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Autore Topic: Mobile Suit Gundam 0099: The Minovsky Affair  (Letto 38167 volte)
tBgrhi
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« Risposta #45 il: 08 Aprile 2014, 23:20:47 »

La prima salva di missili lanciata dall'Omega Gundam s'abbatté sui due Geara Zulu più vicini allo shuttle di M'Quve. Il potenziale esplosivo di ciascuno degli ordigni, progettato per i Mobile Suit dell'anno 0079, non era sufficiente da solo ad abbattere un modello recente, ma bastava a danneggiarlo pesantemente e certamente a fargli perdere l'assetto di volo. Il Geara Zulu che si trovava più avanti, appena colpito, perse istantaneamente un braccio, mentre l'esplosione del secondo e terzo missile ne deviarono il volo dritto contro la fiancata del Topkapi. Il Suit urtò la superficie perdendo entrambe le gambe e strappando via una porzione di scafo, per poi rimbalzare lontano ed andare ad impattare col  secondo Geara Zulu che lo seguiva distaccato di poco, il tutto mentre il quarto missile, che lo aveva seguito senza essere riuscito ad avvicinarsi abbastanza per innescarsi, finiva la sua corsa anche lui sul secondo Suit il quale, a causa dell'impatto col compagno, era venuto a piazzarsi proprio davanti all'ordigno.
“Colonnello, l'Omega Gundam ci sta coprendo la fuga!”, disse il braccio destro di M'Quve mentre lottava senza sosta coi comandi della navetta per mantenere una rotta imprevedibile.
L'anziano ufficiale osservò il monitor della telecamera posteriore.
“Non sono esattamente i rinforzi che avevo chiesto, ma basteranno a farci guadagnare del tempo!”
“Eccellenza!”, lo richiamò un altro dei suoi uomini, “l'approdo poppiero é a ore dieci, cinquecento metri!”
“Bene!”, ghignò M'Quve, “virate a dritta!”
“A dritta, eccellenza?”, domandò incredulo il tenente.
M'Quve non rispose, sbloccò le ruote della sua sedia e si lanciò verso il pilota, afferrandone le mani e spingendo con una forza insospettabile la cloche a destra.
Lo shuttle compì una strettissima virata sulla destra, volando al di sotto di altri due Geara Zulu che lo seguivano e sorvolando la porzione di scafo della Topkapi squarciato dal suit che era stato colpito per primo.
I due Geara Zulu compirono una capriola in volo ed invertirono anch'essi la rotta, tornando a sorvolare il fianco della gigantesca astronave, mentre gli altri che sopraggiungevano abbandonarono l'inseguimento e presero rotte divergenti per dirigere, con una successiva manovra a tenaglia, verso il Gundam e lo Zaku.

