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Autore Topic: Ultimate Century, Ashes of the War: gli episodi.  (Letto 23776 volte)
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« Risposta #15 il: 18 Febbraio 2008, 18:24:46 »

EP 23: Le parole di un eroe

Un nuovo gruppo di caccia nazisti si stava portando in zona ed era a circa 70 chilometri dalla WB, ma a causa della bassa quota a cui volavano la nave non era riuscita ad agganciarli, limitandosi solo a seguire alcuni confusi segnali radar...
“Fuoco tra cinque... quattro... tre... due... uno... ORA! Per il Reich e per il Fhurer!” urlò il comandante della piccola, ma pericolosa, squadriglia aerea.
Sotto le ali degli otto Himmelritter si videro allontanarsi sedici punti luminosi, erano i razzi  che spingevano i missili, quest'ultimi si avviavano con fare mortale verso la WB.

Venti secondi più tardi i missili apparvero sui radar della WB.
“Abbattete i missili! Lanciate i Patriot e tutte le artiglierie disponibili sparino contro i missili! Tutto l'equipaggio si prepari all'impatto!” urlò Bright.
Immediatamente risuonò l'allarme anti-missile.
“Quaranta secondi all'impatto! Patriot lanciati!” urlò l'addetto al radar.
Tutti presero posizione preparandosi all'impatto: sedici missili erano troppi anche per il miglior sistema difensivo.
“Trenta secondi! Rapporto prima salva missili: cinque abbattuti, due mancati!”.
Sul grosso schermo radar del ponte di comando si vedevano i puntini verdi che rappresentavano i  missili avvicinarsi sempre di più.
“Venti secondi! Rapporto seconda salva missili: tre distrutti e quattro mancati!”.
Le manovre evasive dei missili si cominciavano a far sentire.
“Dieci secondi! Artiglierie in azione!”.
“Nove... otto... sette... sei... cinque... quattro... tre... due... A TERRA!”.
Due missili colpirono in pieno il reattore sinistro, i sistemi di sicurezza immediatamente lo bloccarono: immediatamente la WB si inclinò e cominciò a perdere quota a seguito del repentino calo di potenza.
“Mirai tenti un atterraggio d'emergenza!” urlò Bright.
“Lo sto facendo!”.

A poca distanza Deikun e  Schmeizer videro la WB in fiamme presso il reattore destro tentare un atterraggio d'emergenza e prima ancora che la nave avesse toccato suolo ordinarono di attaccare: non erano rimasti molti SP, ma l'occasione era d'oro e presto i caccia e i Gustav sarebbero arrivati sul posto fornendo supporto ravvicinato.
La WB tocco violentemente terra, ma senza conseguire gravi danni, immediatamente Bright ordinò a Sleggar, Amuro e Klaus di uscire con i loro Gundam e contemporaneamente lanciò un messaggio di aiuto all'Albion.
Quest'ultima aveva appena abbattuto un Gustav e recuperato i Gundam del plotone di Shiro, ma Shiro...
“Qui Helios 1 ad Albion. Sono inseguito dai mobile suit nemici,  ho diversi chilometri di vantaggio, mi sto dirigendo in direzione sud-ovest, verso l'entroterra”, ma la comunicazione era molto disturbata e solo in parte venne recepita, per la rabbia Shiro tirò un pugno sulla radio.

Durante il faccia faccia tra Shiro e Gato, come già detto, Shiro lanciò tutti i fumogeni disponibili proprio quando era in fronte dell'asso nemico, sfruttando il momento di sorpresa con la beam saber distrusse il sistema di bilancieri del SP-04K mettendosi poi immediatamente in movimento ad alta velocità verso la già citata direzione sud-ovest, quell'azione lasciò talmente di sorpresa i nazisti che persero l'opportunità di colpire il MS nemico alle spalle e dovettero perdere anche qualche minuto per recuperare Gato (che prese in 'prestito' un SP-04 da un suo commilitone) prima di cominciare l'inseguimento (infatti nel frattempo l'Albion aveva già provveduto a recuperare i mobile suit nemici).

Il plotone di Matsunaga non prese parte all'inseguimento andando ad aiutare i plotoni di Deikun e Schmeizer, fu il plotone di Gato ad incaricarsi di catturare il MS nemico.
D'altronde Ghiren Zabi in persona, oltre che Dozul, si era raccomandato con Gato per la cattura di una delle macchine nemiche intere e possibilmente di uno dei loro piloti.

“è inaccettabile, fino al momento del nostro attacco credevamo che gli unici che avessero qualcosa di simile ad un SP erano i bolscevichi con quelle loro specie di mezzi cingolati e che alcuni paesi europei avessero in sviluppo un loro SP, ma adesso è uscito anche un SP americano perfettamente operativo di cui non sapevamo niente” esclamò Ghiren pieno di rabbia.
“Mi permetta mio Fhurer, ma se gli europei stavano sviluppando un SP voleva dire che anche gli americani ne stavano sviluppando uno, i nostri analisti l'avrebbero dovuto mettere in conto...”.
“Ho già provveduto per questa faccenda”.
“Risulta però quantomeno strano come loro abbiano fatto in così poco tempo a recuperare il tempo perduto sviluppando una macchina di tale caratteristiche” fece notare Gato.
“Vedo che capisce, immagino quindi che capirà la nostra necessità di capire se ci sono 'mele marce' nel nostro sistema”.
“Chiedo in quel caso di poter giustiziare personalmente coloro che hanno tradito, non solo sono stati traditi gli ideali del nazismo ed il Reich, ma a causa di quegli eventuali traditori sono morti decine di giovani ariani nazisti fedelissimi alla causa e insostituibili elementi nella lotta per la vittoria della razza suprema”.
“Nel caso trovassimo dei traditori sarò felice di proporre lei, suo padre ne sarebbe orgoglioso”.

Questa piccola conversazione ritornò nella mente di Gato osservando le orme del Gundam fuggitivo, probabilmente era ad una decina di chilometri di distanza se non di più.

Nel frattempo...
“Fuoco di copertura! Fuoco di copertura! Devo rifornirmi di altri caricatori da 76mm!” urlò Sleggar via radio, ma la comunicazione era fortemente disturbata e l'ordine non venne recepito da Amuro e Kay.
I mobile suit nemici si stavano avvicinando pericolosamente e la WB stava venendo ridotta di nuovo ad un colabrodo.

“Mirai! Perchè non riusciamo a decollare?” gridò Bright.
“Il blocco reattori sinistro si è spento per evitare danni maggiori sul momento...”.
“Non me ne frega di danni maggiori! Decolli! Costi quel che costi!”.
“Impossibile! L'APU del blocco reattore sinistro è stata distrutta”.
“E allora usi il sistema di alimentazione d'emergenza dai reattori di destra!”.
Alcune violente esplosioni scossero la WB, un cannone gatling da 20mm venne distrutto da una raffica di uno degli SP nemici.
“Più facile da dirsi che da farsi Bright! Ci sono danni dappertutto e sembra che il sistema d'emergenza d'alimentazione non funzioni a dovere! Dovremmo azzerare ogni richiesta energetica della WB per avere abbastanza energia per avviare i reattori” ovviamente Mirai sapeva cosa voleva dire ciò: avere una unità completamente inerte, anche le artiglierie senza elettricità sarebbero state impossibilitate a combattere.
“Qui veniamo annientati” mormorò Bright tra se e se, subito premendo il bottone sulla console a sua disposizione che permetteva di comunicare con tutta la nave: “A tutto l'equipaggio prepararsi ad abbandonare la nave! Tutto il personale non impegnato in operazioni si armi e si prepari a fuggire!”, l'ordine di Bright riecheggiò gravemente in tutta la nave.
“Glenn, abbandoni la sua postazione e vada a prendere la prigioniera, tenteremo una trattativa per far fuggire almeno il personale non combattente e femminile della nave... Mirai, anche lei... abbandoni la sua postazione e si prepari alla fuga, appena prima che i nazisti mettano le mani sull'unità faremo esplodere i reattori ancora in funzione, quindi veda di allontanarsi il più possibile” disse Bright gravemente, il suo volto presentava si una triste rassegnazione (l'Albion infatti, dalle ultime informazioni pervenute, si trovava ormai a più di 60 chilometri di distanza impegnata in un combattimento aereo da cui non riusciva ad uscirne ed i Gundam della WB erano ormai prossimi ad essere sopraffatti ed eccetto Klaus erano ormai impegnati tutti in uno scontro all'arma bianca), ma presentava anche una ferrea determinazione: la WB ed i Gundam non sarebbero caduti in mano nemica.
“Ma...”.
“Fai ciò che ti ordino... non è rimasta altra possibilità” mormorò Bright osservando tristemente un SP che portava in posizione per fare fuoco proprio contro il ponte, ma che venne allontanato prontamente dalla minaccia di alcuni missili AT della WB.

Dopo neanche due minuti e con gli SP nemici che ormai si apprestavano a sfondare l'ultima cintura di sicurezza offerta dalle artiglierie (ormai a corto di munizioni) Artesia giunse sul ponte accompagnata da Glenn (addetto in seconda alla direzione delle armi AA a lungo raggio).

“Perfetto” esclamò Bright, l'ufficiale del gruppo di intelligence della nave si preparò a parlare attraverso i canali radio (sperando che non fossero ancora troppo disturbati) ed alcuni altri uomini si prepararono ad uscire sulla sovrastruttura degli hangar laterali per esporre la bandiera bianca per indicare la richiesta di un cessate il fuoco temporaneo.

“Frequenze per il codice di disattivazione: 104.2, 420.4, 340.8, 259.1, 66.6” urlò improvvisamente Artesia in tedesco coloniale.
“Cosa?” mormorò l'ufficiale dell'intelligence piuttosto sorpreso.
“Tali frequenze se emesse per la durata di un secondo e mezzo ciascuna e con un decimo di secondo di intervallo tra ogni frequenza porteranno alla disattivazione momentanea degli SP nemici e alla cancellazione del loro sistema operativo... 104.2, 420.4, 340.8, 259.1, 66.6” ripeté Artesia, stavolta in un inglese perfetto e privo di accenti.
Bright guardò per un secondo la ragazza incapace di capire se fosse una presa per i fondelli o cosa.
“Vero o non vero non abbiamo nulla da perdere” pensò Bright, “CHE ASPETTATE? INVIATE QUESTO DANNATO SEGNALE RADIO!” gridò il comandante.

“Sei mio!” esclamò Kaswal mentre con l'ascia termica attaccava il Gundam di Amuro ormai messo alle strette.
“Le beam saber...”mormorò Amuro spaventato, la loro potenza si stava riducendo drasticamente, le stava usando da troppo tempo.
Amuro vide l'SP rosso allontanarsi di qualche decine di metri: si stava apprestando al colpo finale, nella mano destra aveva l'ascia termica e l'avambraccio sinistro era pronto a far fuoco.
Il ragazzo decise di scartare violentemente verso sinistra per entrare così nel raggio di uno dei gatling della WB ancora funzionanti.
Riuscì ad evitare il colpo dell'ascia termica e a portarsi nel campo di azione del gatling, ma una forte fitta al collo lo bloccò momentaneamente, il terrore di essere rimasto paralizzato (l'accelerazione laterale era stata fortissima) lo bloccava completamente.
La bolla dei sensori (la cosiddetta testa) del Gundam era fortemente danneggiata, se il MS fosse stato un essere umano si sarebbe potuto dire che aveva perso l'occhio destro, ma oltre ai sistemi optronici e di rivelazione dell'occhio destro aveva anche perso la camera principale.
Dalla camera termica dell'occhio sinistro Amuro vide il SP nemico avvicinarsi.
“Sleggar aiuto! Sono stato colpito, sto perdendo sangue...” la radio continuava a gracchiare, le urla terrorizzate di Klaus gungevano come un sinistro monito.

Improvvisamente il silenzio.

“Protezione del sistema avviato, software in fase di cancellamento, tutti i sistemi primari e secondari eccetto il condizionamento della cabina verranno spenti, si consiglia di abbandonare l'unità”: la metallica voce sintetica del sistema del SP giunse come un ennesimo macigno sulle ambizioni di vittoria di Deikun, ma oltre a tale macigno c'era una cosa che lo turbava ancora di più...
“Solo mia sorella poteva...”: l'aveva creduta morta, forse invece era ancora viva.

Intanto un centinaio di chilometri più in la...

“Signore la camera termica non rivela niente assimilabile ad un essere umano in quel SP! Lo devo ispezionare?”: il rapporto del camerata di Gato era chiaro, il pilota del Gundam aveva abbandonato l'unità.
“No. Potrebbe essere una trappola, stateci distanti. Piuttosto chiamate la base e richiedete un team specializzato e alcuni rinforzi”.
“Signorsi!”.
“Io proseguo l'inseguimento del pilota nemico, non può essere andato lontano”.
L'SP di Gato non fece in tempo ad allontanarsi di un paio di chilometri da dove si trovava che percepì un enorme boato seguito da una enorme nuvola di polvere.
“Ci ha fregato...” mormorò Gato, d'altronde c'era da aspettarsi che il pilota nemico non li lasciasse così facilmente quel mezzo, “State tutti bene?” domandò via radio.
“Signorsi, se non fosse stato per lei in questo momento saremmo in paradiso. Cosa facciamo? Rimaniamo in zona?”.
“Si, anche i rottami possono essere utili. Avvertitemi di eventuali novità e attenti ad eventuali unità di terra federali”.

Sulla mappa elettronica a disposizione di Gato veniva indicato in lontananza, ad una quindicina di chilometri, un piccolo paese, probabilmente si era diretto li il pilota nemico.
Gato decise di abbandonare il mobile suit in una boscaglia (muoversi con l'SP avrebbe dato troppo nell'occhio e avrebbe permesso al pilota di scappare appena ne avesse sentito anche solo il rumore o scorto la sagoma in lontananza), vicino ad una piccola palude.
Si premunì di sistemare alcune trappole nella cabina e ne ricoprì alcune sue parti con alcuni teloni mimetici, quindi si mise in marcia, non prima di aver schiacciato una poco raccomandabile zanzara che lo aveva punto mentre controllava se tutto fosse a posto attorno al SP-04.
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« Risposta #16 il: 22 Febbraio 2008, 19:04:49 »

Una decine di ore dopo, plancia di comando dell'Albion...
“Comandante, i mezzi nemici paiono essersi ritirati dal luogo dell'esplosione” informò l'aiutante di Synapse.
“Notizie di Amada?”.
“Nessuna”.
“Personale nemico dedito alla sua cattura?”.
“Sembra non essercene, mandiamo i mobile suit in perlustrazione?”.
Synapse diede un'occhiata alla WB che giaceva immobilizzata e con neanche più un mobile suit operativo, non che l'Albion stesse meglio con solo più 6 Gundam pienamente operativi e gli altri tre che avevano riportato danni di varia natura ed entità.
Certo, era stata fatta quasi strage di mezzi nemici e da quel combattimento era uscito un bel segreto di quelli che per mantenerli ci si poteva permettere di soffrire la perdita di città di media grandezza (a Synapse non era sfuggito il fatto che quel codice avrebbe potuto rivestire una importanza pari a quello rivestito dalla lettura dei messaggi di Enigma da parte degli inglesi, nonostante avesse una portata, tale codice basato su frequenze radio, assolutamente irrisoria).
Il comandante dell'Albion sospirò lasciandosi andare sulla sua postazione: Amada era uno dei migliori piloti e comandanti di mobile suit federali, ma al tempo stesso non poteva permettersi di rischiare a lasciare l'Albion e la WB senza scorta alcuna in quei difficili momenti.
“Nyst! Chieda alla WB di preparare al decollo il loro elicottero”.


Dopo pochi minuti un UH-1Y al comando di Sleggar, con quattro uomini della sezione di fanteria della WB (di cui due con compiti di mitragliere) a bordo decollò alla volta del luogo dove era avvenuta l'esplosione del Gundam di Amada.

Intanto un respiro affatico rompeva il silenzio della savana: era Anavel Gato che procedeva faticosamente, in preda a forti dolori e sempre più provato dalla fatica... ogni passo li sembrava uno sforzo titanico e la sua vista si annebbiava sempre di più.
Erano passate circa quattro ore da quando era stato contatto per sapere se aveva bisogno di supporto, ma lui orgogliosamente, seppur stesse già male, rispose di no, di recuperare il suo mobile suit e al più lasciarli un fuoristrada e una radio a grande portata in un punto da lui indicato in modo da potersi rimettere in contatto con le forze alleate.

Se fosse potuto tornare indietro di quattro ore probabilmente la risposta sarebbe stata diversa, almeno si sarebbe fatto inviare un po' di equipaggiamento apposta e magari dell'acqua, acqua che era già finita, arso com'era dalla febbre e dal caldo infatti aveva esaurito le sue scorte idriche in poche ore e come se non bastasse quella maledetta mappa era sbagliata: il villaggio era molto più distante.

Gato ormai si chiedeva (con la poca lucidità rimasta) se per caso quel pilota non si fosse incamminato in altra direzione.

Erano passate dieci ore da quando si era messo in cammino, così diceva il suo orologio o almeno sembrava, ormai non riusciva neanche più a leggere, e quando alzò gli occhi dall'orologio vide in lontananza un camion carico di persone alzare un gran polverone avvicinandosi a lui.

Gato impugnò la pistola preparandosi a far fuoco, ma la fatica ebbe la meglio e si accasciò a terra chiudendo gli occhi, in un disperato sforzo li riaprì sentendo il camion fermarsi a poca distanza da lui, l'ultima cosa che vide furono delle piastrine di riconoscimento federali.

Tre giorni dopo...

