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« il: 21 Luglio 2007, 21:59:27 » |
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EDIT di maggio 2008: rilasciata la versione finale di Operazione Athena, ecco il link per il download del file in formato PDF: http://www.megaupload.com/?d=1PWXCSU2NOTA BENE: quello che compare scritto nelle pagine di questo topic è solo la versione iniziale e non completa, ne raffinata come quella che compare nel file PDF da scaricare, il file PDF è la versione maggiormente perfezionata e migliorata di Operazione Athena, con aggiunte e modifiche molto importanti.. Per eventuali problemi con il download del file PDF postare nel topic dei commenti. ________________________________________________________ Questo rientra sempre nell'ambito delle varie serie Ultimate. Però essendo che sul topic principale stavo già parlando della fine di Garma per non complicare troppo la lettura ho preferito metterlo a parte. Voglio (che non cresce neanche nel giardino del re) le vostre impressioni su questo che è il prologo di uno dei lavori su cui avevo accennato avrei lavorato. In effetti avrei prima voluto finire la fine di Garma (domani altro capitolo e se non mi parte internet come mi sta accadendo in questi momenti con tanto di mappe) e quella side-story sul Panzer 108 prima di cominciare con questa, ma su questa ho avuto all'improvviso l'ispirazione per la parte iniziale e perciò l'ho scritto immediatamente. Questa vuole essere una storia di collegamento tra i fatti di AotW e K&S. Operazione Athena Prologo I due amici uscirono dalla casa che era stata della loro comandante, erano visibilmente tristi, avevano assistito alla morte di Kikilia Strati in silenzio, ella li aveva guidati nelle battaglie più difficili, li aveva insegnato a credere fermamente nei propri ideali e anche dopo la fine della Federazione erano rimasti una squadra, ma aveva ormai settantanni e nel mondo in cui vivevano chi arrivava a quell'età era già considerato un vecchio decrepito. Sven e Carlo cominciarono a camminare senza dirsi una parola, ma non ce ne era bisogno, sapevano entrambi a cosa stavano pensando: Kikilia aveva potuto abbandonare un mondo con ancora un barlume di speranza, ma quella speranza ogni secondo che passava svaniva, gli altoparlanti continuava a declamare la capacità militari dei Ronah, il fatto che finalmente avessero messo fine ai gruppi terroristici durante la battaglia che si era da poco conclusa, ma Kikilia se ne era andata prima. I due amici, che tanto a lungo avevano militato nelle file della Federazione, nelle file di quello che era stato un ideale diventato realtà grazie al sacrificio di eroi come Amuro, loro idolo, fino a quando che non si era smembrata a seguito dei fatti di Roma, rimpiansero di non essere morti prima; durante una delle loro tante battaglie, quando ancora c'era la Federazione. Ma al contempo odiavano quel che era stata la Federazione: una cricca di corrotti pronti a piegarsi alle grandi famiglie di industriali; quest'ultime, quando la Federazione non li servi più, se ne disfecero; in fondo un covo di corrotti non serviva alle grandi famiglie industriali. Pochi, tra cui il marito di Kikilia, avevano provato ad opporsi a tutto ciò, ma invano. Il marito di Kikilia fu ucciso da dei sicari due giorni prima del fattaccio di Roma, non potevano dimenticarselo, non potevano dimenticare la reazione di Kikilia, non potevano dimenticare il sentore di quel che stava per accadere che si percepiva in quei giorni, non potevano dimenticare di come furono umiliati, spogliati delle loro divise e dei loro attrezzi da lavoro. No, non potevano. Essi stessi sui loro volti portavano le ferite morali dei giorni del dopo Roma: l'umiliazione per non avere potuto fare niente, la mancanza di forze per ribellarsi, l'odio dei cittadini diretto su di loro, su tutti i soldati della Federazione, dai casati. Sven e Carlo si guardarono negli occhi, i megafoni che continuavano ad esaltare i Ronah, le loro vittorie, a comunicare che per evitare la formazione di altri gruppi di guerriglieri sarebbero state installate telecamere in tutte le strade e luoghi pubblici e che su tutte le persone sarebbe stato installato un microchip per controllarne la posizione. Era la fine e Sven e Carlo lo sapevano. “Noi non siamo i vivi, noi siamo i morti, siamo morti molto tempo fa, a Roma nel 268 N.C caro Carlo e le generazioni che verranno saranno morte fin dalla loro nascita è inutile farci illusioni” sbotto Sven “Già, ormai noi non viviamo, sopravviviamo, ma almeno ci resta una cosa che le generazioni future non avranno: il ricordo” aggiunse Carlo “Ahah hai ragione, ma quello ce lo fregheranno vedrai, vedrai! Ma intanto potremmo tenerlo vivo davanti ad una bottiglia di vino!” disse Sven dirigendosi verso un bar sforzandosi di sembrare felice. “Dai sediamoci, ma da dove iniziamo a ricordare?” chiese Carlo “Da quello che per noi è stato l'inizio” rispose stancamente Sven “Dici l'operazione Athena?” chiese guardando verso il cielo Carlo “Direi proprio di si” “Cameriere due belle bottiglie di vino rosso grazie!” “Siamo ancora in stato di guerra, gran parte del vino ci è stato confiscato dalla milizia dei Ronah, ci è rimasto solo del bianco” disse il cameriere “Basta che sia alcool” rispose stizzito Sven Siamo nel 280 N.C., dopo i tristi avvenimenti che avvennero dopo i fatti di Roma molto è cambiato, le libertà quasi del tutto annullate, la giustizia cancellata... ma alcuni hanno ancora la forza di ricordare il passato... NB: nota a margine, nelle mie intenzioni la Federazione continuerebbe ad esistere dopo il fatto di Roma, semplicemente non sarebbe più una repubblica propriamente detta, non avrebbe più capacità militari, solo di polizia militare (il massimo consentitogli, inoltre ogni famiglia avrebbe una specie di polizia personale per reati o tentati reati contro di essa, una specie di psico polizia che può incarcerare uno perchè aveva parlato anche solo velatamente contro questa o quella famiglia), e come già detto le cariche della Federazione verrebbero spartite tra le casate, ognuna delle quali avrebbe un controllo quasi totale su certe regioni geografiche. x Matte Se tutto ciò ti va bene, se ci sono appunti da farmi, ect.. fammelo sapere. in ogni caso tutto ciò sarebbe appena accenato si e no nell'ultimo capitolo quando per cosi dire si ritorna al prologo. Comunque non parlerò neanche del fatto di Roma (se non qualche breve accenno nell'epilogo e come già fatto nel prologo) essendo che la vicenda si svolgerà nel 230 NC o 240 NC (devo ancora decidere)
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matte
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« Risposta #1 il: 22 Luglio 2007, 08:06:49 » |
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perfetto!
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« Risposta #2 il: 24 Luglio 2007, 22:11:02 » |
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Tanto per darvi un'idea la scena iniziale immaginatela con musiche di sottofondo stile top-gun e scenari prettamente desertici...
Capitolo 1: Una strana manovra
N.C. 240 agosto 14, base militare della Federazione di Tunisi, scacchiere Mediterraneo, zona di manovra n°3, esercitazione “Summer Dream”... “Carlo, Sven formazione serrata!” disse con voce dura la comandante del plotone: Kikilia Strati “Roger!” risposero in coro “Nemici in avvicinamento rapido da ore 4!” urlò Carlo “Rompere la formazione! Convergere sul settore DK84!” ordinò prontamente Kikilia “Roger!” “Ce li abbiamo in pugno signore! Quei Jegan II non possono competere con i Jegan III F!” urlò eccitato via radio un membro della squadra avversaria “Affermativo! Continuate a starli dietro e appena ce li avete nel mirino via con la vernice” ordinò via radio il comandante del plotone avversario I tre MS del gruppo di Kikilia intanto si stavano avvicinando al punto prestabilito, ma non c'erano né grandi rocce, né fiumi o coperture di alcun genere: il piattume più totale; possibile che una comandante avesse scelto un posto cosi per scrollarsi di dosso i MS nemici? “Al mio ordine tentiamo la manovra che abbiamo studiato ieri!” ordinò esaltata Kikilia “Ma non l'abbiamo mai provata prima d'ora!” urlò Sven via radio “Be, c'è sempre una prima volta! Pronti? Al mio tre” rispose Kikilia, entro poco i MS avversari sarebbero giunti a tiro “Uno”, i MS del plotone di Kikilia si avvicinarono “Due”, i MS allungando le braccia potevano ormai toccarsi “Tre”, il MS di Kikilia compi una manovra che solo pochi piloti potevano sopportare sul loro fisico, ma Kikilia era uno di quei piloti o per meglio dire pilotesse. Il MS compì una mezza piroetta, le sue spalle vennero afferrate al volo ( i miracoli dei sistemi di controllo computerizzati) dai MS di Carlo e Sven che impedirono quindi al MS di Kikilia di cadere a terra e anzi lo trascinarono ancora per un lungo tratto (2km circa), in questo tratto i MS nemici vennero presi completamente di sorpresa, non si aspettavano una manovra del genere e le armi gatling presenti sulla testa e sulle braccia del MS di Kikilia fecero il resto. I tre Jegan III tornarono alla base ricoperti di vernice, i loro piloti non potevano di certo accampare scuse, battuti da dei Jegan II, da dei piloti appena trasferiti in quella base, piloti che solo a vederli si sarebbero detti dei pivellini e gli unici commenti positivi su quel plotone, prima di quella manovra addestrativa, riguardavano l'aspetto fisico della bella Kikilia, non di certo la sua prestanza fisica a cui sarebbero dovuti stare più attenti. Al ritorno dall'esercitazione il plotone n°2 di Kikilia fu guardato con un certo timore reverenziale, il plotone n°2 aveva appena battuto il plotone n°1 della 3 compagnia della 1a Divisione Corazzata, che era considerato uno dei più migliori plotoni della migliore compagnia di MS sulla Terra, da quella compagnia erano passati fior fior di piloti e generali. Di certo il 1° plotone aveva imparato una sana lezione: mai sottovalutare l'avversario. “Ottimo, ottimo lavoro, quando mi avevano detto che il plotone di MS di rinforzo assegnato sarebbe arrivato dal centro addestrativo di Ramstein, credevo che mi mandassero i soliti pivellini, non di certo piloti istruttori del vostro livello.” disse tutto soddisfatto il generale Cho comandante dello scacchiere Mediterraneo “Devo ammettere che avevo sentito sempre parlare bene del 1/3 della 1a Divisione Corazzata, ma me li immaginavo più bravi, tanto più che avevano i Jegan III. Anche se devo ringraziarla di non aver diffuso le nostre cartelle informative, ci ha permesso di prenderli alla sprovvista” disse Kikilia al generale. “Di niente, comunque vi siete dimostrati bravi, anche i vostri gregari Carlo Battipaglia e Sven Orkaf hanno dimostrato una incredibile abilità.” alchè i due, che stavano contemplando alcuni quadri ritraenti le principali operazioni nel Mediterraneo dal 1900 al 2018 (Carlo stava mostrando un aerosilurante su cui un suo avo combatté durante la WWII), si voltarono facendo un leggero inchino in segno di gratitudine per l'apprezzamento. “Comunque le vostre cartelle mi sono arrivate solo un giorno prima del vostro arrivo” disse tristemente il comandante “Mi permetta, un giorno?!?” chiese perplessa Kikilia, era nata in un mondo dove le notizie e le informazioni per poco non arrivavano prima ancora di partire, il suo stupore era d'obbligo. “Purtroppo mi costringe ad arrivare subito alle note dolenti” disse spegnendo la luce e accendendo lo schermo olografico presente a centro stanza. “Probabilmente hanno mandato il vostro plotone, perché due di voi sono originari di queste regioni, ma guardate voi stessi” Lo schermo olografico ad altissima definizione proiettò una mappa di una zona che comprendeva la Puglia, parte della piana dell'Adriatico, la regione macedone (comprendente anche l'odierna Albania) e gran parte della Grecia Occidentale. “Il giorno 7 i sistemi informatici di comunicazione del Mediterraneo Centrale sono stati sabotati, hacker si sono introdotti nel sistema e hanno bloccato il sistema fino al 9, un giorno prima che arrivaste voi, la notizia è stata tenuta sotto silenzio ed eventuali disagi li abbiamo fatti passare per operazioni di manutenzione della linea e per le comunicazioni abbiamo usato le radio a grande portata...” ma il generale venne interrotto da Kikilia “Mi scusi, ma come è stato possibile che hacker abbiano messo in scacco la Federazione per due giorni?” chiese stupita Kikilia “Conoscevano come funzionava il sistema, il punto è che in quei due giorni diverse piccole infrastrutture militari: radar, stazioni radio, osservatori astronomici e aeroporti secondari, ma di vitale importanza, sono state attaccate; abbiamo fatti i salti mortali ma alla fine abbiamo evitato che la notizia si diffondesse.” aggiunse con un tono piuttosto teso il generale “Attaccate queste infrastrutture, ma con che cosa? E soprattutto da chi? Le varie entità terroristiche, di matrice islamica, filo Deikun, indipendentiste, comuniste non erano state tutte annientate nel 200 N.C.?” chiese sempre più sorpresa Kikilia “Cosi credevamo, ora prendete questi fascicoli, ci sono tutte le informazioni, per invero poche, che abbiamo raccolto, ma soprattutto prendete questi” e porse oltre ai fascicoli (quelli importanti erano ancora cartacei), tre chiavi elettroniche. “Fra una settimana comincerà la vostra missione di ricerca e distruzione, come riportato nei fascicoli, missione su cui poi vi darò maggiori ragguagli in seguito. Nel frattempo il comando centrale delle Forze Federali mi ha incaricato di consegnarvi questi tre MS” e indicò un hangar dove si intravedevano dei Jegan III “teneteli d'acconto sono gli ultimi Jegan prodotti i modelli K” “Grazie, andremo ad addestrarci immediatamente!” disse esibendosi in un perfetto saluto militare, imitato da Carlo e Sven, Kikilia. In prossimità dell'hangar... “Se non erro hanno smesso di produrli dieci anni fa i Jegan III, alcuni di essi erano tenuti in riserva in naftalina, se ci va bene ci hanno dato quelli che per lo meno non sono mai stati usati” sbottò come di suo solito Sven “Entriamo e chiediamo, facciamo prima, no?” disse Carlo “Semmai entriamo li prendiamo e pilotiamo” disse Kikilia, felice di quell'inatteso "regalo", era da 10 anni, da quando era entrata nell'accademia militare della Federazione che sperava di poter pilotare un Jegan III; Carlo e Sven invece erano freschi di accademia (anche se erano usciti col pieno dei voti) e per loro l'importante era pilotare. Pilotare i MS era una cosa estremamente complessa, tanto più che si era abbandonato l'uso delle nanomacchine, ma il miglioramento dei processori di controllo aveva reso non impossibile la guida, per lo meno dei modelli Jegan, che invero non presentavano prestazioni spinte, inoltre i tre erano tra quelli naturalmente portati alla guida di MS, forse per quello erano stati assegnati a far da addestratori, troppo preziosi per rischiarli in battaglia. Kikilia in effetti era un po' perplessa e dall'espressione del comandante aveva capito che la situazione era un po' più grave del previsto (come se non lo fosse già abbastanza), ma tanto è era il suo mestiere o meglio era il suo sogno. Fin da piccolina, quando vide, ad una parata ad Atene della Federazione, passarsi davanti uno di quei giganti decise che voleva pilotarne uno; i suoi genitori di certo non la frenarono, la sua famiglia era una famiglia di militari: suo padre era nei carristi, suo fratello era entrato in aviazione, sua madre era un'infermiera militare, suo nonno, il suo amato nonno, era stato un pilota di MS; anzi, appena, fin da quella parata, Kikilia espresse che voleva pilotare MS i suoi familiari fecero di tutto per non farle cambiare idea. Non poteva di certo dimenticarsi di come a 15 anni li fosse venuta la fissa di fare la parrucchiera, dai 15 ai 17 anni (fino a quando disse chiaramente che dei capelli non le fregava niente) i suoi la portarono a vedere tutti i MS possibili immaginari, li fecero fare anche un corso, completato con successo, per il pilotaggio di MS da lavoro. “Forza e coraggio, andiamo a prendere i nostri MS” disse Kikilia, rivolta a Sven e Carlo, mentre entrava nell'hangar.