“Miss Sayla, quattro Geara Zulu, ore 9, 11, 14 e 15, tra i sette e i nove chilometri, velocità 160, rotte convergenti, saremo a tiro delle loro armi tra quaranta secondi”, riferì con laconica efficacia Haro.
“Munizioni?”, chiese Sayla.
“Altre due salve da quattro missili, sedici colpi nel beam rifle, vulcan esauriti”
“Ok, io prendo quelli di destra, ma devi distrarmeli, la gittata delle loro armi é maggiore della mia e ho solo cinquanta colpi!”, chiese la donna.
“Roger, attenzione alla forza centrifuga, Miss Sayla!”, avvertì Haro e, detto questo, prese a braccetto lo Zaku con il braccio sinistro, curando di avere comunque i lanciamissili liberi da impedimenti. Quindi, avviò alla massima potenza i vernier del lato destro del corpo, imponendo ad entrambi i suit una rapida rotazione antioraria.
“Haro... non posso prendere la mira, così!”, protestò Sayla mentre si sforzava di restare aggrappata ai comandi.
“I bersagli li aggancio io, miss Sayla, si limiti a premere il grilletto quando glielo suggerisco”, rispose Haro mentre l'Omega Gundam sparava in sequenza tutti i missili rimanenti.
Gli ordigni corsero silenziosi verso i loro bersagli, spingendo i Geara Zulu a rompere la formazione d'attacco per evitarli. Poi, prima di impattare sui bersagli, tutti i missili esplosero contemporaneamente, accecando temporaneamente i sensori infrarossi dei suit.
Fuori formazione, quindi impossibilitati ad usare il puntamento laser;
Circondati da esplosioni, quindi impossibilitati ad usare il puntamento termico;
Restava solo il puntamento radar, ma l'unico ad avere il radar a bordo era l'Omega Gundam.
“Miss Sayla, fuoco, adesso!”
Lo Zaku fece partire una raffica decapitando un suit nemico.
“Cessi il fuoco!”, sentenziò Haro, accelerando la rotazione.
“Di nuovo, miss Sayla, fuoco!”
Un'altra raffica, un altro nemico centrato.
“Cessi il fuoco!”, suggerì di nuovo Haro, cambiando il braccio con cui teneva lo Zaku ed invertendo il senso di rotazione.
“Fuoco di nuovo!”
Una raffica strappò entrambe le gambe, dal ginocchio in giù, al primo Geara Zulu colpito.
“Continui a sparare!”, disse Haro, allineando la linea di tiro dello Zaku col secondo Geara Zulu, raggiunto da una salva che ne attraversò in diagonale il busto, facendolo finalmente esplodere.
“Miss Sayla, sto per lasciarla, ho programmato il suo AMBAC perché riesca a fermare la rotazione da sola, mi dica quando è pronta al rilascio.” disse infine Haro.
“Pronta!”, disse Sayla.
“Tre... due.. uno... rilascio.”
L'Omega Gundam lasciò il braccio dello Zaku, il quale continuò a piroettare brevemente come una ballerina per poi arrestarsi grazie ad un robusto colpo di reni associato al potere frenante di parte dei propulsori vernier.
Poco più in là, anche l'Omega Gundam arrestò la rotazione e mise il Beam Rifle in posizione di tiro.
“Miss Sayla, ho un messaggio da Kai Shiden”
“Trasmettilo”, ordinò lei.
Si udirono distintamente violenti conati di vomito, seguiti da un furioso:
“Vi odio! Tutti e due!”
Ma non ci fu tempo per tirare il fiato.
Il beam di uno degli altri due suit nemici attraversò lo spazio tra l'Omega Gundam e lo Zaku, asportando di netto il piede sinistro di quest'ultimo.
Entrambi i vecchi suit si voltarono verso la provenienza della minaccia ma, prima che potessero reagire, un razzo di segnalazione provocò un'esplosione di luci e bagliori che si frappose tra le due fazioni.
Una voce risuonò in tutti i cockpit contemporaneamente:
“Ai Mobile Suit non identificati, parla il Sottotenente Judau Ashta dei Lond Bell Corps, state operando con armi da guerra in un settore federale controllato, vi ordiniamo di cessare ogni attività immediatamente ed agevolare la verifica delle vostre credenziali da parte di un nostro team ispettivo!” 
Per un istante, tutto sembrò fermarsi.
Sayla sentì Kai che, da dentro l'Omega Gundam, protestava:
“Judau? Judau?! Bright Noa, già che c'eri potevi mandarci in soccorso Topolino!”
Poi, i Geara Zulu tornarono ad aprire il fuoco.
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tBgrhi
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« Risposta #46 il: 08 Aprile 2014, 23:21:25 »

Lo shuttle riemerse improvvisamente dallo squarcio nello scafo della Topkapi e riprese la sua corsa verso il punto d'approdo sito a poppa della mastodontica nave spaziale. I due Geara Zulu rimasti a dargli la caccia furono nuovamente presi in contropiede, e dovettero ruotare su loro stessi per riprendere l'inseguimento, perdendo secondi preziosi: quando furono di nuovo in rotta d'avvicinamento, lo Shuttle stava ormai ultimando l'agganciamento alla docking bay poppiera.
Il Geara Zulu più vicino, lanciato a tutta velocità, tentò il tutto per tutto e fece fuoco col suo beam cannon “a vista”, senza cioé aver calcolato una soluzione di tiro, quello che con le pistole tradizionali viene chiamato “tiro istintivo”.
Fu un colpo fortunato, dopotutto.
Pur non colpendo direttamente lo shuttle, andò ad abbattersi poco oltre la docking bay, generando una fontana di detriti che si frapposero tra la navetta e l'approdo, interrompendone la manovra d'agganciamento.
All'interno dello shuttle, il tenente ai comandi vide attraverso il parabrezza i due giganteschi suit che si avvicinavano e prendevano correttamente la mira, stavolta.
Si portò le braccia davanti al viso per un inutile istinto di difesa, e fece in tempo a dire:
“Colonnello M'Quve...”
Una salva di raggi spazzò via lo shuttle e la docking bay tutto in una volta.

“No!”, urlò Sayla osservando l'esplosione sul monitor, e così facendo si distrasse una volta di troppo: un'altra salva di raggi proveniente da uno dei due Geara Zulu ancora impegnati in combattimento con lo Zaku ed il Gundam strappò di netto il braccio destro del suo suit, portandogli via anche il rifle.
Un secondo colpo, potenzialmente fatale, venne fermato dalla gamba destra dell'Omega Gundam, che si frappose disperatamente tra lo Zaku ed i nemici.
I due vecchi mobile suit, ormai fuori assetto per i colpi subiti, finirono uno contro l'altro.
In un estremo tentativo di difendere la sua padrona, Haro comandò all'Omega Gundam  di afferrare lo Zaku con la mano sinistra e stringerlo a sé, mentre contemporaneamente faceva fuoco alla cieca col beam rifle che aveva nella mano destra per tenere ancora lontani gli avversari, ma dopo appena un paio di tiri fu proprio il potente fucile a raggi ad essere colpito da una terza salva nemica.
L'Omega Gundam riuscì appena in tempo a gettare via l'arma prima che esplodesse. Nonostante ciò, la deflagrazione ravvicinata tranciò l'avambraccio destro e il radome di una delle due antenne radar montate sul backpack.
Bloccati in una sorta di abbraccio e costretti dal momento angolare generato dalle esplosioni a ruotare su loro stessi fuori controllo, i due vecchi mobile suit erano ormai un bersaglio facile ed inerme.