“Credo proprio che dobbiamo estendere il campo delle ricerche, finora abbiamo perlustrato solo le zone che stanno tra il luogo dell'esplosione e le nostre posizioni...”.
“Ebbene?” domandò Bright piuttosto irritato, il reattore non voleva saperne di riavviarsi nonostante tutti i loro sforzi e Sleggar lo veniva a disturbare con le sue idee e suggerimenti.
“Dobbiamo perlustrare a ovest e a sud-ovest della posizione in cui è avvenuto lo scoppio, ho anche individuato un paio di zone precise verso cui mi sarei diretto se mi fossi trovato in quella situazione”.
“Fai quel che vuoi, ma ricorda che le pattuglie aeree naziste sulla regione stanno riprendendo come d'abitudine e poi entro pochi giorni dovrebbero essere inviati un paio di brigate di terra nella regione, quindi potranno poi occuparsene loro... ovvero ti concedo ancora un giorno di tempo”.
“Sarà fatto, porterò con me anche Amuro, Kou e Hayato che si sono offerti volontari”.
“Amuro? No, lui deve rimanere qui per pilotare il mobile suit, su Hayato e Kou non posso dire niente visto che non sono sotto il mio comando, ma su Amuro si! E dico che...”.
“Meglio di no” lo interruppe Mirai, “il medico è stato chiaro, non ha riportato danni, ma deve stare a riposo se non vogliamo conseguenze serie”.
“E allora che stia a riposo!” replicò Bright.
“Se tu riesci a tenerlo fermo, continua a far manutenzione al suo MS, credo che sia molto più riposante qualche viaggio in elicottero”.
Bright borbottò qualcosa, probabilmente qualche imprecazione.

La zona nominalmente era sotto controllo federale, ma in realtà era un territorio di nessuno a causa dei continui raid dalla base di Diego Garcia e l'unica cosa che poteva garantire l'esercito federale era qualche posto di approvvigionamento presso i villaggi più importanti e qualche gruppo AA e alcune brigate presso le città più importanti, i caccia erano pochi e la maggior parte vecchi, quelli buoni del 4° Air Supremacy Wing erano tutti assorbiti dal fronte Nord-Africano.

Ad un centinaio di chilometri...
Gato riaprì gli occhi e faticosamente, pur non riuscendo a mettere a fuoco, si guardò intorno: era in un ospedale, tra l'altro molto affollato, addirittura sovraccarico.

“Vedo che si è ripreso. Ha rischiato di morire lo sa? Comunque ora si riposi” esclamò una voce femminile in un misto di tedesco e olandese, “Shiro! Il nazista si è ripreso!” esclamò questa volta in inglese.

Qualcosa gli disse che non era dove sperava di essere (ma dove era sicuro di essere finito) e girando la testa verso una delle porte d'accesso allo stanzone dove si trovava vide un ragazzo, con il braccio destro fasciata e la fronte bendata, dai tratti tipici asiatici (riconoscibili pure non riuscendo a mettere a fuoco bene) con indosso una maglietta verde militare e la tuta da pilota federale annodata sui fianchi.

Ciò gli e ne diede la conferma, ma solo parziale: infatti non era in un posto di prigionia federale, ma bensì, come avrebbe scoperto dalle parole del pilota federale, era in un un normale ospedale al confine con l'Uganda.

Continua....
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« Risposta #17 il: 25 Febbraio 2008, 22:26:23 »

L'elicottero volava basso ed il rumore delle sue pale e della sua turbina si propagava minaccioso.
“Convoglio di macchine davanti a noi! Scendiamo a dare un occhiata?” domandò Sleggar indicando un paio di camion carichi di rifugiati che si muovevano verso l'Uganda.
“Affermativo” confermò Hayato.

L'elicottero stava volando da mezz'ora sull'immenso territorio africano seguendo alcune strade della regione alla vana ricerca di tracce di Shiro ed ormai il carburante cominciava a scarseggiare.
Appena i pattini dell'elicottero toccarono terra Hayato e Amuro scesero dall'elicottero per andare a parlare con le persone sui camion, ormai le speranze scemavano ogni minuto di più: di Shiro nessuna traccia.

Hayato cominciò a mostrare una foto ai rifugiati, uno di loro fece un cenno affermativo.
Amuro e Hayato ormai avevano diffidato a credere delle informazioni che li davano le persone che incontravano, spesso informazioni avute in cambio di cibo o soldi, ma ogni strada andava battuta e perciò il ragazzo tirò fuori una razione dell'esercito dal suo zaino e la porse all'anziano conducente del camion.

Ci fu una lunga 'discussione' fatta di gesti e di poche e storpiate parole in inglese ed in francese, alla fine Amuro e Hayato credettero di aver capito: il conducente del camion li indicava un piccolo paese a venti chilometri verso nord.

...

“E così lei avrebbe deciso di smettere di combattere?” domandò Gato in un perfetto inglese, nonostante la sua febbre malarica conservava una lucidità invidiabile.
“Quando uno comincia a perdere di vista l'importanza della propria vita è inutile che continui a combattere, stavo per far esplodere il mio mobile suit quando l'ho attaccata, ma mi sono risvegliato appena in tempo dal tunnel di autodistruzione in cui ero entrato”.
“Per mia fortuna...”.
“Se la vuole vedere così”.
“Spero di incontrarla ancora sui campi di battaglia o meglio, durante una manovra addestrativa, un avversario del suo calibro rende i combattimenti sempre interessanti” mormorò Gato.
“Non toccherò più un'arma in vita mia, qualcosa in me è cambiato, forse è solo paura o terrore, ma sento che se dovessi ancora sparare finirei per... per uccidere me stesso, si... credo che andrebbe proprio così”.
“La sua non è paura e forse neanche terrore, semplicemente si è reso conto dell'inutilità di combattere”.
“Da cosa intendo io 'combattere' si, per lei 'combattere' nel mio caso vuol dire lottare contro il Reich, abbiamo due concetti differenti di 'combattere'”.
“è solo che ha le idee confuse, i nostri due popoli hanno già combattuto assieme a suo tempo, il vostro popolo è stato solo sobillato dai giudaici e dai capitalisti, nel suo subconscio questo l'ho ha capito e quindi non comprende più la ragione di combattere contro di noi.
Presto vedrà che il nuovo ordine sarà stabilito e coloro, come lei, che hanno dimostrato di non piegarsi ai giudaici saranno giustamente ricompensati”.
“Proprio non vuol capire” mormorò Shiro in giapponese, “Guerra, guerra, guerra... quante persone sono morte finora da una parte e dall'altra? Molte. Quanti credevano di essere dalla parte del giusto? Probabilmente tutte quelle che sono morte, da una parte e dall'altra. Lo capisce questo?” domandò Shiro questa volta in inglese.
“Certamente, ma un conto sono quelle persone .parola grossa-, come i giudaici, i bolscevici, i capitalisti e gli anarchici che hanno combattuto, anzi! Hanno fatto combattere solo per i propri interessi. Un altro conto conto solo le persone come lei che nonostante siano stati sobillate possono dire di no, se tutti i giusti dicessero di no non ci sarebbe più bisogno di combattere per stabilire il giusto ordine mondiale. Ci pensi! Lei è un eroe per noi! Lei è la dimostrazione che quei bastardi stanno fallendo nella loro opera di sobillazione! Lei dovrebbe unirsi a noi e combattere con noi! Lei ha paura di sparare solo perchè finora si è trovato dalla parte sbagliata, ma ora lei potrebbe ripulire il mondo da quei bastardi una volta per tutte...”.
“Gato... la smetta e si tranquillizzi... le ricordo che è ancora ammalato e comunque io so qual'è la parte giusta, semplicemente non me la sento più di combattere, probabilmente non ne sono mai stato veramente capace o forse ho smesso di esserlo...”.
“Comunque potrebbe sempre collaborare, con la sua conoscenza dell'apparato bellico nemico...”.
“Io so qual'è la parte giusta e per quanto possa darle fastidio non è la vostra e forse non è neanche la Federazione, forse la parte giusta sono io con i miei ideali e con i miei pensieri... un po' egoistico non trova? Però se fossi obbligato a scegliere tra voi e la Federazione saprei cosa scegliere...”.
“E dal suo tono suppongo che non siamo noi” mormorò Gato sorridendo, nonostante tutto quel Shiro li stava indubbiamente simpatico, un vero peccato che avesse deciso di smettere di combattere, comunque non poteva negare che quel ragazzo avesse scelto una via problematica, in fondo per la Federazione lui ora era un disertore.
Shiro sorrise alla risposta di Gato e fece per alzarsi quando in lontananza sentì il rumore di un elicottero.
“Katrin presto! Nascondi il signor Gato!” urlò Shiro a Katrin, una giovane e attraente infermiera dell'ospedale a cui Shiro non risparmiava sguardi e sospiri (piccolo problema: era una novizia presso un ordine religioso come si intuiva dai suoi abiti).
“Subito Amada!” esclamò la ragazza cominciando a spostare il letto di Gato.

Shiro era indeciso sul da farsi: andare a parlare con coloro che lo erano venuti a prendere e spiegare di tornare pure indietro a mani vuote oppure nascondersi anche lui?
Optò per la seconda opzione, sicuramente avevano mandato qualcuno delle sezioni di fanteria della WB o dell'Albion (gente su cui non esercitava di certo l'ascendente che esercitava sui suoi piloti che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui), o peggio ancora era un elicottero con a bordo militari già appartenenti alle forze armate delle nazioni che erano della regione, gente poco raccomandabile.

Sleggar sorvolò una volta il paese, individuando immediatamente l'ospedale: per quel che sapevano Shiro poteva essere ferito e quindi trovarsi in un ospedale, mal che andasse quello era un buon posto per recuperare informazioni.

“A ore 4!” esclamò un tizio piuttosto robusto, dal fare militaresco e dalla carnagione bianca ad un uomo più minuto indicandogli l'elicottero, stavano viaggiando a bordo di un robusto fuoristrada blindato.
“Acceleri per favore! Dobbiamo raggiungerlo, potrebbe essere di una delle navi” ordinò l'uomo, relativamente più minuto, al conducente anch'esso con caratteristiche pressapoco simili a quello del primo.

L'elicottero atterrò proprio nel piazzale davanti all'ospedale, subito decine di bambini accorsero cautamente a vedere.
“Spero che vi siate portati qualcosa da distribuire” chiese Sleggar ai tre piloti a bordo mentre le pale dell'elicottero cominciavano a fermarsi (ed i bambini ad avvicinarsi), i tre si guardarono tra loro comprendendo di essere stati abbastanza stupidi a non pensarci, infatti oltre alle loro razioni e ai soldi non avevano portato nient'altro 'da distribuire', “Lo immaginavo, per vostra fortuna il magnifico Sleggar a pensato a tutto, in quelle casse trovate abbastanza roba da sfamare un battaglione”.

Hayato aprendo quelle casse (che fino a quel momento pensava che contenessero equipaggiamenti d'emergenza o simili) ebbe di che da imprecare: era da un po' che cominciava ad avere fame e non aveva potuto mangiare perché tutte le razioni giornaliere erano già state usate e non potendo intaccare quelle d'emergenza...
“Hayato, Amuro! Andate pure voi, qui ci penso io!” ordinò Kou che con l'ausilio di alcuni dottori ed infermiere prontamente accorsi cominciò a scaricare le tre grosse casse d'aiuti alimentari.

Shiro stava osservando la scena da lontano e appena vide Hayato e Amuro ebbe un sussulto, una parte di lui voleva infatti andare a parlare agli ormai suoi ex-commilitoni, ma la prudenza lo spingeva a non muoversi.

I due piloti entrarono dentro l'ospedale cominciando a parlare con tutto il personale, che, preventivamente 'istruito' da Katrin, negò la presenza di qualsiasi Shiro (la maggior parte del personale neanche parlava inglese perciò ci furono solo dinieghi con la testa e cenni negativi con la mano), ma fu proprio Katrin, senza volerlo, a tradire Shiro, infatti quando Amuro (vedendo che la ragazza era probabilmente europea o comunque occidentale, quindi con qualche possibilità che sapesse l'inglese) le chiese se avesse incontrato un certo pilota federale, un certo Shiro, mostrandogli la foto, la ragazza (che era un po' impaurita dalla situazione) rispose di non aver mai incontrato nessun Amada.

Ci fu un momento di imbarazzato silenzio.

Amuro osservò costernato la ragazza e la ragazza cominciò a balbettare e a farfugliare qualcosa nel tentativo di dimostrare che lei non avesse mai detto Amada, ne tantomeno che conoscesse qualsiasi Shiro.

“Dov'è Shiro? Perchè non volete dirmelo?” urlò Amuro, senza rabbia, ma con assoluta perplessità.

Katrin non aprì bocca, sembrava quasi che si stesse per mettere a piangere.

Una grossa mano si appoggiò sulla spalla di Amuro, era Sleggar che aveva appena finito le operazioni attorno all'elicottero.

“Amuro, Amuro, Amuro... non si fanno piangere le belle ragazze e poi non vedi che ti sta implorando di andartene e di far finta che lei non abbia mai detto niente?”.
“Ma...”.
“Se, e sottolineo se, Shiro non vuole farsi vedere, avrà i suoi motivi... comunque signorina ricordi a Shiro che la prossima volta che si nasconde di nascondere anche la sua tuta da pilota, messi lì in bella vista solo il qui presente Amuro non poteva vederla”.
Amuro sgranò gli occhi sorpreso ed imbarazzato, è vero che l'ospedale era molto affollato dalle persone dalle più svariate malattie e ferite, però ciò non gli impediva di vedere quella tuta da pilota di MS lì in bella vista, tuta con la mostrina del nome che non lasciava dubbi: Shiro Amada.

Sul posto arrivò anche Hayato che vedendo quella tuta rimase a bocca aperta, Katrin si mise a piangere inginocchiandosi per terra.

“Dai ragazzi, andiamocene, di fatto Shiro non lo abbiamo trovato, quindi risulta come MIA, abbiamo trovato dei suoi effetti personali, ma non abbiamo trovato lui, quindi scriveremo che nonostante alcuni indizi, dovendo interrompere le ricerche, lo consideriamo MIA...”.
“Ma...” mormorò Hayato.
“Se Shiro si nasconde avrà i suoi buoni motivi e poi la signorina qui presente non sembra che voglia che glielo portiamo via”.
“Ma, Sleggar! Shiro è il nostro comandante! Lui deve venire via con noi! Sicuramente vorrà venire con noi! Magari è solo ferito!” urlò Hayato.

Shiro era dall'altra parte dello stanzone dietro ad uno scaffale, capendo di essere stato scoperto si fece coraggio: a quel punto tanto valeva spiegare il perchè della sua decisione (perchè, a parte Hayato, ad Amuro e Sleggar era chiaro che Shiro stesse bene e che fosse solo una sua decisione).

“Maggiore Shiro!” urlò Hayato vedendolo.
Shiro si sentì come un groppo in gola, non sapeva se sarebbe riuscito a dire quello che gli passava per la mente, per lui era più facile parlare ad un illustre nemico che aveva anche quasi odiato che a compagni con cui aveva condiviso avventure e disavventure.
Aveva il terrore che non capissero, non era un problema se Gato non capiva, ma aveva terrore al pensiero che i suoi compagni non lo comprendessero, o peggio lo fraintendessero.
“Ragazzi, ecco... io...”.
“Io cosa? Perchè ti stavi nascondendo?” urlò Hayato infuriato.
“Non ce la faccio più a combattere, nell'ultimo combattimento non sono stato più io”.
“Ma che diamine stai dicendo? Non sono più io? Tu sei impazzito o cosa?” urlò Hayato ancora più forte.

Sleggar tirò un ceffone ad Hayato.

“Svegliato Hayato! Matura! Pure Amuro è più maturo di te e credo che anche lui ha capito pur senza che Shiro comparisse e tentasse di spiegare!” disse Sleggar ad Hayato.
“Io non sarei maturo?” pensò Amuro preso in contropiede da quella affermazione.
“Ma...”.
“E smettila di dire sempre 'ma' , me ne ero accorto pure io del problema di Shiro! Shiro diceva sempre dell'importanza di preservare la propria vita, ma nel combattimento di pochi giorni fa dai tuoi stessi racconti ho capito che lui stava letteralmente sprecando la sua vita, in una situazione in cui c'erano molte altre opzioni rispetto a quella del comandante eroico che si sacrifica”.
“Ma lui...”.
“Ma lui, ma lui, ma lui! Ma lui è un essere umano! Si è reso conto di essere giunto ad un punto in cui, non solo andava contro ciò che diceva, ma addirittura al punto di arrivare a gettare la propria vita in un inutile eroico sacrificio, la cosa più stupida che può esserci da un punto di vista militare e soprattutto stupida in quella situazione che non lo richiedeva! Lo capisci questo? Lo capisci che anche volendo tornare a combattere sarebbe più un pericolo per gli altri oltre che per se stesso?”.
“Però noi...”.
“Però noi diremo che non lo abbiamo trovato, punto” esclamò Sleggar con tono più pacato e poi rivolgendosi a Shiro con tono cordiale e amichevole, “E mi raccomando Amada! Per questo devi offrirmi da bere alla fine di questo maledetto gioco al massacro”.
Shiro rincuorato dalla richiesta di Sleggar fece un cenno affermativo, “Ovviamente, offrirò da bere a te e a tutti gli altri miei commilitoni se lo vorranno”.
“Una buon whisky non ha mai fatto male a nessuno e mi raccomando: se non te la porti a letto almeno una volta prima di allora giuro che ti faccio nuotare nudo in inverno nel Missisipi”.
Sguardi altamente imbarazzati percorsero la stanza.

Kou da una delle finestre, senza farsi notare (non voleva essere di troppo e gli addii non li erano mai piaciuti, anche se era sicuro che Shiro alla fine della guerra li avrebbe davvero invitati ad andare a bere tutti insieme, sempre che fossero stati ancora vivi...), stava seguendo per intero la discussione, quando una persona gli si avvicinò e con fare molto educato gli chiese di parlare.

Qualche minuto e qualche addio dopo...
“Kou possiamo andare!” urlò Amuro a Kou, quest'ultimo stava parlando con una persona piuttosto esile, visibilmente guardata a vista da due persone che si sarebbero dette guardie del corpo.
“Ehm... Sergente Amuro! Tenente Sleggar! Dovreste venire qui un momento...”.

Fine dell'episodio
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ifxeheor
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Non devo aver paura. La paura uccide la mente.



