“Renderti utile... sei proprio una stupida quando voi” disse Maisa sforzandosi di sorridere nonostante continuasse a lacrimare.
Eppure io tutte queste critiche a Leya, pur analizzando tutti i particolari, pur cercando di interpretare l'animo umano (cosa assai difficile, invero), faccio fatica a capirle, in breve: capisco che Leya aveva trasgredito gli ordini e aveva preso i comandi di una PA senza autorizzazione, però è anche vero che il suo apporto alla battaglia fu utile, tanto più che ciò avvenne durante un momento critico per la sopravvivenza della nave.
Quindi comprendo molte critiche, però non comprendo come mai Maisa questo non lo abbia riconosciuto (anche nell'ora e un quarto successiva in cui le due rimasero sole, scambiando qualche frase di tanto in tanto) e anzi quei pochi accenni che fece erano in chiave assolutamente negativa: in fondo una certa abilità Leya l'aveva comunque dimostrata.
Nel caso che ve lo stiate domandando comunque Leya non è entrata per la prima volta su una PA e con un po' di fortuna ha capito come funzionava: il sottoscritto, dopo richiesta dell'interessata (che aveva specificato di non far menzione di ciò con nessuno), aveva tenuto un esaustivo corso teorico di pilotaggio di PA e di BA.
In ogni caso la nave, con solo mezz'ora sulla tabella di marcia, arrivò finalmente in vista del famoso corridoio 34...
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« Risposta #79 il: 19 Settembre 2008, 19:53:43 »

Capitolo 4: The Jhassan Guerrila

New Century 1832, Febbraio 15, ore 18.00 GTS (Galactic Time Standard)

La Al'Nadira prima di entrare nel warp-hole venne sottoposta ad alcuni controlli presso la stazione spaziali numero 2 posta presso l'entrata del corridoio 34, le strutture disposte presso il warp-hole erano imponenti: 4 unità di stabilizzazione + 2 d'emergenza, 3 spazioporti civili (ma usati solo per il controllo della navi in uscita ed entrata), una base militare spaziale, 62 satelliti di difesa e 3 colonie (in cui vivevano gli addetti alle unità di stabilizzazione, agli spazioporti e parte del personale militare).
La Al'Nadira aveva completato i controlli da dieci minuti e stava solo aspettando la clearance per entrare nel warp-hole che prontamente arrivò: il carico di Zeler era prezioso per l'Impero, tanto da farle 'saltare la fila'.
-Raccomandati di merda!-
-Vaffanculo! È da ore che aspetto!-