Andata a buon fine l'intercettazione del minishuttle, gli altri due Geara Zulu invertirono la rotta per andare in supporto a quelli impegnati nel combattimento, ma non li raggiunsero mai.
Una serie di mini-missili ad alto potenziale, provenienti dal limite delle Nubi di Kordilewsky, li investirono mutilandoli.
“Due fuori, ne restano altri due!”, trasmise Sanders, esultando per i colpi mandati a segno dal suo Gustav Karl.
“Bel colpo”, rispose Judau, “Vado a soccorrere lo Zaku ed il Gundam! Yuri, coprimi le spalle!”
“Roger!”, rispose la giovane pilota, impegnando il suo mobile suit in una virata agile e strettissima nonostante le imponenti dimensioni, che la portò perfettamente in posizione di tiro verso i due nemici ancora operativi.
Il Gustav Karl numero 3 estrasse i due componenti del suo beam rifle a lungo raggio dagli alloggiamenti lungo le gambe, li unì assieme e puntò l'arma così ottenuta.

Uno dei Geara Zulu, evidentemente a corto di munizioni, abbandonò alla deriva il suo beam cannon ed armò l'ascia termica per i combattimenti ravvicinati. Avvicinò quel che restava dello Zaku e del Gundam e tese in alto il braccio, pronto a vibrare il colpo di grazia. Un beam ad altissimo potenziale  gli asportò di netto avambraccio, mano e quanto essa impugnava.
Il Geara Zulu si voltò nella direzione dalla quale era stato sparato il colpo, ma dalla direzione opposta emerse il Gustav Karl 1 di Judau che placcò al volo Zaku e Gundam portandoli via a tutta velocità dalla zona di combattimento.
“Sanders, adesso!”, gridò Yuri.
Il Gustav Karl 2 di Terry Sanders, già lanciato alla massima velocità verso i due avversari, sguainò contemporaneamente le due beam sabers alloggiate nelle cosce, estese le braccia in modo da ampliare il raggio d'azione delle lame energetiche, quindi passò tra i due Geara Zulu tranciandoli a metà del torace.

“Signorina Sayla, é davvero lei?”, chiese Judau sfruttando il contatto tra il Gustav Karl e lo Zaku.
“Sì, Judau”, rispose una voce femminile arruffata, “sono proprio io. Grazie per il salvataggio!”
“Siamo pari!”, corresse il sottotenente ridendo.
“Guardate, non é ancora finita!”, urlò Sanders attraverso il commlink. Tutti si voltarono verso il Gustav numero 2, e videro a cosa si riferiva...

La Topkapi aveva acceso i suoi colossali motori e stava accelerando per uscire dalle Nubi di Kordilewsky...

Sayla non dubitò un attimo, ma ringhiò con quanta rabbia aveva in corpo una sola parola, un nome:
“M'Quve!”
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rasoite
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« Risposta #47 il: 09 Aprile 2014, 08:48:53 »

orpo fino a domani mattina non posso leggerlo...  furioso
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uirHak
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« Risposta #48 il: 09 Aprile 2014, 11:06:35 »

Bellissimo, Kai vomita e la Divina è adorabile nella sua ferocia!!!!
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"In Sayla We Trust"

"Sayla Mass! È per assicurarci che questo simbolo dell’Universo non sia più sconvolto che siamo nati!
Sayla Mass! È per restituire un vero potere nelle sue mani che sorgiamo noi, la Brigata di Sayla!"
tBgrhi
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« Risposta #49 il: 10 Aprile 2014, 15:27:22 »