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« Risposta #18 il: 26 Febbraio 2008, 09:59:14 »

Ma si puo' commentare la tua opera ciclopica? O c'e' un topic aperto appositamente?
Se il mio intervento e' errato prego un moderatore di eliminare il mio post, altrimenti mi piacerebbe poter commentare l'interessante lavoro di Pan...
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matte
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« Risposta #19 il: 26 Febbraio 2008, 10:01:16 »

il post per i commenti è poco oltre...
http://www.gundamuniverse.it/forum/viewtopic.php?t=1182
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nap
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« Risposta #20 il: 28 Febbraio 2008, 19:48:18 »

ovviamente chi vuole commentare (anche sparando a zero) è benvenuto! Manco da domandare, ovviamente sul topic apposito (in effetti c'è da perdersi a trovarlo visto il numero di topic  asd )


Intanto un episodio senza combattimenti.

PS: errata corrige, un episodio con combattimenti che provocheranno anche dolorose (ma si spera momentanee) grosse perdite tra le fila dei protagonisti Mr. Green

EP 24: L'invisibile baratro del destino

Bright e Mirai uscirono dalla stanza di rappresentanza della WB dirigendosi verso le vicine macchinette del caffe; i due erano visibilmente emozionati (e preoccupati), Mirai appariva piuttosto preoccupata e continuava a muovere velocemente gli occhi alla ricerca di eventuali 'orecchie indiscrete', Bright, più diplomaticamente, sudava freddo e si sentiva soffocare dentro la divisa da ufficiale dell'USAF come dimostrava il suo continuo tentativo di allargare lo stretto colletto.
“Se l'equipaggio lo venisse a sapere...” mormorò Mirai.
“L'equipaggio non lo verrà a sapere, non deve saperlo. Abbiamo già abbastanza problemi così” sentenziò Bright.
“Già, ma Sleggar, Ray, Uraki e Kobayashi lo sanno” fece notare Mirai asciugandosi la fronte con un fazzoletto, raramente le era capitato di essere talmente tesa da cominciare a sudare.
“Loro non hanno visto, sentito ed intuito niente, credo che abbiano afferrato il concetto”.
Kay era nella vicina stanza ufficiali da solo a riposarsi quando ascoltò involontariamente la conversazione, travisandola completamente   senza neanche aspettare la fine della conversazione si diresse verso uno degli interfoni della stanza per dare la 'buona novella' all'equipaggio.
Se solo fosse stato ad ascoltare un altro paio di minuti avrebbe capito che Bright e Mirai non stavano parlando di bollenti atti amorosi scoperti da alcuni poi obbligati a tacere, ma di ben altro...
La situazione, come spesso capitava sulla WB, era drammatica, ma non seria, una specie di riedizione militarmente vittoriosa dell'armata Brancaleone dotata degli equipaggiamenti più avanzati, in grado di affrontare interi battaglioni nemici, ma poi si perdeva poi sulle cose più semplici.
In fondo, anche se non pareva, nonostante i gravi lutti che avevano avuto, la situazione delle corazzate Pegasus e dei Gundam imbarcati era privilegiata, temute dai nemici (i massimi gerarchi nazisti avrebbero reso onore e gloria ad un eventuale pilota di Gundam o membro delle Pegasus che avesse defezionato) e tenute in massima considerazione dal comando centrale federale (che non lesinava pericolose missioni di rifornimento a loro favore).
Si erano sentiti abbandonati molte volte, in realtà il trattamento riservato alla WB era un trattamento dei migliori (sia da parte degli 'amici' che da parte dei nemici, quest'ultimi in fondo avevano come obiettivo quello di catturare una Pegasus, i Gundam ed i loro equipaggi interi, possibilmente), c'era chi stava peggio...
In quello stesso momento in un campo di prigionia, sotto una tormenta di neve, dopo una rapidissima sentenza diversi ufficiali partigiani catturati in Europa, gran parte ex-militari delle forze europee, ma molti erano anche semplici civili che si erano dati alla macchia e avevano cominciato a lottare, venivano fucilati.
I loro corpi vennero quindi cosparsi di benzina.
Un anonimo nazista si accese una sigaretta con un fiammifero che poi gettò sui corpi, questi cominciarono a bruciare e a ridursi in cenere e probabilmente insieme ai corpi si sarebbero presto persi i nomi di quei combattenti nei meandri della guerra.
C'era chi stava peggio, molto peggio, ma non si doveva pensare a ciò, l'unica cosa a cui i membri della WB dovevano pensare in quel momento era arrivare a Città del Capo, nelle loro condizioni guardarsi indietro, guardare le tenebre che avvolgevano il mondo non sarebbe servito a molto, anzi il morale dell'unità si sarebbe completamente sfaldato e le poche speranze svanite.
Quante volte si erano salvati per il rotto della cuffia o grazie all'intervento di qualche altra unità federale?
Sarebbe stato sempre così? Certamente no, ma nelle loro condizioni potevano solo guardare avanti e sperare che tutto proseguisse per il meglio, sembrava fossero passati solo pochi giorni da quando erano decollati da Okinawa, ma le continue avarie e gli estesi danni alla WB testimoniavano una fuga durata mesi: non potevano permettersi di vanificare tutti gli sforzi fatti fino a quel momento...
Sforzi fatti con un unico obiettivo: portare la pellaccia a casa.
Poche volte si era pensato davvero a quello che loro rappresentavano e probabilmente se avessero potuto leggere i giornali che continuavano a pubblicare informazioni (ovviamente fatte filtrare appositamente dai comandi federali) sullo stato dell'unità e se avessero potuto leggere di quanta genuina retorica venivano circondate le imprese della WB l'equipaggio si sarebbe potuto rendere conto di quanto contasse quella singola nave sul morale dell'intera Federazione.
Ma solo Bright era a conoscenza di ciò e Synapse aveva vietato ai suoi uomini di comunicare ogni informazione in tal senso all'equipaggio della WB.
C'erano stati alcuni 'innesti' nell'equipaggio della WB, ma solo quelli recentemente arrivati con i rinforzi di Matilda sapevano della cosa e anche loro erano stati obbligati a tacere.
L'unità doveva arrivare viva a Citta del Capo e se le cose erano andate bene fino a quel momento non si trovava una motivazione valida per cambiare lo stato morale in cui si trovava l'equipaggio della WB, stato che fino a quel momento aveva retto.
Mirai aspetto che il caffè si raffreddasse e poi lo bevve in un sorso, la sua mano tremava leggermente, una sagoma di un Himmelritter che si parava davanti alla WB ripassò nella sua mente: aveva un vero e proprio terrore degli attacchi aerei ravvicinati e aveva paura che la situazione in cui si trovassero avrebbe solo favorito il ripetersi di tali attacchi.
“In ogni caso non mi sento tranquilla con il vero capo della chiesa cattolica a bordo, se lo vengono a sapere i nazisti avranno un motivo in più per attaccarci, nelle nostre condizioni...”.
“Hai sentito il comando centrale, no? Visto il 'carico' ci hanno assicurato un distaccamento del quarto wing di supremazia aerea, dovremmo stare tranquilli: è lo stesso di cui fa parte quell'asso, Jung, che ci ha già aiutato un paio di volte e di cui faceva parte Ryu” disse Bright con una vena di tristezza pensando al compianto Ryu, anche Mirai si rabbuiò a tale pensiero.
La WB aveva di fronte a se ancora un paio di settimane di viaggio, ora il viaggio, ormai in territorio 'sicuro' sarebbe stato tranquillo e si sarebbero potuti permettere un lungo volo quasi in linea retta alle massime quote consentite dalle condizioni del reattore, ormai i voli a bassissima quota non erano più necessari; inoltre i nazisti prima che potessero lanciare un altro attacco sarebbero passate delle settimane e per allora loro sarebbero già arrivati a Città del Capo.

Pentagono, un paio di giorni dopo, trenta metri sotto terra, sala bunker riunioni.

Il capo di stato maggiore, generale Revil, il presidente, Sean Miller e molte altre personalità militari, economiche e politiche erano riunite per la settimanale riunione di pianificazione del supremo consiglio di difesa.
Da un grosso pannello su un lato della stanza si potevano evincere gli ordini del giorno:
1)Analisi situazione generale
2)Pianificazione futura della strategia militare, politico, sociale e delle capacità produttive
Questi due punti erano punti 'fissi', veri punti che tutti i presenti aspettavano e che avrebbero reso interessante il consiglio di quel giorno erano quelli d'approfondimento e di informazione sulle ultime novità.
3)Adattamento delle dottrine in Europa rispetto a gli ultimi sviluppi in campo religioso
4)Analisi del codice nazista 'Condor'
5)Messa a punto finale della sezione F del progetto V
6)Relazione finale dell'operazione 'Freestyle'
Ormai erano quattro ore che i presenti stavano discutendo, come al solito Revil era intervenuto piuttosto raramente, ma sempre con frasi incisive e che sembravano non avessero possibilità di replica (solo Miller era riuscito ad avere un paio di brevi scambi di battute con Revil in quella giornata).
Revil prese la parola.
“Cercherò di essere breve, perché, quanto voi, ho fame e sono piuttosto stanco, quindi vediamo di trovarci velocemente d'accordo.
Punto tre.
Appena la White Base, classe Pegasus, con a bordo il Papa giungerà in prossimità di Citta del Capo è mia intenzione dare la notizia al mondo, scusatemi il termine, sputtanando la marionetta nazista.
Dalla nostra abbiamo l'anello del Pescatore, possono farne uno falso, ma finché l'originale è saldamente sul dito di possiamo stare tranquilli...”.
“Mi scusi, ma come possiamo essere sicuri che non sia un millantatore?” domandò uno dei politici.
“Le riferisco quello che mi hanno detto gli esperti e la versione che ci ha fornito mister Sulmonte: secondo la sua versione, che reputo assolutamente attendibile, prima di essere fatto fuori da von Schiller, il precedente pontefice, avvalendosi di una vecchia clausola, precedente l'istituzione del conclave e mai abrogata, che consente al pontefice regnante di nominare il proprio successore in condizioni di estremo pericolo, gli ha consegnato l'incarico, che mi riferiscono essere uno dei più giovani dottore della Chiesa dai tempi di Tommaso d'Aquino, ho cento buoni motivi per credere che sia così, tra cui due guardie svizzere e alcune altre cosucce, in ogni caso visto che faccio parte di un'altra religione, con tutto il rispetto, la cosa da un punto di vista 'religioso' non mi tocca, ma mi tocca assai da altri punti di vista” era palese che Revil fosse irritato dalla poco fiducia di quel politico che probabilmente pensava più all'elettorato che ad altro (“e se poi esce che è falso e nel frattempo l'ho supportato?”, Revil immaginò che fosse questo il pensiero del politico), inoltre Revil non parlava mai se non era sicuro al 101% di quel che diceva, se aveva comunicato a tutti i presenti (ma molti già lo sapevano) del vero Papa era perché era sicuro che fosse vero.
“In ogni caso appena comunicheremo la notizia al mondo i nazisti in Europa intera cuoceranno a fuoco alto dappertutto e non solo in alcune zone o a fuoco basso come ora.
Punto quattro.
Vi ricordate di Coventry? Ebbene simile.
Potremo usare il codice di cui vi avevo già riferito al massimo un paio di volte prima che i nazisti intuiscano il fatto, per ora le nostre spie ci informano che Ghiren e compagni credono che quello che sia avvenuto in Kenya sia da attribuire a qualche strano guasto o ad un sabotaggio interno.
Meno gente sa cos'è successo meglio è, quindi acqua in bocca e che nessuno tiri fuori storielle su armi segrete e falle nel sistema nemico, si sa mai che i nazisti intuiscano quel che noi vogliamo che non intuiscano.
Punto cinque.
Con mio grande orgoglio posso confermare che abbiamo fatto perdere le tracce ai nazisti della sezione F del progetto V...
In Nevada possono ora dormire sonni tranquilli e i meteoriti possono anche scordarsi che esistono, in Guyana meno, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti, ma direi che è un sacrificio accettabile vista la posta in gioco...”.
“Che ci consentirà di impedire ai nazisti di lanciare altri attacchi di distruzione di massa tipo quelli di aprile dell'anno scorso” lo interruppe il generale dell'aeronautica, Enriquez Gramhil.
“Esattamente, entro poco i mezzi saranno operativi e a tal proposito vi invito a leggere i nomi dei piloti selezionati, come potete vedere è la creme de la creme”.
“Roy Jung, Pablo Tesaf, Miluenco Slovodin, Alexandra Guler, Daniel O'Grey.... si mi permette ha scelto proprio il meglio del meglio...” esclamò uno dei politici.
“Ovviamente” rispose Revil sorridendo, “Continuando vorrei anche mettere in risalto i risultati dell'operazione 'Freestyle' che ci illustrerà meglio il generale Ryan. Mi preme sottolineare le prestazioni dimostrate dai mobile suit già pan-europei del neo costituito SAS durante tale operazione. È mia intenzione, infatti, potenziare tale branca delle forze speciali equipaggiandola con un numero accettabile di ENACT che si sono rivelati eccellenti in tale ruolo”.
Ci fu ancora un'ora di discussioni in cui si avallarono, mettendo i puntini sulle i, praticamente tutte le proposte di Revil.
Il presidente Miller prima di andarsene andò da Revil offrendosi di accompagnarlo a casa, era palese l'intenzione di Miller di parlare a quattrocchi con Revil, d'altronde con la sfilza di limousine blindate ed elicotteri di cui disponevano non avevano di certo bisogno di passaggi...

Poco dopo, in auto.
“Per lei suppongo che queste riunioni sono un inutile pro-forma, dico bene?” domandò Miller, era palese il suo tentativo di arrivare alla questione che voleva porgli girandoci attorno.
“Non lo nego, ma cosa ci vuole fare... democrazia vuole...” rispose Revil accennando una risata.
“E noi eseguiamo, d'altronde questo ci differenzia da loro... comunque, cambiando discorso, non trova incredibile di come si sia formata quella voragine a Rio de Janeiro? Quanti morti? Cento dico bene?”.
“Si, ed inoltre abbiamo perso tre carri, si è aperta al passaggio di un convoglio”.
“Già sembra che pure la natura ce l'abbia con noi, non trova?”.
“Evidentemente chi è più in alto di noi ci vuole mettere alla prova per bene...”
Ci fu una leggera risata, ormai il punto stava per arrivare.
“Comunque nulla esclude che una bella voragine si formi sotto i piedi di Ghiren” si augurò Miller.
“Con l'atmosfera nevosa che tira in Europa, per quel poco che me ne intendo, in primavera potrebbero anche avere dei problemi...”.
“Senza dimenticarsi dei problemi tecnici che avranno lassù”.
“Non oso immaginare quanti problemi abbiano per mantenere in efficienza quelle colonie, quando vinceremo la prima cosa sarà studiarla a fondo non trova?” domandò Revil.
“Sicuramente, e poi pensi anche a coloro che ci vivono dentro!”.
“Non deve essere una bella vita, anche se ormai ci saranno abituati, in ogni caso avranno i loro bei problemi di malcontento”.
“Grossi problemi” confermò Miller.
“In fondo hanno le SS per quello, no?”.
I due si guardarono dritti negli occhi, il punto era infine arrivato.
“O dovrebbero avere...” mormorò Miller con fare misterioso.
“Non hanno più l'efficienza di una volta, o forse non li interessa più averla” commentò Revil ironicamente.
“Tornando al discorso iniziale... sembra che a Berlino abbiano davvero dei problemi con le infiltrazioni d'acqua...”.
“Ho sentito anch'io. Non crede che dovremmo essere abbastanza cavallereschi da spiegare a loro come fare per bloccarle? Probabilmente non sono più abituati” fece notare Revil divertito.
“Non ci daranno mai ascolto, faranno il contrario di ciò che gli diremmo...”.
“Appunto”, alla risposta di Revil Miller si mise a ridere.
“Sempre una mossa avanti, non è vero?”.
“Faccia anche due o tre...”.
“Comunque le ricordo che di persone competenti sulle 'infiltrazioni d'acqua' non ne abbiamo molte, veda di non mandarle tutte a spiegare a Ghiren...”.
“E a Cecilia” lo interruppe Revil.
“E a Cecilia cosa fare, abbiamo anche altro a cui pensare che non alle voragini a Berlino”.
“Può stare tranquillo, sono il primo a pensarlo”.
Il convoglio presidenziale si arrestò davanti all'abitazione di Revil.
“Comunque un giorno di questi deve venire a cena da noi, mia moglie l'aspetta” ricordò Revil a Miller.
“E anche la sua cucina? Lo sa che l'ultima volta che sono venuto a mangiare da lei ho messo su un bel po' di chili? Mia moglie mi ha obbligato a fare esercizi ginnici per una settimana! Con tutto quello che ho da fare... se ne rende conto?”.
“Beh, significa che la prossima volta dirò a mia moglie di fare piatti più leggeri”.
“Ci conto, arrivederci!” salutò Miller.
Revil si portò la mano sulla fronte salutando militarmente l'unico suo superiore e osservando la limousine allontanarsi.
La sua mente pensava a possibili, ulteriori, azioni per sfruttare le rivalità tra gli Zabi, poi il suo stomaco gli ricordò che c'erano problemi più urgenti e più terra a terra.

