Epilogo“Quattro mesi, quattro lunghi mesi...” mormorò l'anziano Sven “ E come se non bastasse dopo la morte di Helmut i 'Discepoli' cominciarono a diventare sempre più violenti”.
Ci fu un lungo momento di silenzio.
“Ancora cinque minuti e...” Sven non riuscì ad andare avanti, erano stati momenti terribili.
“Ringrazia il cielo che la 17a arrivò in tempo, ringrazia solo quello...” aggiunse Carlo “Vado a pagare, ti ricordo che abbiamo ancora un compito da fare prima di ritornare a Londra”.
“Si, si, hai ragione” sussurrò Sven guardando il suo bicchiere vuoto, ma in realtà stava pensando ai suoi quattro mesi di prigionia, ogni due-tre giorni a lui, a Jessica e a Gharisnikov facevano cambiare nascondiglio.
Si ricordava di come divennero cattivi e violenti i carcerieri dopo aver saputo che Helmut era stato ucciso in un conflitto a fuoco, era Helmut a tenere a bada i suoi uomini, su questo non c'era dubbio.
Si ricordava di come un giorno, dopo che la 17a aveva compiuto un raid in uno delle loro precedenti 'prigioni' uno dei 'Discepoli' accusato, senza neanche delle prove, di essere una spia fosse stato freddato davanti ai loro occhi.
Si ricordava delle botte che subì un giorno perché aveva passato di nascosto la poca acqua, che li davano ogni giorno, a Jessica, botte che subì più di una volta sempre per lo stesso motivo, una volta per l'acqua, l'altra per un tozzo di pane; una volta venne picchiato solo perché aveva chiesto sottovoce a Jessica come stava e quel gesto era stato interpretato dai carcerieri come un segno che stessero organizzando una fuga.
Nell'ultimo mese di prigionia in particolare sembrava che ad ogni momento stessero per ammazzarli.
“Fatto. Andiamo?” domandò Carlo.
“Certamente” rispose Sven.
“Ok, vado un attimo a prendere i fiori da quel fioraio là e ti raggiungo” disse Carlo indicando una piccola bancarella di fiori dall'altra parte della strada.
Dopo che Carlo ebbe comprato un mazzo di fiori i due si rimisero in cammino, giungendo davanti ad un cimitero.
“Mi scusi, stiamo cercando la tomba di Francois Harno” domandò Sven al custode.
“Ma lei è...” il custode rimase di Sasso riconoscendo Sven Orkaf.
“Allora?”.
“Si, mi scusi eccellenza, non immaginavo... ma mi segua prego” esclamò il custode afferrando un palmare, “Francois Harno, Francois Harno... per di qua...”.
“Ecco è quella lì” disse il custode indicando una croce “Siete amici della signora Strati?”.
“Si”.
“Vi prego di accettare le mie condoglianze... la signora Strati veniva qua tutti i giorni ad innaffiare i fiori e a pulire la tomba del marito, ma negli ultimi tempi per via delle condizioni di salute ha cominciato a farsi vedere sempre di meno, l'ultima volta è venuta una settimana fa, praticamente era sorretta da suo figlio”.
“Immaginavo, credo che sia per questo che ci ha chiesto di portare i fiori sulla tomba di suo marito, purtroppo adesso suo figlio deve trasferirsi su una colonia spaziale per via del piano interno di immigrazione dei Ronah” spiegò Carlo.
“La ringraziò buon uomo, buon lavoro” ringraziò Carlo dando la mancia al custode.
Carlo e Sven si fecero il segno della croce e si misero a pregare.
“Guarda i luridi bastardi e poi mi dici che non sono stati loro” sibilò Sven indicando la croce “morto per morte naturale, si come no”.
“Lasciamo perdere Sven, lasciamo perdere. Un giorno verrà il momento, non oggi, non domani, ma un giorno sta tranquillo” disse Carlo posizionando i fiori sulla tomba.
I due guardarono ancora una volta la tomba e si allontanarono, ormai si era fatto tardi.
File in PDF di Operazione Athena: V 1.1 (corrretti alcuni errori)
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