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« Risposta #3 il: 25 Luglio 2007, 23:25:45 » |
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I tre piloti di MS entrarono nell'hangar... “Ehi Sven, guarda che sistemi avanzati di ingaggio!” disse Carlo indicando un Jegan III e i suoi sistemi infrarosso e radar dell'ultima generazione “Puoi dirlo forte” disse con aria sognatrice Sven “e il backpack è incredibile, uno dei migliori che abbia mai visto!” aggiunse sprizzando felicità da tutti i pori Carlo, patito com'era di meccanica e MS “Già è un backpack favoloso” disse Sven, sempre con aria sognatrice. “Quello è sicuramente un Jegan III K!” disse Carlo, al colmo della felicità “Ma va a quel paese! E io che credevo che ti stessi riferendo a quella bellissima creatura dai folti capelli biondi che sta sotto quel Jegan III! Comunque, meglio per te, se no...!” disse Sven, con aria divertita, volgendosi all'improvviso verso Carlo e facendo come per tirare un pugno in faccia a Carlo. “Ma tu sei bello scemo! Mi sono ritrovato innamorato e sposato con tua, e sottolineo tua, sorella e poi ti meravigli se non guardo altre ragazze. Conoscendoti basta che io abbassi un attimo lo sguardo che come minimo mi minacci di morte!” rispose Carlo a Sven “Io ho usato le migliori tattiche e strategie in modo che tu ti innamorassi, fossi ricambiato e sposato da mia sorella per essere sicuro che mia sorella fosse trattata bene. Non potevo lasciarla mica in mano ai ragazzi del mio paese, dovevi vedere come la guardavano, avevo bisogno di una persona che potessi controllare sempre e ovunque” disse Sven “Uhh abbiamo un piccolo Revil tra noi, non sapevo di queste tue doti tattiche e strategiche Sven! Dovrò ricordarmene in futuro” disse sarcasticamente, mentre si passava la mano tra i suoi lunghi capelli neri, Kikilia Aveva seguito fin dall'inizio la discussione sapendo come si sarebbe conclusa: ogni occasione per Sven era buona per ricordare a Carlo i suoi doveri e ciò che non doveva fare, anche se ciò non voleva dire che Sven fosse una persona retta, tutt'altro, da come si leggeva dai suoi famelici occhi sempre pronti a sbirciare sotto una gonna. “Siete voi il 1° plotone distaccato da Ramstein?” chiese, avvicinandosi ai tre, con un certo accento britannico, la ragazza che tanto era stata rimirata da Sven. “Affermativo! Sono il caporale scelto Orkaf, Sven Orkaf, del 1° plotone. Posso esserle utile?” disse Sven facendo il baciamano alla giovane ragazza (e Kikilia e Carlo in quel momento pensarono che il danese Sven fosse un emerito cretino, mentre cercavano di non ridere). La ragazza divenne tutta rossa, colpita da quel gesto di galanteria di altri tempi, “Grazie, troppo gentile” riusci a balbettare. “La solita ingenua ragazzina diciannovenne figlia di buona famiglia appena arruolatasi” pensò Kikilia che aveva assistito a scenate del genere di Sven, che comunque capacità tattiche ne dimostrava visto che cambiava metodologia di approccio a seconda della preda. “Mi presento, sono la soldatessa scelta Jessica Garren, mi hanno assegnato alla vostra unità come membro alla guida dell'HM-8 SACU (Support and Coordination Unit NdR) con compiti di recupero, riparazioni sul campo, supporto logistico e ricerca e detenzione sul campo di battaglia” disse Jessica esibendosi in un approssimativo saluto militare, era evidente di come fosse alle prime armi. “Ehi Kikilia! Come mai il generale non ci ha detto niente a tal proposito? Poteva avvisarci che una creatura di tale e sublime bellezza si sarebbe unita a noi!” disse leggermente contrariato Sven “Bada a come parli, ti ricordo che sono un tuo superiore, in ogni caso io e Carlo lo sapevamo, abbiamo volutamente evitato di parlartene” disse Kikilia rivolgendosi con tono deciso a Sven, “Cara, benvenuta nella nostra unità. Io sono la tenente Kikilia Strati, comandante del 1° plotone e lui è il sergente Carlo Battipaglia” disse Kikilia stringendo la mano a Jessica “ e stai attenta a Sven, è un lupo famelico” disse Kikilia assumendo un tono confidenziale e facendogli l'occhiolino. “Non è vero! Jessica non ascoltarla, a volte la nostra comandante tende ad esagerare e a prendere in giro i suoi sottoposti” ribatté prontamente Sven “Se tu sapessi mentire bene quanto sai pilotare, caro Sven, saresti uno dei più giovani alti ufficiali della Federazione” disse, trattenendo le risate, Carlo, ricevendo come risposta un'occhiataccia da parte di Sven che non aveva colto il complimento che, da buon amico, Carlo aveva inserito nella sua frase per indorare la pillola. “Senti piccola” disse Kikilia rivolgendosi a Jessica, che in effetti dimostrava meno anni di quel che aveva “noi avevamo deciso di prendere i nostri nuovi MS e di provarli, sai dobbiamo fare un po' di pratica” disse Kikilia sgranchendosi le spalle “se vuoi seguirci...” “Prendo l'HM-8 e arrivo!” disse con entusiasmo Jessica “Solo una domanda! Ma lo piloti da sola?” chiese Sven “Si è tutto computerizzato! Una persona può tranquillamente pilotarlo e usarlo da solo” rispose Jessica “Interessante! Un giorno dovresti mostrarmi come...” ma Kikilia e Carlo lo afferrarono e lo trascinarono via, portandolo verso i Jegan. “Giovinastro, metti a freno i tuoi ormoni!” esclamò Kikilia “Giovinastro? Ma se ho solo 6 anni meno di te! 24 anni appena compiuti! Non merito di essere chiamato giovinastro!” rispose stizzito Sven “Taci e sali sull'elevatore! Se non ci fossimo noi a controllarti avresti lasciato figli per mezzo globo!” disse con un certo sarcasmo Carlo mentre, con l'aiuto di Kikilia, sbatté il povero Sven sull'elevatore per l'entrata nel MS. Jessica alla vista della scena si voltò e si diresse verso l'HM-8 ridendo felice, poteva dire di essersi trovata tra delle brave persone, un po' strane, ma simpatiche in fondo.
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« Risposta #4 il: 26 Luglio 2007, 15:21:38 » |
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Capitolo 2: Il problema di Kikilia “Sven, Carlo! Ricordatevi che seppur il sistema di guida del Jegan III è identico a quello del Jegan II tutte le sue prestazioni sono migliorate, ma il suo maggior peso determina una maggior forza inerziale durante le manovre che va contrastata in maniera adeguata. Chiaro?” chiese Kikilia “Roger!” “Jessica, voglio metterti alla prova, ora selezionerò a caso un programma di addestramento 3D da usare nell'area d'addestramento n°4. Neanche io so cosa ci aspetterà, quindi devi riuscire a passarci tutte le informazioni che riesci a raccogliere nel minor tempo possibile. Tutto chiaro!” “Signora si, signora!” rispose prontamente Jessica “Ok ci stiamo per avvicinare all'area da addestramento, passate i vostri sistemi in modalità d'addestramento olografico, sottomodalità esercitazione sul campo” ordinò Kikilia “Ok, modalità d'addestramento olografica sul campo confermata” rispose Sven “Modalità confermata!” rispose Carlo “Confermo, anche io” disse esaltata Jesica, era la prima volta che prendeva parte ad un addestramento sul campo, finora aveva compiuto solo delle esercitazioni simulate al computer e delle gran guide fuoristrada. “Qui 1° plotone a torre di controllo confermiamo la nostra entrata nell'area di addestramento n°4” comunicò Kikilia “Qui torre di controllo, siete autorizzati a entrare nell'area d'addestramento n°4, buon addestramento” “Grazie, passo e chiudo” “Ok, da questo momento non dovete credere di essere in una esercitazione, ma dovete credere di trovarvi in mezzo ad un'operazione reale, il nome in codice del nostro plotone è Condor, io sono Condor 1, Carlo è Condor 2, Sven è Condor 3 e Jessica è Condor 4.” comunicò Kikilia via radio ai suoi sottoposti “Condor 4 cosa comunica il QG?” “Qui è Jess..., volevo dire Condor 4 mi stanno arrivando gli ordini dal QG in questo momento. Pare che dei terroristi abbiano messo le mani su alcune testate nucleari che dovevano essere smaltite, dalle immagini satellitari sembra che abbiano alcuni MS: tre WS-12 armati, un modello SP-07 e un RX-179. Sembra che stiano dirigendo verso la vicina città di Mediterranea (nelle esercitazioni di solito si usano nomi geografici fittizi NdR). L'ordine è di bloccarli al più presto e recuperare le testate, vi passo le immagini satellitari della loro posizione!” disse una per niente tranquilla Jessica. “Condor 4 tranquillizzati, OK avete sentito? Dividiamoci in due sezioni, tenendo una distanza tra di noi di 800m. Condor 4 con me, Condor 2 e Condor 3 paratevi davanti a loro e impegnate i MS! Noi ci occuperemo di recuperare le testate!” ordinò con piglio caparbio Kikilia “Roger!” risposero i suoi tre sottoposti che subito eseguirono gli ordini di Kikilia “Qui è Condor 4! Attenti a passare alla sinistra di quelle due formazioni rocciose! È presente un campo minato della 1a guerra coloniale per un'estensione di 3 km per 2 al centro e alla sinistra di quelle formazioni, vi invio i dati!” “Grazie Condor 4!” rispose Carlo “Condor 3, credi di riuscire a saltare evitando di atterrare su quel campo minato?” chiese a Sven “Lo faccio anche ad occhi chiusi!” rispose con sicurezza Sven “Allora andiamo!” ordinò Carlo e i due MS spiccarono un lungo balzo con l'aiuto dei reattori del Jegan, evitando il campo minato, ma non avevano pensato alla maggiore forza di inerzia del Jegan III e si ritrovarono improvvisamente di molto, più di quel che avevano previsto, davanti a Kikilia e Jessica, come se non bastasse da dietro una collina era comparso il convoglio nemico che avendoli individuati accelerò (il sistema di addestramento era dotato di una avanzatissima unità di intelligenza artificiale in grado di reagire alle condizioni che si verificavano e di prendere decisione proprie, anche improvvise e non del tutto logiche, come un essere umano) “Porca miseria, li avevo detto che il Jegan III aveva prestazioni migliori e c'era il problema della forza di inerzia” bofonchiò Kikilia “Condor 4, ora la situazione si farà un filo pericolosa, dobbiamo spingere al massimo i veicoli per raggiungere i camion nemici, te la senti?” chiese Kikilia che non sapeva fino a che punto era stata addestrata Jessica “Il terreno non presenta troppe asperità, credo di riuscirci!”rispose un filo insicura Jessica “ne sei sicura o no?” chiese con voce dura Kikilia “In combattimento non c'è spazio per l'insicurezza!” “Si, posso farcela!” rispose Jessica con un po' più di sicurezza “Bene! Andiamo!” e il MS di Kikilia accelerò improvvisamente alla massime prestazioni consentite dalla macchina, seguita faticosamente da Jessica a bordo del suo HM-8 Intanto i due Jegan avevano ingaggiato una “dura lotta” con gli ologrammi, due WS-12 armati erano già stati distrutti, ma l'SP-07 e l'RX-179 si difendevano bene. In particolare l'RX-179 aveva “distrutto” la telecamera termica del MS di Carlo, anche se per fare ciò si era esposto e a sua volta aveva subito la “perdita” di un braccio ad opera di un missile “olografico” sparato dallo stesso Carlo. “Dai, dai, dai!” disse una infervorata Kikilia, che col suo MS alla massima velocità “colpi” uno dei MS da lavoro aprendo la strada all'HM-8 di Jessica, i camion si erano fermati e i loro occupanti virtuali si erano arresi, Jessica stava cominciando il trasbordo delle testate sull'HM-8 quando i due MS avversari si sganciarono da Carlo e Sven tentando di raggiungere le testate, ma il computer commise un errore “umano”: i due MS diedero le spalle a Carlo e Sven che si fiondarono su di loro con le loro Beam Saber “distruggendoli” (inutile ripetere che tutto questo combattimento era per l'appunto un combattimento virtuale, ma che dava sensazioni reali essendo che anche i proiettili e il loro comportamento fisico erano riprodotti dalle strumentazioni per la creazioni di immagini olografiche presenti nell'area addestrativa NdR) “Carlo, Sven! Per punizione per non avermi ascoltato laverete il mio Jegan e l'HM-8 di Jessica che per essere alle prime armi si è comportata meglio di voi che siete piloti istruttori e certe stupidate non dovreste farle” “Ma no, la prego hanno distrutto quattro MS nemici, non si sono comportati cosi male! E poi non c'è bisogno di farli lavare il mio mezzo, la prego! Inoltre non ho fatto nulla di che!” disse Jessica nel tentativo di far risparmiare un po' di fatica ai due piloti “Ok, per questa volta e solo perché me l'ha chiesto Jessica non vi farò lavare il mio Jegan e l'HM-8” disse Kikilia “Grazie comandante!” disse Sven e aggiunse ”Jessica luce dei miei occhi, potrò mai ricambiare codesto favore” disse rivolgendosi a Jessica “Però...” disse Kikilia con volce dolce e fluente ... “Forse era meglio lavare il Jegan e l'HM-8!” sbottò Sven “Soprattutto l'HM-8 magari avevo la possibilità con Jessica di...” “Depravato” lo interruppe Carlo “Forza, olio di gomito, non è il momento di parlare! Vedo ancora una macchia su quella piastrella, vi sembra che sia pulito questo bagno?” chiese divertita Kikilia “Stronza” sbottò Sven “Taci, se ci sente ci fa lavare anche tutti gli altri bagni della base” ordinò Carlo a Sven “Cosa avete da parlottare?” chiese Kikilia. “Niente, si figuri” rispose Carlo “Non crede che sia un po' umiliante?” chiese dubbiosa Jessica a Kikilia, in fondo lavare da cima a fondo il bagno femminile della compagnia che sarebbe stata formata a breve partendo dal 1° plotone non poteva dirsi un gran lavoro. “Ma no, a volte queste teste calde bisogna dare qualche lavoretto sul genere e poi le uniche persone che useranno questo bagno saremo solo noi due e a me piacciono i bagni lindi e immacolati. Comunque, non so se lo sai, il plotone di rinforzo che giungerà domani per formare il nucleo della nuova compagnia sarà composto solo da giovani cadetti, stai attenta che se sono della forza della di Sven...” disse Kikilia ridendo e guardando Sven che puliva la piastrella indicatali prima. “Ma a me sembra una brava persona Sven, perché continui a dire che è un pervertito e un depravato?” chiese curiosa Jessica “Grazie Jessica, i tuoi complimenti sono come linfa vitale per me!” ringraziò Sven “Beata e ignara gioventù, ma dove sei cresciuta per essere cosi ingenua?” disse Kikilia rivolgendosi a Jessica e trattenendo una risata “Sono nata e cresciuta in un piccolo paese industriale del Galles e ho frequentato un college dove ho studiato economia diplomandimi con il massimo dei voti, i miei volevano che mi laureassi per entrare nella gestione della loro azienda, ma io volevo entrare nell'esercito Federale per difendere gli ideali di democrazia e libertà in cui ho sempre creduto” rispose un po' stizzita Jessica “I tuoi genitori di cosa si occupano?” chiese curioso Sven “I miei genitori gestiscono un'industria che produce i motori di diversi veicoli militari e civili, parti di ricambio per i modelli Jegan e su licenza l'industria della mia famiglia produce i WS-14 per la polizia delle regioni del nord Europa e per la regione della Britannia, anche se adesso l'azienda della mia famiglia sta per far entrare in produzione il WS-15, di proprio progetto, di cui i miei sperano di trarne anche un'ottima versione per polizia con applicazioni militari” rispose con tono più dolce Jessica. “Bella e ricca, deve essere mia a tutti i costi” pensò Sven con una strana luce negli occhi, ma Carlo provvide a raffreddare il bollente spirito di Sven facendogli cadere addosso “inavvertitamente” il secchio dell'acqua. “Scusa Sven, mi è scivolato” disse con aria innocente Carlo, che trattene a stento le risate Kikilia e Jessica si misero a ridere, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta “Avanti” urlò Kikilia “Tenente Kikilia Strati? La vogliono al telefono, è suo marito” disse aprendo la porta un soldato della base “Arrivo subito” disse Kikilia, uscendo con passo lesto dal bagno e dirigendosi verso il telefono della sala ricreazione ... “Caro, come stai?” chiese Kikilia a suo marito “Bene grazie! Ehi, Thomas cosa fai?” era il figlio di Kikilia che stava tentando a forza di spostare suo padre per essere inquadrato dalla telecamera “Ehi Thomas! Non ci si comporta cosi! Lascia tranquillo tuo padre, ha già tanto lavoro senza che tu li dia fastidio” rimproverò Kikilia a Thomas “Ma mamma...” disse Thomas mentre veniva preso in braccio da suo padre “devo dirti una cosa importantissima!” “E cosa sarà mai, sentiamo!” dissse Kikilia “Fra due settimane a scuola facciamo una recita, io interpreterò Bright lo sai!” rispose entusiasta Thomas “Bright? Allora fate una recita sulla prima guerra coloniale?” chiese Kikilia “Si, io però volevo fare Sleggar, ma han detto che non sono abbastanza robusto, uffa! Ma sempre meglio che a Kristofer che han fatto fare Garma!” rispose ridacchiando Thomas “Vero che puoi venire, vero, vero mami?” aggiunse il piccolo Thomas “Non lo so, purtroppo sono impegnata in operazioni per allora, però vedrò di fare un salto a Roma per quel giorno, ma non ti prometto niente” disse Kikilia tristemente “Uffi e va bene, però se non vieni mi devi promettere che mi fai salire su un MS, è da mesi che me l'hai promesso!” disse sbuffando Thomas “La mamma lavora duramente, non può essere dappertutto” disse il marito di Kikilia rivolgendosi a Thomas “In operazione? Centra per caso con quel che sta avvenendo nella regione greca e macedone? Ultimamente circolano voci secondo cui le forze della Federazione sarebbero state attaccate, ma non si sa niente di preciso” chiese preoccupato il marito di Kikilia “non posso dirti niente, piuttosto al ministero delle risorse produttive come va?” chiese Kikilia per cambiare discorso “Un casino dopo l'altro, sono stato impegnato in incontri politici di alto livello, abbiamo trovato nella regione macedone presso Kicevo grossissimi giacimenti di uranio di ottima qualità a grandi profondità” disse stancamente il marito di Kikilia “e dove stà il problema?” chiese curiosa Kikilia “alcune grosse industrie, soprattutto quelle che fanno capo ai Ronah hanno chiesto il diritto esclusivo di sfruttamento di tali giacimenti, il problema è che lo vorrebbero a prezzi assolutamente di favore, cosa che non vogliamo, se fosse poi che il diritto fosse non esclusivo, il punto è poi proprio che lo vogliono in esclusiva. Puoi immaginare che pressioni politiche ed economiche ci stanno facendo” concluse il marito di Kikilia, politico in carriera, che era sottosegretario del ministero delle risorse produttive. “Immagino, be ora devo lasciarti, che si è formata la fila dietro di me per l'uso del videotelefono. Ti amo, mi manchi tanto” disse quasi sussurrando Kikilia “Anche tu mi manchi tanto, a presto” rispose il marito di Kikilia “A presto” disse concludendo la telefonata Kikilia