VIII

“Cosa crede di fare?!”, qustionò minaccioso Meitzer Ronah dal monitor principale della plancia del Topkapi.
M'Quve, seduto alla poltrona di comando della gigantesca astronave, sorrise.
“Glielo dirò, dopotutto glielo devo...”, fece una pausa per valutare le reazioni del suo interlocutore.
“Grazie alla sua abitudine di voler comunicare via laser, ho la posizione precisa della trasmittente, ossia di dove lei si trovi in questo momento...”, rivelò, “...secondo il computer di bordo, non appena accesi i motori d'apogeo, il che avverrà tra circa... quaranta secondi... mi ci vorranno appena quattro minuti per raggiungere il bunch Mua City, su Side 4!”
Ronah tradì il suo nervosismo con una smorfia.
“Vuole lanciare la Topkapi contro la colonia?! Lei é pazzo!”
“Dubito che lei possa organizzare una fuga da lì in meno di quattro minuti e mezzo!”, puntualizzo M'Quve con un ghigno, “A presto, milord!”, e chiuse il contatto prima che l'altro potesse rispondere.
M'Quve alzò lo sguardo verso la grande finestra panoramica della plancia. A poco meno di un chilometro di distanza, le Nubi di Kordilewsky raggiungevano la loro massima densità. Piccoli meteoriti, uniti a pezzi di ghiaccio e detriti prodotti dall'uomo, erano stati addensati dalla gravità terrestre in una fitta coltre che si tingeva di riflessi argentei ogni volta che la luce solare poteva raggiungerla. Come in quel momento.
Osservando meglio, M'Quve notò uno scafo che attendeva immobile poco oltre la fine delle Nubi. Lond Bell lo stava già aspettando al varco. L'anziano ufficiale non si impressionò.
“Cara Ra Cailum”, sospirò, “dubito che tu possa spingerti alla metà della velocità di questa astronave della Flotta di Giove!”
“E se invece spegnessimo tutto, adesso?”, domandò truce una voce di donna.
Prima che M'Quve potesse voltare la sua poltrona di Comando, uno sparo risuonò nella sala e s'abbatté su uno dei quadri del pilota automatico.
Quando il colonnello poté vedere emergere dalla semioscurità  la nuova arrivata riconobbe, nonstante lei indossasse integralmente una normal suit, Artesia Som Deykun.

“Sta per uscire dalle Nubi, se avvierà i motori d'apogeo, non la prenderemo più!”, disse Judau, che conosceva fin troppo bene quella classe di Navi Spaziali.
“Sto trasmettendo alla Ra Cailum la sua rotta, cercheranno d'intercettarla appena fuori dalla zona più densa di detriti”, rispose Yuri.
Dentro la cabina del suo Gustav Karl, Judau scosse la testa:
“Se accelera alla massima velocità, non esiste cannone a megaparticelle che possa tenerla in punteria!”, ammise.
“E se colpissimo adesso i motori d'apogeo?”, chiese Sanders.
“Sarebbe un suicidio, il raggio dell'esplosione di un motore termonucleare é assai maggiore di quello delle nostre armi, senza contare i detriti delle Nubi... quelli non vaporizzati dalla detonazione, verrebbero proiettati contro la Ra Cailum e le colonie più vicine!”
“C'é Side 4, qui vicino!”, ricordò Yuri.
“Perciò l'unica opzione é distruggerla prima che i motori si avviino?”, chiese Sayla dal suo Zaku danneggiato.
Judau attese un attimo prima di rispondere.
“Bisognerebbe prima disabilitarli dalla consolle dell'autopilota, in plancia!”, rispose.
“Bene!”, rispose Sayla, “Gundam, voglio che restino tutti qui... voialtri, preparate le armi e dite alla Ra Cailum di fare altrettanto!”
“Qui gli ordini li do io, signorina Sayla!”, protestò Judau, ma i vernier del vecchio Zaku rosso già vomitavano fiamme e lo spingevano verso la Topkapi, alla leggendaria Velocità di Combattimento della Cometa Rossa.
I tre Gustav Karl si voltarono per lanciarsi all'inseguimento, ma l'Omega Gundam si frappose tra di loro puntandogli contro a bruciapelo il lanciamissili montato sul braccio superstite.
Era vuoto, ma loro non potevano saperlo.
“Vi supplico, non sparate!”, gridò Kai dalla cabina.
“Il signor Shiden?”, riconobbe Judau, “Lei? Che diavolo ci fa lei a bordo di un Gundam?”
Kai si sentì ferito nell'orgoglio e riprese coraggio.
“Bamboccio, se l'hai potuto fare tu, lo posso fare anche io!”
Judau non raccolse la sfida.
“Abbasi l'arma!”, ordinò.
“Vorrei, ma non posso!”, ammise Kai.
“Come sarebbe che non può?”, insité Sanders, stavolta.
“Non sono esattamente io, che sto guidando...”
“E chi, allora?”, perse la pazienza Judau.
“Haro.”
Calò un silenzio gelido.
“Mi sta prendendo in giro, vero?”, chiese Judau.

“Veloce come si addice alla leggenda, Cometa Rossa!”, schernì M'Quve.
Sayla puntò la pistola ed esplose un altro colpo, facendo sussultare il vecchio nemico e distruggendo un monitor a pochi centimetri alla sua destra.
“Questo é per Ramba Ral!”, disse secca.
“...Quell'idiota!”, rise M'Quve.
Un altro sparo fece fuori il monitor alla sua sinistra, ma senza spaventarlo stavolta.
“Questo è per Amuro Ray!”
M'Quve scosse la testa.
“E due!”, disse.
Sayla si avvicinò e poggiò la canna della pistola sulla fronte di M'Quve.
“E quest'altro é per Casval... e per me!”
“Ah-ah!”, agitò l'indice della mano destra M'Quve in senso di diniego, “Hai dimenticato Zeon Deykun!”
Sayla sgranò gli occhi, e M'Quve approfittò dell'istante.
Inaspettatamente, sferrò da seduto un calcio allo stomaco di Sayla. Un calcio devastante, dalla potenza disumana, che la proiettò all’indietro per oltre venti metri. Il colpo che partì dalla sua pistola andò a piantarsi nel vetro della grande finestra panoramica.
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tBgrhi
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« Risposta #50 il: 10 Aprile 2014, 15:28:31 »

