Gundam Universe Forum
05 Maggio 2024, 02:55:29 *
Benvenuto, Visitatore. Per favore, effettua il login o registrati.

Login con username, password e lunghezza della sessione
 
  Sito   Forum   Blog GundamPedia Help Ricerca Ext Gallery Login Registrati  
Pagine: [1]   Vai Giù
  Stampa  
Autore Topic: AotW: prequel a NC short story  (Letto 2853 volte)
matte
Visitatore

Nuovo messaggio
« il: 12 Aprile 2008, 23:52:40 »

“Ovviamente, tutto quanto sta per vedere ricade sotto il vincolo del segreto di stato...”
Norbert Shepard annuì, distrattamente. Le macchinazioni dei militari non l'interessavano – per niente. C'era una cosa – ed una soltanto, che gli rodeva i pensieri, come un tarlo: perché avevano avuto bisogno di cercare proprio lui, e con tanta segretezza? Un archeologo, un archeolinguista... che interesse poteva rivestire per l'EFA?
“Siamo quasi arrivati...” mormorò il suo angelo custode, un giovane tenente le cui mostrine indicavano l'appartenenza al 101° MS. Del resto, quella che stavano sorvolando era proprio Bajkonur. La “casa” del 101° da oltre cinquant'anni. Chissà se almeno gli avrebbero lasciato visitare il museo della base – benché non fosse celebre come quello di Bad Bramstedt, sulle Colonie, si diceva che nessuna raccolta, in qualsiasi angolo della Terra, potesse vantare una tanto ricca collezione di Mobile Suit.
L'elicottero atterrò in un angolo remoto della base, vicino ad una delle antiche rampe di lancio sovietiche. Il cui relitto, ormai avvolto da una massa verde di rampicanti, giaceva – immenso e malinconico, quasi dimenticato. Del resto, apparteneva ad un mondo che aveva cessato di esistere, drammaticamente, quasi un secolo prima. Un mondo del quale, del resto, ormai più a nessuno nulla realmente interessava.
“Prego, professore...”
Lo fecero salire su una macchina coperta, con i vetri oscurati. In altre parole, nessuno avrebbe dovuto sapere della sua presenza. Qualunque fosse la causa della sua consulenza, le famose “alte sfere” non volevano diventasse di pubblico dominio.
Traversarono un lungo viale alberato, dopo il quale la macchina si fermò, al centro di uno spiazzo anonimo e solitario. Shepard non fece in tempo a chiedersi cosa stesse succedendo. Prima, una breve vibrazione – e poi la stessa inconfondibile sensazione di un ascensore: la piazzola celava una rampa mobile, aperta sul sottosuolo. Per l'esattezza, come scoprì pochi istanti dopo, l'unico accesso ad un colossale bunker sotterraneo, scavato decine e decine di metri nel compatto e roccioso suolo del Kazakistan.
“Non si preoccupi, signore...” commentò il tenente che lì l'aveva condotto. Ancora pochi minuti di pazienza, soggiunse. E mantenne la parola. Terminata la discesa, la macchina riprese a muoversi, sotto le volte di pietra di grandi e lunghe gallerie.
“E' stato scavato dai sovietici, più di un secolo e mezzo fa...noi abbiamo solo trovato un altro modo di utilizzarlo...” commentò il tenente.  In realtà, quell'accenno - “altro modo”, non rassicurava affatto l'archeologo. Che di buche e di scavi aveva una certa esperienza – ma non di quel genere, e non di quelle proporzioni.
“E' impressionante...” commentò, per smorzare la tensione che rapidamente stava crescendo dentro di lui.
“Uh uh...” rispose il tenente. Frattanto, erano arrivati.
Smontati dalla macchina, attraversarono una serie infinita di porte di acciaio che, da sole, sarebbero bastate a trattenere una divisione di mobile suit, ciascuna delle quali guardate a vista da cinque o sei militari armati fino ai denti, e minacciosi come la morte.