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« Risposta #5 il: 26 Luglio 2007, 23:15:24 » |
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Ultimo capitolo in terra africana e capitolo di transizione a tutti gli effetti
Capitolo 3: Le tre regole Erano le 11 di sera, Jessica stava rimirando il cielo stellato dal tetto dell'hangar, ormai mancava un giorno, domani sarebbe partita per la zona d'operazione, le ultime informazioni che aveva comunicato il comando centrale alla neonata compagnia di Kikilia (che era stata promossa a Capitano) erano poche e poco incoraggianti: il gruppo nemico era dotato di MS e si nascondeva da qualche parte tra i Balcani Meridionali e la regione Greca; inoltre la maggior parte dei piloti neo-arrivati era spaventata, avevano poca esperienza e sapevano appena pilotare i MS, se voleva Sven poteva metterli al tappeto in meno di tre minuti tutti e 6 (tanti erano i MS e 9 erano i piloti inviati alla compagnia di Kikilia), pensava e a ragione la ragazza. Aveva paura, aveva capito che quello non era un gioco, ne una esercitazione, al solo pensiero che sarebbe potuta rimanerci secca in combattimento cominciò a tremare. “Paura?” disse Sven avvicinandosi a Jessica che ebbe un sobbalzo essendo che non si era accorta del fatto che Sven fosse salito sul tetto dell'hangar. “No, no” disse Jessica ...nel frattempo nella torre di controllo due oscuri tizi osservavano la scena col binocolo... “10 dollari federali che lo fa” disse Carlo “e io ti ribatto che non lo fa e ci scommetto 20 dollari! Rilanci?” disse Kikilia “Hai già perso, lo conosco troppo bene, zona appartata, sotto le stelle, lei ha paura, ect... non si farà sfuggire un occasione del genere. 30 dollari e non se ne parla” ribatté Carlo “Vada per 30” rispose Kikilia ... “Be, non mi sembri molto sicura della tua risposta” disse Sven avvicinandosi a Jessica “In effetti un po' di paura ce l'ho, ma credo che sia naturale” disse Jessica cercando con gli occhi l'Orsa Maggiore “Se non si prova paura, non si è essere umani” rispose a bassa voce Sven “Che magnifica notte stellata” disse Jessica appoggiando la sua testa sulla spalla di Sven ... “Merda!” esclamò Carlo “Che succede?” chiese curiosa Kikilia “Ha lasciato fare alla ragazza la prima mossa, ho appena perso 30 dollari, questa te la faccio pagare Sven! Poteva avvertirmi che questa volta era una cosa seria!” esclamò Carlo “Uhuh Sven non lascia mai fare la prima mossa da quel che so!” esclamò curiosa Kikilia prendendo il binocolo di Carlo “L'unica altra volta che ha lasciato la prima mossa alla sua preda ne era innamorato cotto e non la sfiorò manco con un dito, credo che fosse il primo anno all'accademia, ma non ne sono sicuro” rispose pensieroso Carlo “Come finì?” chiese quasi meccanicamente Kikilia “Lei si innamorò di un altro” rispose Carlo “Ah! Capisco” “Comunque son davvero carini insieme, mi ricordano me e Francois una decina di anni fa, quando uscivo segretamente dall'accademia per incontrarlo” disse Kikilia “Eri già sposata o era prima di sposarti?” chiese Carlo “Ero già sposata, mi sposai a diciotto anni, i miei alla notizia del mio matrimonio quasi morivano e a rimpensarci con ragione, sul colpo, ma sapendo chi era Francois evitarono di farsi venire un infarto. Che vuoi farci, ero un po' pazza; comunque uscivo dall'accademia senza farmi notare perché mi davano veramente poco tempo libero per stare col mio Francois, maledetto sia il direttore dell'accademia” disse Kikilia continuando ad osservare col binocolo curiosa come non mai, voleva sapere sempre tutto di tutti, tanto più se erano persone che conosceva, tanto più se erano suoi sottoposti. ... “Perché sei entrata nell'esercito federale?” chiese Sven “Volevo far qualche cosa di utile e che servisse a proteggere i miei ideali e poi la mia famiglia ha sempre appoggiato la Federazione in tutto e per tutto, quindi o cominciavo ad amministrare l'azienda o tentavo la carriera militare.” rispose Jessica “Perché non sei entrata in accademia?” chiese con una certa curiosità “Non volevo pilotare MS e poi oggigiorno si può arrivare al grado di generale partendo dal grado di soldato semp...” disse con voce flebile Jessica chiudendo gli occhi, si era addormentata sulla spalla di Sven “Io sono scemo” affermò con un tono che non ammetteva repliche Sven ... “Sven è scemo” pensò nello stesso momento Carlo mentre metteva mano al portafoglio ... la mattina seguente... “Mi hanno appena comunicato che hanno caricato i mezzi sul C-41, fra mezz'ora sono pronti a partire comandante” disse il giovane cadetto Miguel Estebarria rivolgendosi a Kikilia “Ok, non facciamo aspettare quelli dell'aviazione che non riescono a stare col culo fermi due minuti, prendete le vostre cose e dirigiamoci sul C-41” ordinò Kikilia pensando anche a suo fratello che quando era a casa non stava mai fermo e che appena aveva finito di mangiare, dormire e lavarsi partiva con la sua moto alla scoperta delle strade e come affermò, con grande imbarazzo dei suoi genitori e di suo fratello, una giovanissima (nove anni) Kikilia, delle ragazze di mezza Grecia e penisola balcanica. “Almeno potevamo finire di fare colazione!” si lamentò un assonnato Carlo e poi volgendosi a Carlo con aria minacciosa “Mi devi 30 dollari!” “Perché?” chiese stupito Sven “Perché hai menato per cinque giorni me la faccio, me la faccio” indicando con la testa Jessica che stava osservando curiosa il C-41 “e alla fine ne eri innamorato cotto con quel che ne consegue, ti conosco, mi ricordo del primo anno all'accademia! E io che avevo scommesso anche a tuo favore!” disse Carlo alzando gli occhi al cielo e unendo le mani in segno di preghiera “Il lupo perde il pelo ma non il vizio! Eh?” disse Sven rivolgendosi a Kikilia “Non so di cosa tu stai parlando” disse Kikilia assumendo un aria di colpevole innocenza “Avanti su non perdiamo altro tempo saliamo a bordo, prossima destinazione Ohrid (posto vicino all'odierno confine Macedone-Albanese NdR)!” esclamò Kikilia come per cambiare discorso ... “Ok credo che sia venuto il classico momento del discorso” disse Kikilia a Carlo e Sven, avendo visto che il volto dei giovani cadetti era piuttosto tirato, eccetto Jessica che invece osservava estasiata lo spettacolo dell'Etna in eruzione “Ascoltatemi tutti” disse Kikilia mettendosi in piedi “come ben sapete quella che stiamo per affrontare non è una normale operazione di routine, è una missione che deve essere svolta nel più assoluto segreto, ma non escludo che addirittura si potrebbe arrivare al punto che il nemico non lo incontreremo neanche una volta, ma in quel caso avremmo fallito la missione. Vi dirò che il comando centrale avrebbe potuto scegliere unità più addestrate e formate da lungo tempo, non so perché questa importante missione l'abbiano assegnata a questo gruppo, che è inutile dirlo, è raccogliticcio. Ma noi non dobbiamo preoccuparci di questo! Abbiamo svolto alcune missioni di addestramento e ora il funzionamento dell'unità direi che è piuttosto rodato. Io non sono brava con i discorsi, perciò cercherò di arrivare al punto, da voi voglio il massimo impegno, ma sia ben chiaro non tollero che siano trasgrediti gli ordini e nulla dovrà trapelare su questa missione, ufficialmente noi siamo li per addestrarci al movimento in zona montagnosa e boscosa. In combattimento, se mai ce ne sarà bisogno, ricordate quel che vi ho detto:primo agire, piuttosto che star fermi non sapendo cosa fare, fatte qualche cosa sarà sempre meglio del niente, non fate la fine dell'asino di Buridano; secondo credere, dovrete sempre credere in quel che fate, dovrete sempre credere fermamente ai propri ideali, chi non ha ideali è una macchiana omicida, chi smette di credere in essi è morto ; terzo ci saranno situazioni in cui ci saranno civili di mezzo ed è meglio non sparare e salvarli pur facendo fallire la missione, che sparare e basta diventando semplici assassini, noi siamo soldati federali, il nostro compito è proteggere la Federazione e i suoi abitanti, l'unica volta che vi concederò di mettere in pericolo, notare: mettere in pericolo, non uccidere, i civili è nel caso che che dobbiate bloccare armi di distruzione di massa che se fossero usate potrebbero provocare la morte non di due o tre civili, ma di due o tre milioni. Sono stata chiara?” chiese con piglio caparbio Kikilia “Chiarissima, signora!” risposero i giovani cadetti “Non ho sentito!” urlò Kikilia “CHIARISSIMA, SIGNORA!” urlarono i cadetti “Cosi va meglio” disse soddisfatta Kikilia “Qui è il pilota del vostro velivolo, vi auguro che abbiate fatto buon volo, tra mezz'ora saremo a Ohrid, da questo momento comincia la fase di discesa, quindi vi invitiamo a sedervi e ad allacciarvi le cinture” disse via altoparlante il pilota del C-41 “Un toast con un caffe? Sto aspettando il toast con il caffe che avevo chiesto per la mia incantevole fanciulla all'hostess mezz'ora fa! Io non prenderò mai più questa linea aerea! Il servizio deve essere rapido ed efficiente!” urlò scherzosamente Sven Jessica che era seduta di fianco a Sven divenne tutta rossa per l'imbarazzo “Mi metti in imbarazzo, ti prego Sven!” chiese a voce bassa e con dolcezza Jessica “Dai smettila Sven” disse divertito Carlo “E dai era per scherzare!” rispose Sven “Lo so, lo so, ma...” e Carlo indico con la testa i cadetti che stavano guardando con molta invidia e rabbia Sven, volevano anche loro che la bella Jessica parlasse a loro in quel modo? Probabilmente si.
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« Risposta #6 il: 27 Luglio 2007, 14:56:10 » |
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Capitolo 4: Sasso batte Forbice Agosto 21 ore 11.30 aeroporto militare di Ohrid “La logistica non è più quella di una volta” urlò Kikilia contrariata dalla notizia che per scaricare tutto il materiale dal C-41 ci sarebbero voluti ancora 10 minuti “e intanto dobbiamo star qui ad aspettare sotto il sole” Li vicino intanto Jessica parlava con Sven dell'eruzione a cui avevano assistito “Come si chiamava quel vulcano che abbiamo visto dall'aereo” chiese curiosa a Sven “Non lo so', Carlo?” chiese pensieroso Sven a Carlo “Etna, è sempre stato un vulcano molto attivo” rispose Carlo, la cui attenzione venne attratta dai boschi che si trovavano a ridosso della pista verso i quali si girò di scatto “Che succede Carlo?” chiese Sven “A TERRA!” urlò Carlo e dopo una frazione di secondo diversi missili si diressero verso le principali infrastrutture della base e verso il C-41 che stava finendo di scaricare i Jegan “Ma che d...” ebbe modo di urlare Kikilia prima che un'onda d'urto la gettasse a terra senza tanti complimenti, la sirena d'allarme della base cominciò a suonare “Presto tutti al riparo! Cercate delle armi siamo sotto attacco!” urlò Kikilia ai suoi sottoposti “Carlo che fai?” urlò Kikilia a Carlo che stava correndo verso uno dei Jegan coperti da un telone appena scaricati “Mobile Suit!” urlò Carlo indicando la foresta e in quel momento alcune alte figure antropomorfe comparvero da in mezzo agli alberi “Merda!” “All'armeria!” ordinò Kikilia mentre con i suoi uomini cominciò a correre verso l'armeria: fanteria e MS stavano attaccando e loro non avevano neanche un fucile. “Alzati, alzati!” urlò Carlo al suo Jegan, non poteva perdere neanche un secondo, le difese della base stavano per essere spazzate via e se stava troppo fermo li in mezzo al raccordo della pista di rullaggio probabilmente l'avrebbero distrutto Routine d'avvio d'emergenza completata, Jegan III K 9462 pronto al combattimento pronunciò la voce femminile sintetica del Jegan 4 MS individuati, 3 WS-12 armati di lanciamissili e lancia termica ed un MS-10 da combattimento proseguì la voce sintetica del Jegan Attenzione, siete stati agganciati da un radar nemico avvertì la “voce” del Jegan Il MS-10 aveva individuato il Jegan e si stava avvicinando, in meno di 10 secondi sarebbe stato sul Jegan di Carlo “PRINCIPIANTE!!!” urlò con rabbia Carlo, che fece impugnare al Jegan le due Beam Saber (unica arma di cui disponeva, essendo che per motivi di sicurezza le munizioni delle armi gatling per il volo aereo erano state sbarcate). Il MS-10 prese di mira, con il suo fucile automatico da 160mm, il MS di Carlo, ma Carlo non si fece impressionare e col suo Jegan avanzò all'improvviso prendendo alla sprovvista il pilota del MS nemico che probabilmente si spaventò e perse di mira per un attimo il Jegan: Carlo ne approfittò per tranciare in due il vecchio MS-10 come se fosse burro. In quel momento però arrivarono due missili che distrussero il braccio destro del Jegan (che Carlo usò per proteggere la struttura principale), la fanteria nemica era dotata di sistemi di lanciarazzi a guida termica. Ma presso l'armeria, difesa dalla compagnia di Kikilia, avvenne la tragedia: alcuni cadetti non rispettarono gli ordini di Kikilia e si esposero troppo nel tentativo di avanzare; due furono uccisi da precisi colpi alla testa di un cecchino e altri 5 feriti più o meno gravemente da un razzo sparato in loro direzione. I due WS-12 rimasti (uno era stato danneggiato gravemente dalla reazione della compagnia antiaerea della base) cominciarono a ritirarsi insieme a tutta la fanteria. Se Carlo non avesse distrutto il MS-10 nessuno sa come sarebbe andato a finire, i caccia della base di Atene e della Puglia arrivarono solo 10 minuti dopo che tutto era concluso e la vicina 4a brigata corazzata con i carri M70 Revil arrivò addirittura venti minuti dopo. Le perdite erano state pesanti, dei cadetti solo due erano ancora in grado di combattere: Miguel Estebarria e Moammed Jafef. I corpi dei due giovani piloti morti vennero messi in due sacchi bianchi, gli altri giovani piloti erano gravi (due persero le gambe e uno la vista, non avrebbero mai più pilotato) e solo due si sarebbero potuti recuperare nell'arco di un mese. “Carlo stai bene?” chiese Sven, che si era diretto verso il Jegan di corsa alla fine della battaglia, visibilmente preoccupato vedendo Carlo uscire barcollante e con una vistosa perdita di sangue sulla fronte “Sono stato meglio e poi è solo un graffietto. Perdite?” chiese Carlo “Due morti e cinque feriti di cui tre gravissimi, quelli che non vedi” rispose tristemente Sven Quel che rimaneva della compagnia di Kikilia (già nata sotto organico come compagnia) era li: Kikilia, Sven, Carlo, Jessica, Miguel e Moammed, 7 Jegan (3 K e 4 F) di cui uno senza il braccio destro, un HM-8 e due jeep. “Era per loro che ci hanno mandato qui” disse laconicamente Kikilia “Sono molto ben armati, soprattutto mi meraviglia il fatto che abbiano ancora in stato di efficienza dei MS della 2a Guerra Coloniale. Quel MS-10” disse Carlo indicando i rottami del MS-10 “Presenta alcune migliorie non da poco, chi ci ha messo le mani sopra se ne intende” “Piuttosto per questo K cosa facciamo?” chiese Sven guardando con una vena di tristezza il rottame del braccio del Jegan “Allora se non sbaglio, ma sarà meglio che controlli, le braccia del Jegan III F e K sono intercambiabili, il problema è che dovremo sostituire anche il braccio sinistro per mantenere equilibrata la macchina, infatti sull'F è montato un gatling da 105 mm molto più leggero del 120 mm. Come prestazioni però le braccia dei due modelli sono uguali, anzi a causa del minor peso il braccio dell'F è molto più reattivo del K” disse pensierosa Jessica “Credi di poterlo sostituire? L'officina più vicina per le riparazioni dei MS è a Vicenza e io vorrei averlo in linea il prima possibile” spiegò Kikilia, era evidente come fosse preoccupata del fatto che il nemico si sarebbe potuto ripresentare presto e loro sarebbero stati chiamati a intervenire, in quel caso preferiva avere un K che un F. “Si certo, dovrò sbarcare i pezzi da un F e aggiustare alcuni parametri di controllo della macchina, ma non dovrei metterci più di due-tre giorni” rispose Jessica sforzandosi di sorridere. ... base della 4a brigata corazzata, pomeriggio “Si può, sapere cosa ti sei fatto?” chiese la moglie di Carlo preoccupata, vedendo, via videotelefono, quei punti sulla fronte e il suo volto molto teso “Vedi...” disse sommessamente Carlo, ma venne interrotta da Caroline, per l'appunto sua moglie “No, non dire niente, fammi indovinare! Sven? Dico bene? Se lo pesco lo ammazzo!” aggiunse arrabbiata Kristina “No, no, lui non ha fatto niente, è stato un... un incidente con un MS” rispose non molto sicuro Carlo “è inutile che provi a mentire, Sven mi aveva informata che sareste stati impegnati in missione, è inutile che provi a nascondermelo, apprezzo il fatto che tu voglia che io non mi preoccupi, ma...” rispose Caroline “Lo so, lo so, ti avevo promesso che non ti avrei mai mentito, ma è la verità credimi, di gente che ha intenzione di spararci contro neanche l'ombra” mentì senza troppa convinzione Carlo “No, proprio non ti riesce, ma voglio credere alla tua versione, ti ringrazio ancora che tu non voglia farmi preoccupare, ma ti prego non mentirmi, me lo prometti?” chiese ridendo Caroline a Carlo “Va bene.” rispose sommessamente Carlo “Ce la fai ad essere a casa per il prossimo mese? Non voglio che nasca senza di te” chiese Caroline “Farò il possibile, però non so se...” ed in quel momento saltarono le comunicazioni “La terza volta, è la terza volta che quei bastardi fanno saltare il ripetitore delle comunicazioni in questa settimana” disse furioso (in un italiano piuttosto chiuso che a Carlo ricordava quello di alcune valli lombarde) un vecchio ufficiale; in particolare la voce ricordò a Carlo una sua vecchia conoscenza, ne ebbe conferma voltandosi. “Vairetti? Sei proprio tu? Alessandro Vairetti!” esclamò con un guizzo di felicità Carlo “é da un po' che non ci si vede, allora tu e quello con il quale ti sei imparentato pilotate ancora quelle mezze ciofeche di MS?” chiese ridendo Alessandro “Direi proprio di si e tu? Non insegni più all'accademia militare?” chiese curioso Carlo “Ma sai mi ero rotto i coglioni di stare in mezzo a quei corrotti di alti ufficiali, poi o visto che nessuno seguiva i miei insegnamenti e pensavate solo ai MS; come se non bastasse le marachelle di Kikilia all'accademia mi avevano tolto metà della mia salute, perciò di stare in mezzo ai banchi impolverati non avevo più voglia sai com'è...” rispose Carlo Vairetti, ex-insegnante di "tattica e navigazione militare" all'accademia in Europa della Federazione e ora comandante di un reggimento di M70 “La ringrazio ancora, grazie a lei sono finito in quello che secondo me è una delle migliori plotoni della Federazione” ringraziò con gratitudine Carlo “Figurati, tu e Sven eravate i migliori del corso e Kikilia, che al tempo mi ricordo era alle prime esperienze di comando, mi aveva detto che aveva bisogno di due giovanotti in gamba, era ovvio che scegliessi voi. Piuttosto Sven e Kikilia sono qui?” chiese il vecchio ufficiale “Si, credo che siano dal MS danneggiato” rispose Carlo “Di' un po', Sven?” chiese l'ufficiale “Non è cambiato, comunque l'altra sera ho perso una scommessa con Kikilia, indovini” rispose Carlo “Non ci credo” disse il Alessandro con aria stupefatta “a fare scommesse su Sven ho sempre fatto affari d'oro, non mi può cascare così! Stavo già pensando di scommettere con alcuni miei uomini, sai ci sono alcune ragazze molto carine nella base e pensavo che Sven, maledizione...” “Piuttosto” disse l'ufficiale assumendo un tono confidenziale “dovete stare attenti, quello che avete ricevuto oggi è stato solo il picchetto di benvenuto; in un qualche modo” disse l'ufficiale indicando leggermente con la testa alcuni generali che erano passati “coloro che stiamo combattendo, che non sappiamo neanche chi sono, sanno sempre dei nostri movimenti. Ricordatelo” e poi cambiando completamente tono “Be, intanto le telecomunicazioni riprenderanno solo tra qualche ora, quindi tua moglie prima di sentirla dovrai aspettare ancora, perché intanto non mi accompagni da Sven e Kikilia? Così mi faccio dire da Sven chi è quella gran donna che l'ha messo nel sacco!” disse ridendo. “La vedrà con i suoi occhi” rispose Carlo “Uh, si è cercato una compagna d'arme, la questione si fa interessante, degna di un B-movie degli anni domini” esclamò l'ufficiale Ma in quel momento nel corridoio entrarono la robusta addetta dell'infermeria e il vecchio medico della base che lo stavano cercando per darli le pillole contro il diabete. “Credo che sia venuto il momento di cambiare aria” disse Vairetti allungando il passo e trascinando Carlo alla vista dei due che si avvicinavano minacciosamente
