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Autore Topic: Novità dal Giappone  (Letto 58550 volte)
Milliardo Peacecraft
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« il: 13 Novembre 2006, 17:48:07 »

Se va bene, si potrebbe usare questo topic per segnalare e discutere delle nuove produzioni in procinto in Giappone che nel corso del tempo si susseguono smile .

Quindi comincio con segnalare tre nuovi titoli, due dello Studio Gonzo e uno della Madhouse.


Romeo & Giulietta (dall'omonimo racconto di William Shakespeare), dello Studio Gonzo: http://www.romejuli.jp/

Afro Samurai, dello Studio Gonzo: http://www.afrosamurai.com/

Tokyo Tribe 2 (il cui manga è edito in Italia da d/books), della Madhouse: http://www.madhouse.co.jp/
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« Risposta #1 il: 13 Novembre 2006, 22:29:57 »

Non malvagia come idea...si potrebbe anche pensare ad immettervi le note che realizza mangaitalia.
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Dio è ovunque ed ha mille nomi, ma non c'è foglia d'erba che non lo riconosca. Siam venuti assieme sulla terra, perchè non spartirne gioie e dolori? Un saggio Sufi.
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« Risposta #2 il: 27 Novembre 2006, 17:27:29 »

Due notiziole da Animenation...anzitutto in questa nota

http://animenation.net/news/index.php?id=10527

potete vedere l'annuncio della nuova serie di Naruto...

"Naruto Shippuuden" (Naruto ~ Hurricane Legend) per il prossimo anno... di cui anche Animeclick ha parlato giorni fà...hanno proprio postato l'annuncio di Shonen Jump Magazine...ma Animenation ha individuato anche....il sito di questa nuova serie...

http://www.tv-tokyo.co.jp/anime/naruto/sippuuden/

non vi è molto,ancora, ma sembrerebbe presente una data in nipponico...
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« Risposta #3 il: 11 Dicembre 2006, 18:36:01 »

Non si era parlato di Romeo e Giulietta dello studio Gonzo??

Ecco il primo trailer..a tempo di record...

 http://animenation.net/news/index.php?id=10587
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« Risposta #4 il: 13 Dicembre 2006, 14:56:19 »

Non è proprio una " novità dal giappone" ma riguarda pur sempre ...Cipangu ^_^

 Secondo ANN il 18 dicembre si svolgerà a New York la premiere internazionale del 2 Live Action di nana!!!

I particolari su ANN
http://www.animenewsnetwork.com/news/2006-12-12/nana-2-international-premiere-to-feature-lead-actresses

Presenti sia Mika Nakashima (Nana) che  Yui Ichikawa ( Hachi)
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« Risposta #5 il: 15 Dicembre 2006, 08:59:30 »

Exsulta Sion (  Laughing ) Arashi è tornato dalla bisboccia di Tokyo

( fetentone!! Lui alla mecca ed io devo discutere nel 2006 della pornografia dei cartoni animati delle 14 su ITALIA 1 con i pagani,soprattuto mamme preoccupate del fatto che i loro bambini,tredici anni e più,si continuano a vedere "quelle cose" ignorando i loro ordini..e papa soprattutto preoccupati delle mamme... )

 Ed oltre ad un bel pò di cosette,materiale originale,ha portato belle notizie,devo girarmi il suo sito,un pò complicato,ma la prima e più importante notizie è questa: un'aboozzo,abbastanza fedele e preciso,della trama di nana 2...


 la trovate qui:
 
http://www.damagedsoul.net/nana/movie2/story.html

 A margine,da altri forum,sembra,sembra,che dal giappone sia giunta una precisazione della produzione,per ora un terzo film live action su Nana non è previsto.

 Vado a pagare l'ICI,poi vediamo cosa si può fare.
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« Risposta #6 il: 27 Dicembre 2006, 08:12:37 »

ciao ragazzi... come Dom/Debris ha fatto notare in altra sede, gli oscar nipponici dei cartoni animati si appropinquano. Sfruttando le festività natalizie, mi sono guardato il primo candidato della cinquina... Brave Story, dello stesso studio Gonzo di cui in questo post si parlava poco sopra.
Ecco la mia (ahimé, piuttosto dura) critica...