Frattanto sulla WB le notizie di Klaus o Kay per gli amici si erano diffuse molto velocemente e Bright e Mirai era da due giorni che si sentivano stranamente al centro dell'attenzione e al loro passaggio era tutta una risata soppressa e occhi alla ricerca di ulteriori particolari e dettagli (uno sguardo, un filo di rossetto sulla divisa, ect...).
Bright cominciò ad essere piuttosto stufo di quella situazione (di cui non capiva il perché) e stava già per fare una sfuriata contro alcuni membri del reparto manutenzione mobile suit (durante una sua ispezione all'hangar posteriore) quando pensò bene che per ottenere informazioni era meglio rivolgersi ad una persona che aveva già assaggiato un paio di suoi pugni e che probabilmente era implicato nella vicenda.
Bright cerco Klaus e poi lo portò nel corridoio dove c'erano le celle di detenzione della WB, posto non sorvegliato (l'equipaggio era poco per assicurare un servizio di sorveglianza e poi anche se Seyra fosse riuscita ad uscire dalla cella non sarebbe comunque riuscita ad uscire da una nave in volo a duemila metri di quota) e in cui non c'erano occhi indiscreti (ovviamente dopo che Bright aveva acconsentito all'addetto alla video sorveglianza una mezz'ora di riposo) se non gli occhi della prigioniera (ma intanto era una prigioniera...).
“Kay, dimmi un po', ultimamente vedo molta gente ridere, cos'è tutto questo buon umore?”.
Klaus si ritrovò con la sgradevole impressione di essere con le spalle al muro.
“Ecco vede... una nuova barzelletta... si, è proprio una nuova barzelletta...”.
“Su di me e Mirai per caso?”.
“Noooo, non ci permetteremmo mai...”.
Artesia sentendo discutere fuori dalla cella osservò attraverso la grata della porta cosa stava succedendo.
“E allora perché ridete al nostro passaggio?”.
“Una coincidenza...”.
“Coincidenza? Ma davvero?” domandò Bright con tono sarcastico.
“Eh si. Proprio una coincidenza, divertente non trova?”.
“Magari ci dovrei anche credere?”.
“Eh si, è la verità!” rispose Klaus leggermente spaventato.
“Lei che ne pensa signorina?” domandò Bright avendo scorto Artesia che ascoltava la conversazione.
“Che quando si fanno certe cose bisogna assicurarsi di non essere scoperti, ciò è alla base di ogni buona strategia militare e ogni buon comandante dovrebbe saperlo” esclamò una serissima Artesia.
“Cose cosa?” domandò stupito Bright, non si aspettava una risposta di Artesia e poi rivolgendosi verso Klaus: “E soprattutto perché io non sono stato messo a parte di queste cose, ma pure la prigioniera ne è stata messa a parte e soprattutto Klaus...”, disse Bright con fare molto minaccioso, “Quali cose?”.
“Ecco, non che a noi ci interessi della vostra vita privata, ma, senza volerlo, beninteso, ci è giunta all'orecchio un certo fatto...” esclamò Klaus ormai con le spalle completamente al muro.
“Immagino al tuo orecchio e quale fatto sarebbe?”.

Sala di video sorveglianza, pochi istanti dopo...
L'addetto alla video sorveglianza tornò precocemente alla propria postazione e la scena che potè seguire sui vari schermi lo lasciò senza parole: Bright, visibilmente infuriato e pieno di cattive intenzioni, che inseguiva uno spaventatissimo Klaus.

Dopo pochi minuti Klaus riuscì a barricarsi dentro la lavanderia della nave e fu solo grazie all'intervento di Amuro, Kozumi (quest'ultimo intervenne più che altro verbalmente) e di un paio di addetti della vicina sala mensa che provvidero a bloccare Bright se quest'ultimo non sfondò la porta della lavanderia.

“Lasciatemelo ammazzare! LASCIATEMELO SCORTICARE VIVO!” continuava ad urlare Bright che riuscì anche a districarsi dalla presa dei tre (tra l'altro Amuro si prese un forte calcio nei testicoli) e fu solo grazie all'intervento del comandante della sezione di fanteria e di Sleggar che Klaus non fece davvero quella fine.

Comunque un calmante a Bright non lo tolse nessuno.
“Cosa è successo?” domandò Mirai entrando trafelata in infermeria.
“Stress da iperlavoro” mentì Kozumi platealmente, certe cose era meglio che non venissero troppo a galla.
Anzi era meglio che a Mirai di tale questione non venisse all'orecchio mai niente, se già la reazione di Bright era stata di tale livello non ci si riusciva ad immaginare la reazione di Mirai, come pensava un distrutto Amuro ricoverato anch'esso in infermeria per accertamenti.
“E lui?” domandò Mirai a Kozumi indicando Amuro.
“Caduto su un attuatore di ricambio del Gundam” si intromise Sleggar mentendo anch'esso.
"Che idiota" commentò Mirai senza possibilità d'appello.

Intanto fra problemi di vita quotidiana e caccia nazisti in ricognizione la WB e l'Albion si avvicinavano alla loro agognata meta: Città del Capo.
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« Risposta #21 il: 01 Marzo 2008, 21:46:12 »

Visto che la prossima settimana sono in gita con la scuola ho dato una certa accelerata per chiudere la prima stagione (in fondo gli ultimi due episodi non presentano combattimenti, quindi episodi piuttosto veloci da scrivere)


EP 25: Questo è solo l'inizio...

Hangar destro della WB, 30 gennaio 2016.

Sleggar era salito su una impalcatura per dirigere le operazioni di manutenzioni alle mitragliatrici pesanti montate sulla testa del Gundam.
“Zalek! L'ultima volta era settata male la convergenza ed il mirino presenteva uno scostamento rispetto alla mitragliatrice sinistra di mezzo grado all'incirca” ricordò per l'ennesima volta Sleggar.
“L'ho capito! É da una settimana che me lo dice, ma non c'è solo quella mitragliatrice da riparare!” replicò il malcapitato capo meccanico che aveva come ultima preoccupazione quella mitragliatrice sinistra, infatti tutti i Gundam della WB, anche quella di riserva, erano in condizione penose e di un paio di essi non rimaneva che lo chassis esterno e la struttura portante (e neanche interamente!) essendo anche stati cannibalizzati per mancanza di pezzi di ricambio.
“Ecco se l'ha capito veda di rimediare! Se la prossima volta usano dei missili guidati quelle due mitragliatrici sono il mio unico affidamento! Non posso sempre rovinarmi la schiena solo con le manovre evasive”.
“Intanto dovrebbe esserci abituato... non pilotava Harrier da portaerei? Si prendono delle botte ad atterrare su di esse...”.
“Appunto, non ci terrei a rovinarmela anc...” ci furono alcune violente vibrazioni, la WB finì in una forte corrente, e Sleggar perse l'equilibrio cadendo dall'impalcatura.

Fece un volo di sei metri cozzando violentemente contro il pavimento e perdendo i sensi.

“Sleggar! Sleggar! Presto chiamate un medico!”

Poco dopo, fuori dalla porta dell'infermeria.

“Per ora li ho somministrato abbondanti sedativi, con le fratture che ha riportato...” mormorò il medico della WB.
“Quanto ci vorrà perchè si rimetta?” domandò Bright preoccupato.
“Probabilmente mesi”.
Bright ci rifletté un po' su, in effetti la questione ormai non lo riguardava più, era deciso a chiedere di essere assegnato ad altro incarico appena sbarcati ed era improbabile un attacco nemico.

Certo avevano avuto inaspettati problemi ai reattori che avevano ulteriormente rallentato la marcia, ma ormai Città del Capo era a due soli giorni di volo.

Sommerso nei suoi pensieri il comandante si mise a camminare per i lunghi e stretti corridoi della WB, quando incontrò Amuro.
“Comandante!” esclamò il ragazzo facendo il saluto.

Ma Bright non lo vide e andò avanti sommerso nei suoi pensieri ricevendo un'occhiata stranita da Amuro, infatti Bright era uno dei pochi che li dentro ci teneva all'etichetta e li parve strano che il comandante manco lo guardò.

Poco dopo Amuro incontrò Mirai presso la zona abitativa.

“Amuro”.
“Mirai”.
“Hai mica visto Bright?”.
“Si poco fa, presso il magazzino alimentare... ma mi è parso come dire... strano...”.
“Capisco grazie”.
“Mi scusi se mi permetto... ma è successo qualcosa al comandante, in effetti a ripensarci è da qualche giorno che mi pare che si comporta in modo strano...”.
“Detto tra noi... è proprio così... non vorrei che sia ancora derivato da quella mancanza che aveva avuto per il troppo stress... sarà meglio che lo vado a cercare, si sa mai” esclamò Mirai più a se stessa che ad Amuro, quest'ultimo sentì una forte fitta ai genitali ripensando a quella 'mancanza', ma Mirai NON doveva sapere nulla, una 'mancanza' ad Amuro era già più che bastata...

Bright dalla zona del magazzino alimentare si portò fin nei piani sopra al ponte principale, nella stanzino equipaggiato con strumenti di osservazione astronomica, da quello stanzino si accedeva ad una stanza inutilizzata (e anche abbastanza nascosta) piuttosto grande conosciuta solo da Bright, infatti lo stanzino di osservazione astronomica era uno stanzino assolutamente inutilizzato e nessuno ci andava mai, inoltre sulle mappe principali distribuite lungo la WB quella stanza non compariva, probabilmente ne era stata decisa l'eliminazione alla fine della costruzione, ma poi l'attacco nazista aveva bloccato tutti gli eventuali lavori di finitura sull'unità.

Bright aveva scoperto quella stanza, tra l'altro ricca d'oblò, durante una delle sue lunghe ispezioni.

“Chissà per cosa è stata progettata?” si domandò Bright entrandoci e sdraiandosi su una delle poltrone presenti nella stanza, “Probabilmente come sala VIP, in effetti gli interni sono piuttosto raffinati e poco militari al contrario del resto della nave” mormorò il comandante, in effetti solo la sala di rappresentanza presentava un lusso superiore.

Comunque questa stanza Bright quando l'aveva trovata pareva come abbandonata ed in effetti le finiture in legno erano sbiadite e le finiture di lusso in ottone si erano opacizzate, comunque rimaneva una bella stanza, da cui si godeva una bella vista e soprattutto dove si poteva stare tranquilli, era diventato un po' il segreto di Bright e spesso ci si rifugiava per qualche minuto per assaporare un po' di solitudine e stare da solo con i suoi pensieri, senza che Mirai cercasse subito di leggergli cosa gli passasse per la mente.

Tra l'altro come tutte le stanze della base era dotata di altoparlanti e sistemi di comunicazione interna, in caso di attacco in meno di un minuto sarebbe riuscito a tornare sul ponte essendo avvertito in tempo.

Un passo riecheggiò lungo la scala 7 che portava ai piani superiore al ponte di comando.

Un altro passo ed un altro ancora.

Era Mirai che si era messa sulle tracce di Bright, non li ci volle molto per capire dove fosse andato, spesso aveva notato che l'ufficiale si dirigeva presso la stanza di osservazione astronomica e non le ci volle molto per intuire che anche questa volta l'ufficiale fosse andato li.

Intanto dalla base di Diego Garcia decollava un Gustav con a bordo tre SP-04K, di cui uno di un rosso immacolato.

Kaswal von Deikun osservava l'isola farsi sempre più piccola ai suoi occhi.

Sarebbe tornato a 'lavorare' momentaneamente sul fronte medio-orientale nel quale la situazione si stava facendo veramente difficile, inoltre in questo modo aveva la possibilità di incontrare alcuni membri della sfortuna unità di Rahl appena scambiati in cambio della liberazione di diversi alti ufficiali delle forze federali, un sacrificio necessario, uno solo di quei piloti veniva tenuto in maggiore considerazione anche di un burocrate di alto livello con un importante incarico all'interno del Reich.

“Considerala come un licenza in vista della prossima mossa che sta pensando mio fratello, purtroppo sembra che il fallimento della nostra operazione lo abbia spinto ad accelerare i tempi, quell'incosciente e pensare che li ho portato pure a vedere gli ultimi dati sullo sviluppo delle capacità produttive di mobile suit federali... ma cosa ci guadagnerà poi da due pozzi petroliferi? Il sud del Giappone, ecco quale doveva essere il nostro obiettivo! Comunque io non ti ho detto niente, solo le massime autorità del Reich dovrebbero essere a conoscenza del piano...”.

Quelle parole di Cecilia risuonarono minacciose nella testa di Kaswal, era ovvio che la donna non voleva altri fallimenti, comunque Kaswal non si preoccupò più di tanto, dalle parole di Cecilia Zabi si deduceva che la fiducia (e non solo quella) in lui era ancora intatta.

Mirai entrò dentro la stanza d'osservazione astronomica, si guardò intorno, ma non trovò Bright, quando notò, dietro ad un telone una grossa porta blindata.
Istintivamente la aprì e vide Bright seduto sulla poltrona che guardava fuori dal finestrino senza un accenno di reazione.
Il comandante infatti si sentiva svuotato di tutte le sue forze e non aveva la forza di reagire, neanche sentì l'esigenza di muovere gli occhi, quest'ultimi erano vuoti, assorti nei loro pensieri.

“Comandante, si sente bene?” domandò Mirai preoccupata.

Bright non accennò nessuna reazione.

“Bright...” esclamò Mirai piuttosto interdetta.

Lentamente il comandante girò la testa, dentro di se provava una gran rabbia, i suoi pensieri e la sua calma erano stati interrotti, ma non aveva la forza di arrabbiarsi.

“Tenente Mirai Yashima”, Bright lasciò di stucco la timoniera, mai Bright (se non i primi giorni) si era rivolta a lei chiamandola per grado, nome e cognome, Bright inspirò profondamente, “è successo qualcosa?”.

“No, ma...”.

“Bene, perché fra due giorni cederò il comando di questa nave e di grane in questi giorni non ne voglio avere” esclamò Bright scorbuticamente tenendo gli occhi chiusi come per far capire che volesse dormire.

Mirai sbiancò e senza dire una parola si richiuse la porta alle sue spalle, ma dopo solo tre secondi divenne di un rosso paonazzo: “Come ha osato rivolgersi a me con quel tono?!” esclamò la ragazza riaprendo la porta molto violentemente.

“Mi scusi e ora mi lasci in pace” mormorò Bright stancamente, sarebbe voluto scomparire, fare finta di non essere mai esistito.

“NO! Mi lasci in pace? Ma vada a spararsi! E poi cos'è sta storia che cederà il comando?” gridò Mirai.

“Quello che ho detto, non voglio più comandare questa nave” mormorò Bright, “Ho raggiunto il mio obiettivo, l'ho portata in salvo, stop. E poi non ci tengo a comandare un equipaggio da cui mi sono fatto odiare a tutti i costi”.

Mirai rimase di sasso.

“Brutto pezzo... brutto pezzo di merda! Ecco cosa sei! Una merda di cane rinsecchita! Tu non meriti altro che essere preso a sputi in faccia! Dopo tutto quello che hai passato insieme a questa nave, a questo equipaggio e a me tu ci pianti, mi pianti in asso così? Tu non meriti altro che essere pestato a sangue ed essere umiliato! Non sai altro che auto commiserarti della tua voluta incapacità creandoti una realtà fine a se stessa! Non meriti altro che essere gettato in un tritarifiuti! Sei solo capace a ferire le persone, ecco di cosa sei solo capace! E poi la gente si preoccupa anche per te...”: Mirai era diventata una furia e si stava letteralmente sgolando facendosi venire le lacrime agli occhi.

“Ma...”.

“Tu sei un coglione, un figlio di puttana, un bastardo, un inetto, un inutile pezzo di merda rinsecchita che si crede chissà chi, che si crede il martire della situazione! Lei non è altro che uno stupido, pauroso, capace solo di fugg...”, ma Mirai venne interrotta da Bright che le tirò un forte schiaffo, facendola cadere a terra.

“Scusami... io non volevo... non so...” cominciò a giustificarsi il comandante spaventato dalla sua stessa reazione.

Mirai appoggiò la schiena al muro e stringendo la testa fra le braccia cominciò a piangere e a singhiozzare: “Non abbandonarmi ti prego... non abbandonare la White Base... nessuno ti odia, tutti la considerano un ottimo comandante, il migliore comandante, se non fosse stato per lei probabilmente a quest'ora eravamo già tutti morti o nelle mani del nemico... non abbandonarmi, non abbandonare la White Base”.

Due giorni dopo...
Revil aveva dimostrato di avere ottime doti politiche, ma Miller di più (era il suo lavoro...).

Revil infatti aveva pensato di avvertire dell'arrivo della WB a Città del Capo senza troppi clamori e fanfare e soprattutto senza dire nulla della presenza del Papa.

Miller invece pensò bene che quello era il momento giusto per la Federazione di dare la sua prova di forza, non militare (nelle condizioni militari in cui versava la Federazione si poteva al più sperare in qualche limitata, seppur vittoriosa, offensiva nella zona degli Urali), ma politica, ovvero una gigantesca adunata, spontanea (da contrapporre a quelle organizzate naziste) , di milioni di civili della Federazione.
Tutti i mezzi di propaganda, giornali, radio, TV, internet, vennero mobilitati in modo che la notizia raggiungesse la maggior parte del territorio federale e di tutto il Sud-Africa creando lo spirito giusto per il formarsi di tale adunata.
Il messaggio era conciso quanto chiaro: 1 febbraio 2016, la gloriosa White Base raggiungerà l'aeroporto di Città del Capo in tarda mattinata con a bordo gli assi federali, J.T. Sleggar, Amuro Ray, Klaus Shiden e con il capo della chiesa cattolica.

La notizia fu una bomba mediatica che esplose nel giro di pochi minuti.

All'arrivo della WB sui cieli di Città del Capo, scortata sempre a distanza ravvicinata dall'Albion, i membri delle due spaceship poterono osservare una incredibile scena: le strade erano intasate e milioni di persone, poco più che minuscoli puntini dalla loro altezza, che si dirigevano verso l'aeroporto.

“Qui è l'Albion che vi parla, prendiamo quota e vi copriamo dall'alto... ma soprattutto non vi rubiamo la scena” era Synapse in persona a lanciare questo messaggio all'incredulo equipaggio della WB.

Arrivando presso l'aeroporto la vista si fece sempre più chiara, migliaia, milioni di persone che assiepavano l'aeroporto, tenuti a bada a malapena da un cordone di polizia e militari, che altro non volevano che vedere l'eroica White Base, i suoi assi, il suo comandante, i suoi membri dell'equipaggio (ed il Papa, che altro non era stato che la goccia che aveva fatto traboccare il vaso).

Amuro e Kay osservavano lo spettacolo da uno degli oblò mentre la WB toccava terra.