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« Risposta #7 il: 27 Luglio 2007, 21:02:28 » |
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Capitolo 5: Joint Counter-Terrorism Operation 23 (JCTO-23) Codename: Athena “Kikilia, Sven! Quanto tempo eh?!” disse Vairetti irrompendo nell'hangar dove Jessica stava riparando il MS danneggiato “Tenente Colonnello Vairetti! È proprio lei!” esclamò Kikilia “Ma cosa ci fa qua? Non insegna più all'accademia?” chiese Sven “Prego, solo Colonnello, sono stato promosso” rispose tutto compiaciuto Vairetti “Comunque non sopportavo più gli ambienti polverosi e tristi dell'accademia, li preferisco molto di più il fango dei Balcani” , “Kikilia, ti vedo in forma, Capitano vedo, complimenti! Mi dispiace che sia finita in questo pasticcio, è colpa mia, ma sarà meglio parlarne dopo davanti ad una bella bottiglia di rosso” aggiunse dispiaciuto. “è cosi grave la situazione?” chiese Kikilia “Quel che sta accadendo doveva rimanere segreto, ma ormai è un segreto di pulcinella, se i TG non ne parlano è solo perché la Federazione tiene sotto minaccia i giornalisti che lavorano nei Balcani” rispose tristemente Alessandro, ma poi cambiando tono “ehi Sven! Mi han detto che una ragazza ti ha messo nel sacco, è vero?” “Credo di non comprendere” rispose Sven cercando (non riuscendoci) di essere orgoglioso e guardando malissimo Carlo. “Ehi Sven” disse Jessica sbucando da dentro l'HM-8 “il manuale che ti avevo ch...” si interruppe vedendo l'alto ufficiale “Mi scusi, non era mia intenzione disturbala!” disse Jessica facendo il saluto militare e rientrando dentro l'HM-8. “Apperò, carina la ragazza, il gusto non l'hai perso Sven, come si chiama?” chiese Vairetti divertito dal volto di Sven che cercava di nascondere un certo imbarazzo “Ehm, Jessica Garren, l'hanno assegnato da circa una settimana alla nostra unità” rispose Sven “Garren, Jessica Garren, ma non è per caso figlia di quei grossi industriali britannici...” chiese Vairetti e al cenno affermativo di Kikilia “Così che si fa Sven, carina e ricca! E non fare quella faccia, succede, era destino, vedi un po tè...” aggiunse piuttosto divertito, sapeva che il “povero” Sven aveva una fama di donnaiolo che lo stesso Sven ci teneva ad averla e quella situazione andava ad appannaggio della sua fama; Sven era fatto cosi si inorgogliva delle cose più stupide. “Ma dai, non state qui in questo hangar che si muore di caldo, vi invito a bere un bel bicchiere di vino delle mie parti, chiamate anche quella ragazza che la voglio conoscere!” esclamò Vairetti “Bhe, so per esperienza personale che i suoi inviti a bere un bicchiere di vino non si possono mai rifiutare, perciò accettiamo sicuramente!” disse Kikilia a Vairetti “Jessica, vieni fuori, per un po' smettiamo di lavorare” urlò rivolta all'HM-8 “Miguel, Moammed noi ci assentiamo per un po', fate la guardia ai MS, nessuno deve avvicinarsi e toccarli! Sono stata chiara? Se necessario avete l'autorizzazione a sparare!”urlò ai due giovani cadetti “Sempre la solita, senza mezze misure!” esclamò ridendo Vairetti “Arrivo, solo un attimo!”disse Jessica uscendo di corsa dall'HM-8 ... “Assaggia, questi due bambocci non sanno apprezzare, ma te son sicuro che apprezzerai” disse Vairetti prendendo una bottiglia dallo scaffale alla destra della sua scrivania rivolgendosi a Kikilia “anche te, assaggia, è un po' forte, ma buono” disse porgendo un bicchiere pieno di vino rosso a Jessica “Grazie” ringraziò Jessica “Allora come te la passi? I tuoi nuovi sottoposti ti danno problemi?” chiese Kikilia a Vairetti “Sono riuscito a sopravvivere alla tua insubordinazione, direi che niente può essere peggio di Kikilia Strati!” esclamò Vairetti “Come potrei mai dimenticarmi di quella volta che ti beccai fuori dall'accademia, in un orario non consentito per le strade di Roma con quel mangia rospi di Francois, e ti rincorsi per le strade di mezza Roma; alla fine per fermarti dovetti promettere che facevo finta di niente, purché tu mi offrissi da bere. Ancora 5 minuti e mi veniva un infarto, avevo già i miei bei cinquantanni sul groppone eh!” “Ammetto che, forse, non mi comportavo benissimo, ma non ho mai aggredito nessuno, questo deve ammetterlo!” disse Kikilia “A parte aver tirato calci negli organi genitali di tutti i tuoi pretendenti, direi che non hai mai aggredito nessuno, in effetti quelli a cui hai tirato quei bei calci se lo meritavano, erano petulanti e rompiscatole se non ricordo male” disse pensieroso Vairetti “Lo erano e anche molto” affermò Kikilia “Ma passiamo ad argomenti seri” disse Vairetti diventando scuro in volto e sedendosi sulla sua poltrona “Io non so cosa vi hanno raccontato quei minchioni del comando del Mediterraneo Centrale e non lo voglio sapere, qualsiasi informazione vi abbiano passato dimenticatevela. Dovete sapere che come comandante della principale pedina di manovra, l'8 reggimento carri “Centauro”, nella regione macedone sono stato io a chiedere una compagnia di rinforzo di MS e grazie ai miei contatti e ad alcuni favori che dovevano restituirmi sono riuscito ad ottenere il vostro plotone e fare in modo che fosse trasformato in compagnia. Mi dispiace di avervi coinvolti in questa faccenda e che la vostra compagnia abbia subito perdite, ma ho bisogno di persone di assoluta fiducia per riuscire a fermare i terroristi che abbiamo di fronte. Io di più non posso dirvi in questo momento” e con le mani fece uno strano gesto, sembrava mimare uno in ascolto, “A data che vi comunicherò personalmente incomincerà l'operazione anti-terrorismo di tipo pluri arma JCTO-23 nome in codice: Athena, voi sarete sotto il mio diretto comando, tutto chiaro?” “Chiarissimo” dissero i quattro: Kikilia, Carlo, Sven e Jessica facendo il saluto militare “Ma prima che ve ne andiate per finire di riparare il Jegan finite di bere con me questa bottiglia” disse Vairetti versando quel che rimaneva nei bicchieri dei quattro e poi si congedò personalmente con ognuno di loro “Kikilia prenditi cura della tua compagnia, oggi ha già subito la più dura delle prove” “Ci può giurare” rispose sicura Kikilia “Carlo, ricordati che hai moglie, cerca di tornare a casa sano e salvo” “Può contarci, anche perché presto sarò padre” rispose Carlo con orgoglio “Un motivo in più per tornare a casa vivo, eviti di lasciare un orfano” rispose Vairetti mettendo una mano sulla spalla a Carlo “Sven stai attento, ti conosco, so che sei una testa calda, ma ora se non sbaglio hai una persona da proteggere, evita di deludermi” “Signorsi, signore!” rispose Sven “Jessica, prenditi cura di quello scapestrato di Sven anche da parte mia e tienilo d'occhio, il suo istinto di lupo famelico potrebbe riaccendersi in qualsiasi momento” “Certamente” disse imbarazzata Jessica “Vi ringrazio, confido in voi, per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi”aggiunse Vairetti chiudendo la porta del suo ufficio “L'ho trovato teso e di molto invecchiato” disse tristemente Kikilia “é evidente come questa sia una brutta situazione, non l'ho mai visto cosi giù di morale” aggiunse Carlo “Jessica, sei fortunata lo sai? Non sono molte le persone a cui Vairetti offre da bere, li stai simpatica” disse Sven “Sul serio?” chiese curiosa Jessica “Da quel che sappiamo, escludendo motivi di lavoro, ha offerto da bere solo a 7 persone: sua moglie, io, Carlo, Sven, mio marito, Gruber e infine a te” rispose Kikilia “Gruber? Chi è?” chiese Carlo “è una lunga storia...” rispose elusivamente Kikilia "andiamo a mangiare, è quasi ora di cena, ve ne parlerò li"
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« Risposta #8 il: 27 Luglio 2007, 22:34:41 » |
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...nella mensa della base (unica per ufficiali e non), in un tavolo leggermente più isolato degli altri... “Gottlieb Neukirchner, vi dice niente questo nome?” chiese Kikilia guardando insoddisfatta la sua razione di fagioli “Carlo, tocca a te!” disse Sven “Gottlieb Neukirchner, nato sulle colonie, presidente della Federazione dal 163 N.C. al 180 N.C., famoso per la sua lotta agli sprechi e alla corruzione, inoltre sotto di lui quasi tutti i gruppi terroristici di una certa grandezza vennero eliminati, anche se l'opera fu poi completata dai suoi successori. Venne ucciso da un attentato di cui non si scoprirono mai i mandanti nel 14 febbraio 180 N.C.” rispose Carlo come un libro aperto “Esattamente, ebbene Hans Gruber era un discendente per via materna di Gottlieb Neukirchner...” disse Kikilia che però venne interrotta da Sven “Era?” chiese Sven “In questi giorni, uno dei più promettenti elementi della Federazione, dovrebbe compiere 31 anni, se fosse ancora in vita” il volto di Kikilia rispondendo a ciò si inscuri di colpo “ebbene, Hans aveva un anno in più di me quando frequentavo l'accademia, io sono amica di quella che era la sua fidanzata al tempo; ma una mattina del gennaio di nove anni fa Hans venne ritrovato morto nel Tevere, nel suo corpo si trovò un altissimo tasso alcolico e tracce di sostanze stupefacenti e alcuni baristi affermarono che aveva bevuto quantità enormi di vino e super-alcolici, ma... ma non ci credo e non ci crederò mai, Hans amava la birra e odiava il vino, ma ancora di più odiava chi faceva uso di droghe. Lui non avrebbe mai bevuto vino e non si sarebbe mai drogato. In realtà io credo che l'abbiano ucciso” “Ucciso e perché?” chiese Jessica “Ve ne sto parlando in questo frangente solo perché siamo in un luogo affollato ed eventuali orecchie indiscrete non potrebbero sentirci, vi sia ben chiaro. Tre giorni dopo la morte di Hans la sua fidanzata venne da me a confidarmi un segreto: Hans li aveva detto che aveva in mano un carteggio che avrebbe messo nel sacco gli assassini di Gottlieb” rispose Kikilia “Cosa, ma sarebbe una cosa eccezzionale! Perché questo carteggio non è mai venuto fuori? Dov'è ora?” chiese Carlo eccitato dalla notizia “Lasciami finire, decido insieme alla fidanzata di Hans di andare a cercare questo carteggio nella casa di Hans, dove stando a quello che aveva riferito alla sua fidanzata si trovava il carteggio, sapevamo anche il punto preciso. Andammo a Monaco di Baviera dove Hans aveva la sua casa, ma non trovammo niente, nel posto dove doveva esserci il carteggio non trovammo niente, alcuni indizi lasciavano dedurre che qualche d'uno fosse passato prima di noi” rispose Kikilia con i pugni chiusi per la rabbia “Rovistammo in tutta la casa ma non trovammo niente. Niente” “Non è che Hans si era inventato tutto” propose Sven “Sven, se c'era uno che non inventava era proprio Hans, sarebbe bello se fosse andata come dicevi te, ma purtroppo non è cosi” disse Kikilia divenendo improvvisamente tranquilla “Era uno dei pupilli di Vairetti, dovevate vedere il volto del nostro comandante al suo funerale, mi ricorda il volto che aveva oggi” concluse "Questi fagioli fanno schifo" esclamò Kikilia, addentando i fagioli, facendo esplodere in una sonora risata gli altri tre commensali. "Ma Miguel e Moammed?" chiese Kikilia ai tre che si guardarono fra di loro Kikilia se li era dimenticati in hangar! Quando questa se ne accorse decise di fare come se nulla fosse, l'avrebbe fatto passare per essere un suo tipo di addestramento, li avrebbe poi portato un panino e da bere appena avesse finito di mangiare. ... "Non credi che dovremo andare anche noi a mangiare?" chiese Moammed "No, il comandante Kikilia ci ha ordinato di stare quà e noi ci staremo fino a ordini contrari! Hai visto cosa è successo oggi a quelli che non hanno seguito i suoi ordini?" rispose Miguel "Hai ragione, non la deluderemo! Non trasgrediremo i suoi ordini, staremo a guardia dei MS anche tutta la notte se necessario!" rispose con fierezza Moammed
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« Risposta #9 il: 30 Luglio 2007, 13:12:48 » |
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Capitolo 6: MASH 4077 Ore 10.00 A.M. Agosto 22 Jessica aveva preso in mano il videotelefono, aveva voglia di parlare con suo padre: Carl; doveva parlarli, per quel che sapeva da un momento all'altro sarebbe potuta partire per le operazioni e sapeva che ci avrebbe potuto lasciare le penne. Suo padre a quell'ora, contando il fuso orario, probabilmente si era svegliato già da un ora e faceva colazione, dopo si sarebbe messo al lavoro nel suo ufficio per dirigere la sua azienda, la MoSuFa (Mobile Suit Factory) una delle più grandi produttrici di MS a livello mondiale; se voleva riuscire a parlarli con calma quello era il momento giusto, inoltre sua madre in quell'ora dormiva ancora e quindi era sicura che non ci avrebbe parlato... Attendere qualche secondo prego Il ricevente sta per rispondere comunicò il videotelefono. Jessica era già felice all'idea che avrebbe parlato con suo padre, ma... ma ebbe un sussulto quando vide che li rispose sua madre, ancora in camicia di notte e con strani strumenti per mettere a posto i capelli di cui Jessica si era promessa di non farne mai uso. "Ciao mamma, tutto bene a casa?" chiese Jessica cercando di sembrare cordiale e felice In effetti i rapporti con sua madre non erano mai stati idilliaci, tutt'altro; ma d'altro canto Jessica era cresciuta in mezzo ai componenti di MS e ai grafici di andamento economico dell'azienda nell'ufficio dello stabilimento principale di suo padre, di certo non era cresciuta in mezzo ai party e ai frivoli thè del pomeriggio di sua madre (anche perchè suo padre faceva di tutto per salvarla da ciò). "Impertinente che non sei altro! Ti rivolgi a tua madre con quel tono?" rispose Marie, la madre di Jessica, con un tono arrogante e di superbia. La povera Jessica si era dimenticata che non ci si rivolgeva a una aristocratica inglese ( o presunta tale, in effetti la famiglia di Marie era una piccola famiglia di commercianti di origine francese che abitavano sulle colonie) con un semplice "Hello". "Farò finta di non averti sentito, a patto che tu ritorni a casa e abbandoni quel mucchio di delinquenti dei soldati federali" disse infervorata Marie e poi con tono più pacato "tra una settimana terremo una festa e annuncerò il tuo fidanzamento con quel simpatico giovanotto dei Ronah, è ora che tu metta la testa a posto e cominci a pensare ad una famiglia" Simpatico? Fidanzamento? Orrore! Pensò Jessica, lei non tollerava certe cose, le veniva da vomitare al solo pensarci, inoltre lei non si sarebbe mai piegata al volere di sua madre e poi se c'era una persona che odiava con tutto il suo cuore era proprio quel "simpatico giovanotto" dei Ronah, uno che a vederlo sembrava un anguilla e a sentirlo parlare ti sembrava di parlare con personaggi del calibro di Hitler, Stalin, Zabi o Deikun, lui credeva di essere al centro del mondo; se non fosse che rischiava di andare in prigione l'avrebbe già ammazzato per il bene dell'umanità intera. In fondo un "giovanotto" come quello, con una famiglia (i Ronah per l'appunto) come quella, sarebbe potuto ( o come pensava Jessica: senza il condizionale) diventare un pericolo per l'umanità intera. Jessica raccolse tutto il self-control (lei non si arrabbiava quasi mai, era quasi impossibile far arrabbiare Jessica, a patto che non si andassero a toccare i valori fondamentali insegnateli da suo padre) per prepare il contrattacco, ma, e lo sapeva, appena si fosse messa a parlare non li sarebbe bastato neanche il self-control di tutto il mondo... "Fammi indovinare, aspetta!" chiese Jessica con un tono pacato, ma che tradiva la rabbia e la furia che li stava bruciando dentro "Ancora una volta stai agendo contro e alle spalle di papà? Ho indovinato? Ma chi ti credi di essere? Io della mia vita faccio quel voglio." aggiunse ancora con tono pacato e poi mettendosi ad urlare infuriata (il suo self-control era finito) "IO HO UNA MIA VITA! NON SONO UN OGGETTO NELLE TUE MANI! MI SPOSERò CON CHI, SE E QUANDO VORRò IO E NON CON CHI VUOI TU! CHIARO!" "BRUTTA IMPERTINENTE! E CON CHI TI SPOSERESTI! CON UN MEZZO FALLITO DELLA BORGHESIA? O FORSE CON QUALCHE SCAPESTRATO FEDERALE?" urlò ancora più forte la madre di Jessica "PRIMO: IO MI SPOSO CON CHI, QUANDO E SE RITERRò OPPORTUNO, POTREI ANCHE DECIDERE DI MORIRE ZITTELLA! SECONDO: L'ULTIMO DEI SOLDATI FEDERALI è CENTO VOLTE MEGLIO DI QUELLO STRONZO DI JACOB! SONO STATA CHIARA?" rispose Jessica sempre più infuriata "MI PENTO DI AVERTI DATA ALLA LUCE!" inveì Marie, di peggio di certo non poteva augurare se non la morte di