Questi furono solo alcuni degli epiteti lanciati da alcune navi attraverso radio dimenticate accese osservando la nave, ultima arrivata presso lo spazioporto, incominciare per prima le manovre per entrarci.
-Qui torre di controllo ad Al'Nadira! Potete entrare! Buon viaggio-
La Al'Nadira cominciò quindi il suo viaggio verso la 'vecchia galassia' dove sorgeva la capitale Tringen, presso il pianeta Sverge, stella Eta Persei.
Bisogna dire che tutte le principali grandi nazioni hanno possedimenti in un raggio entro 5.000 anni luce dalla Terra, ciò non è casuale essendo la fase iniziale della colonizzazione galattica umana (fino al 750-800 N.C. quando cominciarono ad essere impostati warp-hole, che in più tronconi, erano in grado di coprire distanze anche nell'ordine dei migliaia di anni luce e quando poterono cominciare ad essere stabilizzati i warm-hole grazie alle tecnologie a disposizione) sviluppatasi in modo radiale rispetto all'epicentro della civiltà umana.
Ovviamente ciò ha anche una grande valenza politica, infatti più si è vicini al Sistema Solare più una nazione può influenzare (di fatto) il C.G.N. oltre che rivendicare di essere di diritto discendente della Federazione Terrestre, avendo quindi una carta in più da giocare sul piano politico (sono ancora molti oggi coloro che sostengono che l'umanità debba essere unita).
Ciò porta a curiose situazioni con nazioni vaste e ben espanse nella galassia e spesso in conflitto (non aperto) tra loro, ma con le capitali molto vicine le une dalle altre, cosa che di fatto impedisce lo scoppio di vere e proprie guerre galattiche essendo il concetto MAD (Mutual Assured Destruction) assicurato almeno per quel che riguarda i preziosi pianeti capitali.
Il corridoio 34 è diviso in 8 tronconi e per percorrerlo interamente ci vuole una settimana. “Che noia!” sbraitò Hernest, “Merlin quanto manca?” mi domandò per la ottava volta in meno di mezz'ora, era da tre ore che eravamo entrati nel warp-hole e da due ore era solo sul ponte di comando sdraiato sulla poltrona del comandante prontamente reclinata.
“Mancano sette giorni, quattro ore, cinquantasette minuti e trenta secondi”.
“Non ce la faccio! Mi sto annoiando a morte! I warp-hole sono così noiosi!”.
“La tua presenza sul ponte non è necessaria, puoi pure andare a riposare”.
“E a far cosa? Maisa è nervosa e quando non piange mi guarda male, per due giorni mi terrà il muso per quella faccenda, quindi non posso neanche tornare nel mio appartamento a riposarmi o almeno dovrò aspettare che si addormenti” e poi imitando il tono di voce di sua moglie “Perché non hai messo la password alle PA? Te l'avevo detto di mettere la password alle PA! Sei uno stupido! Pensa a Leya! Sei un pessimo padre! Dovresti pensare di più a lei! Non l'hai educata bene!”, poi riprese a parlare normalmente, “Sicuramente appena avrà l'occasione mi urlerà dietro e quindi cosa mi resta da fare visto che manco con mia moglie posso parlare? Asver è Asver... potrei passare un po' di tempo con Jhassan, ma non sono dell'umore giusto -gli mollerei subito un ceffone al primo dispetto che combina- e poi vista l'ora starà per andare a dormire, Leya è meglio che si riposi, con Vincenz e Oliver non posso neanche fare un bel combattimento simulato perché siamo all'interno di un warp-hole -ed inoltre saranno stanchi a seguito del combattimento- e le PA -quindi Herbert- è meglio che rimangano un po' nascoste se no Maisa mi obbliga a venderle seduta stante, mentre Ayman si metterebbe a parlarmi di religione o qualcosa di simile passando ore a dimostrarmi che sono uno stupido... potrei giocare a poker con Poker, ma non sono capace a giocare a poker... quindi che mi rimane? ”.
“C'è Hisaki, nell'hangar posteriore inferiore che è in difficoltà nella manutenzione dell'Anouk, potresti andargli a dare una mano”.
“Alla fine si va a sempre a dare una mano agli odiati fratelli... in fondo è pur sempre il mio fratellastro Kusure” esclamò Hernest alzandosi con grande sforzo e fatica dalla poltrona, “Lascia pure il comando della nave a Gino e riposati, intanto siamo in un warp-hole”.
“Sono un elaboratore positronico: non ho bisogno del riposo ed inoltre non sto che usando una percentuale infinitesima delle mie capacità” replicai io evitando di dire la percentuale precisa, ben sapendo che non avrei fatto altro che annoiare Hernest.
“Merlin?”.
“Sì?”
“È un ordine! Riposati!”.
“Come vuoi, passo il comando della nave a G-N”.
“Ho il comando primario della nave” confermò G-N.
Hernest con passò lento si diresse verso l'hangar inferiore assorto nei suoi pensieri e non facendo caso, mentre passava nel vano di carico, a Regelinde e Zakyyah indaffarate a guardarsi intorno (anche perché queste vedendo Hernest si defilarono prontamente).
Sicuramente vi starete chiedendo cosa ci faceva la baronessa insieme alla navigatrice (che si sa non andavano molto d'accordo) nel vano di carico assieme, su questo tornerò dopo perché è necessario tornare indietro di almeno mezz'ora oltre al fatto che seguire Hernest e le vicende di Regelinde in contemporanea avrebbe potuto generare confusione.
Jalin giunto nell'hangar inferiore si guardò intorno, in quel momento erano presenti solo due PA, lo Strela e l'Anouk.
Quest'ultimo presentava diversi portelli di ispezioni aperti ed uno dei due reattori di cui era dotato era stato sbarcato, alcuni rumori di attrezzi provenivano dall'interno del mezzo.
“Hisaki? Serve una mano?” domandò Hernest avvicinandosi.
“No grazie. Me la cavo benissimo da solo” replicò, le sue gambe spuntarono dallo sportello d'accesso al vano reattori nella pancia del velivolo, seguite qualche secondo dopo dal busto, “Comunque rimango dell'idea che l'Anouk è un pessimo mezzo sotto l'aspetto logistico”.
“Sai com'è... ha il vantaggio di costare poco e di poter svolgere un sacco di missioni...” spiegò Hernest non molto interessato, “Ma cos'è che ha che non va stavolta?”.
“Soliti guasti ai collegamenti elettrici, fusibili andati... niente di che, ma ho dovuto sbarcare il reattore di destra”.
“Fa vedere” esclamò Hernest infilando la testa nel vano reattore.
“Là e là” esclamò puntando l'indice, “Sono da cambiare e gli altri sono controllare”.
“Dai ti do una mano, tanto non ho niente da fare”.
“è arrabbiata?”.
“Molto immagino: preferisco lasciarla sbollire un po'”.
“Febbraio è un mese di merda” mormorò Hisaki, raramente usava parole fuori dalle righe ed in altri situazione probabilmente Hernest si sarebbe messo a ridere.
“Concordo pienamente”.
Febbraio era il mese in cui Hest Frontier IV, pianeta della Federazione delle Frontiere Orientali, il cui governo era aderente alla fazione Edinaja Frontier (composto in prevalenza dalle etnia russe e kasnehmin, notare il nome che presenta sia la lingua russa che quella inglese), subì un attacco diretto al suo sistema solare da parte della fazione Hind Sena (costituito principalmente da colonizzatori provenienti dal sub-continente indiano della Terra, tali etnie originarie del sub continente costituivano da sole il 38% della popolazione della Federazione delle Frontiere Orientali) durante la seconda fase (1798-1805) della guerra civile.
La prima fase (1780-1798) era caratterizzata solo dalle pretesa di indipendenza dell'Hind Sena e da limitate (seppur violente) operazioni di terrorismo dell'Hind Sena e repressioni della F.F.O., sul finire degli anni '80 però il terrorismo dell'Hind Sena portò ad un'asprirsi delle violenze etniche portando alla nascita dell'Edinaja Frontier da parte dell'etnia russa e dei kasnehmin per difendere i loro interessi, contemporaneamente l'Hind Sena cominciò ad organizzare un vero e proprio esercito dando il via a vere e proprie operazioni militari, spingendo però anche l'Edinaja Frontier ad armarsi e nella seconda metà degli anni '90 oramai era guerra aperta tra il governo centrale e l'Hind Sena, mentre l'Edinaja Frontier rimase neutrale nello scontro cercando di guadagnare più terreno possibile.
L'EF era nato quindi come risposta alla paura di essere schiacciati dall'Hind Sena e dalle etnie che lo rappresentavano e l'unica cosa che reclamava era una maggior libertà in campo legislativo a livello regionale ed il riconoscimento, sempre a livello regionale, dei dialetti come 'seconde lingue', ma mai l'ipotesi separatista aveva fatto molta strada all'interno del partito (ipotesi proposta solo dalle frangie più estreme), ciò però non impedì al governo della F.F.O., assai in difficoltà sia dal punto di vista dei consensi che da quello militare, di dichiarare fuori legge l'EF nel 1795 (anche per il sospetto, a seguito di alcuni report dei servizi di informazione, invero piuttosto inattendibili, che l'EJ e HS stessero cercando un accordo per 'spartirsi' la F.F.O.).
Questo inizialmente portò ad un avvicinamento dell'Edinaja Frontier all'Hind Sena, ma a seguito di alcune violenze dell'etnia tamil (nell'orbita dell'HS) ai danni della popolazione di origine slava del pianeta di San Vultino le frizioni tra EJ e HS crebbero incessantemente fino a scoppiare in un conflitto aperto nel 1798.
Le violenze secondo molti storici e diverse testimonianze postume paiono essere state fomentate dal governo centrale nel tentativo di dividere i due partiti (oramai dotati di potenti eserciti e che controllavano intere porzioni di territorio), potendo quindi affrontarli separatamente.
Seguendo questa tattica del dividi e impera in sette anni la pur debole F.F.O. poté assicurarsi la distruzione del grosso dell'HS e dell'EJ riducendole a meri gruppi terroristici, che seppur forti (ancora nel 1832 N.C. i territori periferici della nazione vengono considerati pericolosi per il commercio ed il turismo) non lo erano più abbastanza da minacciare l'unità della Federazione delle Frontiere Orientali.
In questa guerra il supporto delle nazioni estere ai vari protagonisti fu piuttosto altalenante e discontinuo, tant'è che a più riprese U.S.E.C., Iskatar e Ahkannauser (ed in tono minore San Ypter e Hiller) supportarono i vari componenti a seconda della situazione sul campo e degli interessi del momento, senza una vera visione a lungo termine.
Ciò è dovuto anche alla presenza di un warm-hole stabile che collega la F.F.O. ad Hastrad (fino al 1456 N.C. le colonie orientali ed Hastrad costituivano un'unica nazione, ma in quell'anno, il nucleo di quella che sarebbe stata la F.F.O., si dichiarò indipendente), nazione estremamente vicina al Sistema Solare, è palese quindi che un eventuale alleanza troppo forte con una delle tre fazioni (ed in seguito con il governo centrale) avrebbe spostato troppo a favore di una delle potenze l'ago della bilancia, con alte probabilità di dare il via ad un conflitto su scala galattica.