Improvvisamente gli altoparlanti distribuiti per la base cominciarono a gracchiare.

“Qui è il vostro comandante che vi parla, tenente colonnello Bright Noa. Per un po' non mi vedrete più dovendo tornare negli Stati Uniti, ma non esultate: tornerò, ma non è questo di cui vi voglio parlare. Ci sono alcune altre cose che vorrei comunicarvi.
Primo a bordo abbiamo una autorità religiosa la cui presenza ci ha sicuramente messo in pericolo, ma come aveva detto Revil, ne valeva la pena, mi dispiace di non avervene accennato, ma sicurezza chiedeva. Comunque avete presente quel giovane comparso da poco che ha aiutato in mensa e ha tenuto compagnia ai figli di Kozumi? Ebbene è lui”.
Amuro e Kay non mossero una ciglia, loro lo sapevano già.
“Secondo, noi per tutti i cittadini della Terra siamo degli eroi, i mezzi di informazione hanno scritto pagine epiche sulle nostre imprese, ovviamente per non farvi montare troppo la testa non vi ho detto niente. Diciamo che voi ora siete considerati i massimi difensori della libertà... se credevate davvero che avete lottato solo per portare la vostra pellaccia a casa vi sbagliavate di grosso”.
Questa volta i due ragazzi rimasero a bocca aperta, questo voleva dire che tutta quella gente...
“Terzo, come avrete intuito, quella marea gigantesca è la fuori solo per noi, gentilezza vorrebbe, appena completate tutte le manovre di atterraggio, che noi scendessimo e andassimo a salutarle.
Quarto, prima che mi prendiate a botte come vendetta per tutto quello che vi ho fatto passare... grazie, grazie di tutto” esclamò Bright trattenendo le lacrime.

Amuro comprese una cosa dopo circa due minuti che Bright ebbe finito di parlare, dopo che ebbe assimilato completamente che la gente la fuori era la fuori anche per lui, dopo che ebbe assimilato che lui era un eroe a conti fatti per tutta quella gente...

“Kay...”.
“Che c'è Amuro?”.
“Siamo nei casini”.
“Perchè?”.
“D'ora in poi avremo gli occhi di centinaia di milioni di persone puntati su di noi, non potremo più permetterci di sbagliare... mi sa che la prossima volta quel maledetto mobile suit rosso mi tocca batterlo”.
“Aspetta e spera, quello è una furia. Segui il mio consiglio goditi il mese di licenza”.
“La fai facile tu, con Miharu non avrai di certo problemi...”.
“Lei è solo una amica!” esclamò Kay leggermente imbarazzato.
“Certo, certo...” mormorò Amuro.

Appena i primi membri della WB cominciarono a scendere dalla nave furono accolti da un boato immenso e da migliaia di flash.

“Mirai senti...” esclamò Bright con tutta la voce che aveva in corpo per riuscire a farsi sentire da Mirai (che pure si trovava al suo fianco).
“Che c'è?”.
“Avevi ragione...”.
“Su cosa? Dai dillo”.
“Lo sai benissimo su cosa...”.
“Dillo!”.
“Sono un coglione”.
“Un passo in più verso la vittoria”.
“Eh?”.
“Verso la mia vittoria, prima che tu sia utile in un qualche modo in questa guerra passeranno millenni”.
“Grazie della fiducia!” esclamò Bright piuttosto divertito.
“Dai! Su! Lo sai che scherzo!”.

Qualche giorno dopo Ghiren osservò le immagini di quella adunata oceanica sul suo televisore, dopo un minuto spense ed andò alla finestre per osservare i lavori di costruzione del nuovo gigantesco mausoleo da lui ideato.
Le sue mani si strinsero a pugno sempre più forte: quel maledetto afroamericano e quel maledetto giudaico gli e l'avevano fatta e nonostante la censura le immagini di quella gigantesca manifestazione di popolo erano girate attraverso la stampa clandestina.

Ma dentro di se cominciava a pregustare il gusto della vendetta e quel sottile sorriso che si stampò sulle sue labbra non era di certo premonitore di buone cose.
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« Risposta #22 il: 12 Marzo 2008, 19:34:44 »

prendetelo come un radio drama, un ep 25.5

Rumore di stivali sulla neve e di vento, una porta che si apre e che subito si richiude.
“Prego entri comandante Anavel Gato! Mi dispiace che sia arrivato con questo tempo soprattutto essendo lei ancora in convalescenza...” esclama una voce maschile piuttosto roca.
“Non è un problema... se mi hanno dimesso significa che posso cavarmela... ha preparato il rapporto che le ho chiesto?” domanda Gato.
“Certamente, è già sulla sua scrivania”.
“Bene, anche se è solo per poco tempo che mi hanno affidato il compito di dirigere questo campo voglio che tutto sia perfetto”.
“Certamente, per qualsiasi evenienza io sono a vostra completa disposizione”.
“Me ne ricorderò maggiore Adolf Gadlan... piuttosto mi dica... quelli la chi sono?”.
“Uhm... dovrebbero essere un gruppo di terroristi russi che sono stati catturati l'altra settimana, dovevamo inviarli per interrogarli al campo di San Pietroburgo, ma le condizioni del tempo non ce lo hanno permesso”.
“Sono così importanti?”.
“Se mi permette...”.
“Prego...”.
“Credo proprio di no, ma è dall'inizio della guerra che il comando di teatro delle SS appena catturiamo qualcuno lo vogliono subito per interrogarlo, pensi che alcuni mesi fa l'asso von Deikun in persona venne in questo campo per prendere in consegna alcuni terroristi”.
“Chi erano?”.
“Dai pochi interrogatori da noi condotti sembra che fossero in servizio presso un centro sperimentale presso Archangelsk”.
Si sentono alcuni ordini in tedesco in lontananza, alcuni prigionieri si mettono ad urlare in russo.
“Capisco, sicuramente sarà stata per qualche ricerca sulle armi nemiche... comunque devo dire che questo campo è molto...”.
I prigionieri si mettono a cantare l'inno russo, si sente Gato trattenere qualche imprecazione, sembra che i soldati nazisti siano piuttosto sorpresi da quella reazione dei prigionieri.
“Mi aspetti un attimo!” mormora Gato.
Si sente la porta aprirsi, ritorna il rumore del vento gelido, rumore di veloci passi sulla neve.
“Dammi qua soldato!”.
Un fucile viene afferrato da Gato dalle mani di uno dei soldati nazisti, viene tolta la sicura, Gato fa fuoco scaricando tutto il caricatore sugli inermi prigionieri, urla di dolore e di morte, silenzio.
Un gemito si alza ancora da uno dei prigionieri.
Gato spara ancora un colpo, silenzio, solo il rumore del vento lo rompe.
...
Una macchina si muove in mezzo ad una folla tumultuosa, rumore di mezzi cingolati e di sirene.
“Certo che abbiamo una scorta con i fiocchi... non trovi Amuro?” domanda urlando Kay, “Ciao! Ciao!”, Kay saluta la folla.
“Come dici?  Non sento!” urla Amuro.
“Ho detto che abbiamo una scorta con i fiocchi!”.
“Cosa? Dici che abbiamo una cotta con i fiocchi?”.
“Non cotta! Scorta!”.
“Come? Scotta? Cosa?” domanda Amuro perplesso urlando più che può, il rumore della folla che li acclama è molto forte.
“Tu non ci senti bene!”.
“Eh?”.
...
Una tv è accesa, ma tenuta a volume basso, è poco più che un mormorio, rumore di bicchieri di cristallo che vengono afferrati da diverse persone.
“Molti di voi sono stati assegnati a nuovi incarichi o non essendo regolari o avendo richiesto di interrompere il servizio avendone i diritti o non avendo l'età per servire nelle forze armate siete stati sciolti dall'impiego militare. Quindi mi sono permesso di organizzare questo piccolo rinfresco per salutarvi...” dice Bright, “Propongo un brindisi sperando di rivederci ancora, possibilimente in un giorno dove siamo sicuri di non trovarci un bombardiere nemico sulla testa!”.
“Alla salute!” esclamano diverse persone,tra queste si riconoscono quelle del signor Kozumi, di sua moglie e dei suoi figli e di Miharu.
“Abbiamo pensato per ognuno di voi ad un piccolo regalo di addio... ragazzi avanti!”.
Si sentono alcuni passi e dei ragazzi ansimando spingere un grosso carello.
“Prego, se volete occuparvene voi...”.
“Signor Kozumi, è stato un piacere conoscerla e visto che l'ho fatta molto arrabbiare per le condizioni in cui riportavo a casa il mobile suit ho pensato ad un regalo particolare!”, Amuro è visibilmente felice, dietro di se Kay tratteneva le risate.
Un telone veniva tolto.
“La parte destra della V, danneggiata, ovviamente, del Gundam... che pensiero originale!” esclama Kozumi piuttosto sorpreso, durante il combattimento a Bassora infatti il Gundam di Amuro aveva perso metà della V (quella sinistra ovviamente) e Kozumi non pensava che l'altra metà fosse stata messa da parte.
“Ora tocca a te Miharu... inizialmente avevo pensato a qualcosa tipo un libro su Ghandi o giù di li, ma poi ho pensato a qualcosa di più originale” dicendo ciò Kay prende qualcosa, tipo un pacco, “Un pacco di munizioni da 5,56 ed il manuale d'uso della carabina M-4”.
Verso di disapprovazione di Miharu.
“Guarda che ho messo munizioni d'addestramento!” replica Kay, “E poi se cerchi bene c'è un'altra sorpresa, ma guardaci più tardi”.
...
“Come vanno le cose Kaswal?” domanda Cecilia Zabi, la sua voce pareva provenire da un telefono.
“Non c'è male, se si escludono i continui attacchi, il caldo soffocante e strane malattie che mettono a tappeto metà delle nostre forze nella mia zona direi che va tutto bene” replica Kaswal piuttosto ironicamente.
“Malattie? Spero nulla di serio!”, la voce di Cecilia sembrava piuttosto preoccupata.
“Niente di che, le solite malattie intestinali di origine non ben definita... piuttosto è vero di quel che si vocifera?”.
Due caccia passano bassi.
“Assicurati che non ci sia nessuno in ascolto”.
“Tranquilla, ovviamente controllo sempre la presenza di microspie o orecchie indiscrete, allora dimmi... è vero che Dozul...”.
“Si, quel deficiente ha appoggiato il piano di Ghiren... preparati a passare dal caldo secco al caldo umido”.
“Significa che dovrò stare chiuso dentro l'abitacolo del mio SP, almeno è climatizzato”.
Rumori di mezzi corazzati sullo sfondo.
“Un giorno dovresti mostrarmi come si pilota uno di quei giganti”.
“Ti piacciono proprio gli scandali eh?”.
“Anche te non scherzi... hai giocato fin troppo apertamente in Medio-Oriente... prima a Gerusalemme, adesso ho sentito pure che stai cercando di ricucire lo strappo con gli arabi...”.
“Faccio quel che posso”.
“Sei sempre il solito, non cambi mai... comunque stai attento, sembra che tu stia piuttosto antipatico a mio fratello...”.
“Quale?”.
Alcuni soldati passano li vicino marciando ed intonando un canto nazista.
“Uhm... direi a Ghiren e a Garma, Dozul pensa troppo poco per capire a che gioco tu stia giocando...”.
“E per conto di chi...” aggiunge Kaswal mormorando.
“Beh, un fastidio ce lo siamo già tolto e direi che è un fastidio morto e sepolto” dice la Zabi con un tono piuttosto complice.
“Tenta e ritenta dici sempre... no?”.
“Un aitante ragazzo che mi ascolta sempre, quasi non ci credo...” esclama Cecilia ridendo.
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« Risposta #23 il: 20 Marzo 2008, 19:42:54 »

1a parte

EP 26: Riposo soldati!

Amuro era da due ore sulla riva del piccolo laghetto, ma ancora nessuno pesce aveva abboccato, di sottofondo aveva la TV accesa, se non fosse stata per quella e per il vento freddo, probabilmente Amuro si sarebbe già addormentato.

Il plotone degli Zazi ha superato anche l'ultima linea di difesa! Abbiamo perso i contatti con Giroro! Sergente Keroro scappi! Le copro la fuga! La prego scappi!

Angol Mois... ehi? Ma che...

è la fine per voi!

Non credo proprio brutte anguille extraterrestri!

Ma cosa... UNA PEKOPONIANA! Anguilla n°3 abbiamo dei dati su di lei?

Natsumi! Ti sembra quello il modo di sfondare il soffitto?!? Ehi! Ma quella è una suit keroniana tipo 78 sotto modello b!!!

Me l'ha data Giroro poco prima della battaglia stupida rana!


“è incredibile... ora anche i bambini vengono bombardati con la nostra propaganda...” mormorò Amuro piuttosto contrariato, il suo sguardo era perso ad osservare le nuvole passare sopra di lui, “Maledizione Kai!!! Non solo mi pianti in asso qui da solo, ma ora dove lo trovo il coraggio per guardarti in faccia senza ridere?!?” aggiunse, piuttosto contrariato, dopo circa un minuto.

Sigla

Intanto su un Airbus A-380 della Federal Air Force in volo sull'Atlantico...

“Speriamo che quell'Alan non combini disastri, mi sembra il classico ufficiale anziano giunto ormai alla fine della carriera che pur di prolungarla potrebbe strafare” disse Mirai sospirando preoccupata.

“Ma no, in fondo cosa potrebbe succedere? La White Base è ferma per manutenzione e comunque doveva giungere già il dieci gennaio, purtroppo un contrattempo gli impedì di giungere a noi quando eravamo ancora in volo” spiegò Bright.

“Già, già... piuttosto... come ci si sente ad essere stati promossi? Ora dovrai coordinare le operazioni di ben due corazzate e di ben due gruppi di mobile suit...”.

“Esattamente come prima, significa solo che dovrò lavorare il doppio, ma ben pensandoci la gestione di dettaglio della nave non ricade più su di me... alla fine dovrei fare la stessa fatica che facevo prima e probabilmente passerò un po' più di tempo a leggere lunghi rapporti dell'intelligence”.

“Significa che l'avrò meno tra i piedi” aggiunse Mirai scherzosamente.

“Allora dovremo trovare altri momenti per litigare... che ne dice della mensa?”.

“Uhm... troppo affollata...”.

“Hangar posteriore?”.

“Troppo poco illuminato, magari poi succede che Kai mette di nuovo in giro voci false”.

Bright rimase di stucco: era sicuro che Mirai non sapesse niente di quella vicenda.

“E non guardarmi così... lo sai che so' sempre tutto, mi è bastato guardarti in faccia quel giorno in infermeria per intuire cosa fosse successo, ormai ti conosco meglio io che te stesso...”.

Sopra di loro un paio di F-22 scortavano l'Airbus pronti ad intervenire in caso (quanto mai improbabile) di attacco nemico.

Ottomila metri sotto di loro e dieci metri sotto la superficie del mare...

“Comandante! Avvistato un aereo da trasporto passeggeri e due caccia, in attesa di ordini. I Jagdfalke sono pronti ad essere lanciati” comunicò il marinaio via interfono interno alla cabina del comandante

Il comandante del sottomarino d'attacco U-220 (ex sottomarino d'attacco nucleare inglese classe Trafalgar, da poco messo in linea) replicò di non passare allo stato di combattimento e di non comunicare nulla al comando navale di Las Palmas de Gran Canaria: ci mancava solo che la loro posizione fosse intercettata per colpa di un inutile collegamento radio!

È la guerra: la vita o la morte delle persone, indipendentemente dal loro grado, ruolo, importanza o status, è legata al filo di una parola o di una decisione e pure in quel tranquillo viaggio sull'Atlantico Bright e Mirai avevano rischiato la vita, forse più di altre volte...

Inizio marzo, aeroporto di Città del Capo...

Un Dreamliner atterrò scortato da un paio di F-22 seguito poi da alcuni Globemaster, Sleggar (ancora in fase di guarigione e sorretto da due stampelle), Amuro e Kai osservarono scendere alcuni militari dal liner, nel frattempo alcuni mobile suit, coperti da pesanti teloni, venivano scaricati dai Globemaster.

Finalmente erano arrivati i complementi.

“Ok, sbrighiamo velocemente le formalità e poi ritorniamo sulla WB...” esclamò Sleggar.

“Come? Non torniamo in albergo?” replicò Kai.

“Tu torna pure in albergo, ma Amuro no, lui ha altro da fare che stare a divertirsi con una ragazza. Lo devo addestrare a dovere”, il ragazzo era stato da poco promosso a comandante della 101th compagnia MS (venne promosso di un paio di gradi, promozione molto di sapore propagandistico,...) e già si vociferava di una probabile sua assegnazione al comando di un nuovo battaglione di mobile suit d'elite, Sleggar non voleva di certo mettere la sua vita nelle mani di un incapace, cosa  che Amuro non era, ma di certo al ragazzo mancava l'addestramento per fare il comandante... sarebbe stato un lungo addestramento.

“Io non mi diverto con una ragazza...” bofonchiò Kai.

“Passi bellissime notti abbracciato alla ragazza che ami... così va meglio?” replicò Sleggar piuttosto divertito.

Kai non poté non arrossire... nella sua mente ancora riecheggevano le parole pronunciate da Sleggar un mesetto prima quando lo andarono a trovare in infermeria: “Ciao, come butta? Ma ditemi... siete andati a pesca oppure siete stati ad un safari?” il suo sorriso ed il doppio senso erano terribilmente sfacciati, dalle occhiaie di Kai si capivano fin troppe cose, soprattutto rapportato ad Amuro che al contrario era fresco e riposato.

Ci furono le presentazioni dei nuovi dieci piloti:  Julie Mauriac, Hans Perhansel, Aaron Steiner, Mudhut Hubkali, Fernandez Bolivero Paser, Carmelo de la Sierra, Varieskov Ruft, Yuki Watanabe, Shatrevar Nassim, Amish Rajt.