Alla fine di una di queste porte, il paesaggio cambiò completamente. Le luci, giallognole, della base militare furono rimpiazzate da quelle candide ed asettiche dei neon. Le pareti, ruvide e rocciose, vennero celate alla vista da raffinati pannelli bianchi – per farla breve, sembrava di essere in un laboratorio, od in una struttura scientifica. Non certo in un bunker sotterraneo.
“Ma dove...” stava ancora facendosi quella domanda, quando l'ultima porta si aprì, e l'impressione di trovarsi in un laboratorio venne suffragato da ciò che vide. Uomini in camice bianco che correvano, indaffarati, da una parte all'altra... computer accesi in ogni angolo, e quella strana, inconfondibile atmosfera che sembra avvolgere i luoghi assegnati alla ricerca.
“Professor Shepard, giusto?” gli chiese un uomo corpulento, in camice anch'egli, porgendogli la destra.
“Sì...” rispose Norbert, cercando di decifrare il nome del nuovo interlocutore dalla targhetta identificativa. Era un colonnello, ed anch'eli apparteneva al 101°, almeno in apparenza. Colonnello M. Ross, come lui stesso ebbe a chiarire, pochi istanti dopo.
“La ringrazio di essere accorso immediatamente...” commentò. In realtà, ma questo Norbert lo tenne per sé, non gli avevano lasciato molta scelta... poche ore prima, lo avevano letteralmente sequestrato all'Aeroporto di Atene. Invece di partire per una campagna di scavi in Siria, eccolo lì... e probabilmente i suoi studenti stavano iniziando a preoccuparsi – o forse no. Visto che, difficilmente, l'avrebbero fatto sparire nel nulla senza preoccuparsi di inventare una scusa credibile. “Spero solo,” pensò con una punta di sarcasmo, “che non abbiano tirato fuori la storia del pacchetto di sigarette... visto che non ho mai fumato una paglia in vita mia...”
“E comunque sia,” riprese il colonnello Ross, “non voglio farle perdere ulteriore tempo... prego, mi segua.”
L'intrico di laboratori, di corridoi uno uguale all'altro, di stanze identiche fra loro, non era l'ambiente ideale per il pessimo senso dell'orientamento del giovane archeologo – la cui capacità di perdersi persino fra i bancali del museo archeologico di Berlino era diventata proverbiale.
“L'abbiamo trovato... sì, sei settimana fa. E, da allora, lo stiamo studiando...”
“L'abbiamo trovato? Cosa, signore?” e poi, perché parlarne PROPRIO a lui?
“Questo...”
Per quanto Shepard non capisse nulla di elettronica o di meccanica, ciò che vide bastò a lasciarlo a bocca aperta. Al centro di una stanza ottagonale, sovrastata da un colossale lampadario scialogeno – e quanta energia costasse illuminare quell'ambiente, meglio non pensarci, giaceva un cono argentato alto cinque-sei metri, intorno al quale s'indaffaravano decine di persone.
“E' meraviglioso, signore... Ma sinceramente non capisco in modo potrei esservi utile – a meno che questo ... questo coso non l'abbiano costruito Aristotele o Talete...”
“Aristotele o Talete? Decisamente fuori strada, signore. Questo coso lo abbiamo trovato in Antartide, in prossimità delle basi della Zweite Heimat...”
“Ancora una volta, devo ripeterle la mia obiezione... dubito di potervi...”
“Forse non ci siamo spiegati, professore... questo coso era in prossimità della base nazista... sotto uno strato di ghiaccio e di terra di oltre cento metri. Stando alla datazione stratigrafica, questo coso risale a circa 255 milioni di anni fa...”
Loggato
matte
Visitatore