Non per altro in quei giorni tutti i maggiori analisti e sistemi di informazione davano per imminente la sigla di una trattato di pace tra l'Impero di Ahkannauser e la Repubblica di Hastrad: la prima aveva migliorato le proprie posizioni tattiche rispetto al succitato warm-hole e allontanato dalla capitale i confini rendendola automaticamente più sicura, mentre la seconda era entrata nell'orbita di Iskatar.
Le due superpotenze potevano quindi dirsi soddisfatte: entrambe ci avevano guadagnato e gli equilibri erano rimasti invariati a quel stadio della guerra.
“Secondo me è da cambiare”, Hernest indicò, dopo alcuni minuti che trafficava con i grossi cavi del vano, un grosso cavo a fibbra ottica usato per le trasmissione delle informazioni e dei comandi dal reattore al cockpit e viceversa.
“Uhm... sembra messo male”, il rivestimento plastico presentava alcune bruciature in diversi punti.
“Ne abbiamo in magazzino?”.
“Non saprei... ultimamente siamo un po' a corto di pezzi di ricambio” spiegò Hisaki controllando con il palmare le giacenze in magazzino, “Infatti non ne abbiamo”.
“Ci toccherà comprarne dell'altro... vai con le spese extra! Per la felicità di Regelinde e Maisa!”, Hernest si mise a sogghignare, in effetti il capitolo economico era sempre un punto caldo e ogni decisione era il risultato, normalmente, di una mediazione tra i tre.
“Direi di sì, comunque sono rimasti cavi in fibbra ottica di dimensioni maggiori, potrei montare quelli: non dovrebbe costituire un problema” rassicurò Hisaki non facendo caso alla battuta di Hernest
Questi fecce un leggero cenno affermativo con la testa.
Dopo qualche secondo Hisaki chiamo il fratello: “Hern”, Hern era il soprannome con cui Hisaki chiamava il fratello.
“Sì?”.
“Lascia stare... ci penso io a chiedere per quei pezzi: ce ne sono anche altri di cui siamo a corto”.
“Grazie Hisaki! Una grana in meno! Piuttosto per quel connettore cosa facciamo?”.
“Uhm... è recuperabile, però sicuramente andrà sbarcato”.
Torniamo indietro ora alle 20.51 G.T.S. presso l'alloggio, di Jhassan in cui in quel momento erano presenti Regelinde e Jhassan stesso.
“A dormire!” sbraitò Regelinde all'indirizzo di Jhassan che stava correndo per il suo alloggio poco preoccupando delle normale regole comportamentali (tipo saltare sui letti e sulle poltrone).
“Un battle armor di Hastrad!” gridò il bambino all'indirizzo di Regelinde.
“Fermati ho detto!”.
“Non mi arrenderò mai!”, il bambino con le dita mimò una pistola facendo finta di sparare.
“Fermati!”, Regelinde si lanciò verso Jhassan tentando di afferrarlo, ma questo evitò la presa della donna ed approfittò del successivo momento di sbandamento della stessa per aprire la porta e fuggire dal suo appartamento.
Regelinde guardò con rabbia la porta rimasta aperta esclamando platealmente un “merda!” che ha ben poco di nobiliare, ma evidentemente, come avrebbe detto il mio primo collaudatore per giustificare gli epiteti e le parolacce che lanciava via radio, “Ben si presta alla situazione”.
“Torna indietro!” ordinò Regelinde uscendo dall'appartamento di Jhassan, ma quest'ultimo corse via continuando a far finta di sparare verso la donna.
Per quattro minuti Regelinde provò a cercare Jhassan per tutta la zona abitativa della nave, ma niente: questi era come scomparso.
Per fortuna della donna, arrivata nei pressi della serra idroponica, incontrò Vincenz.
“Tutto a posto baronessa?” domandò l'uomo vedendo Regelinde piuttosto su di giri e preoccupata.
“Jhassan è scomparso”.
“Cosa?”.
“Non lo trovo più! Lo stavo mettendo a dormire, ma lui non ne voleva sapere, io ho provato a fermarlo, ma lui è fuggito dalla stanza!”.
“E sai dov'è andato?”.
“Non lo sò! É fuggito sparando, ma poi non lo più sentito”.
“Sparando?” domandò Vicenz con una certa incredulità.
“Ma sì! Con le mani, mimando di sparare...”.
“Ah...”.
“Comunque non lo trovo!”.
“Allora se mi permette l'aiuto a cercarlo”.
“Grazie, ma è mio preciso dovere ritrovarlo da sola”.
“Le ricordo che anch'io sono un'insegnante di Jhassan quindi insisto”.
“Se proprio vuole...” disse la baronessa con indifferenza.
“Certamente, comunque ha chiesto a Merlin di aiutarla?”
La donna si passo una mano sulla fronte: proprio non ci aveva pensato.
“Merlin dove si trova Jhassan?” domandò Regelinde immediatamente.
“Non lo rilevo” dissi attraverso uno degli altoparlanti li presenti.
“Come?” esclamò Vincenz, la sua espressione era piuttosto incredula.
“Di sensori interni sulla nave non ce ne sono molti, a parte le telecamere nei corridoi gli unici altri sensori su altri spettri e quelli di tipo volumetrico si trovano sono presenti solo in alcune parti: gli alloggiamenti reattori, il vano di carico centrale, presso le camere di decompressione e presso le uscite”.
“E non lo trovi? Comunque dev'essere in un qualche corridoio...” mormorò Vincenz.
“Ne ho perse le tracce presso la serra idroponica, l'ultima volta che i sensori della nave l'hanno rilevato è stato presso la serra idroponica, ma mi ha chiesto di spegnere le telecamere per un minuto e quando le ho riaccese era scomparso”.
“E tu hai...”.
“Non posso dire di no ad una richiesta di un essere umano facente parte della famiglia Jalin a meno che non abbia indicazioni differenti da parte del capo famiglia”.
“Ma qui è ovvio che non dovevi spegnerle! Sei perfettamente a conoscenza di quel che succede sulla nave! E poi era per il bene di Jhassan stesso! Inoltre lui è solo un bambino...” protestò Regelinde.
“In effetti è stata una decisione molto sofferta, ma analizzando tutte le possibili variabili ho accettato la richiesta di Jhassan”.
“Allora come istitutori di Jhassan, veste conferitaci dai coniugi Jalin, ti ordiniamo di aiutarci a trovare Jhassan e di informarci immediatamente appena lo individui non prestando ascolto a quel che Jhassan stesso ti chiede”.
Il problema di noi AI avanzate non è tanto quando dobbiamo sottostare ad una sola persona, in quel caso gli ordini sono per forza di cosa univoci come fonte, ma quando possiamo ricevere ordini da più persone su piani diversi accendendo un conflitto di priorità senza eguali.
Si prenda il caso di Jhassan.
Jhassan è figlio di Hernest (mio padrone primario) e Maisa (designata come padrona secondaria), inoltre Hernest mi ha impostato perché su di me priorità e importanza maggiore nell'esecuzione degli ordini abbiano i suoi famigliari, però dei suoi famigliari uno, Jhassan, al momento è minorenne (per qualsiasi nazione galattica e per il C.G.N.) cosa che implica diverse differenze nel suo trattamento rispetto ad un padrone maggiorenne (si da per scontato che un minorenne non sia abbastanza maturo da badare a se stesso) a ciò si aggiunga che Regelinde e Vincenz erano stati nominati istitutori di Jhassan dai coniugi Jalin stessi ponendo i due, rispetto a Jhassan, su diverse questioni (alcune chiare e precise, come l'insegnamento, altre questioni un po' meno chiare è più vaghe almeno per la mia logica positronica), ad un livello maggiore come priorità e importanza.
Impiegai ben un nanosecondo a sviluppare la risposta: “Va bene, come vi ho detto l'ultima volta che i miei sensori l'hanno rilevato è stato presso la serra idroponica, dal piano agricolo presso le colture di pomodori”.
“Incominciamo da lì” disse Vincenz preoccupato.
Non so a cosa stesse pensando, ma per esperienza posso assicurarlo: se Jhassan cominciava a non fare rumore c'era qualcosa sotto.
Infatti una volta che tentò di danneggiarmi stette tutto il giorno in silenzio, i suoi occhi però in quella giornata analizzavano con cura ogni particolare nel tentativo di elaborare un piano d'azione efficace (che in quel caso non riuscì).
Vincenz e Regelinde arrivati nella serra idroponica si guardarono intorno: proprio non si riusciva a capire dove potesse essere fuggito.
“Che ne pensi Merlin?”.
“Per quanto possa apparire improbabile l'unica possibilità di fuga che aveva era attraverso il condotto di areazione, se fosse uscito dalla serra attraverso le entrate normali l'avrei individuato con le altre telecamere”.
Regelinde e Vincenz si guardarono un attimo: il loro volto era terribilmente preoccupato.
“Non lo riesci proprio ad individuare? Qualche rumore non so...” domandò Regelinde.
“Niente, però il suo obiettivo classico sono i mezzi da combattimento: ci sono altre probabilità che punti a quelli”.
“Ma perché scappare nella serra? Non poteva correre direttamente nell'hangar?”.
“Ha cercato di seminarvi”.
“Vero”, esclamò Vincenz issandosi per controllare il condotto di areazione, “La grata è stata spostata di recente e si scorgono alcune impronte di terra... star qua a pensare non servirà a nulla, mettiamoci in ricerca”.
“Sarà meglio! E Merlin, mi raccomando: non dire nulla per ora a Maisa e ad Hernest sono stata chiara?”, la voce della donna era minacciosa.
“Chiara”.
I due uscirono di corsa dalla serra camminando con passo lesto verso l'ascensore incontrando Zakyyah, immediatamente Regelinde trasalì, ma Vincenz non perse un secondo  fermandola subito.
“Ci serve una mano, sarò breve: Jhassan è scomparso e ci serve il tuo aiuto!” esclamò l'uomo con fare molto militaresco.
“Jhassan è scomparso? E dov'è andato? Avete chiesto a...”.
“Sì, abbiamo chiesto a Merlin, ma lo ha perso di vista: è scappato attraverso i condotti di areazione”.
“Cosa?!?”.
“è così... direi di dividerci in due gruppi: tu e la baronessa Kasselfraw cercatelo nel vano cargo, io vado a controllare gli hangar”, si voltò quindi verso Regelinde accennando un inchino.
Regelinde provò ad aprire bocca, ma l'uomo era già lontano.
“Ci mettiamo alla ricerca?” chiese Zakyyah dando una amichevole pacca sulla spalla a Regelinde.
“Uhmpf...”, la baronessa si irrigidì e assunse una espressione piuttosto schifata, immediatamente vista la reazione della baronessa Zakyyah la guardò male.
I tre cominciarono a cercare in lungo ed in largo per diversi minuti, ma senza risultati: Jhassan era come scomparso.
“Merd...”, Zakyyah vedendo Hernest avvicinarsi afferrò Regelinde spostandola di forza in modo che non fossero viste, le due donne trattennero il fiato: se Hernest le avesse viste assieme si sarebbe chiesto sicuramente cosa stesse succedendo.
Proprio in quel momento la telecamera posizionata presso il ponte di comando rilevò una grata d'areazione sul soffitto aprirsi: dopo qualche secondo spuntò la testa di Jhassan che controllò che sul ponte non ci fosse nessuno e quindi con un balzo saltò sulla poltrona del comandante.