Ovviamente questo 'accrocchio' di nazionalità dava dei problemi, ma, per fortuna, i piccoli conflitti latenti di nazionalità di questa 'allegra' brigata multinazionale venivano risolti in battute taglientissime, ma da come si guardavano probabilmente erano pronti a prendersi a botte.

“Ecco il tuo primo compito da comandante... farli andare d'accordo...” mormorò Sleggar ad Amuro, quest'ultimo si sarebbe voluto mettere a piangere: era più facile battere Kaswal von Deikun in persona che far andare d'accordo quelle persone...

Un paio di settimane dopo....

Sulla pista dell'aeroporto internazionale di Citta del Capo si stava tenendo un'importante cerimonia: veniva fondato un nuovo battaglione, Revil in persona era presente, ma non Bright e Mirai ancora bloccati nel continente nord-americano per importanti incontri e rapporti.

Ovviamente era presente anche il nuovo comandante della WB, l'anziano e simpatico Alan Carver.

I piloti di mobile suit della WB e dell'Albion venivano fatti confluire in un unico battaglione: il 101th MS mobile al comando di Amuro Ray, con Kou Uraki e J. T. Sleggar come comandanti rispettivamente delle compagnie 109 e 101.

Ad Amuro venne consegnata la bandiera di guerra del battaglione con l'augurio di Revil “che questa bandiera possa presto venire decorata da molte medaglie ognuna di essere per un pericoloso nemico sconfitto”.

Dopo la cerimonia Revil si intrattenne a parlare con qualche minuto con Amuro.

“Come ben avrai capito il compito a te assegnato è un compito di importanza e responsabilità, non ti racconto storie: per me sei ancora troppo giovane per tale ruolo e, soprattutto, non hai esperienze di comando, ma come avrai intuito questa è stata una fantastica manovra propagandistica e Miller ci ha messo in gioco la sua persona sul fatto che non mi avresti deluso... voglio fidarmi, dai il massimo e ricorda che domandare aiuto a qualcun'altro non è mai segno di debolezza”.

“Me lo ricorderò” lo rassicurò Amuro salutando Revil che si allontanò per salire sull'aereo che l'avrebbe riportato in America.

Amuro rimase li fermo nel suo saluto, una domanda li ronzava per la testa: “Ce la farò?”.
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« Risposta #24 il: 22 Marzo 2008, 19:43:09 »

Da qualche parte in Iran, 23.05 ora locale...

La colonna corazzata comandata da Deikun in persona avanzava lungo alcune valli poco distanti da Teheran seguita dall'alto dall'elicottero su cui viaggiava Deikun, l'obiettivo era attaccare forze nemiche che avevano preso il controllo di una vallata a 50 chilometri a nord della città.
Quattro carri Adolf, tre SP-04, venti mezzi trasporto truppe e due compagnie di fanteria: una forza notevole.

“Qui Averla a Heinz, fra tre chilometri c'è villaggio, effettuate il guado del torrente e passate dall'altro lato del fiume, non è il caso di svegliare la popolazione”.
“Signorsi!”.
I mezzi cominciarono a guardare il torrente coperti a duecento metri d'altezza dall'elicottero personale di Deikun (un Bell 212 catturato e adibito a posto comando volante) e dai due lati dai tre SP che con la loro altezza potevano scorgere prematuramente eventuali minacce.
“Qui Heinz, guado completato, riprendiamo la marcia”.
Ma dopo neanche trenta secondi avvenne il disastro: da tre differenti punti sui crinali della valle  vennero sparati tre Stinger contro l'elicottero che subito eseguì le manovre evasive del caso.
Ma uno Stinger riuscì a colpire gli ingranaggi del rotore di coda.

Il pilota, con poca esperienza di volo alle spalle con tale macchina, perse il controllo della macchina che cominciò a roteare su se stessa e riuscì solo a rallentare la caduta quando ormai si trovava ad una decina di metri dal suolo.

“Qui Hein... ate b... e? Qui Heinz! Qual... sente?”, il rumore stridulo e mal funzionante della radio rimbombava come un tamburo nella testa di Deikun che ferito, ma ancora tutto intero cercò di uscire dai rottami, fetore di olio e benzina bruciata riempivano l'aria di li a poco sarebbe andato tutto a fuoco.

Con uno sforzo che in quel momento gli parve sovra umano e lanciando urla di dolore Deikun riuscì ad issarsi e ad uscire dall'elicottero che si era schiantato inclinandosi su un lato.

Con il volto ricoperto di sangue e con un grosso taglio sul braccio Deikun riuscì a rimettersi in piedi e ad allontanarsi poco prima che la carcassa dell'elicottero venisse avvolta in una palla di fuoco, dall'elicottero in fiamme Deikun prima di perdere i sensi vide uscire un uomo che stava andando in fiamme: era il suo fido assistente Hans Graf che morì carbonizzato dopo poco  come scoprì Deikun al suo risveglio su un liner che lo portava in Germania per maggiori cure.

“Se l'è cavata con poco, giusto una commozione cerebrale e due bei tagli, uno sulla fronte e uno sul braccio... comunque ha rischiato...” esclamò il medico delle SS vedendo Deikun riprendersi.
“Dove... dove mi trovo?”.
“Su un aereo diretto nella madre patria Germania per ordine personale della Reichfuhrer delle SS Cecilia Zabi”.
“Mi dica... sono messo male vero? Non potrò più pilotare?”.
“Ma no... giusto un mese di riposo assoluto e sarà come nuovo, inoltre la ferita sulla fronte, se si fa crescere un poco il ciuffo, non si nota neanche”.
“Allora significa che prenderò questo mese come un mese di vacanza...”.
“Ma si, se lo merita e ora si riposi, mancano ancora un paio di ore di volo per giungere a Berlino. Con permesso...” disse facendo il saluto e subito allontanandosi.
“Un attimo ancora! L'operazione come si è conclusa? E gli altri occupanti dell'elicottero?”.
“L'unità sta ancora combattendo, ma, come mi hanno detto di riferirle, ormai siano passati alla fase di rastrellamento che richiederà ancora uno o due giorni, quindi direi che l'operazione è andata bene... in ogni caso si consideri un baciato dalla fortuna o dalla provvidenza divina, come preferisce...”.
“Vuole dire che gli altri sull'elicottero sono...”.
Il medico fece un cenno affermativo con la testa, “Morti carbonizzati”.
Deikun sospirò profondamente richiudendo gli occhi per addormentarsi.
Da qualche parte in Iran un guerrigliero scappava con sulle spalle un soldato delle forze speciali ferito gravemente... lungo un pendio secco, qua e la contaminato dalla neve... davanti a lui il cielo che diventava sempre più chiaro: stava per sorgere il sole.
Correva, braccato dagli inseguitori.
“Lasciami qua, intanto vogliono me, non sono così stupidi da non capire che quell'attacco l'abbiamo organizzato noi...” mormorò in inglese il soldato delle forze speciali dai forti lineamenti orientali (era coreano per la precisione).
L'iraniano in uno stentato inglese gli rispose che intanto mancava poco al punto di incontro con alcuni loro alleati.
In lontananza si sentì l'abbaiare minaccioso di alcuni cani: gli inseguitori si stavano avvicinando.
Davanti a loro sorse il sole.

Telegramma al comando operazioni speciali sezione Euroasiatica, Okinawa

Operazione BK-355, 30 marzo 2016

Rapporto operazione
Dall'operazione di tre giorni fa non sono rientrati gli specialisti inviati sul posto per abbattere l'elicottero che parrebbe essere stato usato negli ultimi tempi dal generale nazista Kaswal von Deikun.
Per ora vengono tutti classificati come KIA a seguito dell'intercettamento di un rapporto nemico circa il rinvenimento o eliminazione durante i combattimenti di dieci guerriglieri con equipaggiamento speciale, ovvero l'intera unità inviata sul posto.
Ci sono giunte informazioni riguardanti l'elicottero che pare essersi schiantato al suolo, non si hanno notizie circa gli occupanti.

Firmato:
Brigadier Generale Lotan Vincent Ypre

Il 31 pomeriggio tardi, ora di New York, Bright e Mirai salivano sull'aereo che li avrebbe portati a Brasilia, infatti il 1 marzo la WB sarebbe decollata da Città del Capo per giungere in Brasile, in un giorno le due corazzate, spingendo un po' sull'acceleratore (ma intanto ora la WB aveva i reattori revisionati a puntino o addirittura sostituiti con reattori nuovi) ce l'avrebbero dovuto fare.
“E così finiscono le nostre vacanze...” esclamò Mirai.
“Chiamale vacanze, sono state pesantissime, era quasi più riposante affrontare orde di mobile suit nemici... ma almeno non abbiamo dovuto vedere altre morti”.
“Già... l'intero ponte per il controllo delle operazioni distrutto (il ponte secondario, NdR) è ancora uno dei miei incubi... mi rivedo ancora la scena quando lo andammo ad ispezionare dopo la battaglia con Rahl... avevano portato via i corpi, ma il sangue era dappertutto” mormorò Mirai tremando leggermente.
“Già...” sussurrò Bright tristemente osservando con sguardo perso in tristi ricordi i grattacieli di New York allontanarsi dal finestrino dell'aereo.

Intanto Amuro era seduto davanti alla sua nuova scrivania davanti a lui un pezzo di carta, sembrava che Amuro non sapesse cosa scrivere o meglio: aveva troppe cose da scrivere, riguardo alla guerra, alle persone che aveva visto morire, a suo padre, al comportamento tenuto dalla madre di Amuro nei confronti proprio di suo padre e tanto altro.
Era la prima volta che scriveva a sua madre, tra di loro, dopo la separazione con suo padre, non c'erano stati più incontri, lui neanche se la ricordava, forse anche per quello non riusciva ad andare oltre all'introduzione: cara Johanna.
Introduzione fredda e distaccata, d'altronde che parole sarebbero state le sue? Almeno suo padre, nonostante il loro burrascoso rapporto, si occupava di lui, lei invece non se ne era neanche minimamente preoccupata: solo qualche lettera a Natale ed era anche da alcuni anni che non riceveva neanche più quelle.
Forse i pensieri di Amuro erano ingiusti e forse pesava anche il fatto di quel freddo addio con suo padre a Trondheim per cui Amuro si sentiva in colpa....
Amuro riguardò il foglio, lo prese in mano e lo accartocciò gettandolo per terra.
Non ce la faceva a scrivere a sua madre, forse unico suo genitore ancora in vita, il ragazzo poggiò la testa sulla scrivania stringendola fra le sue braccia e si mise a piangere.

Fine episodio
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« Risposta #25 il: 25 Marzo 2008, 20:03:56 »

1a parte
EP 27: Il giorno in cui apparve la vittoria

Un alto ufficiale stava percorrendo un lungo corridoio illuminato artificialmente, dietro di lui Roy Jung e altri assi di sicura capacità e fama.
Due soldati di guardia davanti ad un pesante portone corazzato si misero sull'attenti, l'alto ufficiale mise la sua mano su un pannello per il controllo delle impronte digitali e poi aprì un occhio davanti ad uno strumento che gli fece la scansione della retina.
“Identità e codice di ingresso” richiese una fredda voce metallica.
“Brigadier Generale Kirk Lion, matricola FAF5812A, codice di ingresso: USX28C3”.
“Identità e codice confermati, potete accedere”.
“Seguitemi prego” disse l'alto ufficiale al gruppo formato da una quindicina di piloti.
I militari entrarono dentro un grande hangar dove sembrava ci fosse un gran fermento di meccanici militari e di ingegnieri civili, disposti ordinatamente in linea c'erano sei giganteschi velivoli...

Ci fu un attimo di stupore tra i quindici assi.

“E dovremmo anche crederci? Queste mosse propagandistiche del piffero tipicamente americane potete anche tenervele voi! Io ritorno sul fronte russo a bombardare i crauti uncinati con il mio Mig! Di stare qui a farmi fotografare su un aereo di cartone...”, esclamò l'asso russo Cheslav Levky che venne però bruscamente interrotto da Kirk.
“Non sono di cartone, stia tranquillo”.
“Ah no? Beh... li avete fatti in alluminio... che sforzo...” esclamò sarcasticamente un altro asso, questa volta cinese, tal Ngai Zei.
“In realtà sono fatti in speciale lega di titanio resistente ad alte temperature con doppio strato di ceramico nella parte inferiore della fusoliera, sapete com'è... nei rientri atmosferici fa piuttosto caldo. Signori e signore... che ci crediate o no questi sono i tanto vociferati...”
“Aurora” lo interruppe Jung, “Si, in effetti non sono poi niente di esagerato, è solo un aereo spaziale in grado di uscire dall'atmosfera e rientrarci a piacimento, nonchè di combattere nello spazio... dico bene? Sapete com'è... non credo che abbiate convocato a pilotarli i migliori assi se poi non possono sparare neanche un colpo... sarebbe quantomeno uno spreco di risorse umane”.
“Ha perfettamente ragione colonello Jung e mi permetta di aggiungere che oltre a quello che ha immaginato codesto aereo, anzi... spazioplano da combattimento... è in grado di prestazioni in atmosfera prossime a mach 5 dai pochi test che abbiamo fin'ora svolto”.
“Ah... quindi sono ancora sperimentali? Mi interessa... quando cominciamo ad usarli?” domandò Ryan Borst, altro asso piuttosto famoso, nonchè pilota collaudatore per l'USAF prima della guerra.
“Il comando centrale ha ordinato il prima possibile, pensate che se non ci fosse stata la guerra gli Aurora avrebbero volato per la prima volta in esercitazioni segrete di guerra simulate nel 2019-2020...” disse Kirk non senza trattenere un sorriso.
“Una forte accelerata, quindi immagino che avranno un sacco di difetti e saranno pericolosi da usare... il mio vecchio mestiere com'era negli anni '20 in pratica... mi interessa sempre di più” esclamò Ryan.
“A me un po' meno” precisò Jung, “Ma non mi tiro di certo indietro...”.
Tra gli altri assi ci furono alcune occhiate per capire qual'era il pensiero generale, ma alla fine occhiate e gesti d'approvazione non si contarono.
“Presto verrà pianificata la vostra prima operazione, per ora allo stato maggiore dell'aeronautica sarebbero intenzionati, se non sorgono complicazioni, a 'lanciarvi' per metà marzo” spiegò Kirk, “In ogni caso, se volete seguirmi che vi mostro i dettagli...”.

14 marzo 2016, Lyndon B. Johnson Space Center, Houston, Texas...

“Presidente Miller! Generale Revil! Segretario Erzov” esclamò il capo addetto militare della sala di controllo spaziale all'entrata di Miller, Revil e del segratario alla difesa.
“Riposo! È stato tutto approntato?” domandò Revil.
“Certamente! Siamo pronti a seguire in diretta l'azione. Ogni frazione di secondo di immagine verrà monitorata dai nostri addetti in tempo reale, inoltre siamo pronti a fornire una guida caccia millimetrica, proprio tre giorni fa abbiamo completato il check up a tutte le apparecchiature di tutto il sistema di controllo spaziale federale, dai radar in Russia al palmare dei tecnici in Brasile”.
“Uhm... un giorno di questi dovremmo andare a fare una visitina al fronte russo non trovate?” domandò Miller rivolgendosi ai suoi due accompagnatori.
"Ovviamente, anzi! Sarebbe l'ora!" esclamò il segretario Erzov.
“Direi che è fattibile, l'ultima offensiva ha avuto successo, ormai le retrovie sono abbastanza sicure, in particolare quelle a sud”.
“Piuttosto crede che ciò convincerà i nazisti a non lanciare la loro offensiva in Africa?”.
“Dobbiamo sperarlo, se usano anche solo un terzo delle forze che stanno ammassando per quel fronte è la fine, tanto più che l'Albion l'abbiamo dovuta ritirare dall'Africa per formare con la White Base il nuovo corpo aereo da usare in Europa”.
“Daltro canto se vogliamo farli sudare freddo dobbiamo eliminare gli Skestal a tutti costi”.
“Signori! Ci hanno comunicato che i piloti stanno entrando nei cockpit, tra tre minuti incomincia ufficialmente l'operazione 'Freedom Awakening'”.

Area 51, Groom Lake AFF...
Gli F-121 Aurora vennero posti su dei grandi elevatori che li cominciarono a portare dall'hangar sotteraneo a quello in superficie.
“Se l'angolo d'entrata superasse determinati valori bisogna effettuare...”.
“Fuoco a bordo, sistema antincendio attivato, attivazione controllo deila struttura...”.
I piloti nei loro cockpit ripassavano la check list ed eventuali emergenze, ripassando i comandi da attivare in caso di emergenza, tutti i piloti erano tesi, sia quelli che avrebbero dovuto pilotare, sia quelli che dovevano starsene a 'guardare'.
In fondo oltre ad essere la prima missione operativa era anche la prima missione spaziale degli Aurora, quindi le macchine avrebbero affrontato anche il loro primo rientro, d'altro canto non si poteva chiedere di effettuare test nello spazio, sempre se non si voleva essere scoperti dai nazisti.

Tre Aurora avrebbero partecipato all'operazione ed i piloti erano: Roy Jung (comandante del wing e della 1a squadriglia), Ryan Borst (in assoluto colui che si era distinto come il pilota più capace di affrontare le emergenze) e Ngai Zei (che tra i tre era l'unico ad essere già stato nello spazio, essendo stato un astronauta del programma spaziale cinese).

Gli Aurora per l'occasione presentavano due grossi booster sotto le ali, booster necessari per uscire dall'atmosfera con ancora a bordo abbastanza combustibile per effettuare un combattimento, anche molto prolungato, ed affrontare anche eventuali emergenze.

“Non disponeva di tre booster per il decollo?” domandò Miller guardando le immagini proiettate su uno dei numerosi schermi.
“Il booster centrale serve solo per andare fino in prossimità della Luna con ancora abbastanza combustibile per effettuare un paio di manovre evasive ed una ricognizione decentemente condotta... per questa missione i due più piccoli sotto le ali potevano bastare... comunque lo sa che se si vuole incrementarne ancora l'autonomia li si possono lanciare in quota da aerei appositamente modificati?”.
“Fino all'anno scorso per me questa sarebbe stata fantascienza...”.
“Purtroppo è la realtà”.