Jessica, quest'ultima guardò con rabbia e determinazione sua madre per due lunghissimi secondi, poi si alzò dalla sedia andandosene via e lasciando il videotelefono acceso. "Jessica? Jessica! Torna qui è un ordine! urlò Marie, ma Jessica era già uscita dal corridoio Ma ecco sbucare da dietro una porta il prode Vairetti (sua abitudine era nascondersi per origliare le telefonate dei suoi soldati) che come se niente fosse si piazzò davanti al videotelefono... "Signora credo che sua figlia se ne sia andata e non voglia parlare più con lei; potrei parlare con suo marito?" "E lei chi è? Il comandante di Jessica? Me la chiam..." stava "ordinando" Marie quando si sentì una persona che urlando si avvicinava, era Carl suo marito... "Brutta megera! Quella telefonata era per me! Sempre a cercare di maritare quell'angelo di nostra figlia con quegli stronzi dei Ronah!" e poi cercando di spostare Marie dal videotelefono "Sia maledetto il giorno che ti sposai per far felice mio padre! L'unica cosa buona che hai fatto nella tua vita è stato dar alla luce Jessica!" e dicendo ciò diede uno spintone a Marie che ruzzolò dalla sedia e se ne andò via imprecando. "Vairetti? E Jessica?" chiese stupito Carl Garren "è corsa via dopo aver parlato con sua moglie, credo che sia meglio non disturbarla, mi sembrava piuttosto sconvolta, anche se non lo dava a vedere" rispose laconico Vairetti "In questo caso sarà meglio lasciarla riprendere" rispose apprensivo Carl e poi imprecando ad alta voce per sfogarsi con Vairetti "Sia maledetto il giorno che abbandonai la carriera militare!"; in effetti Carl era stato un promettente ufficiale dell'esercito federale (dove conobbe Vairetti, uno dei suoi più fedeli amici), ma poi suo padre, che gestiva l'azienda di famiglia, venne colpito da una malattia incurabile e in punto di morte li chiese di abbandonare la carriera militare e di sposare Marie, la figlia di un suo amico. Carl seguì a malincuore le richieste del padre; soprattutto sul fatto di essersi sposato Carl si mangiava le mani: all'inizio colpito dalla bellezza di Marie era stato ben felice di quel matrimonio combinato, ma poi si era ricreduto, infatti Marie oltre alla bellezza non aveva nient'altro, come diceva spesso Carl "un'oca è più intelligente". Una delle passioni di Carl era la caccia ai volatili che, a parte i rapaci, considerava inutili e fastidiosi. "Senti ti volevo chiedere se sei sicuro di far affrontare la prima linea a tua figlia. Non che non ne sia capace, anzi! Secondo me ha i numeri, però..." chiese apprensivo Vairetti "Lo sò cosa vuoi dire, ma vedi mia figlia, con mia grande felicità, ha scelto quella strada e ora voglio che l'affronti fino in fondo; è vero potrei fare in modo che venga assegnata in zone tranquille, ma non è giusto, non voglio macchiarmi degli stessi errori che ha fatto mio padre, se proprio devo intromettermi faccio in modo che venga assegnata a reparti di prima linea, come quel plotone che mi avevi consigliato" rispose Carl a malincuore. Jessica era stata l'unica felicità di Carl dopo che aveva preso le redini dell'azienda, anzi per Carl l'unica cosa che li dava la voglia di far meglio era Jessica, oltre che l'innato odio che covava verso i Ronah (d'altronde Carl, pur uscendo dall'esercito federale, non rinnegò mai il suo giuramento di servizio alla Federazione, tutt'altro); una parte di Carl avrebbe voluto avere Jessica al sicuro, ma Carl sapeva che così avrebbe fatto del male a Jessica: non voleva metterla in una gabbia isolata dal mondo e anzi quando Jessica li comunicò il suo arruolamento lui contattò Vairetti per avere consiglio su quale unità di prima linea sarebbe stata meglio assegnarla. Carl esigeva solo che se uno sceglieva una strada doveva percorrerla fino in fondo, in questo, come una invisibile mano, spinse e aiutò sua figlia. "Ti capisco amico, non deve essere stato facile. Comunque tua figlia si è trovata bene nel plotone di Kikilia da quel che ho visto. Era il miglior plotone dove potessi farla assegnare" rispose Vairetti per consolare Carl "Ho seguito solo i tuoi consigli e usato un po' del mio potere; fammi solo un piacere: fai in modo che Jessica non sappia che è a causa mia che è stata assegnata a quel plotone, se lo sapesse mi odierebbe" chiese mettendosi la testa tra le mani il vecchio Carl "Non è vero, son sicuro che non ti odierebbe, comunque ci puoi giurare! Non dirò parola, non saprà neanche che ci conosciamo. Sempre a proposito di tua figlia, si è presa una bella cotta per quel Don Giovanni di Sven, di cui ti avevo parlato, la cosa interessante è che è ricambiata" disse Vairetti sorridendo "Giurami! Ti prego giurami! Che se quel Sven torce un solo capello a mia figlia, la fa star male o la fa piangere tu o per interposta persona lo riempi di tante, ma tante, botte da parte mia; lo farei personalmente ma causa impegni lavorativi non posso" spiegò deciso Carl "Ma come?! Eppure Sven mi ricorda tanto un ragazzo con cui ho militato assieme nella 31a Brigata delle Forze Speciali, l'unica differenza è che quel ragazzo riceveva solo dei gran due di picche" rispose divertito Vairetti "Ti riferisci a qualche d'uno di preciso? Insinui per caso su di me?" chiese con tono di sfida Carl "Chi? Io insinuo su di te? Noooooo" rispose con voce teoricamente innocente Vairetti I due esplosero in una sonora risata. "Senti Alessandro, io ti ho già detto di quel che sapevo riguardo a quello che sta avvenendo in quella regione. Però ho avuto informazioni nuove, sembra che i Ronah abbiano proposto alla Federazione uno sconto sul prezzo dei giacimenti di uranio, in cambio provvederanno loro, con le loro forze private a mantenere l'ordine nella regione, capisci vero cosa vorrebbe dire ciò..." disse un serissimo Carl "Uno smacco terribile per la Federazione" rispose tristemente Vairetti "Esatto, l'unica cosa che posso fare è augurati buona fortuna e buona giornata" disse Carl tristemente "Ne avrò bisogno, quell'energumena dell'infermeria mi sta cercando per darmi le pillole per il diabete e farsi consegnare la chiave della mia dispensa di vino" rispose sorridendo Vairetti "Quando tutta questa brutta faccenda sarà finita ti devo invitare a bere un vino rosso che ho trovato che è la fine del mondo" aggiunse Vairetti con tono leggermente triste. "Ci conto! A presto!" "A presto" salutò Vairetti chiudendo la videotelefonata ...verso mezzogiorno “Jessica che succede?” chiese preoccupata Kikilia “va bene lavorare con impegno, ma puoi anche prenderti le tue pause! I danni tra l'altro erano meno gravi del previsto, ancora un'ora di lavoro e avremo finito, ora andiamo a pranzare dai!” incitò Kikilia; Jessica da quando era tornata di corsa nell'hangar due ore prima non aveva smesso di lavorare e non aveva neanche aperto bocca, neanche con Sven, al più si limitava ad annuire o a negare con la testa. Ma Jessica negò con la testa continuando a stringere bulloni e a controllare il corretto posizionamento dei vari pezzi. “Dai Jessica, non preoccuparti, finiamo dopo, vieni a pranzare!” incitò Sven, ma Jessica come risposta entrò dentro al chassis dello Jegan e comiciò a stringere altri bulloni. “Sarà meglio che vai da lei, deve esserli capitato qualche cosa di brutto, il mangiare ve lo teniamo noi” e mentre Kikilia diceva ciò diede in mano a Sven due biglietti per il cinema della vicina città “ho parlato con Vairetti, l'operazione comincerà domani, portala a divertire” e dopo che ebbe detto ciò Kikilia e Carlo si diressero verso la mensa. “Jessica? Andiamo a mangiare dai!” propose Sven a Jessica affacciandosi nel chassis del Jegan, ma Jessica fece cenno di no con la testa. “Ma devi mangiare! Hai sentito Kikilia? Domani entriamo in operazione! Devi essere in forma!” disse a Jessica, Sven. Jessica guardò Sven e poi tornò a stringere i bulloni. “Cosa succede? Non ti ho mai visto cosi giù di morale” disse Sven sedendosi sullo chassis del Jegan Questa volta Jessica reagì, la scena fu degna di un incontro di wrestling, Jessica si avventò su Sven buttandolo fuori dal chassis, come se non bastasse Jessica balzò fuori dal chassis e cominciò a tirare una serie di pugni a Sven ( per fortuna di quest'ultimo non molto forti). “Ehi, calma, calma! Jessica no! Ahia! No ferma!” furono le uniche parole che Sven riuscì a pronunciare fino a che Jessica stessa non smise di picchiarlo. “Jessica che ti prende?” chiese un po' frastornato Sven “Jessica? Che hai? Stai bene?” continuò a chiedere visibilmente preoccupato Sven, Jessica era in piedi che lo continuava a guardare senza proferire parola, anche se tratteneva le lacrime. Poi Sven prese per mano Jessica e la trascinò ad un vicino lavandino “Datti una rinfrescata, sei piena di polvere e grasso!” ordinò Sven “Allora vuoi dirmi che succede?” A quella domanda Jessica mollò uno schiaffo (questo molto forte) al ragazzo. “Ma sei impazzita?” chiese sempre più frastornato Sven che non riusciva neanche più a reagire. “Scemo, scemo, scemo!” urlò (più che altro cercò, in realtà fu più un bisbigliò) Jessica “Dai calmati Jessica! Non ti riconosco più!” disse Sven bloccando la mano di Jessica che si preparava a tirare un altro schiaffo “Si può sapere cosa ti ho fatto?” Ma Jessica non rispose ...duecento metri più in là sempre i due oscuri tizi... “Kikilia cosa succede?” chiese curioso Carlo “Jessica vorrebbe che Sven fosse più aperto con lei, ma Sven è chiuso e perciò si sente abbandonata” rispose Kikilia “E come fai a dirlo?” chiese divertito Carlo “Da qua non sentiamo niente” “è da qualche giorno che Jessica parla nel sonno e si lamenta di Sven e di questo suo comportamento” rispose Kikilia “Ah! Capito” rispose stupito Carlo “No, il punto è un altro. Stamattina Jessica ha litigato con sua madre. Probabilmente vorrebbe essere confortata da Sven, ma lei non ha il coraggio di dire ciò che è successo e Sven non vuole capirlo” era il colonnello Vairetti, che era giunto di soppiatto a fianco dei due che appena sentirono quelle parole si voltarono sorpresi e spaventati che il colonello fosse li, dietro a loro: non si erano per niente accorti del fatto che lui si fosse avvicinato. “Credo che abbia ragione colonnello” rispose con una punta di timore Kikilia, Vairetti sapeva ancora essere pericoloso nonostante la sua età, è evidente come il passato nelle forze speciali si facesse sentire nei suoi comportamenti. ... “Calmati Jessica, dai su! Non ti sopporto vederti così, ti prego! Piuttosto per cambiare discorso, stasera al cinema danno MASH 4077, ho i biglietti lo andiamo a vedere?” continuò Sven Jessica come risposta abbracciò Sven e si mise a piangere. “Lo devo prendere come un si?” chiese un sempre più frastornato Sven che si era trovato in una situazione paradossale e con la pancia vuota (cosa che forse contribuì a quella situazione). Il giorno dopo sarebbe cominciata l'operazione, il Jegan era quasi pronto, tanto valeva svagarsi un po'.
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« Risposta #10 il: 30 Luglio 2007, 19:39:41 » |
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Si comincia ad entrare nel vivo...
Capitolo 7: Balcani in fiamme Agosto 23 ore 5.35 A.M. “Che sonno!” sbottò Sven “Dovevi dormire di più” rispose Kikilia “Non è colpa mia se il film è durato fino a tardi” rispose Sven “Era bello MASH 4077? Avevo una mezza intenzione di andarlo a vedere” chiese Moammed “Non era malaccio, secondo me però la figura di Shiro Amada l'hanno fatta diventare troppo pittoresca” spiegò Sven “Ma scusa Sven, hai detto che il film durava fino a tardi, ma non durava solo un'ora e mez...” si interruppe un Carlo, guardato malissimo da Sven “Yahhh... Mi passate il pane invece di parlare?” chiese un'assonnata Jessica “Giusto, mangiate che fra poco partiamo per la prima missione di ricognizione assegnataci” ordinò Kikilia mentre guardava il telegiornale... ...il nuovo singolo della Clyne balza ancora una volta in testa alle classifiche, ormai si avvicina al milione di copie vendute in meno di una settimana. Ma mi avvisano dalla redazione di un'ultimissima dai Balcani, Jackson a te la linea. Grazie Mike, qua nei Balcani sta scoppiando quella che si può dire a tutti gli effetti una guerra, una associazione terroristica non identificata ha attaccato in quest'ultima settimana diverse basi militari della Federazione, attualmente non so darvi informazioni più precise, le forze armate mantengono il riserbo più assoluto. I sei della compagnia di Kikilia rimasero di sasso. “Ma non doveva rimanere segreta la notizia?” esclamò Miguel “Evidentemente non è più segreta, silenzio” ordinò stupita Kikilia Attraverso alcuni fonti ho saputo che la Federazione sta cominciando le manovre di contrattacco nei pressi della regione macedone verso il confine greco, se avrò notizie ve le comunicherò appena posso. Qui Jackson Jern, GNN, Belgrado, a voi studio Grazie Jackson, mantienici informati sullo sviluppo della vicenda. Kayami cosa ne pensa di quel che sta avvenendo nei balcani? È la chiara dimostrazione che le forze federali non sono più in grado di mantenere la pace nella sfera terrestre, questo deve essere un chiaro avvertimento ai politici sul fatto che è venuta l'ora di ripensare il funzionamento stesso della Federazione, ormai obsol... La TV venne spenta da Vairetti, era bianco come un lenzuolo, in pratica la TV aveva avvertito i guerriglieri che ora la Federazione avrebbe mandato qualcuno a cercarli “Andiamo! In segreto o no dobbiamo stanarli” disse funereo in volto. “Avete sentito, finite di mangiare e preparatevi, tra 15 minuti vi voglio tutti pronti nell'hangar per il controllo prima della partenza” ordinò Kikilia “Roger!” risposero in coro i cinque sottoposti di Kikilia “Già, dobbiamo partire il prima possibile, vado ad avvisare la sezione corazzata esplorante di tenersi pronti alla partenza, scusatemi” spiegò Vairetti alzandosi, mentre si alzava tutti li fecero il saluto militare. La missione era semplice, a bordo dei loro mezzi dovevano cercare dove si nascondesse il grosso delle forze nemiche, quindi eventualmente annientarle. A loro supporto avrebbero avuto un gruppo di caccia dell'aviazione pronto ad intervenire e la 4a compagnia della 54a Brigata Aeromobile pronta a giungere in loro soccorso; partendo da Ohrid la compagnia di Kikilia e la sezione esplorante sotto il comando di Vairetti si sarebbero dovuti dirigere verso alcune zone nell'entroterra albanese e poi macedone, compiendo un gradissimo anello. In effetti i satelliti della Federazione e gli aerei da ricognizione non avevano individuato niente, d'altro canto le varie operazioni del nemico coincidevano proprio con i momenti in cui nessun satellite passava sull'area e per quel che riguarda gli aerei da ricognizione probabilmente, come pensava Vairetti, qualcuno avvertiva i terroristi del loro passaggio; le forze nemiche si erano dimostrate in grado di cancellare qualsiasi traccia del loro passaggio, appena fuori dalla zona in cui c'era stato un eventuale combattimento non si trovavano tracce del loro passaggio, come se non bastasse le forze federali non erano riuscite a fare prigionieri, un disastro unico quindi, l'operazione Athena era l'ultima carta della Federazione in pratica, l'unico modo per trovare i nemici era andarli a cercare, anche se questo era un concetto che col tempo, soprattutto grazie ai satelliti, si era perso nei meandri della strategia militare. ...ore 5.55 A.M. hangar n°2 della base di Ohrid “Armi in dotazione” chiese Kikilia “Tutti hanno il loro fucile d'assalto, kit di manutenzione e 6 caricatori. Tutti hanno inoltre una arma da fianco in calibro standard federale con tre caricatori. Tutti hanno in dotazione una bomba a mano e due candelotti fumogeni, uno bianco e uno rosso. Inoltre sull'HM-8 abbiamo caricatori, fumogeni e cariche esplosive di riserva oltre che una mitragliatrice di squadra con trecento colpi” elencò Carlo che era l'addetto al controllo dell'equipaggiamento individuale e di squadra “Viveri e kit di sopravvivenza” “Tutti hanno razioni per una settimana e acqua per 2-3 giorni, sull'HM-8 abbiamo 250kg di viveri, 200 litri d'acqua per le emergenze e sistemi per la decontaminazione dell'acqua. Tutti hanno in dotazione lo strumento multiuso standard dell'esercito federale. Tutti hanno in dotazione l'elmetto mod '70 e giubbotto antiproiettile standard. Tutti hanno in dotazione un kit di pronto soccorso medico e sull'HM-8 abbiamo il necessario per compiere un'operazione chirurgica d'emergenza” “Che bello intanto non abbiamo il medico” esclamò laconicamente Kikilia “Il corpo sanitario ci avrebbe dovuto inviare un medico, ma pare che nessuno voglia rischiare di finire in combattimento” rispose Carlo “Bei tempi quelli di Shiro Amada” sospirò Sven “Comunque il corpo esplorante dovrebbe avere qualche medico al suo seguito, speriamo che non servano” spiegò Carlo “Ovviamente” disse prontamente Kikilia “Mezzi e dotazioni” “Jegan III K field modified dotato di armi standard, pilota: Kikilia Strati Jegan III K dotazioni di armi standard, pilota: Carlo Battipaglia Jegan III K dotazioni di armi standard, pilota: Sven Orkaf Jegan III F dotato di corazze aggiuntive mod. 54L/M e armato per tiro su lunga distanza, pilota: Miguel Estebarria Jegan III F armato con armi per il combattimento a corto raggio e sabotaggio, pilota: Moammed Jafef HM-8 multiruolo armato con 30mm antimissile, pilota Jessica Garren” “Ottimo Carlo! Ci divideremo in due sezioni, la prima sarà formata da me e Jessica, la seconda sarà formata da Carlo, Sven, Miguel e Moammed. Qualche domanda?” chiese Kikilia La formazione poteva sembrare particolare, ma in realtà aveva una sua logica, infatti Kikilia non poteva contare su una formazione a pieni ranghi e qualunque suddivisioni avrebbe comportato grossi squilibri nella potenza di fuoco, in questo modo invece i MS disponibili venivano tutti riuniti (eccetto quello di Kikilia) in una sezione, Kikilia avrebbe solo dovuto dirigerli ed intervenire qualora necessario, inoltre con l'HM-8 sotto il diretto comando di Kikilia quest'ultima avrebbe potuto contare su una grossa mole di informazioni trasmesse in tempo reale attraverso data-link senza il rischio di perdere il segnale a causa delle particelle Minovsky. In fondo comandare con tutte le informazioni sottomano in tempo reale è sempre stato un lungo sogno dei comandanti di tutti i gradi e tempi. “Signornò, Signora!” “Bene, allora salite sui mezzi, fra pochi minuti il comandante Vairetti ordinerà la partenza” “Roger!” urlarono i membri della compagnia salendo sui loro mezzi.