“Brave Story” è in lizza quale miglior film di animazione giapponese dell’anno: mi restano da vedere gli altri quattro (uno dei quali, Tales of Earthsea, mi è già stato presentato quale perfetta ciofeca) – ma sinceramente, mi auguro che a nessuno venga in mente di premiarlo come tale.
Ma andiamo con ordine. La storia è l’ennesima minestra riscaldata, ed ormai parecchio insipida: un ragazzino della sesta elementare (Wataru), in fuga dai dolori e dalle difficoltà della sua vita di tutti i giorni, viene catapultato nel solito mondo parallelo in perfetto stile infantil-fantasy (Vision... fortunati, 'sti giapponesi, che dimensioni parallele le trovano con la stessa velocità con cui i loro ingegneri riparano Mazinga dopo i peggiori disastri... che ci sia un qualche legame sotterraneo???)… alla fine del suo viaggio, se riuscirà a completarlo (e dopo mezz'ora di film, gufavo perché finisse nella pancia di un qualche orcho!), Wataru potrà incontrare la Dea della Fortuna e chiedere che un suo desiderio – uno solo, venga esaudito.
Come lui, un altro giovane – Mitsuru (se ricordo giusto lo spelling), è alla ricerca della Dea, ma con molti meno scrupoli. Alla fine, nella migliore tradizione, Mitsuru fallirà l'ennesimo duello contro le proprie debolezze (ma possibile che ci caschino ancora, dopo che da un ventennio lo scontro con il proprio doppio viene ripresentato in tutte le salse possibili? ma li guardano gli animé, questi ragazzi d'oggi????), provocherà una vera e propria catastrofe, evitata dal pronto intervento del giovane Wataru, che per salvare Vision rinuncerà al proprio desiderio. Tornerà così sulla nostra Terra, rinforzato nello spirito, pronto ad accettare le mille difficoltà della vita… scoprendo che, tuttosommato, non sono così insormontabili come pensava. e non c'è bisogno di ricorrere a scorciatoie per rimettere insieme la propria esistenza...
In sintesi, la morale del film dovrebbe (vorrebbe) essere quella espressa, con ben altra qualità narrativa, da Guy de Maupassant alla conclusione di “Une Vie”: la vita non è né bella né brutta, bisogna prenderla come viene (del resto, se la protagonisa del romanzo non giungesse a tale conclusione, potrebbe legittimamente andarsi a buttare giù dalla prima rupe che trova già a metà romanzo). Premesso che molti potrebbero non identificarsi in un messaggio così semplicistico, ma qui si sfora il reale target dell'animé, in realtà, così com’è stato prodotto, BS non riesce a trasmettere proprio nessun messaggio – se non la noia di chiunque lo guardi ed abbia più di cinque anni.

Per farla ancor più breve, questo film è di pessima qualità complessiva. Anni fa, Steamboy era stato accusato di sacrificare idee e sceneggiatura alla rappresentazione grafica. Nel caso specifico, nemmeno questa virtù si può riconoscere a BS. La realizzazione grafica è, infatti, assolutamente nella norma – rispetto ai prodotti migliori degli ultimi anni, ed inferiore persino ad alcuni prodotti televisivi. Il chara design è semplice, in perfetto stile Miyazaki – ma svilito, banale, e scontato: ho visto hentai di quarta categoria con chara design più raffinato.
L’unica cosa realmente ben fatta è rappresentata dai fondali, colorati ed in perfetto stile – quelli sì!, con il voluto fanciullismo della storia. Peccato che, in più di un’occasione, il tentativo di applicare la CGI svilisca il lavoro dei prodi grafici Gonzo. Specialmente nelle scene madri. Quelle conclusive, cercano nuovamente di echeggiare le migliori opere di Miyazaki… in particolare, per la scelta dei colori e delle ambientazioni, mi è sembrato di rivedere le scene dei bombardamenti del Castello Errante di Howl - ma con ben altro (in)successo. Diciamolo pure: il Miyazaki anni ’70 di Mirai Shounen Conan era andato ben oltre. Il decollo del Gigante, realizzato con pochi mezzi e molto cervello resterà un capolavoro. L'infuriare dei demoni su Vision, e la loro successiva cacciata, resterà uno dei tanti "vorrei ma non posso" di cui l'animazione, e non solo quella nipponica, ci ha riempito le tasche nel corso dei decenni.