“C'é qualcosa che non torna!”, rifletté ad alta voce Kai.
“Haro, dammi i comandi di questo coso!”, ordinò alla palla verde, che era ancora comodamente piazzata al centro del sedile di pilotaggio, e che lo ignorò.
“Dammi i comandi, ho detto!”, insisté Kai cercando di afferrare la cloche di destra.
Una delle breccia telescopiche di Haro fuoriuscì dalla sua sede e colpì il giornalista all'inguine.
“Porca...!”, sibilò Kai, afferrandosi i genitali.
“Si può sapere che succede, la dentro?”, chiese via commlink Sanders, facendo muovere leggermente il suo Gustav Karl n°2.
Haro tornò a controllare l'Omega Gundam per correggere la posizione del lanciamissili in modo che passasse dal puntare il suit di Judau a quello del suo wingman.
Kai approfittò del nuovo e più gravoso task del piccolo robot: memore di quanto gli era appena successo, aprì di scatto il portello del cockpit e sferrò un calcio alla palla verde, lanciandolo fuori, nello spazio aperto. Poi, agì sulla chiusura.
Haro si proiettò nello spazio e andò a sbattere sullo scafo del Gustav di Judad.
“Ehi, c'era davvero Haro, là dentro!”, disse il pilota, mentre manovrava con delicatezza la mano sinistra del suo suit per recuperare il minuscolo automa.
Tanto bastò a Kai per lanciare l'Omega Gundam a tavoletta, in direzione della Topkapi.

Quando Sayla si riebbe dal colpo, si ritrovò semisdraiata in fondo alla plancia del Topkapi. Alzò lo sguardo, e M'Quve era di fronte a lei, in piedi, che la teneva sotto tiro con la sua stessa pistola.
“Abbastanza ingenuo, da parte vostra, altezza!”, esordì il vecchio ufficiale, “Dopotutto, sono l'executive di una ditta che fabbrica Mobile Suit, vuole che non abbia accesso a delle protesi bioniche?”
M'Quve sorrise e tirò con la mano non armata un lembo dei suoi eleganti pantaloni, rivelando uno stinco interamente meccanico.
“Perché questa pagliacciata?”, domandò lei.
“Strana domanda, lei é la sorella di un uomo che é andato in giro per anni con una maschera sul viso, sostenendo di avere cicatrici che in realtà non aveva... maschera che, mi dicono, adesso porti spesso anche lei... nonostante abbia ancora un bel visino!”, spiegò con disprezzo M'Quve, chinandosi e battendo con la canna della pistola contro la visiera chiusa del casco di lei.
“Cosa c'entra mio padre in tutto questo?”, chiese lei, mentre intimamente si sforzava di non rivelare la paura che provava a quel verme.
“Zeon non avrebbe mai permesso lo scoppio della guerra, così come non lo avrebbe mai fatto il suo amicone Degwin Zabi!”
“La... Massive Dynamics?”, realizzò Sayla.
“Gihren era un altro paio di maniche, però...”, continuò lui, “...messo nel posto giusto, riuscì a inabilitare suo padre risparmiandoci il disturbo di dover eliminare anche lui!”
Inclinò la testa di lato senza smettere però di fissarla. Fece spallucce.
“Certo, poi lo ha ammazzato lo stesso, Degwin, ma chi siamo noi per giudicare? Dopotutto si diceva avesse ucciso perfino il suo mentore Zeon!”
“Sei un bastardo..!”, sibilò lei.
M'Quve scosse la testa.
“Hai distrutto i comandi dei motori d'apogeo, puttana”, scandì, “il tuo piccolo cervello da scimmia bionda non immagina nemmeno che così facendo hai appena salvato la pelle ad un altro bastardo, che scatenerà un'altra guerra, tra qualche tempo...”, le sferrò un altro calcio su un fianco, neanche lontanamente forte quanto il primo, ma comunque il calcio dato da una macchina.
Sayla urlò di dolore.
M'Quve si chinò di nuovo su di lei, mettendo l'indice davanti alle labbra per ingiungerle di non fare rumore, mentre con l'altra mano premeva la canna della pistola contro il punto in cui l'aveva appena colpita.
“Ssst! Non ti preoccupare, mi occuperò di lui subito dopo aver finito con te!”, l'afferrò e la tirò su, in piedi.
Tenendole la pistola piantata nel fianco, la trascinò verso la finestra panoramica della plancia.
“Non ti ucciderò, non ora... sarai il mio lasciapassare!”
Quando arrivarono davanti alla finestra, videro spuntare l'Omega Gundam dal basso, dritto di fronte a loro, monco di un braccio e di una gamba, ma indubbiamente funzionante.
“Ma guarda! Scommetto che c'é Shiden, lì dentro! É riuscito a guidare un Gundam, alla fine!”
Sayla non lo ascoltò. Si concentrò su un minuscolo dettaglio sul vetro della finestra.
M'Quve si rese conto d'essere ignorato e trasalì. Spinse più forte la canna sul fianco malandato. Sayla gemette.
“Fagli ciao ciao con la manina così che sappia che sei ancora viva e non tenti una cazzata delle sue!”, ordinò
Sayla volse lo sguardo verso il Gundam.
“Kai, se mai c'é stato del vero nella dottrina newtype di mio padre, adesso ti supplico, sentimi!”, pensò tra sé la donna, mentre alzava una mano e faceva un cenno.
L'Omega Gundam sembrò indietreggiare leggermente.
Agendo col gomito della mano che salutava, Sayla colpì M'Quve in pieno volto, facendo schizzare via l'occhio finto dalla sua sede. Contemporaneamente, si divincolò dalla sua presa. M'Quve, accecato del tutto dal dolore, tirò il grilletto.
Un secondo proiettile si piantò nel vetro, poco distante dal primo.
Con una torsione, M'Quve gettò Sayla a terra.
“Maledetta troia!”, gridò, tenendosi l'occhio mancante.
“Ti sono sempre piaciute, le cose belle, vero?”, ghignò lei mostrando l'occhio finto stretto saldamente nella mano destra e facendolo ruotare di centottanta gradi, mostrando il luccicante retro: “Qui dietro c'é proprio un bel diamante!”
M'Quve ringhiò.
Sayla lanciò l'occhio contro il vetro della finestra.
Nel tentativo di afferrarlo, M'Quve saltò con tutta la forza delle sue gambe nella stessa direzione. Una forza disumana.
M'Quve fu il terzo proiettile sul parabrezza. Quello più devastante.
Il vetro andò in pezzi.
La decompressione esplosiva che ne derivò, risucchiò entrambi, e tutto quanto di mobile c'era in plancia, nello spazio.
L'Omega Gundam afferrò al volo Sayla mentre veniva soffiata via tra i detriti.