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« Risposta #11 il: 31 Luglio 2007, 12:40:20 » |
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Nel frattempo Vairetti stava ricontrollando il suo equipaggiamento, aveva la pistola, il fucile d'assalto e il suo fedele coltello, guardandolo si rese conto di come gli oggetti se avessero potuto parlare avrebbero detto cose terribili, ma tant'è oggetto era e oggetto rimaneva. “Comandante, siamo pronti a partire!” disse Timolenko Gharisnikov, il comandante della sezione esplorante. “Ok, io arrivo tra poco, tenetevi pronti” rispose stancamente Vairetti. Avrebbe voluto urlare, il piano dell'alto comando militare della Federazione era stato scritto da un bambino, in pratica era come vagare senza meta nei Balcani meridionali, zone poco popolose, quasi disabitate, scarse vie di comunicazione, la natura era ostile in tutto e per tutto e il tempo sembrava essersi fermato a prima della prima guerra coloniale: si poteva trovare ancora il pastore che portava al pascolo le pecore e volendo si potevano trovare dei rottami di vecchi carri risalenti anche agli ultimi anni domini; come quel vecchio M10 che aveva trovato in buone condizioni nonostante gli anni. Quel vecchio M10 l'aveva fatto rimettere a posto e poi l'aveva posizionato come gate guardian della base, con il cannone rivolto verso Atene, come l'aveva trovato: probabilmente il mezzo durante la 1a Guerra Coloniale aveva avuto dei problemi ed era stato abbandonato, ma prima che fosse abbandonato l'equipaggio aveva puntato simbolicamente il cannone verso Atene, una delle ultime città che i nazisti tenevano sul suolo europeo dopo la battaglia di Odessa. Quel M10 in quel momento era al centro dei pensieri di Vairetti, per qualche strano motivo non pensava ad altro... più ci pensava e più aveva paura, quel M-10 l'aveva trovato in buone condizioni dopotutto e in mani un po' esperte poteva ritornare combat ready, la cosa che più faceva paura a Vairetti era il fatto (di cui era conscio dopo aver letto il manuale del Wolf Hunter che si era procurato e che portava sempre con se) che quel M-10 poteva ancora adesso essere un'ottima macchina da combattimento, le prestazioni, le tecnologie delle macchine da combattimento si erano evolute dalla 1a guerra coloniale, ma non avevano subito alcun cambiamento o miglioramento radicale, volendo il cannone del M-10 poteva, con un po' di perizia, forare la corazza degli M-70 senza dover sparare a 2 metri di distanza, già a 200-250 m il 120mm del “Wolf Hunter” era in grado di danneggiare gravemente sui lati e sulla parte posteriore un modernissimo M-70, se tutto ciò veniva unito alle distanze medie che si potevano tenere nei Balcani per il combattimento... Questi discorsi Vairetti stesso pensava che da soli fossero campati per aria, ma poi ripensava alle poche informazioni sul nemico, ripensava al fatto che il nemico avesse una predilezione per i vecchi MS delle guerre coloniale e nonostante vecchi facevano il loro sporco lavoro, forse tutto ciò che aveva pensato non era poi così campato in aria. Mentre pensava ciò guardava sul suo monitor portatile anche la mappa inviateli dallo stato maggiore sul percorso consigliato che avrebbe dovuto tenere, non aveva senso, avrebbero girato per più di un mese per i Balcani senza una meta precisa, il miglior modo per non trovar niente nella vastità dei Balcani. Vairetti uscì dal casermone principale dirigendosi verso i mezzi che lo aspettavano fuori, anche i MS e l'HM-8 erano pronti e si erano messi in fila, con i piloti che avevano le cabine aperte e che stavano sull'attenti, stesso dicasi per i 4 carri e i 3 blindati della sezione esplorante. Guardando i MS in piedi si chiese se fosse una buona idea usarli, mezzi come quelli sarebbero stati visti da lontano, ma poi guardò la sezione esplorante e pensò “Senza di quelli verremo annientati in tre secondi in caso di combattimento”. Ma a Vairetti venne l'intuizione su dove potessero essere nascosti i MS nemici, “come si fa a nascondere mezzi alti minimo 10m senza che i satelliti li vedessero, senza neanche che trovassero una strana densità di particelle Minovsky? Possibile che al comando centrale non ci sia nessuno abbastanza intelligente da pensarlo? Possibile che a tutti i militari della Federazione non sia venuto in mente ciò?” si domandò e poi ad alta voce esclamò entusiasta “l'unico posto e sottoterra!” (frase che venne fraintesa da alcuni soldati li vicino che subito si misero a fare tutti gli scongiuri del caso) e decise che il piano di marcia avrebbe subito una piccola modifica. L'obiettivo era il sistema di bunker abbandonato, demilitarizzato e ormai a pezzi (ma in effetti nessuno lo controllava più, quindi...) costruito dai nazisti durante la 1a guerra coloniale per controllare alcuni dei principali passi e vie di comunicazione dei Balcani; si sarebbe potuto cominciare a fare un'ispezione ad alcuni dei principali bunker in un raggio di 100km: distanza che Vairetti, a seguito di alcune considerazioni, pensò che fosse la distanza massima da cui sarebbero potuti essere lanciati gli attacchi alle basi militari di Ohrid.
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« Risposta #12 il: 31 Luglio 2007, 22:35:23 » |
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1a Parte
Capitolo 8: La pecora, il terrorista e il giornalista “Kikilia hai capito ora qual'è il mio dubbio?” chiese via radio Vairetti “Certamente, in effetti avendo esternalizzato in massima parte il sistema di controllo delle immagini e dati satellitari ed essendo i pochi tecnici federali disponibili impegnati a controllare la regione della Cina settentrionale, potrebbe anche essere che le ditte incaricate non abbiano passato le informazioni agli analisti militari” ragionò Kikilia “Esattamente, anche nascondendo un MS sottoterra un minimo di dispersione di particelle Minovsky nell'aria c'è, ma ciò si nota solo attraverso un'accurata analisi dei dati dei satelliti...” disse Vairetti “Che nel nostro caso è molto probabile che non ci sia stata...” concluse Kikilia Il gruppo era partito da circa mezz'ora diretto presso uno dei principali bunker creati dai nazisti nella provincia di Ohrid, situato su un monte ad est, nord est di Botun (paese situato a nord di circa 20 km dalla base militare di Ohrid). “Allora, il piano è quello che abbiamo programmato, i MS si dispongono in modo da controllare le uscite della struttura, io con i miei uomini faccio irruzione nel bunker passando dalla porta principale, i MS si dovranno disporre appena io con l'unità esplorante esco allo scoperto, dovremmo avere anche qualche elicottero a pattugliare la zona, ma solo dopo che avremo cominciato le operazioni. Tutto chiaro?” chiese Vairetti “Signorsi! Con la mia compagnia simuleremo una normale operazione di pattugliamento presso Botun, da quella posizione ci dovremmo mettere circa 3 minuti a scalare la montagna e circondare l'edificio” rispose Kikilia “Perfetto, noi attaccheremo dalla vallata a nord-ovest della struttura, li la conformazione del terreno dovrebbe consentirci di farci individuare all'ultimo, voi invece attaccherete al mio segnale dalla vallata ad ovest, più diretta, in modo che ci mettiate meno tempo a circondare il bunker” concluse Vairetti “Chiarissimo!” esclamò Kikilia “Chiudo le comunicazioni, buona fortuna” disse Vairetti, spegnendo la radio “Condor 4, hai trovato altre informazioni su quei bunker?” chiese Kikilia attraverso le comunicazioni via filo tra l'HM-8 e il Jegan “Negativo, non più di quello che avevo comunicato al Colonello, l'unica cosa sembrerebbe che circa trenta anni fa ci fossero stati alcuni smottamenti presso la zona dell'uscita D, quella secondaria per MS, probabilmente vista l'entità degli smottamenti l'uscita, salvo grossi lavori, può essere ripristinata solo per l'uscita di persone” rispose Jessica “Interessante” disse pensierosa Kikilia “A questo punto potrei aumentare la potenza di fuoco sul lato sud, senza sacrificare quella del lato ovest; inoltre Moammed si è dimostrato bravo nel movimento in zone impervie, quindi non dovrebbero esserci problemi” Kikilia evidentemente pensava a dove sarebbe stato meglio collocare i suoi piloti in base al loro armamento e capacità per ottenere il miglior risultato. ... “Gharisnikov? è sicuro di voler affidare alla sua compagnia di fanteria meccanizzata il compito di entrare dentro il bunker? Le ricordo che abbiamo sempre a disposizione su nostra chiamata una compagnia dei ranger...” chiese Vairetti al comandante della sezione esplorante corazzata (in cui per l'appunto era compresa anche una compagnia di fanteria a ranghi ridotti). “Crede che la mia unità non sei in grado Colonello?” chiese maliziosamente Timolenko Gharisnikov, un ufficiale federale di origine ucraine. “Tutt'altro ma voglio sentirmelo dire da lei senza troppi giri di parole” chiese Vairetti. “La mia unità farà irruzione nel bunker abbandonato, se lei è d'accordo, e cancellerà dalla faccia della Terra qualsiasi terrorista si trovi davanti” rispose con tono deciso Gharisnikov. “Mi fa piacere sentirlo dire con questo tono, ma le ricordo che abbiamo bisogno di informazioni, quindi più che di cancellarli cerchiamo di farli prigionieri, d'accordo?” chiese Vairetti. “D'accordo, ma se ci cominciano a sparare...” stava per ribattere Gharisnikov, ma venne interrotto da Vairetti. “Se vi cominciano a sparare contro voi usate anche i lanciarazzi, vi do carta bianca, ma voi cercate di fare prigionieri” ordinò l'ufficiale di origini italiane “Inoltre ogni prigioniero equivarrà per la sua unità ad una cassa di vodka, di cui so che lei è un gran intenditore” “In questo caso, avrà cosi tanti prigionieri che saprà fin quando è andato a defecare il loro comandante” rispose entusiasta Gharisnikov. “Ci conto” disse Vairetti scrutando l'orizzonte con la telecamera termica del blindato.