Nuovo messaggio
« Risposta #1 il: 02 Maggio 2008, 11:57:04 »

"Eh?"
Norbert scosse il capo: "Capisco... vuol dire che cercherò di parire dalle basi... Se il nome Permiano non le dice nulla, penso che quello di estinzione di massa le sia quantomeno più famigliare."
L'archeologo annuì: un termine che risvegliava assopiti ricordi di scuola... i dinosauri, e quel colossale meteorite che aveva centrato lo Yucatàn sessantacinque milioni di anni prima... nessun bambino riusciva a scampare al diabolico fascino dei super-lucertoloni. E Shepard non aveva fatto eccezione, durante la sua infanzia. Inoltre, durante le sue ricerche in meso-america, aveva avuto la fortuna di visitare le cave dello Yucatàn e lo strato di iridio che avevano permesso di ricomporre il puzzle di quell'evento antico e misterioso...
"OK..." riprese il militare, "ciò che non tutti sanno, è che - nel corso della storia del nostro pianeta, le estinzioni di massa siano state relativamente numerose... al momento attuale, ne sono state chiaramente identificate almeno cinque - e non è escluso che siano state anche più frequenti. Come nel suo caso, quasi tutti conoscono la cosiddetta quarta estinzione, che i paleontologi chiamano K-T boundary extinction."
E come no, del resto? Da decenni, le principali televisioni di tutto il mondo avevano costruito ridde di programmi intorno alla catastrofica estinzione dei dinosauri, e popolato i propri palinsesti di documentari ricchi di stupende animazioni computerizzate, con immagini sempre più belle e drammatiche... Shepard ne ricordava una, in particolare: una femmina di T-Rex, un'immagine nera sul disco d'argento della Luna, che lancia il suo grido di dominio sul pianeta dei dinosauri un istante prima che il loro dominio sulla Terra sia spezzato per sempre...
"Bene dottore: ciò che non tutti sanno è che la KT non fu la peggiore delle estinzioni - anzi. Il record assoluto spetta all'estinzione di massa del Permiano, un'era biologica molto più antica - circa 200 milioni di anni fa: in quella circostanza, oltre il 95% della vita negli oceani e l'80% di quella sulla terraferma furono spazzate via in meno di 10.000 anni. Nemmeno se ci impegnassimo seriamente, noi esseri umani riusciremmo in qualcosa del genere..."
Ora, riprese il militare, quest'oggetto si trovava in Antartide, sotto la calotta di ghiaccio, in rocce risalenti a quell'epoca.
"E sebbene i nostri paleontologi siano convinti che niente di più evoluto di un lucertolone a quattro zampe potesse camminare sulla Terra... beh, non credo ci sia bisogno di ulteriori chiarimenti..."
Il dottor Shepard guardò le fotografie dell'oggetto: a datazione corretta, quelle erano le immagini della più antica dimostrazione di un'intelligenza che avesse calcato il suolo terrestre.
"Ma siete sicuri della datazione... voglio dire: una cosa così antica non può essere datata con il radiocarbonio e..."
"Quella cosa, dottore - riprese il militare, contiene delle minime quantità di torio e gadolinio. Utilizzando il loro dimezzamento, abbiamo potuto eseguirne una valutazione della sua antichità... una valutazione PRECISA, intendo. E corrisponde perfettamente alla stratigrafia... come archeologo..."
"Sì, conoco perfettamente le implicazioni. Tuttavia, continuo a non capire perché abbiate chiamato proprio me... intendo dire, io sono un paleolinguista..."
"Giusta domanda... osservi questa foto, per cortesia."
Il militare gli porse un ingrandimento ad alta risoluzione della capsula. Raccordati su tre linee, dei segni regolari, simili a vere e proprie figure geometriche, apparvero come piccole incisioni sulla lega metallica, sotto la cui superficie delle luci azzurrognole sembravano in qualche modo sottese.
Il dottor Shepard si sentì emozionato come mai gli era successo in tutta la sua vita: possibile che quella fosse davvero...
"... noi riteniamo si tratti di una qualche forma di scrittura... pane per i suoi denti, insomma."
Loggato
matte
Visitatore

Nuovo messaggio
« Risposta #2 il: 12 Maggio 2008, 22:34:06 »