Ve lo esplicito  in altri termini: portare a termine la visione di BS è stata una battaglia – una vera e propria battaglia, motivata dal pensiero: “ma se questo film lo vogliono premiare, ci sarà ben un motivo…”
O no? Mi sono sentito come quel professore di italiano che, di solito estasiato dai temi del suo studente preferito, incappi in un suo brogliaccio mal scritto ed incorretto, e sia costretto a finirlo…
Ed infatti, con Last Exile e Gankotsuo, lo studio Gonzo mi aveva convito dell’ottima qualità di sceneggiatori e disegnatori. Questo film, che insegue Miyazaki senza mai raggiungerlo, e si segnala solo per una maldestra scopiazzatura del già di per se mediocre hack//sign, rappresenta un grossolano passo indietro – un prodotto che, molto probabilmente, non solo non passerà alla storia, ma che i suoi stessi produttori farebbero meglio a lasciarsi alle spalle, molto in fretta.

Voto finale: 3/10
Commento finale: se siete in cerca di un Romanzo di Formazione vecchia maniera… lasciate perdere. Od affittatevi “La città incantata" e fatevi un favore...
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« Risposta #7 il: 27 Dicembre 2006, 11:36:58 »

Sono un pò basito matteo...avevo avuto sentore dello scarso peso di Brave story...ma la tua nota è...avvilente...fra l'altro questo brave story dovrebbe essere una co produzione Nippo- Americana...le tue parole mi lasciano molto molto perplesso.

 Spiace non aver immesso la nota sugli Oscar dell'animazione nipponica del 2006 eccola:

http://animeclick.nipogames.com/counter_news.php?id=6606


Arashi no Yoru ni

Gedo Senki

Toki wo Kakeru Shojo

Brave Story

Detective Conan 10th Movie: Tantei Tachi no Requiem

 Il vincitore sarà indicato il 13 febbraio 2007
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« Risposta #8 il: 27 Dicembre 2006, 11:41:59 »

mi riprometto di giudicare tutti e 5 con analoga severità...

ed ho già preparato il machete per Conan...
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« Risposta #9 il: 27 Dicembre 2006, 11:49:46 »

Citato da: att"m"e
mi riprometto di giudicare tutti e 5 con analoga severità...

ed ho già preparato il machete per Conan...


 Ma dai che è bello. Conan il detective è una vera istituzione in Giappone...dieci film gente ed una marea di fumetti ^_^
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« Risposta #10 il: 27 Dicembre 2006, 11:56:58 »

nulla di precocetto contro Conan, personaggio, manga od animé

tutto contro l'ennesimmo omicidio in stile Art Attack...
fa più morti Conan che Al Qaeda in Irak... e mai una volta che si tratti di omicidi sensati... nove volte su dieci si passa dal solito criceto che fa cadere il peso sulla leva che fa scattare la pistola!
Poi, lo studio della psicologia ed il gioco con il lettore/spettatore (che ci sono, è vero) vanno a farsi benedire...
 comunque, aspetto con curiosità il film...

Matte
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« Risposta #11 il: 27 Dicembre 2006, 12:54:06 »

Citato da: mte"a"t
nulla di precocetto contro Conan, personaggio, manga od animé

tutto contro l'ennesimmo omicidio in stile Art Attack...
fa più morti Conan che Al Qaeda in Irak... e mai una volta che si tratti di omicidi sensati... nove volte su dieci si passa dal solito criceto che fa cadere il peso sulla leva che fa scattare la pistola!
Poi, lo studio della psicologia ed il gioco con il lettore/spettatore (che ci sono, è vero) vanno a farsi benedire...
 comunque, aspetto con curiosità il film...

Matte


Secondo mè i morti vanno a pari passo kn al qaeda,kmq la serie è nà bellezza cool
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« Risposta #12 il: 28 Dicembre 2006, 08:12:45 »

dopo Brave Story, ecco il secondo candidato...