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« Risposta #13 il: 08 Agosto 2007, 13:18:13 » |
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Botun era un paese fantasma, i nazisti, nei Balcani, avevano compiuto immani stragi, come se non bastasse uno dei principali frammenti di Aphofis era caduto nei Balcani Centrali, contribuendo ancora di più all’abbandono dei Balcani (eccetto i centri principali). Questa condizione favorì, dopo la 2a Guerra Coloniale, la formazione nella regione di diversi gruppi terroristici che la Federazione combatté duramente; per via della costruzione di alcune basi di quest’ultima pochi centri minori che erano stati abbandonati vennero, parzialmente, riabitati, ma, di fatto, la regione rimase disabitata. Da un lato la cosa finì anche per essere positiva visto che si venne a creare un enorme polmone verde, dall’altro continuò a favorire i gruppi terroristici che continuarono a proliferare nella regione fino agli anni del 200 N.C., quando la Federazione proclamò la definitiva distruzione di tali gruppi (cosa solo parzialmente vera). Botun quindi era un paese “figlio” della storia della Federazione, le uniche anime che lo abitavano erano alcuni pastori che stagionalmente ci portavano le pecore o le mucche a pascolare. Roba d’altri tempi. “Ok, qui Papà Bear proseguite come da piano” ordinò via radio Vairetti, ormai erano in prossimità della montagna; dalla vallata a nord-est per arrivare all’entrata A del bunker c’erano due modi: il primo era risalire passando per una traccia che sembrava essere quella che una volta era la strada di servizio, il secondo modo era far inerpicare i mezzi attraverso il greto di un torrente, nel periodo estivo in secca, le prestazioni dei M70 e M56 lo consentivano abbondantemente. Vairetti scelse la seconda opportunità, il suo mezzo, un M70 con capacità C4I, era quello apristrada, quindi non doveva usare neanche la radio: gli altri mezzi dovevano solo seguirlo e in quanto ai MS era già tutto prestabilito. L’M70 “aggredì” il terreno con i propri cingoli, la salita era cominciata ed in cinque minuti sarebbe giunto in prossimità del bunker. “Condor 4 a Condor 1”, Jessica comunicava con Kikilia attraverso un sistema di comunicazione via filo non intercettabile. “Condor 1 ti sento”. “Rilevata quantità di particelle Minovsky superiore la media, nonostante la condizione meteo attuale ne dovrebbe favorire l’assenza” comunicò entusiasta Jessica: era la prova che il nemico era passato di lì. “Ottimo! Informami se ci sono novità” ordinò Kikilia soddisfatta dalla notizia, non avrebbero dovuto girare per tutti i Balcani. Oggi. Ormai i MS erano in vista della zona di dove si trovava il bunker, che da lontano non si vedeva, era completamente interrato eccetto alcune feritoie, che spuntavano leggermente dal terreno, per mitragliatrici e armi pesanti, feritoie che d’altro canto si potevano individuare solo quando gli occupanti si fossero messi a far fuoco. Nel frattempo Carlo fremeva nel suo cockpit, Vairetti si doveva dare una mossa o i loro MS che pattugliavano la valle avrebbero destato sospetti; nell’attesa, per abbassare la tensione, ricontrollava tutti i parametri, le check list e le caratteristiche della zona. Carlo era fatto così, estremamente metodico, niente doveva mai essere lasciato al caso: in questo assomigliava a Sven, ma in campi diversi. D’altro canto alla sera Carlo leggeva cose del tipo: “La battaglia per l’Europa 2015-2018”, “Caratteristiche e funzionamento del RMSI WS-13 P”, “Studio del terreno applicato al movimento con MS” (per citare le letture leggere) e comprava sempre “Defense and Strategy Week” la principale rivista del settore difesa a livello mondiale. Sven, invece, leggeva cose tipo: gli ultimi numeri di “Playboy”, “Storia e immagini delle 100 donne più belle del mondo” e “Colony Women” solo per citare alcune delle sue letture. Era da due minuti che il mezzo di Vairetti si inerpicava lungo il greto del torrente, ancora tre minuti e sarebbe arrivato presso l’entrata del bunker: era il momento. “Qui Papà Bear, a tutte le unità! ORA! Ripeto! ORA! È il momento!” urlò via radio Vairetti. “Condor 2,3,5,6 posizionatevi nelle coordinate che vi sto inviando sul vostro monitor!” ordinò Kikilia; sugli schermi di Carlo, Sven, Miguel e Moammed comparve una mappa con indicate le posizioni da assumere. I cinque MS e l’HM-8 scattarono verso la montagna: dovevano bloccare le uscite del bunker nel minor tempo possibile. Nel bunker, intanto… “Variluv! Variluv! Senti anche tu questo rumore?”. “Aspetta fa sentire…” il volto del terrorista sbiancò “Questi sono rumori di mobile suit e si direbbe che ci siano anche dei carri armati!” “ALLARME! ALLARME! PREPARATEVI AL COMBATTIMENTO!”. Il terrorista si mise a correre verso una piccola stanza del sistema di bunker, quando ci entrò di corsa, ansimante, urlò, con la poca voce che li rimaneva, “Generale Ghadris! Le forze federali!”. Il generale Ghadris ribatte con voce tranquilla “Avvisi tutti gli uomini di prepararsi al combattimento e faccia preparare la mia jeep”, appena il terrorista se ne andò il generale prese una valigetta e la riempì di documenti, soldi e mappe, appena finita di riempire se ne uscì dalla stanza, non prima di aver fatto un inchino davanti ad una gigantrofia appesa alla parete ritraente Kaswal von Deikun, sotto al ritratto una eloquente scritta in ebraico: “Il nostro sangue per il tuo ritorno”. Il terrorista, intanto, era corso verso l’hangar dell’uscita sud per MS, quella dove si trovavano i WS-12 e stava ordinando di farli uscire quando una enorme esplosione distrusse il portone corazzato d’entrata, subito dopo un’altra esplosione mise a mal partito i due WS-12. “Qui Condor 5, uscita sud per MS e MS nemici neutralizzati, i due WS-12 non sono più in grado di combattere” era Miguel, che era già in posizione e avendo notato, con la telecamera termica, che i due WS-12 si stavano attivando chiese e ottenne da Carlo l’autorizzazione per sparare. “Qui Condor 2 a Condor 5. Ottimo lavoro! Continua a sorvegliare il lato sud”. “Qui Papà Bear e compagnia Eco. Stiamo facendo irruzione, centri di resistenza nemici annichiliti, continua ad esserci una debole reazione della fanteria nemica” urlò alla radio Vairetti. “Qui Condor 1 e 4. Facciamo irruzione dall’entrata C per MS, Condor 2 coprici le spalle!” “Subito! Fuoco di copertura tra tre secondi… due… uno… ORA!” urlò Carlo prendendo la mira e poi facendo fuoco, distruggendolo con un sol colpo, contro un cannone controcarro che stava sparando da una feritoia. “Qui Condor 1! Entriamo!” strillò esaltata Kikilia, facendo esplodere il portone corazzato ed entrando in uno degli hangar del bunker, seguita da Jessica coll’HM-8; una ventina di terroristi, presi alla sprovvista, buttarono le armi a terra: contro un Jegan ed un HM-8 (col suo micidiale gatling da 30mm, eccezionale contro la fanteria) non c’era possibilità di vittoria e di sopravvivenza (dimenticandosi del loro motto…). La compagnia di Gharisnikov, seguita da Vairetti, intanto aveva già sotto il suo controllo l’80% del bunker, come inizio dell’operazione si poteva dire che avesse avuto successo, ma dal lato ovest i terroristi riuscirono ad organizzare un’ultima e disperata sortita: con alcuni missili spalleggiabili a guida termica impegnarono il Jegan di Moammed, che senza rischiare di essere colpito, riuscì ad annientare ogni resistenza, ma nella confusione del breve scontro una jeep si allontanò veloce ed indisturbata, Ghadris si era salvato e con lui preziose informazioni si erano dileguate. …mezz’ora dopo, nell’ufficio di quello che era stato il comandante dei terroristi… “Parla! Dicci cosa sai!” urlò infuriato Gharisnikov ad uno dei terroristi che sembrava essere uno dei comandanti. “Non vi dirò mai niente!” rispose, con tono di sfida, il terrorista di nome Variluv. Finora dall’interrogatorio era riuscito solo a venire a conoscenza di quello che si faceva chiamare “generale Ghadris” e del fatto che quella organizzazione inneggiasse al defunto Kaswal von Deikun (ma per capire questo bastava guardare la parete), altre informazioni su basi, organizzazione, forze disponibili, obiettivi, ect… niente di niente. “Da questo non sapremo mai niente” commentò tristemente Vairetti. “Magari qualche botta…” propose Gharisnikov, uno che di certo non andava troppo per il sottile. “No, niente violenza” ribatté Vairetti. “Se vuole io conoscerei un metodo abbastanza non violento!” esclamò Kikilia. “Abbastanza?!?”, Vairetti covava qualche dubbio, d’altronde Kikilia sapeva sempre sorprendere. “Lasci fare a me!” rispose Kikilia e poi rivolgendosi a Jessica “Vai a Botun e compra una pecora. Già ce ci sei procurati del sale.” , tutti sentendo quelle parole rimasero di sasso, “Sven! Accompagnala col tuo MS!”. “Una pecora?” chiese Jessica stranita. “Si, una pecora! Vai!” ordinò Kikilia sbuffando. … venti minuti più tardi… “Ecco la pecora e c’è anche il sale” esclamò Sven, che, con l’aiuto di Jessica, Carlo e Miguel, cercava di trascinare la pecora nell’ufficio, nessuno di loro aveva mai visto una pecora nella loro vita e ne avevano un certo timore. “Mi scusi, ma che ce ne facciamo di una pecora?” chiese un divertito Gharisnikov. “Eheh, guardi e impari!” consigliò Kikilia a Gharisnikov “Ah! Voi due portatemi una bacinella d’acqua!” chiese rivolta a Carlo e Sven, che prontamente uscirono dall’ufficio per andare a prendere l’acqua. Vairetti guardava la scena basito, il terrorista non sapeva se ridere o preoccuparsi seriamente e Jessica si era appiattita schiena al muro per stare il più distante possibile dalla pecora che la guardava male. Carlo e Sven tornarono nella stanza con una grossa bacinella d’acqua che appoggiarono vicino al terrorista; Carlo e Sven si scambiarono uno sguardo divertito e Sven mise una mano sulla spalla al terrorista in segno di addio: evidentemente avevano capito. Presto capirono anche Vairetti, Jessica e Gharisnikov appena videro Kikilia togliere le scarpe al terrorista (facendo ciò insultò il terrorista per non esserseli lavati) e capirono anche un’altra cosa: Kikilia non bisognava mai e poi mai inimicarsela. “Sven, Carlo! Legatelo! Non deve potersi muovere!” ordinò Kikilia versando il sale in acqua. “Ehm… io vado a fare la guardia all’HM-8 e ai Jegan” disse Jessica uscendo trafelata dalla stanza. “Aspettami, due minuti e arrivo anch’io” urlò Sven mentre era indaffarato a legare come un salame il terrorista che stava cominciando a pregare Deikun. Kikilia intanto prese la pecora dicendoli “Vieni qua! Ma lo sai che sei proprio una bella pecora?” e nel frattempo cominciò a versare l’acqua salata sui piedi del malcapitato terrorista (“Deikun salvami! Deikun proteggimi! Fai morire gli infedeli!” continuava ad implorare con le lacrime agli occhi). La pecora cominciò a leccare i piedi del terrorista; la scena fu: avvincente (a causa del malvagio divertimento di fondo che si leggeva negli occhi di Kikilia quando versava l’acqua salata, probabilmente per via del fatto che per colpa di terroristi come quello non sarebbe riuscita a vedere la recita estiva di suo figlio), incredibile (queste cose non si vedevano dal medioevo) e sconvolgente (il terrorista voleva urlare e piangere, ma riusciva solo a ridere sguaiatamente). Il terrorista cercava di resistere, ma a breve sarebbe crollato. Intanto, fuori dal bunker, un tilt-rotor della GNN atterrò, Jessica istintivamente impugnò il fucile d’assalto appena vide due persone scendere. “Alt! Identificatevi!” ordinò Jessica puntando contro il fucile ai due giornalisti. “Jackson Jern, reporter GNN e lui è il mio cameraman: Smith Yusen” rispose con voce sicura il giornalista estraendo il sui documenti, cosa che fece anche il cameraman. Jessica allora si avvicinò prendendo i documenti, ma dopo averli letti disse “Sono in regola, ma non potete stare qui, sono spiacente. È zona d’operazioni e voi non siete autorizzati a stare al seguito delle truppe in azione”. “Che succede?” chiese Sven che era appena uscito dal bunker. “Jackson Jern, GNN, vorremmo fare alcune riprese e interviste, potrei comin…” disse stringendo la mano a Sven. “Avete le necessarie autorizzazioni?” interruppe Sven. “No, non ancora… ma…” cercò di giustificare il giornalista. “Allora, dovete andarvene, mi dispiace” spiegò Sven con voce ferma. Ma in quel momento il cameraman notò il nome della mostrina della ragazza che li aveva puntato contro il fucile appena scesi dall’aereo; ovviamente lo fece notare subito al reporter. “Mi scusi, ma lei è Jessica Garren? La Jessica Garren figlia dell’industriale Carl Garren?” chiese il giornalista come se avesse trovato un scoop. “S…Si” rispose Jessica, stupita dalla reazione del giornalista. “Presto Smith, riprendi!” e poi divenendo serissimo “Qui è Jackson Gern, GNN, da Botun dove oggi le forze federali hanno annientato una cellula terroristica, tra i soldati che hanno preso parte all’operazione c’è anche una persona il cui nome, ieri sera, ora di Londra, è balzato agli onori della cronaca rosa. Jessica Garren! Jessica ci puoi dire qualche cosa del fidanzamento, annunciato ieri da tua madre, con Jacob Ronah?” Jessica rimase per un attimo spiazzata, un altro colpo basso di sua madre, la cosa strana era che suo padre non fosse intervenuto. Che volesse metterla alla prova? A colpo basso Jessica avrebbe risposto con un colpo ancora più basso, l’unico vero modo per farsi ascoltare da un giornalista. “Le dirò che ciò che lei dice non mi risulta e anzi mi pare piuttosto strano che mia madre abbia detto ciò: l’avevo avvertita che presto mi sarei sposata con questo ragazzo! Vero Sven? Diglielo anche tu!” Jessica dicendo ciò prese sotto braccio Sven: aveva mentito spudoratamente, anche se in fondo era quel che voleva. Sven non ci capiva più nulla, vabbè che ne aveva fantasticato la sera prima con Jessica ma non immaginava con quella tempistica e poi Jacob Ronah: “chi diamine è Jacob Ronah? Uno della famiglia Ronah?” si domandava basito Sven che notoriamente seguiva poco le dinamiche familiari delle grandi famiglie. All’improvviso Sven sentì un gran dolore al piede (era Jessica che gli stava schiacciando il piede per svegliarlo dalla sua incredulità) e automaticamente rispose “Ehm… si, si, certo, a breve, a breve”; al giornalista bastavano quelle parole, aveva il suo scoop: le potenti industrie Garren non sarebbero mai confluite in quelle (ancora più potenti) Ronah e anzi con quello scoop avrebbe messo una pietra tombale sulla credibilità della moglie di Carl Garren (i dissidi interni familiari ai Garren erano noti) e mandato in panico la famiglia Ronah (niente matrimonio, niente industrie Garren, non bisogna dimenticarsi che Jessica era figlia unica e visto il valore economico delle industrie Garren l’unico modo pratico per acquisirle era tramite “imparentamento”), giostrandosi bene poteva, sfruttando quella notizia, diventare uno dei più quotati giornalisti della GNN. “Mi può dire come si chiama, prego?” chiese il giornalista al basito Sven. “S…Si, caporale scelto Sven Orkaf. Però ora dovreste andare, non potete star qui” fece notare Sven, anche nel tentativo di uscire da quella situazione. “Certamente, scusateci del disturbo” il giornalista era soddisfatto, aveva materiale per due servizi: una di cronaca rosa e uno di guerra (usando le riprese fatte dal velivolo). Quella pazza giornata si può sostenere che per la compagnia di Kikilia finì così, il terrorista parlò e diede molte utili informazioni, Vairetti quindi ordinò di accamparsi lì per la notte (non amava fare le cose in fretta, nonostante sarebbero potuti andare a Belgrado e tornare prima che facesse buio, intanto affermava “Oggi o domani il nemico dai Balcani non esce”), domani sarebbero partiti per il loro prossimo obiettivo. Ma se quella giornata (segnata da una pecora, da un terrorista e da un giornalista) si può dire che finì così per la compagnia di Kikilia lo stesso non si poté dire per alcuni altri personaggi… …Galles, mezzogiorno, sala da pranzo della tenuta dei Garren… “Acqua! Presto! La signora Marie è svenuta!” urlò una donna della servitù, dall’altra parte del tavolo Carl Garren mangiava tranquillamente con un sorriso soddisfatto e compiaciuto, di sottofondo la TV continuava a trasmettere il servizio di Jackson. Mi può dire come si chiama, prego?. S…Si, caporale scelto Sven Orkaf. Però ora dovr… …residenza di villeggiatura estiva in Francia dei Ronah, sala da pranzo, stesso orario… “Signorino? Signorino? Si sente bene? Signorino?” “Chiamate un medico, Jacob sembra star male!” urlò il maggiordomo dei Ronah. “Jessica… Jessica… Jessica…” continuava a mormorare Jacob Ronah, con gli occhi sbarrati, di fronte alla TV. E ora dopo la cronaca rosa passiamo alle notizie economiche, dopo l’annuncio di Jessica Garren, unica erede dell’industriale Carl Garren, le azioni delle industrie della famiglia Ronah hanno subito un tracollo spaventoso e alla fine le transizioni sui titoli delle industrie Ronah sono state bloccate; stessa cosa è avvenuta per le azioni delle industrie della famiglia Garren, ma, queste ultime, a causa di un eccesso di acquisti. Si sono distinti anche i ti…
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« Risposta #14 il: 08 Agosto 2007, 13:19:42 » |
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Capitolo 9: Una serata di riflessione
23 agosto, Balcani Meridionali, bunker sopra Botun, dopo il tramonto… La compagnia di Kikilia e la sezione esplorante erano davanti alla TV per sentire le ultime notizie. … e ora passiamo ad una notizia di cronaca rosa che ha smosso la borsa di New York: il fidanzamento di Jessica Garren con Jacob Ronah… o almeno questa doveva essere la notizia iniziale, come l’abbiamo riportata questa mattina, ma poi la stessa Jessica ha dichiarato che in realtà sta convolando a nozze con un certo Sven Orkaf, pilota di MS dell’esercito federale; tra l’altro i due hanno partecipato oggi all’operazione anti-terrorismo che si è svolta nei Balcani Meridionali e ora per rimanere in tema il documentario: Counter Terror 00 N.C.-50 N.C…La reazione fu immediata, coloro che stavano guardando la TV (anche Carlo, che pure stava guardando la TV perché molto interessato al documentario) si voltarono di colpo verso i due (lì nessuno sapeva quel che era successo la mattina), Vairetti si mise a ridere sguaiatamente e Gharisnikov, che non aveva capito di chi stava parlando il TG, esclamò “Stronzate, che me ne può fregare dei Ronah, Garren e compagnia bella?! I TG dovrebbero occuparsi delle cose serie” e dicendo ciò ingurgitò un bel bicchiere di vodka, ma Vairetti, sempre più divertito, li prese la testa e la girò verso i due ragazzi che erano “leggermente” imbarazzati dagli sguardi puntati su di loro (tra sezione esplorante e compagnia di Kikilia, circa 60 persone, altre 15 erano nelle loro postazioni di guardia o stavano facendo manutenzione ai mezzi). Il primo a parlare (dopo Gharisnikov) o per meglio dire a riprendersi dallo “shock” fu Carlo che si alzò in piedi augurando un “lungo e felice matrimonio! E tanti figli, ovviamente” aggiungendo “Jessica, benvenuta in famiglia”; dopo di lui si congratularono Kikilia, Gharisnikov (su di giri per il vodka) e poi tutti gli altri presenti, compreso Vairetti (che stava cercando disperatamente di non ridere) che esclamò, rivolto a Sven “Evvai Sven! Il prossimo MS sarà targato Orkaf, sempre che il padre di Jessica non ti ammazzi prima!”. “Glielo spieghi tu, ora, che non è vero?” mormorò Sven a Jessica. “Ma non mi avevi detto tu, ieri notte, sotto le stelle, che mi saresti voluto essere accanto per il resto della mia vita?” rispose la ragazza molto maliziosamente sottovoce. “Si, ma insomma… almeno prima vorrei farti conoscere mia sorella e i miei genitori, inoltre ci conosciamo da poco più di una settimana…” mormorò Sven. “Infatti ci sposeremo dopo all’operazione, mica domani” osservò Jessica contrariata. “Perché ho come l’impressione di essere stato fregato?” si chiese Sven sottovoce. Carlo era seduto a fianco a Sven e aveva colto il discorso tra Jessica e il suo amico, non riuscì a non intromettersi. “Qual’è il problema? Ti ha fregato? Amen! E io cosa dovrei dire allora? Ti dovrei ammazzare? Ti devo ricordare di come ci facesti trovare, me e tua sorella, dai tuoi genitori? La Whalter d’epoca di tuo padre sul momento sembrava così ben funzionante sai? Quindi non lamentarti, che se io dovessi lamentarmi con te… ma non mi lamento punto e basta, perché in fondo mi va bene così, anzi, più che bene. Quindi se vuoi un consiglio: sposati, fai felice Jessica, sii felice e tanti saluti” (Carlo ancora non dimenticava la lucente canna della Whalter d’ordinanza del 4° Reich del padre di Caroline, appassionato collezionista di armi antiche che ufficialmente erano smilitarizzate, ma nella pratiche alcune…) e poi continuando in italiano in modo di non farsi capire “Porco cane, non gli e ne va mai bene una: e si mangia male, e la divisa è vecchia, e la brandina è scomoda, e c’è coda per andare al mare, e fa freddo, e fa caldo… Ossignore salvami te da questo assillo” concluse giungendo le mani in segno di preghiera. “Hai vinto, ma prima sia ben chiaro che ti devo far conoscere mia sorella e i miei genitori, inoltre voglio conoscere i tuoi genitori” furono le uniche condizioni per la resa poste dall’ormai ex-don Giovanni a Jessica; quest’ultima com’era solita fare appoggiò la sua testa alla spalla di Sven soddisfatta di come fosse riuscita ad uscire vincitrice dal singolar tenzone mediatico con sua madre ottenendo anche di più quel che umanamente avrebbe potuto desiderare: Sven tutto per se, sua madre zittita (probabilmente per sempre) e una enorme soddisfazione a pensare a come aveva fregato i Ronah e alle loro facce a quando avevano appreso della notizia. Più tardi Vairetti stava camminando fuori dal bunker, la sua mente andava a mille, non poteva evitare di non pensare alle parole che il terrorista pronunciò alla fine dell’interrogatorio “Noi dobbiamo generare il caos, quando il mondo sarà sull’orlo della fine lui risorgerà, tornerà per salvare l’umanità e portarla verso i confini dell’immortalità”. Alla domanda retorica di Vairetti “Come?” il terrorista rispose “Nella tecnologia sta la chiave, nella genetica sta la porta, nell’intelligenza del sommo Deikun sta la casa”. Gharisnikov allora chiese come volevano far resuscitare Deikun, la risposta lascio di stucco i presenti (Vairetti, Strati e Gharisnikov) “Chiedetelo ad Amuro”, Kikilia, allora, esclamò divertita “Se fosse ancora vivo…”. “Voi della Federazione, gente persa nel vostro piccolo mondo, non potete capire. Solo coloro che vengono illuminati da Deikun possono capire…” concluse il terrorista prima di chiudersi in un mutismo assoluto. Vairetti era scosso, “Pazzi, si può essere solo dei pazzi a credere alle leggende metropolitane su Amuro,, sul fatto che sia ancora in vita, ma possibile che questi combattono credendo in quello che disse Deikun? Ma cosa vogliono in realtà? Non possono credere sul serio…” Vairetti non osò pensare oltre, non voleva pensarci, se Deikun fosse riapparso in quel momento sarebbe stata la fine della Federazione; una Federazione debole, corrotta al suo interno dai potentati industriali, la cui gente reclamava rinnovamento: per il popolo Deikun sarebbe stato un grande rinnovamento… Nel frattempo anche Gharisnikov parlava delle stesse argomentazioni ai suoi soldati, ma la vodka lo faceva andare un po’ su di giri “Deikun? Chi quel biondino che si credeva chissà chi? Se fosse ancora vivo altro che armate di Mobile Suit! Ci penso io, lo prendo e bam” e dicendo ciò tirò, tra le risate generali, un pugno ad un soldato lì vicino (dopo la quarta bottiglia di vodka la lucidità cominciava a scemare, ma intanto i suoi uomini erano abituati a certe uscite ed erano quasi meno lucidi del loro comandante). Kikilia invece non pensava alle parole del terrorista; era distesa nella brandina sotto la sua tenda da campo intenta a guardare la foto del suo Thomas, presto ci sarebbe stata la sua recita estiva. “Riuscirò a vederla?” a questo pensava Kikilia. Anche Carlo aveva problemi di tempo: due-tre settimane, prima che nascesse suo figlio, non poteva neanche telefonare a casa per sapere come stava Caroline, ma il sonno lo prese e si addormentò all’interno del cockpit del suo Jegan in cui stava facendo alcuni controlli, come sua abitudine. Jessica e Sven, invece, erano seduti su un prato a guardare le stelle e a parlare del più e del meno. “Com’è Cophenagen?” chiese Jessica. “Non è male, ma più che descrivertelo te lo farò vedere con i tuoi occhi quando ti ci porterò per farti conoscere mia sorella e i miei genitori” rispose Sven “e dimmi, se non sbaglio, tuo padre servì nell’esercito federale, in che unità?” “31a brigata forze speciali” rispose Jessica. “Se non sbaglio anche Vairetti servì in quell’unità” affermò pensieroso Sven e poi indicando il cielo “Guarda! Una stella cadente! Esprimi un desiderio!”. “Ho già tutto quello che potevo desiderare, l’unica cosa è… ma no, intanto i miracoli sono impossibili” rispose Jessica. Ma se c’erano coloro che si divertivano (o riposavano o oziavano o pensavano) c’erano anche coloro che lavoravano… per tre ore Miguel e Moammed avrebbero dovuto fare la guardia ai MS. “Sono da pochi giorni nei Balcani e già non li sopporto…” esclamò Miguel cercando di togliersi del fango dallo scarpone. “Dobbiamo farlo se no la Federazione muore” spiegò tristemente Moammed. “Hai fumato qualche cosa?” domandò Miguel piuttosto stupito da Moammed. “No, semplicemente io son nato nelle colonie e so cosa dico quando dico che la Federazione ha perso il controllo dello spazio e da quel che vedo anche sulla Terra…” lasciò in sospeso Moammed, ma facendo intendere benissimo quel che voleva dire. “Ma cosa dici! La Federazione ha i MS, le navi spaziali, i sottomarini, i carri armati, i caccia, i …” stava spiegando Miguel, ma venne interrotto da Moammed. “Uno può avere dell’esplosivo, ma se lo usa male…” e Moammed con le mani fece un segno inequivocabile “puff, quel qualcuno va all’altro mondo “Ma perché la Federazione dovrebbe morire? Per che cosa? Per far tornare le nazioni divise?” chiese Miguel, esasperato dall’atteggiamento del suo commilitone. “No, peggio, molto peggio. Prendi la notizia di oggi, quella che davanti alla TV ci ha lasciato di sasso, analizzala a fondo, vedrai che nasconde dei risvolti economici e politici non da poco; prova ad immaginare un colosso che chiamerò A che fagocita il potente B, ne verrà fuori un essere di mostruosa potenza.” spiegò Moammed. “Continuo a non capire” rispose Miguel piuttosto stizzito. “Ragionaci e capirai” concluse, laconico, Moammed.