Purtroppo dovetti aspettare trenta secondi prima di poter avvertire Regelinde e Zakyyah, così non fu per Vincenz che avverti immediatamente consentendogli di prendere in fretta e furia l'ascensore che collegava l'hangar superiore al ponte di comando.
“Blocca tutti i comandi del ponte di comando: non deve poter toccare nulla!” mi ordinò Vincenz prendendo l'ascensore.
Jhassan appena toccato terra sul pavimento la prima cosa che fece fu bloccare le porte d'accesso (la principale e quella d'emergenza) in modo manuale.
Dopo due minuti i tre adulti erano di fronte all'entrata principale del ponte di comando.
“Che facciamo? Ha bloccato manualmente le entrate!” esclamò Zakyyah, “Merlin! Non puoi fare qualcosa?”.
“Solo acherando il sistema di controllo attualmente in mano a G-N potrei, questa è una delle poche funzioni su cui non posso prendere il controllo essendo una funzione primaria di sicurezza della nave”.
“Allora basta chiederlo a G-N no?” chiese Regelinde tradendo una certa rabbia.
“Ho passato i comandi a G-N su ordine di Hernest, questo secondo la regola numero tre del codice di comportamento delle AI implica...”.
“Taci! Abbiamo capito!”, Regelinde era sempre più arrabbiata.
“Però potete operare manualmente un'apertura delle porte tramite una delle tre stanze di controllo remoto di cui è dotata la nave. Quella più vicina si trova presso l'hangar anteriore”.
“Ci vado io!”, Vincenz corse via dirigendosi verso la stanza di controllo remoto più vicina lasciando Regelinde e Zakyyah da sole.
Le due non si parlarono, ne si guardarono, cercando anche di mantenere le distanze, ma l'ascensore si attivò: qualcuno lo stava usando ed entro pochi secondi sarebbe arrivato presso il ponte.
Le due donne (in particolare Regelinde) sbiancarono: non potevano confessare la verità
Le porte dell'ascensore si stavano per aprire.
“Spegni le luci!” mi ordinò Zakyyah, in quel momento lei si lanciò verso Regelinde.
Oliver uscito dall'ascensore scorse nell'oscurità una figura robusta che gli dava le spalle.
“Vincenz per la questione del...”, Oliver si interruppe vedendo la figura molto robusta nella penombra (figura che aveva scambiato per Vincenz) abbracciare e baciare una figura femminile più esile che stava cercando Vincenz.
Immediatamente Oliver fece dietrofront rientrando nell'ascensore.
“Mai che abbia un minuto per discutere di cose serie” mormorò mentre si richiudevano le porte dell'ascensore.
Regelinde si staccò immediatamente dall'abbraccio di Zakyyah ansimando, “P.. PAZ... PAZZA!”, urlò guardandola freddamente, quando riaccesi le luci notai che il suo volto era di un forte rosso accesso.
“Era l'unico modo per far alzare i tacchi a chiunque!” replicò risoluta Zakyyah.
“Ma quello era Oliver! A lui potevamo anche dirlo brutta porca schifosa!”.
“COME OSI?!? E POI CHE NE SAPEVO IO CHE FOSSE OLIVER!”.
“COME OSO?!? SENTI CHI PARLA! SEI TU CHE MI HAI BACIATO E TOCCATO IL SEDERE!”.
“Io ti avrei toccato cosa? TU SEI FUORI DI ZUCCA FIDATI!”.
“FUORI DI ZUCCA? IO?!? MA GUARDATI! CHE FRA UN PO' CI METTEVI ANCHE LA LINGUA!”.
“TI AVREBBE FATTO PIACERE EH? ZITTELLA NOBILE DECADUTA DEI MIEI STIVALI!”.
“ALMENO IO NON SONO UNA MUCCA GRASSA E LORDA COME TE!”.
“TU...”, la replica di Zakyyah fu però interrotta dallo scatto automatico della porta: Vincenz aveva aperto manualmente le porte.
Immediatamente le due entrarono dentro il ponte di comando con fare minaccioso, ma con loro grande sorpresa non c'era nessuno.
“MERLIN!!!” urlò Regelinde, una vena sulla tempia si era gonfiata vistosamente.
“Calma e sangue freddo, avrei voluto avvertirvi, ma stavate litigando perciò non vi ho interrotto: Jhassan è fuggito prendendo l'ascensore per la sala briefring e ha altresì impostato il blocco manuale. Comunque Vincenz si sta già adoperando per toglierlo, ma ci vorranno un paio di minuti”.
Le due donne si guardarono negli occhi per qualche secondo, l'attività celebrale era massima in entrambe ed entrambe si guardavano con fare che spesse volte viene definito in cagnesco, poi si misero a correre come forsennate imboccando il corridoi superiore.
“Cos'avrà in mente?” domandò Regelinde in affanno.
“Risparmia il fiato e corri nobildonna dei miei stivali!” replicò Zakyyah afferrando Regelinde per un braccio.
Dopo due minuti e cinquanta secondi erano giunte nella sala briefring.
“Sta per salire sulla P.A. Ghisal M-D3, subito fuori da qui” informai tramite uno degli altoparlanti presenti nella stanza.
Le due donne uscirono di corsa dalla sala, ma oramai era tardi: Jhassan proprio nel momento in cui usciva cominciò a chiudere il portello della P.A.
“Merlin fa qualcosa!” urlò Zakyyah mentre la P.A. si metteva in moto.
Proprio nel momento in cui i cingoli della P.A. cominciarono a far muovere la P.A. la afferrai con un braccio meccanico usato per la manutenzione lasciandola sospesa in aria.
-Lasciami! Lasciami!- ordinò Jhassan via radio, ordine che per il bene suo e della nave non eseguii.
“Sti giovani!” sussurrò Regelinde osservando il Ghisal M-D3 a penzoloni e poi con voce più forte: “Jhassan Jalin! Apri immediatamente il cockpit  senza far storie”.
Jhassan si rannicchiò sul seggiolino della personal armor portandosi le gambe al petto.
“Jhassan? Sono io, Merlin” dissi assumendo un tono caldo e premuroso.
“Traditore! Gli hai detto dov'ero”.
“Sei solo un bambino”.
“Muori”.
“Non posso morire nel senso stretto del termine, mi dispiace”.
Jhassan non replicò guardando male la piccola telecamera sulla plancia dei comandi da cui sapeva che lo osservavo.
“Senti: se scendi adesso tua madre e tuo padre non sapranno niente, io, a meno che non me lo chiederanno esplicitamente, non dirò niente. Dovrai solo sorbirti una ramanzina di Regelinde”.
“Voglio combattere anch'io”.
“Sei solo un bambino”
“Perché mia sorella sì, mio fratello sì e io no”.
“Leya non doveva infatti, in quanto a tuo fratello ha ricevuto uno specifico addestramento”.
“Però alla fine Leya non è stata punita”.
Tecnicamente Leya non era stata punita quindi aveva ragione, la discussione stava andando verso un pericoloso vicolo cieco che dovevo assolutamente evitare.
“Vero, ma lei lo fece in una situazione comunque valida, tu no”.
“Ma e se attaccassero ora?”.
“Non siamo in un film dove il protagonista di turno sale per caso su un mezzo da combattimento e per caso in quel momento viene attaccato dai nemici, inoltre siamo in un warp-hole quindi le possibilità di attacco dirette da parte nemiche sono allo stato attuale della tecnologia nulle”.
“E io non scendo”.
“E allora mi costringi a chiamare Maisa e a lasciarti qui sopra finché non cominci ad avere fame, sete e impellenti necessità fisiologiche. Ti stiamo venendo incontro Jhassan”.
“Non lo direte alla mamma vero?”.
“Hai la mia parola”.
“E Zak e Regelinde?”.
“Jhassan chiede conferma che non riferirete a Maisa di ciò che è successo” domandai tramite un altoparlante posto su una colonnina d'alimentazione elettrica lì vicino.
“Ok, ok... però ora scendi Jhassan!” esclamò Zakyyah con tono tranquillo.
Regelinde invece rimase muta per diciotto secondi, poi sospirò profondamente facendo un cenno di assenso.
Feci quindi calare il braccio della gru posando a terra il P.A. (ma tenendolo bloccato comunque con le pinze del braccio meccanico), dopo cinque secondi si aprì quindi il portello del Ghisal M-D3 da cui uscì Jhassan che guardò con molta rabbia le due.
“E ora a noi due piccole peste!” gridò Regelinde afferrando Jhassan per un orecchio, “Ti farò pentire di quel che mi hai fatto passare!”.
“Lasciami! Mi fai male!”.
“Manco morta! Cammina e non protestare! Dalle mie parti i ragazzini come te vengono mandati al riformatorio militare! Altroché!”.
Regelinde Kasselfraw è originaria delle colonie che si rifanno al 4° Reich ancora oggi indipendenti, la stragrande maggioranza di esse cadde sotto il dominio della Nuova Federazione Terrestre dopo la Return War, ma le più isolate e distanti dalla Terra riuscirono a riorganizzarsi insieme ai reduci dei Kasnehmin e tagliando i contatti con il mondo esterno rimasero sconosciute ai più (solo i vertici della Nuova Federazione Terrestre erano a conoscenza della cosa) fino 1060 N.C. quando la rinnovata situazione politica spinse queste colonie a rendere pubblica la loro esistenza, di fatto sono organizzate in una confederazione di stati indipendenti ognuna con il proprio esercito, ma oltre a questi dispongono di un esercito comune abbastanza forte da garantire l'autonomia di tali colonie che costituiscono un po' una scheggia impazzita nel panorama galattico.
Comunque la loro bassa forza economica, militare e tecnologica, unita alla continua difficoltà dei collegamenti con il resto delle nazioni, fa sì che abbiano poca influenza nel consesso intergalattico.
Da notare che pur definendosi eredi del 4° Reich molte colonie ben poco hanno a che fare col programma politico nazista e oramai la cosa si riduce solo a costumi e usanze (si pensi che oramai normalmente gli ebrei possono lavorare e vivere su tali pianeti senza restrizioni di nessun tipo).
Comunque una certa  e quantunque forte militarizzazione della società è ancora in uso presso tali colonie, ma comunque con livelli assai minori (e sempre più con un aspetto folkloristico) rispetto a quelli visti durante il 3° Reich in Germania o durante il 4° Reich sulle colonie terrestri orbitanti.
A parte questa divagazione di tipo politico-storico si può affermare che una rigida disciplina avrebbe fatto bene a Jhassan, per lo meno secondo le mie elaborazioni; ad onor del vero a questa stessa conclusione giunsi con Hernest quando lo incontrai, ma era già grande e difficilmente avrebbe potuto cambiare il suo carattere tramite una rigida istruzione, solo responsabilizzandolo, come in effetti con il tempo avvenne, fu possibile cambiarne alcuni tratti del carattere.
“Ehi Hisaki? Secondo te... un modulo da ricognizione per il Goblin? O per lo Strela in alternativa”, Hernest bloccò alcuni cavi con fascette elastiche apposite.
“Hai voglia di farti urlare dietro prima da Regelinde e poi a ruota da Maisa?” domandò il fratello passandogli alcune fascette.
“Uhm... per un modulo da ricognizione?”.
“Eh...”.
“Forse è meglio lasciare perdere...” esclamò stancamente prendendo le fascette che gli porgeva Hisaki.
“Mi sa, c'è un vecchio detto atlantideo che più o meno dice: 'La moglie urla, il marito non mangia... il marito urla, il marito spende per strada' ”.
“Non è un granché, ma ha un fondo di verità...”.
“Infatti. Lascia perdere che è meglio: non ne vale la pena”.