Sulla plancia della Ra Cailum il Direttore di Tiro si voltò verso il Comandante Meran.
“Il Gundam s'è allontanato dalla linea di tiro, Comandante!”, disse.
“Bene”, annuì Meran, “Mirate ai serbatoi di elio 3, ma attenzione a non colpire i motori d'apogeo. Tutte le armi: fuoco!”
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tBgrhi
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« Risposta #51 il: 10 Aprile 2014, 15:29:39 »

EPILOGO

Kai soppesò il suo miniregistratore digitale 3d nella mano. Il sobbalzo dell'auto rischiò di farglielo sfuggire, così decise di metterlo via, sprofondandolo in una tasca della giacca.
“Chiedo scusa!”, disse la voce sintetica del taxi automatico.
Kai fece una smorfia e guardò fuori dal finestrino.
La sera era calata da un po' a Green Noa.
Le luci della strada gli scorrevano attorno assieme al traffico dell'ora di punta, sulla tangenziale che portava dal centro in periferia. Ci sarebbe voluto ancora qualche minuto. Socchiuse gli occhi.

“Ahio!”, protestò Kai mentre Sayla gli disinfettava un largo taglio sullo zigomo, uno dei tanti esiti del pestaggio dei commandos di M'Quve.
“Smetti di lamentarti come un bambino!”, disse pazientemente lei completando la medicazione con dei punti adesivi.
“Sai, non ho mai scoperto che tipo di dottore sei...”, disse lui guardando il risultato allo specchio.
“Quello giusto per te: un veterinario!”, rispose lei mentre si sfilava i guanti sterili.
Kai si voltò verso di lei e sbatté gli occhi. Sorrise.
“Non mi freghi, stai mentendo!”
“Forse!”, sorrise Sayla.

Il taxi si fermò sul ciglio della strada, giusto davanti alla soglia della villetta di Kai.
“Il costo della corsa è proiettato sullo schermo poggiatesta davati a voi!”, disse la voce sintetica del pilota automatico.
Kai accostò la mano allo schermo, che ne lesse le impronte digitali. Sentì lo scatto delle portiere che si sbloccavano.
“L'ammontare verrà addebitato sul suo conto corrente, Mr. Shiden! Grazie e arrivederci!”
Kai sbuffò, afferrò la sua ventiquattr'ore e uscì dall'auto.