Arashi no Yoru ni
(it. In (in nome/in ricordo di) una notte di tempesta)

Superior stabat lupus et inferior stabat agnus… chi avesse un minimo di familiarità con Esopo (o meglio ancora, il buon vecchio Fedro), ritroverà in questo gradevole film di animazione dei vecchi amici d’infanzia. Nel mio caso, almeno, è stato così…
Perché i protagonisti di questa favoletta, incredibile dictu, sono proprio due vecchie guest stars delle versioni di latino e di greco, il Lupo e l’Agnello… o meglio – il Capretto, visti alla luce del politically correct alla nipponica.

La storia ha inizio con rapido, ma intenso, prequel: Mei (che in giapponese vuol proprio dire Capretto, il nostro protagonista) e sua madre (dalla sospetta dotazione di corna… a me sembrava che le capre femmine ne fossero prive: in attesa che un qualche documentario di Quark chiarisca il dubbio, vada per la licenza poetica) stanno mangiando in santa pace quando sono assaliti da un branco di lupi. Mei scappa, mentre la madre cerca di fargli guadagnare un po’ di tempo : tentativo che le costerà la vita.

Un po’ di tempo dopo, Mei si trova a brucare in pace su un pendio montuoso – quando lui ed i suoi compagni sono sorpresi da un brutto temporale. Il capretto scappa via, rifugiandosi in una vecchia stalla abbandonata – per altro, unico segno della presenza umana in tutta la vicenda. Lì un altro animale si è già rifugiato, che scopriremo chiamarsi Gabu (mi verrebbe da tradurlo come Boccalarga o Trangugione…).
Nel buio, i due non possono guardarsi in faccia, ma parlandosi scoprono di avere molte cose in comune… più di quanto entrambi avrebbero mai pensato di trovare in uno sconosciuto. Prima di lasciarsi, si scambiano una promessa: rivedersi il giorno dopo, per mangiare qualcosa insieme. Visto che nessuno ha visto l’altro in faccia, per essere sicuri di non confondersi, fissano una specie di parola d’ordine: Arashi no Yoru ni.

Il giorno dopo, i due si ritrovano come promesso e… vi lascio immaginare la sorpresa.
Ha inizio così una strana, ma sincera amicizia, fra due animali diversi, ma così diversi che più diversi non si può… ma che in fondo hanno molte cose in comune, sin dall’infanzia segnata dall’amore dei genitori – ma anche dal dramma della loro scomparsa.
La storia prosegue segnata dalla prova più dura: durante un attacco dei lupi, Gabu salva Mei anche a costo di rischiare la propria pelle, e lo protegge nelle ore seguenti. Nonostante Gabu abbia preso tutte le precauzioni del caso, il tradimento viene rapidamente scoperto. Così come le altre capre si confrontano, imbarazzate, con lo strano legame di Mei con il giurato nemico.

Ovviamente, anticipiamolo pure, il lieto fine non si nega a nessuno, specialmente in un animé… anche se sarà preceduto da un lungo ed avventuroso vagare attraverso boschi – che la sola improvvisa comparsa di alcune scimmiette ci impedisce di pensare fra i nostri boscosi Appennini, o nell’Acaia di Esopo.

Veniamo all’aspetto tecnico. La realizzazione di AnYn si avvale di uno stile volutamente infantile – ma non per questo poco curato, tutt’altro. I personaggi sono ben caratterizzati (sopra lo standard cui siamo abituati, se pensiamo ai vincoli imposti dal particolare stile) e colorati con cura, simulando gli acquerelli delle illustrazioni dei libri per l’infanzia. Analoga cura per i fondali, arricchiti da inserti in CGI – mi vien da pensare, introdotti al solo scopo di sveltire le procedure di disegno. Davvero buone le animazioni, in grado di oscillare sapientemente fra commedia e dramma a secondo delle necessità della storia – benché, vale la pena sottolinearlo a scanso di equivoci, il tono rimanga costantemente quello della favola.