“Qui torre di controllo Groom Lake AFF a Liberator 1, 2 e 3, pista libera.Vento proveniente da sud a raffiche di 5 nodi orari. Umidità relativa al 30%. Attendete autorizzazzione dal controllo operazioni della Nellis AFB”.
Passarono alcuni secondi, Ngai declutì rumorosamente, temeva per il rientro.
“Prego il padre fondatore del Partito di proteggermi” mormorò tra se e se: non sapeva se la macchina avrebbe potuto sopportare eventuali danni (comunque l'affermazione, prontamente tradotta da un adetto della sala di controllo di Houston, fece storcere piuttosto il naso a Miller).
“Qui controllo operazioni della Nellis AFB, operazione 'Freedom Awakening' passa alla fase operativa. Potete decollare. Buona fortuna e che dio vi assista!”.
Jung inspirò profondamente chiudendo gli occhi per una frazione di secondo e concentrandosi al massimo.
“Liberator 1! Decollo!” urlò Jung dando piena potenza ai motori e ai booster, subito seguito dai suoi due gregari.
“Liberator 2! Decollo!”.
“Liberator 3! Partenza!”.
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« Risposta #26 il: 30 Marzo 2008, 18:09:24 »

Gli Aurora cominciarono una veloce arrampicata quasi verticale, l'impressionante forza G che si sviluppava in quella manovra teneva attaccati i piloti ai loro seggiolini.
Una goccia di sudore scese dalla fronte di Jung.
Erano entrati nella ionosfera: collegamenti a terra momentaneamente impossibili.
Sul suo casco si riflettavano i colori del cielo che diventavano sempre di un blu più scuro, sempre più neri.

Quale sarebbe stato il loro obiettivo? Neanche a loro l'avevano comunicato...

Un convoglio di rifornimento nemico? Un semplice pattugliamento armato? La Stazione Spaziale Internazionale caduta in mano ai nazisti?

150 chilometri d'altezza: era tempo di stacccare i booster che avevano esaurito il loro compito, la fase critica della salita era stata brillantemente superata, ora sarebbe stata una salita con angoli d'attacco relativamente più tranquilli.

Lentamente sentì i disturbi radio svanire, ormai avevano superato la fase critica per le comunicazioni, ma la salita era ancora ben lungi dall'essere conclusa: 500 chilometri sopra la Terra era l'unica altezza che li avevano comunicato di raggiungere.
Gli strumenti ne segnavano 300, la salita continuava.

A 400 chilometri d'altezza giunse il tanto atteso messaggio dal centro di Houston, fu Revil stesso a riferirlo: “Signori, il vostro obiettivo è un convoglio di rifornimento in fase di approccio al settore  HK-55, nostre informazioni riportano cinque navi da trasporto, due di queste armate, più due navi di scorta. Signori! Vi rammento che state partecipando ad una missione che segnerà il destino della storia, ma soprattutto il nostro futuro... Roy Jung! Ryan Borst! Ngai Zei! La popolazione della Federazione non lo sa ancora, ma le loro - le nostre! - speranze sono riposte in voi! Cercate di non deluderci! E ora vi lascio al 'controllo caccia'! FATELI VEDERE DI COSA SIAMO CAPACI!” urlò infine Revil.
“Signorsì, signore! Conti pure su di noi!”, la voce di Jung era salda e sicura.

Dal centro di Houston Revil ascoltò quelle parole calandosi leggermente il berretto sugli occhi: i destini della Federazione forse non si giocavano quel giorno, ma di certo avrebbe influito parecchio... in bene o in male... Revil sperava in bene...
 
Il centro di controllo cominciò a passare le informazioni: un volo di diecimila chilometri attendeva Jung e compagni... un'inezia alla velocità a cui volavano, voleva dire che entro pochi minuti avrebbero avuto il primo contatto radar con il convoglio in fase di avvicinamento.

Gli Aurora si allontarono ulteriormente dalla Terra, dovevano riuscire ad intercettare il convoglio prima che scaricasse eventuali rifornimenti, quest'ultima era una manovra che richiedeva veramente pochi secondi a causa della perfetta organizzazione nazista raggiunta in questo inedito settore.

A 300 chilometri d'altezza avveniva lo sgancio dei rifornimenti solitamente, ma poteva avvenire anche a quote maggiori e viste le velocità in gioco per avere un margine di tempo accettabile bisogna fare in modo che il convoglio dovesse percorrere ancora un 4000-5000 chilometri... inoltre l'arsenale dell'Aurora era molto vigoroso e permetteva un buon numero di passate... sarebbe stato un peccato non sfruttare l'effetto sorpresa ed il successivo momento di sbandamento...

Ormai la gravità era impercettibile de i caccia potevano proseguire la loro salita e spostamento verso il relitavamente lontano punto di contatto col nemico ad altissima velocità pur con i motori al minimo.

Jung osservò per un attimo il vuoto dello spazio e la Luna che sembrava diventata come gigantesca rispetto a quella che lui aveva imparato a conoscere dalla Terra.

Un fremito incontrollato lo prese ed il cuore cominciò a pulsargli forte.

Era emozione, ma anche paura che quel silenzio surreale che lo circondava contribuiva ad aumentare: le comunicazioni radio erano state ridotte al minimo.
Infatti la maggior parte degli ordini dal centro di controllo giungevano direttamente su uno dei numerosi schermi dell'abitacolo: anche i nazisti li avessero intercettati non avrebbero potuti leggerli in tempi brevi, sarebbe stato molto più semplice tradurre messaggi radio vocali in inglese.

Al centro di Houston registrarono quell'aumentare del battito cardiaco e altri particolari del comportamento del corpo di Jung.
“All ok?” comparve sul monitor per le comunicazioni.

Jung lo guardò smettendo di tremare: entro pochi secondi sarebbero giunti a contatto radar con la formazione nemica.

Cominciarono ad aprirsi sui tre Aurora alcuni dei numerosi vani per le armi.

Un flebile segnale radar: la formazione era là! Dritta davanti a loro e distante migliaia di chilometri: chilometri che velocemente si assotigliavano sempre di più.

Qualche secondo dopo sulle navi del convoglio cominciarono ad essere urlati ordini in tedesco.
Stupore.
Paura.
Erano stati agganciati da un radar, da un radar sconosciuto che si stava avvicinando a loro.
A molti non passò neanche per la testa che potessero essere i federali, solo le alte sfere avevano ricevuto 'rumors' riguardo agli Aurora, per i soldati semplici, subissati da una propaganda che dava i federali già annientati, quelli più probabilmente erano fantomatici alieni e solo i pochi più freddi e meno inclini a credere alla propaganda capirono che i federali erano 'li vicino'.
Diversi missili anti-velivolo vennero lanciati dalle navi di scorta: millecinquecento chilometri separavano Jung dalle navi.

“Lanciate i missili ingannatori!” urlò Jung rompendo il silenzio radio.

Due missili vennero sparati da ogni Aurora, ogni missile cominciò a rilasciare migliaia di chaff ed il missile stesso divenne un enorme flares.

I missili sparati dalle navi di scorta si persero nello spazio alla ricerca di obiettivi inesistenti.

Ma mentre i nazisti si preparavano a lanciare salve di missili a medio raggio e a puntare le artiglierie leggere ecco che Jung ordina il primo vero attacco, il primo vero combattimento spaziale dell'umanità aveva luogo.

“Lanciamo ai nazisti un piccolo pensiero di pace! Fuoco con i missili anti-nave!!!” sei missili antinave vennero sparati da ogni Aurora.

Il terrore corse tra le file nazista, settecento chilometri distavano gli Aurora, ma soprattutto diciotto missili anti-nave si sarebbero schiantati contro le navi entro pochi secondi: tredici missili vennero distrutti, due cambiarono senza motivo rotta (un problema al sistema di guida), un altro esplose in volo, due fecero centro.

Una nave da carico venne colpita ad uno dei suoi settori, fu solo la prontezza del comandante che fece staccare il settore danneggiato in tempo se non ci furono danni più seri, mentre una nave di scorta venne investita da migliaia di frammenti dell'altro missile che giunse a destinazione, subendo piccoli squarci in più punti della struttura: aria e fiamme vennero viste uscire per qualche secondo dalle paratie danneggiate.
Il missile aveva attivato l'esplosione della testata troppo presto: probabilmente il sistema per la corsa finale e per l'attivazione della spoletta necessitava di ancora grossi miglioramenti.

Gli Aurora, continuarono a rilasciare le loro contromisure e cominciarono a manovrare preparandosi al terzo attacco da condurre a distanza ravvicinata con le razziere, sarebbe stato un attacco di saturazione, duecento chilometri li distanziava dalle navi.

Cento chilometri.

Cominciarono a volare vicino a loro i colpi delle artiglierie nemiche.

Cinquanta chilometri.
Fu un attimo: le navi naziste si  intravederono per pochi secondi che bastarano agli Aurora per inondare la zona di razzi.

Un nave cargo esplose, altre due vennero pesantemente danneggiate.

Gli Aurora passarono ad altissima velocità in mezzo alla formazione nazista: poco più che un'ombra nera per gli attoniti marinai.

I caccia rallentarono per compiere una veloce virata e per compiere una seconda corsa d'attacco sulla scompaginata formazione d'attacco, questa volta avrebbero condotto un attacco di precisione usando le due razziere rimaste ed il cannone vulcan.

Questa volta avrebbero dovuto manovrare per evitare di essere colpiti.

In un festa mortale di luci ed esplosioni gli Aurora si fecero sotto alla formazione nemica: Jung scaricò l'intera sua razziera sulla nave di scorta che aveva già subito gravi danni... ma sorpresa! Mentre passavano in mezzo alla formazione per una seconda volta videro (si, ora la velocità permetteva di vedere) lanciare dall'altra nave di scorta ben quattro Himmelritter, mentre da quella distrutta da Jung era già decollato un altro Himmelritter ed un SP-03.

I cinque caccia nazisti inmediatamente accelerarono all'inseguimento di quei strani velivoli.
“è un inferno!” urlò l'ultimo dei piloti degli Himmelritter ad essere lanciato dalla nave di scorta: davanti a lui il relitto principale della nave cargo distrutta che si era messo a ruotare su se stesso a forte velocità avanzando incontrollato verso la Terra.

“Ce li abbiamo dietro!” urlò Ngai: i radar degli Himmelritter li aveva agganciati.

“Fuoco con i Fox 6!” ordinò Jung.

Due missili per Aurora vennero lanciati all'indietro!
Un Himmelritter venne preso di sorpresa e distrutto.

Incominciò un violento, quanto veloce e breve, combattimento aereo, ancora un Himmelritter venne abbattuto da uno degli Aurora che gli si posizionò in coda ed un altro fu colpito dai frammenti di un missile che gli tranciarono di netto una delle estremità alari, costringendo il caccia, ormai privo di reali capacità di combattimento a ritornare verso le navi spaziali.
Alla fine i due Himmelritter rimasti batterono in ritirata.

Ora per Jung e compagni era tempo di far ritorno a casa.

Nella sala di controllo non si fece in tempo ad esultare per i buoni risultati dell'attacco che subito un forte nervosismo si impossessò dei presenti: ora veniva la fase critica.

Cominciò la discesa ed il caratteristico alone rosso generato dall'attrito con l'atmosfera avvolse gli Aurora.

Tutti gli occhi delle persone presenti nella sala erano puntati sui grandi schermi.

Furono minuti d'angoscia, ma alla fine Miller potè tirare un sospiro di sollievo: anche quell'operazione era andata, pure Revil aveva cominciato a pensare al peggio quando saltarono le comunicazioni radio.

3 aprile 2016, Brasile...

Bright e Mirai erano appena saliti sulla WB da poco giunta in Brasile.
Il neo-comandante del 13 Squadrone Strategico Autonomo continuava ad osservare l'orologio: Revil l'aveva informato che il 3 aprile a mezzogiorno, ora di New York, ci sarebbe stato un grande annuncio, ma non si era sbottonato sul tipo di annuncio.

“Accendete la TV sul canale militare federale!” ordinò Bright, “Ed informate anche tutto il resto del personale della WB e dell'Albion di osservare la tv!”.

Tutto il personale accese i televisori, che si stesse riposando, addestrando o facendo manutenzione ai mezzi.

Il volto del presidente Miller apparve in TV.

“Popoli della Federazione Terrestre! Popoli oppressi dalla tirannia nazista che potete ricevere questo messaggio! È un gran giorno per la Federazione! Una luce di libertà il 14 marzo 2016 ha solcato i nostri cieli! Lo spazio non è più un luogo sicuro per i nemici! Sappiate solo questo! Se credevate che fossimo sull'orlo della sconfitta vi sbagliavate! Se credevate che non potessimo contrastare i nazisti vi sbagliavate! Ma che siano le immagini a parlare per me...”.

Venne immediatamente lanciato un servizio, sullo schermo passarono immagini di combattimenti spaziali ed immagini sfocate prese da lontano di uno strano aereo... lo speaker tolse ogni dubbio su ciò che rappresentavano le immagini nella sua lunga filippica sulle capacità federali.

Il 14 marzo 2016 è un grande giorno per la libertà! Aerei da attacco spaziale tipo 'Aurora' sono decollati dalle nostre basi per attaccare un importante convoglio nemico! Quattro navi cargo, una nave da combattimento e tre caccia nemici sono andati distrutti! Con audacia, caparbietà e coraggio i migliori assi federali hanno affrontato un nemico in uno scenario operativo sconosciuto, ma non per questo si sono lasciati sopraffare dal nemico, che anzi ha dovuto battere in ritirata! Il meglio della nostra tecnologia, i migliori tecnici, i migliori piloti sono stati impiegati per questa importante operazione che sarà la prima, ma non ultima! Già il 18 marzo altri Aurora hanno attaccato diversi satelliti nemici inffliggendo consistenti danni alle capacità di osservazione nemiche! Questo è solo l'inizio popoli della Federazione! Gli Aurora, frutto della più avanzata....

Kou, Amuro, Kai, Hayato, Sleggar, l'ormai soprannominato 'Zatoichi' e molti altri piloti, riuniti nell'hangar dell'Albion, ascoltarono (e guardarono le immagini soprattutto, Zatoichi si interfacciò con la telecamera del Gundam entrando in cabina per osservare la notizia) con piuttosto poco stupore.
“Ci toccherà cominciare ad iderare strategie per l'uso di mobile suit nello spazio” fece notare Aaron Steiner, uno dei nuovi piloti.
“Credi? Qua prima di essere inviati nello spazio passeranno anni” commentò Sleggar (che aveva ancora un braccio fasciato).
“Già. È solo una manovra più che altro per aumentare la pressione sul nemico” aggiunse Kou.
“Però non deve essere male lo spazio? È molto romantico come posto, non credi Julie?” domandò Chuck Keith, uno dei compagni di Kou, ad una delle nuove pilotesse, quest'ultima lo freddò con una occhiataccia, “Umpf... piuttosto Kelinova cos'è che stavi dicendo? Sono tutto orecchi...”.
“Stavo dicendo che gli Stalingrad pur non avendo la mobilità del Gundam sono ottimi per lanciare attacchi di massa e di interdizione a corto raggio, è stato grazie alle loro capacità se abbiamo bloccato i nazisti lungo gli Urali, adesso l'offensiva è ancora in corso, ma sono sicura che gli Stalingrad si stanno, come al solito, distinguendo”.
“Piuttosto è vero di quel che si dice? Sembra che in Russia sia stata annientata per rappresaglia una città di grosse dimensioni...” domandò Kai, piuttosto titubante a porre a quella domanda.
“Non ne so molto neanche io, circolano molte voci e dicerie, c'è chi dice che al comando del corpo che eseguì il massacro ci fosse una generalessa che osservando il massacro da lei stessa ordito sia impazzita e da bordo del suo mezzo abbia attaccato le sue stesse unità... ma sono solo voci...”.
Un silenzio assorto calò sui piloti.

“Cambiando argomento... Kai... è vero che tua moglie è incinta di quattro-cinque mesi?” domandò Sleggar.
“Ehm... poi mi spieghi come fai a saperlo... comunque si... ma vi prego... non ditelo al comandante Bright... se si mette a fare due calcoli sono finito” esclamò Kai, toccandosi nervosamente il colletto della divisa, in quel momento li apparve estremamente stretto.
“Cos'è che vi aveva ordinato Bright dopo la battaglia in Kenya? Riposo assoluto? Non credo che sarà molto felice di sapere che hai trasgredito agli ordini...” disse Hayato piuttosto divertito, “è risaputo che dopo aver fatto sesso le prestazioni fisiche subiscono un crollo considerevole, l'ho letto da qualche parte, ma non mi ricordo più dove... forse su una delle riviste scientifiche che lessi nell'attesa mi iniettassero le nanomacchine” aggiunse pensieroso, “O forse era il mio allenatore di Judo? Proprio non ricordo”.
“Magari l'allenatore” disse Amuro.
“è incredibile non trovate?” esclamò Hans, un'altro dei nuovi piloti, “Il resto della Federazione starà pensando solo a quello che è avvenuto lassù e noi a parlare del più e del meno...”.
“Abbiamo visto già troppe cose strane, tutto li” spiegò Zatoichi con fare asciutto e distaccato scendendo faticosamente dal Gundam: se era possibile cercava sempre di stare alla larga da ogni discorso che potesse essere anche solo vagamente personale, di lui gli altri piloti sapevano poco o niente, ma andava bene così...

'Scontro ai bastioni di Orione', così venne chiamato successivamente dai giornalisti federali quel primo combattimento spaziale: forse quelli non erano i 'bastioni di Orione', ma le navi in fiamme (per quanto una mezzo potesse andare in fiamme nello spazio) c'erano state.

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« Risposta #27 il: 02 Aprile 2008, 19:07:37 »

intanto per il prossimo episodio cominciate a tenere presente di queste:

LUOGO DELLA BATTAGLIA



DISPOSIZIONE DELLA 356a Brigata Mista al primo contatto con le avanzanti forze naziste, 13° in volo verso Panama devia dalla sua rotta per giungere in aiuto della 356a su ordine diretto di Revil.