Intermezzo: la pecora che fine fece?
4 novembre 280 N.C., bar di Atene… “Scusa se ti interrompo Sven… ma la pecora???” chiese il vecchio Carlo. “Non ricordi?!?” domandò stupito l’anziano Sven. “No, non ricordo, ho la mia età ormai, certi particolari non me li ricordo” replicò Carlo. “Dopo l’interrogatorio del terrorista ci rimaneva la pecora e non sapevamo che farcene, allora mettemmo ai voti il suo destino. Kikilia, appoggiata da Miguel e Moammed, votarono per farla diventare la nostra mascotte; io, te e Jessica votammo contro, ma il voto di Kikilia valeva doppio…” concluse Sven. “Uh, si! Ora ricordo! Alla fine la pecora dovette portarsela a spasso, per i Balcani, Jessica sull’HM-8; a proposito! Se non sbaglio la teneste voi due la pecora! Che fine fece? Non mi hai più detto nulla! Al tuo matrimonio, però, ora che ricordo…” esclamò Carlo. “No, no e ancora no! La pecora morì di vecchiaia, non prima di aver dato alla luce abbastanza pecore da farci un allevamento” “Maledetto sia quel generale, che alla fine era anche corrotto!” esclamò Sven trangugiando un bel bicchiere di vino. “Eh già, il generale dello scacchiere Baltico di pecore nella sua base non ne voleva, quindi…”. “Quindi dovemmo prenderla in custodia noi, d’altro canto tra di noi l’unica ad avere abbastanza spazio per poterla allevare era Jessica…”. “Alla faccia dello spazio!” proruppe Carlo “Piuttosto se al cameriere diciamo che tu sei Sven Orkaf a capo dell’omonimo casato e io sono il ministro per la colonizzazione spaziale dici che la tira fuori una bottiglia di vino rosso?”. “Si, ma non voglio abusare della mia posizione, questo lo lascio fare ai Ronah; piuttosto direi che il cameriere non legge i giornali e segue i TG, se no saprebbe chi siamo” spiegò Sven. “Beviamoci su!” esclamò Carlo riempiendo i bicchieri di bianco.
Capitolo 10: L’inferno a 20.000 metri
24 agosto 240 N.C., 10 A.M., verso Tirana… “Forza muovetevi, entro un’ora dobbiamo essere a est di Tirana per ispezionare quei bunker, in quelle zone i nazisti avevano costruito una serie di piccoli bunker che potrebbero essere usati dai ‘discepoli’, inoltre se ci diamo una mossa finiamo giusto in tempo per pranzare” spiegò Kikilia. “’Discepoli’? Si chiamano così?” chiese Carlo spiazzato. “Si credono discepoli di Deikun, che ti devo dire? Purtroppo non tutti nascono con il cervello a posto…” rispose Kikilia. “Forza, forza! Bando alle discussioni! Spingete quei MS! Qui sull’autostrada siamo belli che piantati, stiamo andando ai 140 km\h. Con quelle ciofeche di mobile suit non sapete fare niente di meglio?” domandò provocatoriamente, via radio, Vairetti. “Guardi e impari dalla ciofeca!” urlò Kikilia ed il suo MS, che correva a lato dell’autostrada, accelerò all’improvviso. Nel frattempo nei bunker a est di Tirana… “Datti una mossa! I nostri fratelli hanno già tutti abbandonato i bunker ed al comandante della polizia stanno facendo pressioni non da poco! Nonostante i nostri regali presto dovrà venire a controllare qui! Possibile che ci vogli così tanto tempo per preparare due Cessna 2300?” urlò infuriato Ghadris ad un terrorista in tenuta di volo vicino a lui. “Prenditela con i meccanici! Non si stanno impegnando abbastanza!” rispose il terrorista in tenuta di volo. “E l’altro pilota dov’è?” chiese Ghadris preoccupato. “Si è ubriacato” “Merda!”, Ghadris si stava mangiando le mani: aveva fatto assaltare radar, stazioni radio e aeroporti solo per dare qualche possibilità di riuscita al piano e ora? Ora per colpa di “uno stupido che non capisce l’importanza di servire Deikun”, come definì il terrorista ubriaco, il suo piano rischiava di andare a monte. Non aveva scelta. L’avrebbe pilotato lui l’aereo e forse con quel gesto sarebbe finito nel paradiso dei giusti raccontato da Deikun. Qualche minuto dopo, sull’autostrada, la sezione esplorante ed i MS erano ormai a mezz’ora di viaggio da Tirana. “Guardate! Mucche!” urlò Jessica via radio. “Non hai mai visto una mucca? Capisco una pecora, ma una mucca…” le domandò sbigottita Kikilia. “No mai! E quello è il loro allevatore col cane!” esclamò Jessica facendo notare l’uomo che portava i bovini al pascolo. Appena un minuto dopo che i mezzi federali si allontanarono l’allevatore prese in mano un vecchio telefono portatile. “Qui è Tyer, c’è molto traffico” comunicò l’allevatore. Ghadris chiuse la telefonata lanciando epiteti a destra e a manca, ormai non c’era più neanche un minuto da perdere. “Sbrigatevi con quegli esplosivi! Tra 10 minuti tutto deve essere pronto!” urlò il terrorista. Mancavano cinque minuti ai bunker, la sezione esplorante e i MS avevano abbandonato l’autostrada e già da cinque minuti stavano percorrendo strade secondarie, i MS cominciavano ad avere qualche problema nel muoversi, senza far danni, in mezzo a tutti quegli alberi. Carlo, come di suo solito, stava rifacendo il check di tutti i sistemi del Jegan III K. Software di controllo macchina, controllo macchina in corso, attendere. AMBAC operativo al 100% SISTEMI DI RILEVAMENTO operativi al 100% ARMI operative al 100%, eccetto gatling n°2 operativo al 90%, si consiglia di usarlo solo per brevi raffiche SISTEMA DI RAFFREDDAMENTO operativo al 100% PROPULSORI MINOVSKY operativi al 98%, nella norma STRUTTURA operativa al 100%, eccetto dito n°5 mano sinistra operativo al 70%, si consiglia di non sforzarlo La voce sintetica del Jegan stava elencando l’efficienza di tutti i vari sistemi. “Ehi Condor 2? Stai ancora facendo il check della macchina? Non ti sarai innamorato di quella voce sintetica? Guarda che ti rompo la faccia!”: Sven stava prendendo in giro Carlo. “Non voglio avere sorprese di nessun tipo, tutto li” rispose Carlo. “Sempre il solito precisino che non si muove se tutto non è a posto” esclamò Sven nella sua lingua. “Silenzio! Frequenza libera! Frequenza libera! Siamo ormai in vista dei bunker!” ordinò Kikilia con tono perentorio. “Lo stavo per dire io!” esclamò Vairetti leggermente contrariato “Ok, tutti pronti al combattimento! Due minuti al bunker!”. “Attenzione! Qui è Condor 4, rilevata una, anzi no! Due tracce di calore! Sembrano due aerei a getto.” “Qui Papa Bear, stanno decollando dai pressi del bunker?” “Affermativo, ho appena finito di controllare i dati, sono due aerei da turismo supersonici della Cessna! Attenzione! Si stanno alzando in volo!” urlò Jessica via radio. “Qui Condor 5! Ce li ho nel mirino!” comunicò Miguel. “Qui Papa Bear, nessuno apra il fuoco! Non abbiamo la certezza che siano terroristi! Occupiamoci solo dei bunker!” “Gharisnikov, comunica all’aviazione l’avvenuto decollo e la direzione assunta dai due velivoli” ordinò Vairetti. “Qui gruppo esplorante n°3 a comando centrale. Due aerei sospetti sono decollati da est di Tirana in direzione nord-ovest” comunicò Gharisnikov attraverso la radio a grande portata dell’M-70. “Qui comando centrale. Facciamo decollare immediatamente i caccia di Le Grottaglie. Buona fortuna!” augurò la voce dell’addetta radio della base di Tunisi. “Ok, non perdiamo altro tempo! Forza con quelle cariche!” ordinò Gharisnikov ai suoi uomini e poi prendendo il megafono e parlando in slavo “Arrendetevi, siete circondati! Facciamo esplodere il bunker tra cinque minuti!”. Una decina di terroristi uscì dal bunker con le mani alzate, due di loro trascinavano un loro compagno completamente ubriaco. Intanto nella base aerea di Le Grottaglie, Puglia.. “Porca miseria, cinque minuti fa ed era ancora il mio turno di QRA!” esclamò Kostantino. “Dai su sarà per un’altra volta!” lo rincuorò Manfred mentre saliva sul suo Atlantic Aerospace Consortium F-64 Bluelight. “Forza! Forza! Manfred non perdere tempo e metti quelle chiappe in quell’abitacolo! Un po’ di rispetto per il nome che porti! Giorgio deficiente! La check-list! Dove hai la testa?” urlò il comandante dello stormo ai due piloti che da pochi minuti erano in QRA. …tre minuti più tardi, in testata pista… “Manfred!” esclamò soddisfatto Giorgio “Mi devi 10 dollari! Te l’avevo detto che non ci saremmo annoiati!”. “Tu porti sfiga! Non scommetterò mai più con te! Hai capito?”. “Taci e preparati a dare manetta!” esclamò Giorgio. “Qui torre di controllo siete autorizzati al decollo. I due aerei non identificati si sono divisi, uno si dirige a velocità supersonica verso Roma, l’altro l’abbiamo perso dai radar, ma sembrava dirigersi verso nord-ovest, probabilmente il Nord-Italia. Identificateli e se non rispondono siete autorizzati ad abbatterli”. Intanto i due caccia avevano già preso quota e stavano puntando verso nord. “Ok, Manfred tu prendi quello che va al Nord-Italia, io prendo quello che vuole andare a Roma” ordinò Giorgio. “Qui Hotel 1, passatemi le coordinate di quello diretto verso Roma” chiese Giorgio. “è a 200 km a nord-est della tua psizione, con prua a 00 tra un minuto dovresti riuscire ad averlo sul radar” rispose l’addetta del radar di Le Grottaglie, il più grande di tutto il Mediterraneo. “Grazie, passo e chiudo”. Intanto Manfred si era separato da Giorgio e aveva aumentato la sua quota. “Qui Hotel 2 datemi le coordinate del bogey diretto verso il Nord-Italia” “Non riusciamo a intercettarlo col radar, da quel che sappiamo sta volando lungo la costa balcanica a velocità supersonica, c’è una forte concentrazione di particelle Minovsky nella zona” rispose l’addetta radar. “E ora come faccio?” mormorò Manfred sconsolato. Intanto Giorgio aveva intercettato uno dei bogey. “Qui Hotel 1! Ripeto, qui Hotel 1! Il bogey sta volando a bassa quota ad alta velocità verso Roma! Due minuti e sarà su Fiumicino!” urlò Giorgio. “Se non cambia rotta tra 30 secondi siete autorizzato, ai sensi della legge anti-terrorismo n°20, ad abbatterlo” autorizzò il comando di Le Grottaglie. “Ok, bersaglio agganciato! Pronto a far fuoco! …Ma che succede? Sta accelerando e prendendo quota! Punta verso uno dei liner extra-atmosferico in fase di atterraggio!!!” urlò Giorgio via radio. “Abbatetelo!” venne ordinato dal comando di Le Grottaglie. L’F-64 sparò un AIM-540, mancavano 20 secondi alla collisione. A 5 secondi dalla collisione il missile centrò il Cessna, i passeggeri del Boeing 1027 (obbiettivo del Cessna) si fecero prendere dal panico vedendo l’esplosione, ma per fortuna il personale di volo riuscì a calmare i passeggeri, l’aereo atterrò in emergenza a Fiumicino, per i passeggeri solo un grande spavento. Intanto Manfred cominciava a sudare freddo, non riusciva a trovare il Cessna; aveva seguito via radio l’abbattimento di Giorgio e aveva capito che se non trovava quel Cessna ci sarebbe stata una strage: sul Nord-Italia passava uno dei principali corridoi di rientro atmosferico per gli aerei diretti verso le principali città dell’Est-Europeo. Doveva trovarlo il più presto possibile. Mentre pensava ciò, le speranze che in Manfred stavano svanendo si riaccesero: un debole segnale comparve sopra Venezia e viste le caratteristiche di quella traccia era il Cessna, il “suo” Cessna; Manfred spinse al massimo i motori, non poteva perdere tempo, aveva già perso troppo tempo a “volteggiare” sull’Adriatico. “Qui caccia della Federal Air Force a Cessna 2300 F-IDAF, se mi sentite identificatevi e invertite rotta” “Qui caccia della Federal Air Force a Cessna 2300 F-IDAF, se mi sentite identificatevi e invertite rotta” continuava a ripetere Manfred via radio nel disperato tentativo di non dover premere il grilletto, ma ormai il Cessna era in rotta di collisione col liner extra-atmosferico RSAI (Ronah Space and Aviation Industry, ex Airbus) diretto a Praga, non poteva perdere altro tempo. Manfred era a 120km dal bogey, se aspettava ancora a sparare sarebbe stato troppo tardi non poteva far altro che sparare. Il missile centrò il Cessna pochi decimi di secondi prima che collidesse col RSAI-540, ma fu troppo tardi: l’esplosione del Cessna e dell’esplosivo che conteneva provocò una esplosione talmente forte da investire il liner, che subì pesanti danni. Dopo dieci secondi esplose a seguito di una depressurizzazzione esplosiva. L’aereo esplose sulla Pianura Padana a 20.000 metri di quota, 286 morti, nessun sopravvissuto. Parte di uno degli occupanti più grande ritrovata: un piede ancora nella scarpa.
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