Veniamo alla scrittura ed alla sceneggiatura. Il gioco è scoperto sin dall’inizio – esaltazione dell’amicizia inter-razziale, in barba alle differenze di aspetto e di cultura. In quanto, sembrano dirci gli sceneggiatori (ed è proprio questo quel che vogliono dire, probabilmente), sono le esperienze, gli affetti ed i dolori a renderci simili l’un l’altro. Un messaggio invero profondo, che gli sceneggiatori, probabilmente, appesantiscono ribattendolo frequentemente – troppo frequentemente. Ma che, per fortuna, si è riusciti a non banalizzare (mi verrebbe da dire: a non americanizzare), spacciandolo come valore assoluto ed universale, unica soluzione per tutti i problemi dell’umanità (mi si permetta… troppo facile, se fosse così!): l’amicizia fra Mei e Gabu è solo fra questi ultimi – tutti gli altri ne sono esclusi. Proprio perché, alla fine dei conti, si tratta di qualcosa di assolutamente eccezionale –  loro stessi ne sono consapevoli, e questo contribuisce a legarli più profondamente di quanto essi stessi pensassero.

AnYn ha molti pregi, ma un difetto di base, un vero e proprio peccato originale: l’eccessiva lunghezza dell’animè. Due ore piene (titoli compresi), quando – probabilmente, 60’ o  90’ sarebbero stati più che sufficienti. Ed è un vero peccato, perché la lentezza della prima parte appesantisce ingiustamente la più avventurosa e movimentata conclusione.

Diversamente, devo segnalare che almeno un paio di passaggi della storia avrebbero meritato una tirata drammatica, che sfugge alla presa della sceneggiatura. In altri termini… in altri termini, chi vi scrive non guarda più Bambi da almeno un decennio, perché l’ultima volta ne ha fatto un pianto greco. In questo caso, anche nel momento più tragico, al massimo se tira fuori un sorriso di umana compassione, e poco più.

Probabilmente, mia opinione, i limiti di storia e montaggio sono più facilmente aggirabili se si pensa che il film è stato pensato per il cinema – dove il rallentamento della storia viene meglio tollerato (almeno in genere… Zatoichi resta un mattone al cinema, in DVD, come sul Palantir del nonno…). Purtroppo, noi italiani lo potremo vedere solo in DVD – se qualcuno ci farà il regalo, o nei vari succedanei messi a disposizione da Internet.
Peccato, dico seriamente: dopo la rinuncia di Disney al solito cartone di Natale, AnYn avrebbe potuto rivelarsi un buon rimpiazzo. Una scommessa, certo, ma sicuramente ad un prezzo produttivo e promozionale accettabile: sinceramente non riesco capire come mai in Italia si trovino produttori pronti ad investire (ripagati) su "La gabbianella e il Gatto", "Totò Sapore" e così via... e nessuno sia pronto a scommettere un decimo dell'investimento altrimenti necessario in un prodotto di target perfettamente identico- ma di qualità ben superiore (con tutto il rispetto per D'Alatri).

Vi segnalo a latere che il film è reperibile in rete sotto codec mkv. Con i suoi pregi (buona qualità video) ed i suoi difetti (ovvero, scordatevi di lanciarlo nel vostro lettore domestico). Il fansub è decisamente ben fatto, anche se i caratteri scelti (comunque ben leggibili a video) avrebbero potuto essere un po’ più grandi. Un’annotazione: ho il sospetto che, per migliorare la compressione, sia stato impiegato anche il WMV – dubbio nutrito dagli scatti che il mio fido iBook ha lamentato più di una volta durante la riproduzione, sintomo sospetto dello zampino di Microsoft. Se non si tratta di un semplice errore di compressione, è probabile che la maggior parte di voi (a parte i prodi utenti Linux) non ci farà nemmeno caso.

In conclusione, AnYn merita un voto ben oltre la sufficienza. Anzi, visto che siamo a Natale, siamo tutti più buoni, ed alle favole di Fedro è legato il mio primo “sette e mezzo” in latino, mi sento di riproporgli lo stesso voto. Sette e mezzo (7,5), dunque, per un animé che mi ha messo davvero di buon umore… a maggior ragione se penso che solo ieri sera stavo massacrando Brave Story

Mettiamola così: potessi votare, e non avendo ancora visto Earthsea e Conan, non avrei molti dubbi su chi scegliere…
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« Risposta #13 il: 28 Dicembre 2006, 11:31:59 »

cry  cry  cry  cry  cry ,mi sn commosso
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« Risposta #14 il: 29 Dicembre 2006, 08:39:19 »

E siamo a tre: Tales from Earthsea

L’ultimo prodotto dello studio Ghibli si è rivelato una piacevole sorpresa. Forse perché malamente pubblicizzato – in vari forum si parlava di ciofeca all’ennesima potenza, ero pronto al peggio del peggio. Ritrovandomi per le mani, invece, un’opera davvero ben confezionata.