New Century 1832, Febbraio 18, ore 10.43 GTS (Galactic Time Standard)

Presso la serra idroponica Vincenz si dondolava tranquillamente sull'amaca che aveva steso tra due piante quando giunse Derek.
“Partita?” domandò estraendo le carte.
“Perchè no? Però punto poco”.
“Come vuoi”.
I due cominciarono a giocare a carte in silenzio (se non per quello che era richiesto dal gioco) andando avanti un'ora fino a quando Vincenz non si ritirò avendo già perso 12 dollari internazionali (dopo un momento che ne aveva persi 18).
“Bella partita!” esclamò Derek.
“Mica tanto” mormorò Vincenz, “Comunque un giorno di questi ti spennerò!” affermò risoluto.
“Non ci conterei... piuttosto: perché hai detto a Ayman quel che ha combinato Jhassan?”.
“Come mai me lo chiedi?”.
“Beh... è strano no? Potevi dirlo a Maisa o a Hernest: perchè ad Ayman?”.
“Vedi io -io e Regelinde- possiamo fare a Jhassan tutte le prediche del mondo, ma non sortiranno mai effetto: lui teme solo suo nonno e sua madre, ma visto che a Maisa è meglio non dirlo...”.
“Già... in effetti è ancora molto scossa per quel che ha combinato la piccola Leya...”.
“Allora ho pensato di dirlo a Ayman chiaro no?”.
“Chiarissimo. E che provvedimenti ha preso Ayman?”.
“Oh... niente di particolare: quattro ore giornaliere, per due settimane, di insegnamento dell'Islam e della sua storia, forse venerdì escluso, ma non sono sicuro...”.
“Se non riesce a convincerlo a convertirsi così...” affermò Derek sospirando.
“E non ci riuscirà: Jhassan è una testa di d-k impressionante detto proprio chiaramente... ma almeno questo lo convincerà a rimanere buono per un po'...”.
“Se è per due settimane ne avrà ben oltre questo noiosissimo warp-hole”.
“Meglio così, fidati... meglio così... almeno per quelle quattro ore l'incolumità nostra e della nave è assicurata”.
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« Risposta #80 il: 02 Ottobre 2008, 19:05:43 »