“Hai distrutto di proposito i comandi della Topkapi, vero?”, domandò Kai, “Potevi sparare direttamente a M'Quve e poi fermare la nave, ma volevi costringere Lond Bell a distruggerla!”
“Se così ti pare...”, rispose lei, mentre osservava, assorta nei suoi pensieri, lo spazio esterno attraverso l'oblò, “…tu hai tralasciato di dirmi che quel bastardo camminava ancora...!”
“Perché, Sayla?”, insisté il giornalista ignorando l’appunto di lei,  mentre le si sedeva accanto.
“Perché non vuoi che questa storia si sappia? Davvero pensi che i morti di queste ultime guerre non riceverebbero più giustizia, se si sapesse la verità?”
Si girò in modo che lei fosse costretta a guardare lui piuttosto che il finestrino.
“Non potremo riportare indietro i morti, é vero”, continuò, “ma lasciare che il loro sacrificio affoghi nella menzogna, che i loro cari ignorino la verità, non è peggio?”
Sayla si voltò verso di lui.
“Kai, i newtype esistono!”
Kai sbatté le palpebre allibito.
“Devono esistere!”, disse lei, “Devono esistere anche se non esistono. Perché solo se il genere umano crederà fermamente che il prossimo passo nella sua evoluzione sia la comprensione, la comunione, la carità... solo allora ci sarà davvero, un nuovo tipo  d'umanità!”
Kai distolse lo sguardo.
“Se riveleremo... se rivelerai, Kai, quello che é successo, non riporterai in vita nessuno. Forse scatenerai un'altra guerra. Ma quel che é peggio, tarperai le ali alla speranza che un giorno, un giorno vicino, gli uomini possano capirsi invece che combattersi... non ci serve gente che sappia comunicare a distanza o possa deflettere i fasci di megaparticelle col pensiero... ci servono persone in grado di comprendersi, indipendentemente dal fatto che questa facoltà sia extrasensoriale o meno.”
Kai non rispose.
Sayla gli prese la mano.
“So quanto é importante il tuo lavoro per te, e ti chiedo scusa se a volte l'ho disprezzato. Ti chiedo scusa per le volte che ti ho sfruttato per fare indagini per conto mio. Ma adesso ti imploro...”
Kai si voltò verso di lei, allobito.
“... ti imploro di fare la cosa giusta. E la cosa giusta da fare é una sola.”
Kai fece per dire qualcosa.
“Non togliere la speranza all’umanità!”, concluse lei.

Le luci dell'ingresso-soggiorno si accesero automaticamente appena Kai attraversò la porta. Sfilò la giacca e la gettò distrattamente sul divano ad angolo poco più in là, nonostante avesse un appendiabiti a muro a fianco della porta di casa.
Sprofondò le mani in tasca e passeggiò fino al grande monitor a muro che fungeva da PC, tv e telefono. Agitò la mano davanti allo schermo e questo s'accese.
Un messaggio in segreteria. Il suo editore.
Fece partire il messaggio e, con un ampio gesto del braccio, trasferì l'immagine bidimensionale sullo schermo in un ologramma tridimensionale al centro della stanza, ma non degnò il tipo basso e grassoccio che gli parlava di uno sguardo.
“Shiden, sono settantadue ore che non ti fai vivo...”
Kai andò al mobile bar e si versò una dose doppia di bourbon. Sorseggiò brevemente, come in trance.
“...mi hai promesso lo scoop della tua vita! Hai voluto un congruo anticipo!”, continuò l'ologramma.
Kai alzò lo sguardo sul muro accanto. C'erano appesi, incorniciati, i suoi articoli andati in prima pagina nel corso degli anni.
Erano solo quattro, ma una era la copertina del Time Magazine.
Kai si voltò come risvegliatosi all'improvviso, corse verso la giacca e tirò fuori il registratore 3d. Premette un tasto e l'ologramma del nuovo programma Frontier apparve nel palmo della sua mano. Agitò la mano, ed esso fu sostituito da documenti del progetto Cosmo Babylonia.
C'era tutto, in pochi istanti era riuscito a copiare tutto il computer della Topkapi, prima di mostrarlo a Sayla.
Si voltò verso l'ologramma che aveva preso a sbraitare minacce. Strinse il registratore in mano. Gli angoli della bocca si curvarono all'ingiù.
Scagliò il miniregistratore contro lo schermo a parete.
Finirono entrambi in mille pezzi.

“Grazie per la comprensione e l’aiuto, porta i miei saluti all’Ammiraglio Bright”, disse Sayla a Judau, che le teneva aperto il portello d’imbarco di uno degli shuttle della Ra Cailum.
Judau si voltò verso Kai.
“Ehm, sì, digli che lo richiamo!”, disse lui.
Lei gli lanciò un’occhiataccia.
“Calma!”, fece lui intuendo il sospetto, “mi ha solo chiesto di fare un’indagine su un certo Mafty, per conto suo!”
“Sul sedile c’è una sorpresa!”, disse Judau facendo l’occhiolino alla donna.
Sayla sorrise, s’affacciò in cabina e, quando riuscì, aveva Haro tra le braccia.
“Grazie! Peter non mi avrebbe perdonata, se lo avessi perso!”
“Peter? E chi sarebbe?”, domandò Kai.
“Andiamo, prima che Lond Bell cambi idea!”, disse Sayla.