PREVIEW: Lampi di morte rischiarano il campo di battaglia! Il destino della Federazione è in bilico... la 101th viene chiamata per la prima volta in azione, ma dopo un'estenuante battaglia un terribile nemico si para davanti a loro... chi vincerà? Mobile Suit Gundam Ashes of the War: Scramble!

---edit

mi sono accorto che manca la scala sulle cartine, tanto per intenderci tra il paesino di Apoipò (quello col ponte difeso, parte sinistra della mappa di dettaglio) e quello d Suruacri (a destra, con fanteria e AA) ci sono 44,5 chilometri di distanza...
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« Risposta #28 il: 08 Aprile 2008, 17:47:09 »

EP 28: Scramble!

4 aprile 2016... il giorno nero della Federazione...

Alle 3.50 A.M. ora di New York apparve sui radar una grande formazione aerea d'attacco diretta verso il Venezuela e diverse isole caraibiche.

Ore 1.42 P.M., mentre il Venezuela e tutta la costa caraibica dell'America Meridionale erano sotto pesante attacco una grossa formazione navale nazista (costituita per lo più da mezzi navali catturati e navi cargo civili riadattate) venne avvistata da un sottomarino nucleare in perlustrazione nell'Atlantico.

5 aprile 2016, il Venezuela era caduto, solo a Caracas e presso alcune zone dell'entroterra continuavano pesanti combattimenti, inoltre verso la fine della giornata la formazione navale apparve presso i porti venezuelani cominciando a scaricare i rifornimenti ed il grosso delle truppe d'attacco.

Sull'Atlantico le Gustav continuavano ad andare e venire, poco disturbate dalla scarsa reazione aerea federale.

La 8a e la 9a flotta federale (dotate di CVN e naviglio d'altura) erano la prima bloccate a sorvegiare il fronte nordico (l'Islanda era in mano ai nazisti) e l'altra a proteggere le forze federali nell'Atlantico meridionale.
Solo la 10a flotta era ancora disponibile, ma non era dotata di CVN e di naviglio d'altura pesante ed al momento dell'attacco solo il 15% delle sue navi erano in mare pronte ad intervenire, il resto era ancora ancora nei porti dell'America Centrale e sulle coste meridionali dell'America Settentrionale.

Revil non si era aspettato un attacco diretto al cuore della Federazione, supponeva l'Africa, con le sue immense e non sfruttate risorse.
Si sbagliava.
Ora i nazisti avevano due obiettivi: Panama ed il Brasile.

La 2a flotta federale aveva ricevuto l'ordine di salpare al più presto da Los Angeles, la 2a flotta era in grado di cambiare le sorti della battaglia, ma ci voleva tempo perché si attivasse e riuscisse ad arrivare a Panama: il canale doveva rimanere a tutti i costi aperto e senza rischi alcuni per le navi in transito in esso...

Una carta rimaneva a Revil da giocare, una carta che aveva richiamato apposta dall'Africa per evitare di rischiarla in inutili combattimenti, una carta che aveva richiamato per poterla usare la dove avrebbe fatto più male ai nazisti: in Europa... ma il destino volle diversamente per i piani di battaglia di Revil... il 13° Squadrone Strategico Autonomo venne chiamato in azione, obiettivo: rallentare i nazisti in Colombia il più a lungo possibile.

5 aprile 2016, ore 16.15 P.M ora di Manaus... la WB e l'Albion con la 101th decollano dalla loro base a Manaus, ma mentre stanno decollando giunge un nuovo ordine di Revil, Revil in persona apparve sul grande schermo della sala di comando operazioni della WB: era evidente di come Revil tenesse in considerazione il 13° se arrivava a dare ordini senza intermediari.

Bright e Amuro, che erano giò nella sala di comando per discutere di alcune questioni riguardanti nuove tattiche da battaglia, si misero in piedi pronti ad ascoltare il messaggio, di sottofondo il cupo ronzio dei motori della WB.

“Ve lo dico senza mezzi termini: siamo nella merda, i nazisti stanno avanzando nell'entroterra venezuelano e tra loro e Manaus dove vi trovate ora non c'è altro che qualche brigata raccogliticcia ed un po' di foresta amazzonica”.
“Questo però vuole dire che non avranno abbastanza forze per avanzare in Colombia e sulle coste atlantiche...” fece notare.
“é solo una falsa impressione, in quelle zone abbiamo solo più forze dispiegate e quindi preferiscono muoversi con un poco più di cautela, questo non toglie il problema... non possiamo permetterci di avere i nazisti che penetrano in profondità nel territorio brasiliano... se riuscessero a passare quelle zone montuose non avremmo più abbastanza forze per organizzare una vera e propria difesa... anche se non nego che vista la loro conoscenza della Terra la foresta amazzonica per loro potrebbe essere un problema insormontabile,  ma non possiamo permetterci errori... non in questa fase della guerra... dovrete difendere quello che in codice abbiamo chiamato 'El Paso' – che fantasia vero i nostri pianificatori? - dovrebbero esservi già giunti tutti i dati... 'El Paso' non deve cadere, costi quel che costi, per almeno i prossimi tre giorni, per allora in zona dovrebbe arrivare una divisone corazzata completamente equipaggiata”.

Bright e Amuro fecero il saluto militare, appena si chiuse la comunicazione Bright sentì un irrefrenabile impulso alla risata...
“Nella merda... nella merda... diamine è un genio... questo messaggio aveva un criptaggio che avrà fatto ridere gli addetti alla EW nazista...”.
“Come prego?” domandò Amuro stranito.
“Vai pure a chiedere agli addetti alle comunicazioni...” disse Bright ridiventando serio, “Non lo capisci proprio? Trappola! Stiamo fregando i nemici! A Revil non gliene può fregar di meno di Manaus!”.
“Uhm... vuol dire che il suo piano è fare in modo che le forze naziste odorino quel fronte come 'vitale' per noi e che quindi...”.
“E che quindi spostino - ed in fretta - le truppe nella zona alleggerendo le altre direttrici d'attacco” lo interruppe Bright, “Ma vuoi sapere qual'è la cosa più geniale? Che Revil ha fatto in modo che il nostro intervento abbia i contorni de 'l'ultima spiaggia'... se vai a vedere le informazioni del QG forze nemiche sono già state viste avanzare verso la zona...”.
“In pratica gli facciamo credere che stanno attaccando qualcosa che neanche loro credevano importante...”.
“Esattamente”.
“E noi non facciamo altro che da esche”.
Il volto di Bright sbiancò leggermente, non aveva pensato che tutto sommato il loro ruolo fosse quello di esche...

Poco dopo fu di ritorno sul ponte di comando della WB, un po' li mancava il ponte di comando e quando non era impegnato nella sala comando cercava subito di farci visita..
“Cambio di rotta! Scendiamo di cinquecento piedi e avanziamo con prua 023 nord-ovest, verso la cittadina di Santa Elena de Uraién  nella regione della Canaima in Bolivar. Informate anche l'Albion e ditegli di aprire la formazione sulla destra di duecento metri!” ordinò Bright con piglio deciso.
“Direzione 023 nord-ovest confermata, in fase di discesa a dieci piedi al secondo, velocità costante... caporalessa Ayauki mi dia i nuovi tempo di percorrenza”.
“Un'attimo solo...”, la caporalessa, piuttosto messa in difficoltà dal tono duro assunto da Mirai, armeggiò con una sua console reimpostando alcuni dati, “ETA: tre ore all'attuale velocità”.
“ETA: centottanta minuti comandante!” ripeté Mirai: sembrava una gara tra Bright e Mirai a chi tenesse il tono più deciso.
“Perfetto, riposatevi pure e fatevi dare il cambio, tra un'ora passeremo dallo stato di pre-allerta a quello di allerta generale ed entro due ore invece passeremo a quello pre-operativo generale”.
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« Risposta #29 il: 20 Aprile 2008, 14:50:32 »

Ma se l'equipaggio cominciò ad approfittare di quell'ora di riposo così non fu per Bright, Amuro, Sleggar, Carver, Uraki e Synapse (questi ultimi due collegati in videoconferenza) che cominciarono a preparare subito il piano di battaglia, tale preparazione durò molto a lungo e niente venne lasciato al caso.

Bright osservava dubbiosamente la grande mappa tridimensionale proiettata sul grande schermo centrale del ponte per il comando delle operazioni.

“Secondo me non è possibile Sleggar... se fosse solo per la conformazione del terreno in se non ci sarebbero problemi, ma bisogna contare la presenza della fitta vegetazione...”.
“Infatti è per quello che ho proposto che di quella parte del piano se ne occupasse la 109th... credo che Uraki potrà confermare che la sua unità dovrebbe esserne in grado”.
Kou osservò la mappa tridimensionale presente sull'Albion e poi guardò la telecamera.
“Certamente, non mi sembra affatto impossibile, prenderò i miei piloti migliori per tale missione, comunque vorrei solo far presente che bisognerebbe anche bloccare Casper 2 con ulteriori forze mobili, quella compagnia di fanteria da sola potrebbe non farcela...”.
“Concordo”, esclamò Amuro, “Pensavo di inviare un plotone mobile dell'Albion a difesa di Casper 2, tra l'altro potendoci arrivare via strada asfaltata non ci dovrebbero essere assolutamente problemi... per quel che riguarda Casper 3 se siete d'accordo invierei un plotone della WB, in quel punto l'attacco nemico dovrebbe essere meno violento e mi sembra il punto migliore dove schierare la nostra unità”.
Amuro era ben conscio che al contrario dell'Albion, i cui piloti erano ormai esperti veterani, sulla WB gli unici piloti che avessero una eccellente esperienza di combattimento (anche in scenari tropicali/equatoriali) fossero lui, Kai e Sleggar, per i nuovi piloti, nonostante fossero già stati piloti di caccia ed elicotteri prima della guerra, invece non c'erano state reali esperienze operative con i mobile suit e perciò non voleva avere sorprese.
“Comunque il punto focale dell'azione sarà bloccare le vie di rifornimento e circondare il grosso delle forze corazzate nemiche con una manovra a tenaglia condotta dalla WB e dal suo gruppo di mobile suit tramite uno sbarco aviotrasportato presso la LZ4. Direi che su questo siamo tutti d'accordo” fece notare Bright.
Tutti i presenti annuirono.

“Messaggio dalla 356a brigata: Scontro a fuoco con forze di ricognizione nemiche. Probabile contatto con il grosso delle forze nemiche entro un'ora e mezza”, la voce dell'operatore radio del ponte per il comando delle operazioni interruppe momentaneamente Bright che ascoltò il messaggio distrattamente.

“Comunque non dobbiamo escludere un possibile sfondamento anche presso Casper 3 o infiltrazioni lungo la linea del fiume che funge da nostra linea difensiva, in quel caso, a seconda della portata dello sfondamento dovremo indebolire per forza di cosa la portata dell'accerchiamento. L'importante è mantenere il controllo di Casper 2 o in alternativa di Casper 1, ma tenete presente che l'unico dei due in grado di sopportare il passaggio di divisioni corazzate è proprio Casper 2, per quel che riguarda Casper 3, pur essendo minore, ci serve per avere un secondo punto di passaggio per il passaggio delle nostre truppe leggere.
In breve: possiamo far saltare in aria Casper 1 e Casper 3 in caso d'emergenza, ma Casper 2 deve essere mantenuto a qualsiasi costo, solo nel caso non rimangano altre possibilità abbiamo l'autorizzazione a farlo saltare in aria”
Bright osservò ancora una volta la cartina, la vitale autostrada che attraversava il Bolivar vedeva proprio in quel ponte, Casper 2, un punto di passaggio fondamentale.
“Per quel che riguarda l'azione delle corazzate?” domandò Amuro.
“Eviteremo per quanto possibile il supporto diretto, le caratteristiche della zona favorirebbero eventuali assalti diretti all'abbattimento delle corazzate, in ogni caso la WB si impegnerà anche in azione di retroguardia durante la manovra a tenaglia” rassicurò Bright.
“Piuttosto vorrei far notare come durante questa battaglia le corazzate siano vulnerabili ad eventuali attacchi aerei, se mi è consentito proporrei di far volare l'Albion ad una altezza di circa 2000 piedi dal suolo in modo da fornire copertura aerea missilistica alla WB durante la fase di sbarco e di retroguardia alla 101th”, in effetti Alan aveva colto nel segno: per quella missione non avrebbero avuto supporto aereo se non 4 Mirage 2000 per missioni CAP e di ricognizione, piuttosto (molto) poco.
“Però così vorrebbe diventare assolutamente visibili agli occhi degli avversari, d'altronde questo ci permetterebbe di sfruttare tutte le artiglierie pesanti al meglio e di poterci spostare in continuazione”  commentò Synapse, “A lei la decisione finale Bright”.
“Uhm... non mi piace molto, ma nelle nostre condizioni non possiamo far di più per fermare le forze nemiche e al tempo stesso proteggere le corazzate ed i mobile suit... teoricamente potremmo anche tentare uno sfondamento ben in profondità nelle linee logistiche naziste... ma in ogni caso le forze corazzate riuscirebbero a sfondare e non disporremmo di copertura aerea adeguata...”.
“In effetti non rischiamo molto” commentò Sleggar, “Ma essendo la nostra prima uscita come gruppo unico...”.
“Già... non abbiamo neanche avuto molto tempo per rodare tutti gli ingranaggi operativi e logistici... per quel che riguarda le unità ponte radio ed i plotoni di rinforzo utilizzeremo il modulo operativo standard C-1.

Ormai sulla foresta tropicale era calata la notte e la Serra Pacaraima si faceva sempre più vicina.
Tutto l'equipaggio delle due aeronavi era entrato in stato di combattimento e l'Albion e la WB si erano separate per proseguire il loro piano.
Bright era appena ridisceso sul ponte per le operazioni dopo una breve visita al ponte di comando, mentre Amuro era già salito a bordo del suo Gundam equipaggiato con speciali display per il comando e sistemi di comunicazione supplementari: in quella battaglia forse lui non avrebbe sparato neanche un colpo, ma forse tutta la battaglia sarebbe dipesa dalle sue scelte.
Un brivido lo scosse, sentiva il peso del comando e della vita dei suoi uomini sulle sue spalle.
Come se non bastasse per quella battaglia i diversi plotoni spesso non avrebbero neanche avuto un contatto visivo: per Amuro e Kai era la loro prima vera e propria battaglia basata su un piano abbastanza complesso, articolato e con unità estranee alla loro unità, solo l'operazione Red Sky ricordava vagamente ciò che stava per succedere, ma ora avrebbero avuto unità di fanteria (delle corazzate e non), battaglioni corazzati, un QG, artiglieria terrestre e antiaerea estranea alla loro struttura ed in più il 13° avrebbe schierato al completo anche le proprie unità di fanteria e i propri elicotteri.

Ad Amuro a pensare che si sarebbe dovuto coordinare con tutti questi elementi venne un leggero mal di testa, invece Bright, che oltre che coordinarsi avrebbe dovuto anche 'coordinare' (e già si immaginava veloci litigi via radio con il QG della 356a), era 'solo' piuttosto teso e per la prima volta da quando era stato al comando della WB (tecnicamente ora era il comandante del 13°, non della WB, che comunque era la sua nave ammiraglia) mise da parte il termos di caffè facendosi portare una camomilla.

Comunque non è che gli altri membri del 13° Squadrone Strategico Autonomo fossero molto più tranquilli: Kai si era procurato un tavolino ed una sedia e, posizionate ai piedi del suo mezzo, si era messo a scrivere a più non posso, Sleggar aveva già mandato giù due fiaschette di whisky (anche perchè per via del braccio rotto non avrebbe potuto far altro che osservare dalla WB), Mirai cominciò ad innervosirsi pensando che sarebbero stati preda facile per gli attacchi aerei.
Per il resto l'atmosfera era piuttosto e insolitamente tranquilla ed alcuni veterani del New York sul ponte di comando, approfittando degli ultimi momenti prima di entrare in allerta massima, si erano messi a discorrere di quanto fossero scomode le cuccette dei sottomarini confrontate con quelle di cui disponevano sulla WB.
Anche sull'Albion l'atmosfera era tranquilla, ma d'altronde i membri dell'Albion erano tutti esperti veterani e non era di certo la prima volta che partecipavano ad importanti operazioni complesse  per arrestare le avanzate nemiche.
Anzi questa volta avrebbero avuto dalla loro anche le caratteristiche del terreno, nel deserto africano le possibilità offerte dal terreno non erano di certo le stesse di quelle offerte da quelle regioni.

Lo sbarco del 2° plotone MS della WB (difesa del ponte di Casper 3) e del 3° dell'Albion (difesa di Casper 2) procedette senza problemi, l'unico problema che sorse fu al MS di Julie Mauriac (2° plotone WB) in cui il programma di controllo del beam rifle (la 101th e la 109th avevano ricevuto la priorità nell'assegnazione di queste preziose armi, durante la fuga la WB disponeva solo di un beam rifle, spesso inoperativo a causa di guasti) aveva rilevato un guasto al sistema secondario di alimentazione obbligando Julie a sostituire il beam rifle con il (comunque distruttivo contro i MS avversari) 76mm automatico di derivazione navale.

Intanto, proprio mentre stava avvenendo lo sbarco dei due plotoni, le posizioni della 356 cominciarono ad essere attaccate dalle forze naziste, l'artiglieria della 356 entrò in azione e presto luci e fiamme illuminarono qua e là la foresta tropicale.
Bright ordinò agli addetti radio di comunicare alle unità di stringere i tempi, al posto dell'ora e mezza i nazisti infatti c'avevano messo solo un'ora
“A tutte le unità! Dobbiamo stringere i tempi! Entro quindici minuti dobbiamo passare alla fase successiva dell'operazione! Ripeto entro cinque minuti dobbiamo passare alla fase successiva!” fu il messaggio inviato dagli addetti radio.
La 356a senza supporto esterno non avrebbe potuto resistere a lungo.
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