Un assaggino di "Balance of Power" galattico, è abbastanza beta questa parte (un approfondimento indipendente dalla storia, questo come altri li vorrei poi mettere alla fine della storia) e necessita di essere raffinata e migliorata (di molto), ma il succo è questo.

Estratto da “Balance of Power”, documento di analisi redatto dalla McAvenson's Private Intelligence Group nel dicembre del 1830 N.C.

"Introduzione

Con questo documento si vuole cercare di esplicare l'influenza delle principali nazioni sulla scena galattica, per arrivare a tali dati si è tenuto conto di vari fattori, tra i principali:
1.Estensione territoriale
2.Potenza militare (basandosi sull'analisi di questo istituto del marzo di questo stesso anno)
3.Reddito nazionale
4.Previsione di crescita economica
5.Stabilità interna (basandosi sull'analisi di questo istituto del settembre di questo stesso anno)
6.Influenza economica da e verso le altre nazioni (principalmente attraverso l'analisi degli scambi commerciali)
7.Influenza politica da e verso le altre nazioni (per questo dato ci si è basati sullo studio di settembre di questo stesso anno)
8.Stabilità interna (basandosi sull'analisi di questo istituto del settembre di questo stesso anno)
9.Sviluppo tecnologico
10.Posizione geografica


Questi (e altri) fattori sono poi stati intersecati tra loro (mediante anche l'uso di coefficienti, basti pensare che per esempio avere forti esportazioni verso una grande potenza garantisce ritorni politici assai maggiori che averli verso piccole repubbliche indipendenti, d'altro canto piccoli paesi saranno maggiormente influenzabili dal commercio di quanto lo sia Ahkannauser), al fine di ottenere valori finali in percentuale sotto esposti.






Nei prossimi capitoli questi valori saranno analizzati nel dettaglio per ogni nazione e l'ultimo capitolo del presente documento sarà dedicato alle prospettive future dello sviluppo politico della Galassia, infatti tali percentuali (che mostrano un forte equilibrio di fatto tra il blocco Ahkannausiano e quello di Iskatar) non devono trarre in inganno essendo sempre più forti le instabilità a livello galattico, anche a causa di attori non statali e dell'emergere di nuove potenze regionali, come la F.F.O. che ha oramai raggiunto San Ypter come potere complessivo e Ahkannauser che per la prima volta da un secolo a questa parte mostra alcuni dati a crescita zero e addirittura alcuni (come l'influenza commerciale) in recessione sotto la spinta della sempre più competitiva Iskatar.
..."
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« Risposta #81 il: 15 Ottobre 2008, 16:15:20 »

Altro 'file' d'approndimento in attesa dei nuovi capitoli.

“Stormbringer: leggenda o realtà?” estratto da “Confessioni della Return War” di Xuki Mazuko.