Kai si affacciò alla finestra del salotto. Essendo la villetta costruita in cima ad una delle finte colline di Green Noah, era facile osservare il cielo stellato nelle finestre sul lato opposto della colonia.
Si immaginò di vedere uno Zaku rosso che sfrecciava, percorrendole per tutta la lunghezza.
“Va bene”, disse tra sé, “facciamo a modo tuo, Sayla.”
Il telefono integrato nello schermo a parete squillò. Maledicendosi per l’intempestività del suo scatto di collera, Kai agì sul telecomando manuale, visto che il comando gestuale era andato in pezzi con lo schermo.
“Pronto?”, disse.
“Mr. Shiden, sono io, ho verificato quello che mi aveva chiesto… come mai non la vedo sullo schermo?”
“Tutto ok, ho un guasto al monitor, dimmi pure…”
“Ah, ok. Bene, c’è effettivamente un ragazzino di nome Peter, nel palazzo del governo a Sweetwater.”
Una nuova luce s’accese negli occhi di Kai.
“Descrivilo.”
“Dieci anni o poco più, capelli ricci, rossi, occhi blu.”
“Va bene”, annuì Kai, “e il campione di DNA che ti ho dato per il confronto?”
“Corrisponde”, disse la voce, “chi è questo tizio, capo?”
“Tutto ok, ci sentiamo domani!”, tagliò corto Kai, e chiuse la chiamata.
Bevve un altro sorso di bourbon.
Forse uno scoop lo aveva, dopotutto.
Aprì un cassetto e ne tirò fuori un vecchio portatile Apple del ventunesimo secolo. Adorava la roba vintage, al punto che s’era imbarcato sulla White Base con una Polaroid.
“Questa volta mi ammazza davvero!”, disse sorridendo mentre il pc si avviava.
Aprì il Word Processor e digitò il titolo, per cominciare:
“Amuro & Sayla: What is and what should never be.”

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« Risposta #52 il: 10 Aprile 2014, 18:02:25 »

Ma che meraviglia meravigliosa!

(click per mostrare/nascondere)

Spettacolare, ottimo lavoro Bright. Un vero peccato che sia finita.
« Ultima modifica: 10 Aprile 2014, 19:36:03 da Hikaru » Loggato

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"Sayla Mass! È per assicurarci che questo simbolo dell’Universo non sia più sconvolto che siamo nati!
Sayla Mass! È per restituire un vero potere nelle sue mani che sorgiamo noi, la Brigata di Sayla!"
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« Risposta #53 il: 10 Aprile 2014, 18:42:14 »

Ti ringrazio sinceramente. Ti chiedo solo, se non ti disturba, di mettere alcuni passaggi sotto spoiler. Solo se ti va. Magari un bigniamino fa comodo cmq... wink
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« Risposta #54 il: 10 Aprile 2014, 23:16:38 »

ah ah ti sei riattaccato a te stesso mica male. poi ci vuole il seguito comico con la divina che insegue kai per tutti gli angoli del mondo.

bello, ma io, forse, avrei lasciato in sospeso la scelta di Kai - alla fine il problema etico che si pone non è di poco conto.
la prima risposta che viene in mente è "la verità prima di tutto" ma la controrisposta "a qualsiasi costo?" viene subito in mente e non c'è una risposta univoca...
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« Risposta #55 il: 11 Aprile 2014, 01:20:04 »

Non potevo, F91 e Victory sono ambientati dopo, ma hanno i newtypes e le particelle minowsky!
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« Risposta #56 il: 11 Aprile 2014, 07:14:48 »

Non scherziamo, la Divina ha chiesto di non parlare, quindi non c'è alcuna scelta da compiere, si ubbidisce e basta!
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« Risposta #57 il: 11 Aprile 2014, 08:43:05 »

Non potevo, F91 e Victory sono ambientati dopo, ma hanno i newtypes e le particelle minowsky!

ma chi se ne fotte! Laughing lo sai che per me esiste solo 0079 - e forse z va' (anche se non trovo l'ultima puntata  non so/e allora?)
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« Risposta #58 il: 11 Aprile 2014, 09:03:29 »

ma chi se ne fotte! Laughing lo sai che per me esiste solo 0079 - e forse z va' (anche se non trovo l'ultima puntata  non so/e allora?)
eh ma il racconto abbracciava epoche e serie diverse... Poi l'unico altro modo di risolvere il dilemma sarebbe stato far uccidere Kai da Sayla ma mi sembrava di copiare il finale di Watchmen...
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« Risposta #59 il: 11 Aprile 2014, 12:11:24 »

A me sarebbe andato anche bene!  angelo

Chi sono io per criticare la Divina e le sue scelte? prostrato prostrato prostrato
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