Per lo studio Ghibli, TfE rappresenta una specie di ritorno al passato e, allo stesso tempo, una nettissima rottura con quanto prodotto negli ultimi anni. Con “La principessa Mononoke”, il gruppo guidato da Miyazaki Hayao aveva individuato (e portato all’estremo nei due capolavori “Il Castello errante di Howl” e “La città incantata”) un particolarissimo e personale approccio all’animazione, diventato ormai "marchio di fabbrica" dello studio. Massima libertà espressiva dal punto di vista grafico (si pensi al Castello Errante dell’omonimo film, od al Dio della Foresta di “La principessa Mononoke”, od ancora a quel mondo incredibile che è sono le terme degli spettri della “Città incantata”), costruzione della storia con sistematico ricorso all’impianto semantico della favola (“La città incantata” applica in modo sistematico la “Teoria della fiaba” di Propp), estrema attenzione alla costruzione ed allo sviluppo psicologico dei personaggi, molto spesso caratterizzati indugiando sui gesti più semplici ed apparentemente insignificanti, quasi a sancirne la loro assoluta “normalità” ed umanità.

TfE abbandona questa strada in modo abbastanza netto, riportando la costruzione e la narrazione ai tempi dei più avventurosi “Mirai Shounen Conan” e di “Nausicaa”, le opere che avevano lanciato Miyazaki Hayao come grande regista, a livello mondiale. Ovverosia, ci troviamo di fronte ad una storia di costruzione epica, piuttosto che ad una favola, con personaggi rivolti verso un loro (anche drammatico) titanismo, cui fa da contraltare la scelta di limitare lo spazio alla fantasia grafica, costringendola fra i binari di un relativo realismo.

Probabilmente è anche per questo che, dopo i trionfi delle opere precedenti, il debutto alla regia di Miyazaki Goro è stato accolto in termini piuttosto freddini. Del resto, mi si permetta l’inciso, c’è anche il comprensibile desiderio di Miyazaki figlio di cercare una particolare strada espressiva, certamente nella scia del grande predecessore – ma decisamente propria.

Dopo aver girato intorno, e forse pure troppo, è il momento di affrontare meglio il commento al film. TfE è tratto dalla quasi omonima saga fantasy Earthsea, piuttosto famosa nel mondo anglosassone – e riguardo la quale devo confessare l’assoluta ignoranza, salvo la sfuggevole e svogliata visione di un mediocre film tv. Mi si dice (grazie Domenico) che la storia portata sullo schermo rappresenti solo una parte della saga (il terzo dei sei libri), e così vi riferisco.
Un mondo vagamente fantasy, con streghe e stregoni, draghi che solcano il cielo (alcuni di essi, davvero molto belli – anche se non arrivano alla poesia dell’Aku de “La città incantata”… probabilmente, in casa Ghibli si trovano più a loro agio con i dragoni orientali che con quelli occidentali wink ), eroi, imperi, antiche città, e spade magiche. Proprio una spada leggendaria sarà il filo conduttore della storia: come essa giunga nelle mani del protagonista, e di come questi impari ad esserne degno, riuscendo così a conquistare l’aiuto dei draghi ed a sconfiggere la strega cattiva di turno.

Animé, certo: ma, dopo il “Signore degli Anelli”, non si può pensare ad un fantasy senza confronto e riferimento con il capolavoro di Peter Jackson. E Miyazaki Goro dimostra di averne imparato la lezione, sia narrativa che descrittiva. Scordatevi case fresche di una nuova mano di vernice, città di marmo tanto perfette da non sembrare vere, vestiti appena usciti dalla bottega del sarto (o dalla lavatrice): il regista, si diceva, ha scelto di applicare sistematicamente un certo qual realismo, soprattutto a livello di rappresentazione del mondo, e – bisogna dargliene atto, prosegue lungo la sua strada, fino alla conclusione. Ahimé: di questo ne risente la spettacolarizzazione di tutta la storia. Dove l'immaginifico avrebbe potuto trovare spazio legittimo, questo viene immediatamente cassato Così, anche l’operato dei maghi – soprattutto se li confrontiamo con i loro più immediati predecessori – prosegue nel solco austero di Gandalf e compagni piuttosto che in quello di Harry Potter: probabilmente, anche questo ha lasciato molta gente un po’ di stucco, specialmente in Giappone, dove i “numeri d’alta scuola” trovano sempre ampi consensi.