In effetti uno dei capitoli della Return War su cui è stato scritto di più e su cui si è concentrata maggiormente l'attenzione dei media (anche a danno di altri aspetti per certi versi più importanti e tragici) è lo Stormbringer.
Molto è stato scritto e molto è stato detto, ma, nonostante abbia combattuto sotto gli occhi di tutti, non si hanno dati certi su di esso, pure i meccanici della Phoenix sembrano sapere ben poco di questo battle armor a cui era vietato avvicinarsi ed immagini ce ne sono ben poche (e la gran parte derivante dalle scatole nere dei nemici distrutti dal BA stesso) essendo gli archivi della Phoenix andati distrutti durante la battaglia a causa di un colpo vagante nemico.
Comunque ci furono alcune persone che ebbero l'opportunità di avvicinarsi a questo BA oltre che il pilota e la comandante della nave (misteriosamente scomparsi dopo la battaglia).
Una di esse (o meglio l'unica persona che si avvicinò tanto da toccarlo) fu l'allora giovane (sedici anni) Leonid Mharkov, navigatore sui caccia Aurora Remodel della Phoenix che per mezzo minuto circa riuscì a stare vicino a questa macchina grazie ad una banale motivazione...
“Il pranzo per Lang! Dovevo portare il pranzo per Lang! Solo che Lang non lo trovavo e allora andai a dare un'occhiata dietro l'involucro metallico che proteggeva lo Stormbringer dalla vista.
In effetti a protezione dello Stormbringer c'erano solitamente anche diverse sentinelle, ma vuoi perché era risaputo che se Lang non mangiava diventava una belva -in senso buono, ma i suoi scherzi erano terribili quando voleva- vuoi perché conoscevo tutte le sentinelle mi fecero passare.
-Non più di trenta secondi, se non lo vedi esci subito e non dire a nessuno che sei passato- mi ordinò la sentinella.
Io non me lo feci ripetere due volte e appena aprii la doppia porta d'accesso chiamai subito Lang... ma non feci neanche in tempo ad arrivare alla A che fui catturato dalla vista di quel battle armor.
Detto tra noi non era poi così diverso da un normale battle armor, in fondo era un serie RF (Robot Fighter, NdR) modificato, però... però era bellissimo (Leonid distoglie gli occhi da me, il suo sguardo sembra perso nel vuoto e sul suo volto si dipinge un sorriso indefinibile), sembrava umano.
Mi ricorderò sempre del suo splendore... era di colore bianco perla: una colorazione inusuale per un mezzo da combattimento.
Poi non so perché, ma mi avvicinai alla macchina... non saprei dire con precisione, ma aveva in sé qualcosa di demoniaco e di femmineo allo stesso tempo, guardando quella macchina ti sentivi come attratto da essa, dalla sua perfezione.
Se dovessi fare un paragone con una donna sicuramente lo paragonerei ad una bellissima e giovane donna... sì... sicuramente.
Comunque non riuscì a resistere e lo toccai: ne rimasi meravigliato, stupito, folgorato! Era vivo! I rivestimenti a nanomacchine sono di uso comune e quel BA teoricamente non differiva... eppure... non saprei neanche spiegarvelo, ma toccando la corazza del mezzo sentivo che sotto di esso scorreva come una vita, quella corazza sembrava una pelle, sentivo come le vene pulsargli sotto, però era una corazza dura e fredda... non saprei spiegarvelo, era una sensazione stranissima.
Erano già passati venti secondi, credo, una voce da fuori mi richiamò e quel fatto mi risvegliò da quella sensazione, sarei potuto star lì per delle ore...
Tornando indietro non potei non notare come sulla schiena di quel BA spuntasse qualcosa... avrei detto delle aste, mi verrebbe da dire, non si vedeva bene essendo coperte da grossi e pesanti teli.
Ciò è inusuale per un BA a cui spesso l'unica cosa che spunta sulla schiena sono i sistemi di raffreddamento del reattore ed il jet pack, e tra l'altro questi sistema sembrava quasi che mancassero...
Notai tante altre particolarità di quel mezzo bipedale da combattimento, ma quella era sicuramente la più inusuale, la più particolare e la più originale...”
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« Risposta #82 il: 15 Ottobre 2008, 17:35:00 »

Ma vedi che alla fine 00 dà idee?

Comunque, direi che un qualcosa per calmare gli animi ci voleva, però ora almeno un capitoletto corto dovresti farlo.

In ogni caso non ti pare strana una colorazione bianco perla? È come dire "gente sono qua, sparatemi!". Io personalmente me lo immaginavo nero o blu scuro, però ala fine sei tu che decidi.
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« Risposta #83 il: 15 Ottobre 2008, 18:00:34 »

Citato da: '9la"e"rf0
Ma vedi che alla fine 00 dà idee?


Sì, beh... questo è un retaggio di quando ancora si parlava di Mobile Suit... qualcosina nella versione finale potrebbe anche cambiare... o anche rimanere invariato, chi lo sà  angelo

Citazione
Comunque, direi che un qualcosa per calmare gli animi ci voleva, però ora almeno un capitoletto corto dovresti farlo.


Un capitoletto? Piccolo? Naa...  Mr. Green Non sto postando semplicemente perchè ho scritto alcuni passaggi chiave del libro in diversi capitoli (in pratica mi ritrovo con alcuni capitoli avanzati già belli che finiti!), non escludo che quando posterò la prossima volta i capitoli postati potrebbero essere due o tre in una botta sola asd

Inoltre al contrario dei miei precedenti lavori(o, parlo di Op. Athena, che tra l'altro sto aggiornando allo standard Battler Armor e gli devo apportare ulteriori modifiche per adattarlo alle modifiche apportate ad Ashes of the War) voglio che la versione che posto sia quella definitiva, al più da modificare qualche dettaglio o correggere qualche piccolo errore, ma niente di più, quindi mi riservo anche un po' più di tempo rispetto al normale per controllare e revisionare quel che scrivo asd asd



Citazione
In ogni caso non ti pare strana una colorazione bianco perla? È come dire "gente sono qua, sparatemi!". Io personalmente me lo immaginavo nero o blu scuro, però ala fine sei tu che decidi.


I combattimenti spaziali in questo universo narrativo avvengono a velocità semplicemente spaventose: dieci chilometri di distanza è un combattimento ultra ravvicinato in condizioni standard (spazio aperto). E i combattimenti tra flotte avvengono tranquillamente sull'ordine (minimo) delle decine di migliaia di chilometri (e solo perchè i fasci beam tendono a disperdersi).
è proprio un modo di intendere i combattimenti spaziali se non radicalmente (quello forse no), ma per lo meno mooolto diverso da quello che si è visto in Gundam, forse l'esempio che più si avvicina sono i combattimenti spaziali che Tomino narra nei suoi romanzi.

Quindi in pratica il colore non ha influenza: i sensori ottici sono solo più un gingillo usato in alcuni combattimenti terrestri.
Inoltre avendo puntato molto sul realismo di combattimenti corpo a corpo nello spazio quasi non ce ne sono... le beam saber servono sui pianeti o per attaccare navi al più, nello spazio non servono per attaccare (almeno non normalmente) altri BA.

Comunque bianco perla, nero, blu scuro... ogni colore è buono, intendiamoci dipende solo dal proprietario, infatti i rivestimenti (e non solo come nel caso dello Stormbringer) sono a nanomacchine e quindi la camo si può cambiare a piacimento...
Quindi bianco perla lo Stormbringer della Return War perchè mi immaginavo Lang un po' come il fighettino ace di turno a cui piace avere la colorazione cool personalizzata (ed intendiamoci... vista la potenza del BA se lo può anche permettere), altri piloti chissà... magari preferiscono una colorazione più classica o preferiscono cambiarla di volta in volta (anche se ciò è utile sono sui pianeti in pratica)... sisi
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matte
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« Risposta #84 il: 16 Ottobre 2008, 11:54:00 »

allora due parole sulla biografia di Kaspers Lang così come l'avevo a suo tempo immaginata

Kaspers nasce da una famiglia di prolet su Marte, come frutto del secolare programma genetico che ha cercato di riunire le linee genetiche di Amuro, Char e Hamarn Kharn, esattamente come Seabock per intenderci. Solo da un altro ramo della famiglia.
A differenza di Seabock, ha un senso religioso fortissimo - da bambino sarebbe voluto entrare in un ordine monastico, ma l'improvvisa morte dei suoi genitori durante una delle tante guerre fra le varie Grandi Case cambia il suo destino, spingendolo - poco più che bambino, a seguire Seabock. Dodicenne, stupisce tutti come superbo pilota di Battle Armour, e viene scelto personalmente da Seabock per entrare a far parte della sua guardia personale. PEr cui partecipa al primo attacco al Pillar of Heaven, l'ascensore spaziale grazie al quale la famiglia Ronah controlla la Terra, a bordo dei primi modelli di F91 e, successivamente, alla battaglia Delle Porte di Zedan a bordo di un F93.