Epilogo

Si richiuse nella sua stanza, e sospirando si abbandonò sulla poltrona. Curioso: in 65 milioni di anni, non aveva mai provato nulla di simile. Ma L'Osservatore si sentiva stranamente, incredibilmente, stanco. Qualcosa che non aveva sperimentato dai giorni antichi in cui il suo corpo era stato composto di carne e di sangue - e non di nanomacchine.
Chiuse gli occhi, e lasciò che il flusso dei suoi ricordi lo rincorresse.
Ripensò a quando tutto aveva avuto inizio: ed era paradossale che, a rigor di termini, ciò non fosse ancora successo. Perché solo centoquarant'anni dopo L'Osservatore, colui che in passato era stato Amuro Rey, e poi aveva acquisito le personalità ed i ricordi di Hamarn Kharn e Seabock Arno, avrebbe duplicato sé stesso in un clone perfetto, affidandogli il compito di vegliare sulla più disgraziata missione nella storia della Federazione Terrestre -la Phoenix. Erano riusciti a sconfiggere l'Alleanza? Erano riusciti salvare la Federazione...
Un pensiero ridicolo. Perché anche quegli eventi non erano ancora accaduti, e non lo sarebbero stati per altri centoquaracinque anni...
"Forse era così che si sentiva Chtulhu..."
Già, Chtulhu. Guardò la sua mano, e liberò le sonde che, simili a nere e sottili fruste metalliche, aveva utilizzato per penetrare il cervello ed i segreti del Grande Antico - ed infine per ucciderlo. Il primo degli omicidi che aveva disseminato sulla sua strada, fino a quel giorno. E che avrebbero continuato a susseguirsi - perché nulla era, nulla mai sarebbe stato più importante della sua missione. E mai avrebbe potuto permettersi di scatenare il paradosso dell'antenato... Per quel motivo, diecimila anni prima, aveva vegliato in silenzio sulle follie di Atlantide - senza intervenire, ed aveva lasciato che gli Atlantidi si distruggessero con le proprie mani, distrutti dall'incompleta e frammentaria padronanza della tecnologia degli Antichi. Perché, se gli Atlantidi non avessero cercato di fuggire nello Spazio, la Phoenix non li avrebbe mai incontrati. Non li avesse mai incontrati, mai LUI, L'Osservatore, avrebbe potuto viaggiare all'epoca di Chtulhu... e così via.
Per lo stesso motivo, cent'anni e rotti prima di allora, aveva dovuto uccidere il povero tenente Cowen. Non aveva colpe, quel ragazzo - se non l'essersi imbattuto in uno dei prototipi di Stormbringer rimasti rinchiusi nelle caverne di Viracocha: fortunatamente, il duello mortale dei due F97 sul cielo del Brasile, durante la Battaglia del Venezuela, era passata alla storia come uno dei classici avvistamenti UFO - e poco più. Cambiamenti minori nel percorso della Storia, che non aveva troppo faticato a rimediare...
Ma quel reattore... Amuro ed Hamarn erano quasi impazziti, quando Chtulhu l'aveva mostrato a Nemechek ... ignorando che dietro il nome di quel giovane ingegnere si nascondesse il suo futuro carnefice ... come il professor Nemechek ignorava che il proprio adorato figliolo fosse morto, per uno stupido incidente, molto prima che la partenza della Phoenix fosse compromessa da quelle maledette esplosioni. Già, perché quel reattore era lo stesso che essi avevano visto all'epoca della Battaglia del Monte Olympus. La sorgente di energia che aveva mantenuto in funzione il Geschemeidig Panzer di Char... Qualsiasi cosa fosse successa, NESSUNO avrebbe mai dovuto scoprirne il segreto. Lui soltanto, lui - L'Osservatore e nessun altro, avrebbe potuto disporre a proprio piacimento di quel potere. Che gli avrebbe permesso di governare le sorti dell'Umanità e permetterne l'eterna sopravvivenza... Ecco: di fronte a ciò, a quel Santo Graal, tutto si riduceva a cenere e polvere, e gli uomini, le loro esistenze, a miseri sassolini da scalciar via dalla strada...
Come quei disgraziati piloti. Se non avesse volutamente modificato i dati del reattore, la Federazione avrebbe scoperto l'esistenza di una fonte di energia infinita: il calibano dei Principi della Dinamica. Tutto sarebbe cambiato. Sarebbe stato l'Eden? il risorgere del tempo degli Antichi, prima che i Primi Venuti lo distruggesse? O si sarebbe ripetuto ancora l'orrore degli Atlantidi? Dopo 65 milioni di anni passati sapendo più o meno perfettamente ciò che sarebbe successo, affrontare una scommessa era qualcosa che L'Osservatore non aveva la minima intenzione di fare.
Un pensiero lo raggelò, subdolo e terribile come sempre: non starò diventando come Lui? Come Char Aznable - Kaswal von Deikun. No: lo scacciò subito. Perché lui non sarebbe mai stato come Char. Char avrebbe usato il potere del Tesla Drive per soggiogare l'umanità ed il mondo intero, migliaia di secoli prima. Imponendo un dominio - il suo, eterno. No: L'Osservatore si limitava a vegliare. Ed anche allora, lo stava facendo.
Non aveva modificato il passato dell'umanità, laddove avrebbe potuto... per proprio tornaconto. Ma anche perché ne era convinto: che l'umanità dovesse essere libera di percorrere la propria strada.
"Bene... a questo punto, non ci resta altro che starcene tranquilli, e lasciare che la Storia faccia il suo corso..."
In fin dei conti, gli restava la parte più divertente di tutta quella storia: continuare a sfuggire a sé stesso, che già allora - impaziente e terrorizzato, continuava a ricercare intorno a sé, nella sfera terrestre e poi altrove, quell'anomalia. E lui stesso, lui - l'Osservatore! - era quell'anomalia...
E pensare che aveva ucciso Chtulhu proprio pensando che l'Antico fosse il suo grande rivale...
Chissà che faccia avrebbe fatto, L'Osservatore, scoprendo quella storia incredibile... e quali immenso bagaglio di sapere avesse quel suo clone acquisito. Chissà come avrebbero reagito, quando le loro memorie sarebbero tornate a fondersi, tornando ad essere una sola, come prima di quel viaggio!
Ma per quello c'era ancora tempo. Perché la Phoenix non sarebbe tornata sulla Terra prima di centoquarantacinque anni...
Loggato
Pagine: [1]   Vai Su
  Stampa  
 
Salta a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.19 | SMF © 2006-2011, Simple Machines
Traduzione Italiana a cura di SMItalia
XHTML 1.0 Valido! CSS Valido!
Pagina creata in 0.145 secondi con 17 queries.