Diversamente dagli altri due film di cui vi ho precedentemente parlato, per TfE non vi propongo un commento specifico della sceneggiatura: la copia che mi è stata fornita, ahimé, era in giapponese sine sottotitoli – e con un audio davvero pessimo. Seguire (ed intuire, spesso ad sensum) i dialoghi è stato un’impresa, e non sono convinto di aver afferrato proprio tutto… anzi! Riprometto di rimediare (e di rivedere, all’occorrenza, il giudizio finale) non appena uno straccio di sub si renda disponibile – o meglio, non appena qualche distributore pensi a procacciarcelo al cinema od in DVD. Ma, su questo, opportuno che leggiate oltre.

Passiamo subito alla realizzazione tecnica, quindi. E qui molti resteranno sorpresi, taluni piacevolmente, altri meno: il ritorno al passato colpisce anche il chara design, con molti personaggi che sembrano presi pari pari da Conan, piuttosto che da Nausicaa o Laputa. Fortunatamente, il vintage colpisce solo lo stile, e non la sua applicazione: le animazioni sono estremamente fluide (come nella migliore tradizione Ghibli), i fondali ben colorati – benché, in generale, appaiono un po’ smorti (ma forse era un problema di encoding della mia copia) e la realizzazione grafica manchi del dettaglio cui ci avevano più recentemente abituato. Come ne “Il castello errante di Howl” e “la città incantata”, il computer la fa da padrone in parecchie circostanze – sebbene, complice la sostanziale mancanza di scene di massa vere e proprie, e la relativa semplicità di quelle più critiche –  in modo abbastanza discreto. Salvo un paio di eccezioni – ma niente di eclatante.

Tuttavia, il buon Goro deve ancora farne di strada per raggiungere il padre. Dopo la prima mezz'ora - svelta, ben girata e ben diretta, il film si addormenta parecchio. Ed è un vero peccato, primo perché proprio nella seconda parte si svelano le trame dei "cattivi", e poi perché qui inizia il processo di crescita del protagonista, essenziale per il raggiungimento dell'happy end finale. E' proprio questo sedersi della storia il limite maggiore del film, ed il suo handicap più chiaro.
Altro handicap, dal mio punto di vista, è il sostanziale understatement scelto per la storia. Mi spiego meglio: se è vero che Peter Jackson ha mostrato una Terra di Mezzo assolutamente realistica, e non certo cartonata come si sarebbe fatto vent'anni fa, ci ha anche dato alcune delle scene più spettacolari della storia del cinema: la battaglia del fosso di Helm, la carica dei cavalieri di Rohan, le miniere di Moria... scene che sono riuscite, nella loro complessità e bellezza, a rimpiazzare nell'immaginario collettivo mostri sacri come Eyzenstein, DeMille etc. Bene: l'epica ESIGE scene di questo genere, ESIGE una certa quale spettacolarizzazione che, invece, TfE non possiede... il film sembra sempre sul punto di decollare... ed invece si arresta. Ed è un peccato, perché questo gli impedisce di passare dal discreto all'ottimo che avrebbe sicuramente meritato.
Ugualmente, altro difetto, è l'incapacità di Goro di costruire ed impostare la folta selva di personaggi tipica del padre: da questo punto di vista, TfE è piuttosto povero, anche come caratterizzazione. Ho tenuto questo punto per ultimo, a livello di critica, in quanto - non conoscendo la storia di partenza, non saprei dire se la cosa sia legata a vincoli imposti dalla trama originale, piuttosto che dall'incapacità dell'Autore.
A tale proposito, un'ultima chiosa. Rottura, si diceva più volte: anche a livello di personaggi. Il protagonista, Arren, ha un lato oscuro ed una maturazione che - in passato, Miyazaki padre non aveva permesso ai propri personaggi. Di solito, le sue creature maturano come consapevolezza di sé stessi, del proprio ruolo e della propria natura - in questo caso, invece, Arren deve imparare a confrontarsi con la propria metà oscura... non vorrei dire, ma non credo che Miyazaki padre si sia tirato indietro dalla regia solo perché occupato da Howl o per lasciare spazio al figlio. Probabilmente, questo personaggio non era - non sarebbe stato nelle sue corde narrative. Diversamente, i due maghi - come nella peggiore tradizione fantasy - non sfuggono al macchiettismo tipico del loro ruolo... così Komu è perfida che più perfida non si può, e Gen non sfugge mai all'immagine del vecchio e buon maestro Perboni... un limite molto grave, questo, dato che - per buona parte del film, sono loro a dover reggere lo sviluppo della storia. Cosa di cui, ahimé, non sono proprio capaci... con conseguente rallentamento e grave appiattimento.