Nell'aftermath, diventa parte del nuovo esercito federale, senza raggiungere però il grado di CAG, a causa del suo carattere idiosincrasico - riconosceva la sola autorità di Seabock, nel quale vedeva una specie di Messiah - che gli viene consegnato insieme al comando del 101° BA della Phoenix solo per l'infortunio del legittimo comandante dello stesso durante il primo volo di prova dei nuovi F95 Avenger, i modelli standard della Phoenix dotati di camera di Brillanza per usare l'antimateria come propellente e delle gondole di curvatura.

A way to the stars è anche la sua storia personale di crescita verso la maturità... fino alla consegna a tutto il 101° BA di ben 80 F97 Stormbringer ed alla Return War che segna la vittoria finale della Seconda Federazione.

A tale proposito, Flare, già quando avevo immaginato lo Stormbringer, l'idea era che fosse il BA superfigo per definizione. Così potente che il suo creatore mette il veto alla sua replica (da cui la storia di Al'Ibliss), perché teme che il segreto della sua unità propulsiva (il Tesla Drive) possa sconvolgere il destino dell'umanità...
In altre parole, io l'immagino bianco scintillante proprio perché essendo così figo ma così figo da fare paura, non gliene frega un piffero che qualcuno lo possa prendere nel mirino...
tanto essendo il suo arsenale composto da...

- anti-beam saber (cioè, composta da particelle anti-beam, letali per qualsiasi barriera) antebrachiale anti-nave
- anti-beam gun rifle (che spara raggi che letteralmente sembrano fulmini anziché le semplici linee rette di gundamiana memoria)
- mega-beam gun installato sulle spalle (simile al giga smasher di guyver)
- I-field che lo rende inattaccabile al 90% delle armi beam
nonché essendo in grado di rigenerarsi anche dopo gravi danni...

beh, immaginatevi 80 di questi mostri che compaiono sulla scena di una battaglia comunque sbilanciata smile

complimenti a Pan per come l'ha descritto...
io però l'immaginavo leggermente diverso ... cioè niente cono, ma immaginavo otto aste che spuntavano dalla schiena e che durante il combattimento si estendevano e si illuminavano a causa del rilascio di energia del propulsore, dando l'impressione di essere qualcosa di simile alle ali di un angelo della distruzione. Però se preferisci va bene anche così...

in altre parole, il motto dello Stormbringer è "se passate di qui vi faccio un mazzo così"
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« Risposta #85 il: 16 Ottobre 2008, 13:08:55 »

Citato da: t"met"a

complimenti a Pan per come l'ha descritto...
io però l'immaginavo leggermente diverso ... cioè niente cono, ma immaginavo otto aste che spuntavano dalla schiena e che durante il combattimento si estendevano e si illuminavano a causa del rilascio di energia del propulsore, dando l'impressione di essere qualcosa di simile alle ali di un angelo della distruzione. Però se preferisci va bene anche così...


Preferisco molto di più le otto aste... vada per quelle! Aggiorno immediatamente!

Citazione
fino alla consegna a tutto il 101° BA di ben 80 F97 Stormbringer ed alla Return War che segna la vittoria finale della Seconda Federazione.

A tale proposito, Flare, già quando avevo immaginato lo Stormbringer, l'idea era che fosse il BA superfigo per definizione. Così potente che il suo creatore mette il veto alla sua replica (da cui la storia di Al'Ibliss), perché teme che il segreto della sua unità propulsiva (il Tesla Drive) possa sconvolgere il destino dell'umanità...


Esattamente, tant'è che...

SPOILER, se ci tenete alla storia non leggete, se vi piace il lato oscuro dello spoiler allora fatevi sotto:

pbzr irqergr va frthvgb dhnaqb nccneveà yb Fgbezoevatre, fneà hab Fgbez pbzhadhr ibyhgnzragr qrcbgramvngb, pba vaperqvovyv oybppuv n yviryyv fbsgjner r uneqjner pur yb eraqbab fv rfgerznzragr fhcrevber nv ON pbzhav, cebcevb crepuè 'pbyhv vy phv abzr aba qrir znv rffrer cebahapvngb' ihbyr pbzhadhr nirer yn cbffvovyvgà qv pbagebyyneyb.
Framn pbagner pur grbevpnzragr yn prffvbar qry Grfyn Qevir qbieroor niiraver crepuè vy fhb perngber prepn qv fsehggner cebcevb dhrfgb fvfgrzn:
1) Cre cbegner n grezvar ha fhb cvnab qv nzcvb erfcveb
2) Cre fsehggner vy GQ cre ragener ary fvfgrzn qv Zreyva r erphcrener qvirefr vasbeznmvbav frafvovyv pur che aba cbgraqb yrttreyr abeznyzragr Zreyva ar qvfcbar (pbzr fv nppbetreà yragnzragr qbcb vy zbagnttvb qry GQ)
3) Cre qvfgehttrer Zreyva fgrffb va ha frpbaqb zbzragb.
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« Risposta #86 il: 16 Ottobre 2008, 14:34:24 »

il motto ufficiale dell'F97 Stormbringer

"bringing to the humans the power of the gods"


direi che rende il concetto, no?
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« Risposta #87 il: 16 Ottobre 2008, 16:27:42 »

Io personalmente il sitema propulsivo l'avrei fatto in questo modo

che proviene da questo:


Comunque sia, per me va bene qualsiasi cosa, basta che renda l'idea della sua potenza.

E poi 80 di 'sti mostri contro un solo esercito mi paiono eccessivi.
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« Risposta #88 il: 16 Ottobre 2008, 16:29:18 »

Citato da: m"tae"t
il motto ufficiale dell'F97 Stormbringer

"bringing to the humans the power of the gods"


direi che rende il concetto, no?


Molto.

Però "se passate di qui vi faccio un mazzo così" era più divertente asd  Mr. Green

Citato da: Fla""0r'e9
E poi 80 di 'sti mostri contro un solo esercito mi paiono eccessivi.


Beh... c'è pur sempre un limite a tutto... in questo caso le dimensioni dell'esercito nemico (gigantesco nel caso della Return War, paragonabile solo alle più grandi flotte galattiche del periodo di Al'Iblis) e visto che per quanto potente un mezzo non puoi avercelo contemporaneamente in due punti diversi (tipo sulla Luna e sulla Terra a tempo) il numero comunque fa la differenza.

Comunque è ancora molto in lavorazione ed il numero si può tranquillamente ridurre o ipotizzare che solo 1 stormbringer disponesse di un TD a vera potenza (magari perchè è un TD originale), mentre gli altri 79 dispongono di TD meno potenti... ogni via direi che è aperta

PS: da che anime proviene quel mech?
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« Risposta #89 il: 16 Ottobre 2008, 20:27:41 »

beh, tieni presente che all'apice della Return War, l'Alleanza può schierare oltre 10.000 BA, in un rapporto di forze contro la federazione terrestre di oltre 50:1

nonostante la migliore qualità di F91B, F93B ed F95 MPT (Mass Production Type), un rapporto schiacciante

che solo l'intervento congiunto dei mostri e della Phoenix con il Graviton Wave Beamer può pensare di pareggiare...

Sì, quell'affare piace anche a me... magari un po' più in piccolo

ihihihihi

"Se passate di qui vi faccio un mazzo così..."
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