In conclusione, e dopo averci più volte ripensato, dei tre film visti finora, TfE è senz’altro il migliore – almeno dal mio punto di vista. Trattandosi di un concorrente ad un concorso (e che concorso!), il confronto con Brave Story e AnYn ni è mandatorio: rispetto al primo, siamo su un altro pianeta. Rispetto al secondo, sulle cui qualità vi rimando al mio precedente commento, va sottolineato il diverso target, sia a livello narrativo (là “fabula esopica”, volutamente semplicistica, qui racconto epico o comunque di vera avventura vecchio stile), che come pubblico. Fatto salvo che, comunque, TfE rimane perfettamente godibile anche da un pubblico estremamente infantile. Nel perfetto stile Ghibli, il racconto è costruito a più livelli di fruizione narrativa, anche questo pregio notevolissimo. Sicuramente, se il buon Goro tornerà alla regia, farà bene a tesaurizzare quest'esperienza, sia nel bene che ha fatto, sia negli errori commessi...

Detto ciò, e fatte salve tali “attenuanti generiche”, propongo per TfE lo stesso voto assegnato ad AnYn (7,5), con l'annotazione che, al di là delle singole qualità dell'animé, gli adulti apprezzeranno più facilmente TfE rispetto all'altro, proprio perché rivolto anche a loro in fase di progettazione. Anche per questo, ritengo che a livello di valutazione, TfE meriti il titolo più di AnYn - il premio è rivolto al miglior film di animazione, e quindi saper parlare ad un pubblico più vasto è senz'altro un pregio.

L’augurio finale è che, nella migliore tradizione dei suoi predecessori, qualcuno si prenda la briga di tradurre e promuovere TfE anche nel nostro paese. Le premesse sono contrastanti. La pubblicazione in America (per mano della Disney, il che dovrebbe essere abbastanza rassicurante) è prevista, sì, ma solo nel…2009! In Inghilterra uscirà tra poche settimane, ma solo come DVD, mentre in Francia il passaggio sugli schermi cinematografici è quasi sicuro - ma, del resto, oltralpe sono in piena Miyazaki-mania: tutto quanto viene proposto dallo studio Ghibli è considerato acriticamente un capolavoro, e come tale trattato (se non altro, dicono i maligni, perché Miyazaki è il "Disney giapponese", e quindi alternativo agli USA ed alla loro cultura per definizione... vediamo se in era Sarkozy le cose continueranno su questa strada). Poste tali premesse, e visto che in Italia non si muove foglia che Disney non voglia, anche gli italici appassionati dovranno aspettare, e parecchio a quel che sembra.

Rinnovo il grande, amletico dubbio avanzato ieri: fatta salva la decisione di Disney, comprensibile e rispettabile del resto, di non presentare un cinepanettone d’animazione, non sarebbe stato possibile riservare lo spazio lasciato libero dal default americano con opere nipponiche di questo genere, comunque ben digeribili anche dalla più severa genitrice del MOIGE? Sinceramente, mi lascia perplesso l'atteggiamento di chi, l'anno scorso, ha doppiato e distribuito (sebbene a macchia di leopardo) Kesshen o Kyashan che dir si voglia e GIS, film la cui presa sul pubblico è sicuramente inferiore rispetto a quella che AnYn (perfetto cinepanettone per Natale o la Befana, in stile Bianca e Bernie o Bambi) o TfE (se Eragon trova spazio al cinema, perché non Arren????) avrebbero potuto garantire. E senza polemiche.

Ciao a tutti!
Matte
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