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Autore Topic: Ultimate Century, AotW: Little N.C. History  (Letto 5506 volte)
apn
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« il: 09 Aprile 2008, 22:33:40 »

Questa storia l'ho cominciata a scrivere di getto a scuola durante un'ora di supplenza in cui non avevamo proprio niente da fare (se non fare niente).

Ci saranno alcuni nuovi MS di cui posterò in seguito le schede, la storia non dovrebbe andare più in la di due capitoli questo compreso, quindi per eventuali commenti usate pure questo topic.


Little N.C. History

Glen Strati si risvegliò di colpo, dalla finestra filtrava la luce di un lampione lontano, il silenzio era assoluto, rotto solo dall'abbaiare di un cane in lontananza e dal lieve respiro di Pelogia.
La fronte di Glen era sudata ed i suoi occhi erano pieni di terrore.
Pelagia si svegliò guardando con i suoi occhi neri Glen, quest'ultimo ricambiò lo sguardo sorridendo, eppure quegli occhi neri non fecero che acuire in lui un certo senso di paura.
Non era stato un normale sogno, nella sua mente continuavano a tornare quelle immagini e suoni che aveva sognato e quegli occhi neri, che fino a poco prima tanto lo avevano deliziato ora non facevano altro che acuire quel senso di smarrimento che lo prese in quella tranquilla nottata.

“Bravo 2! A ore 7!!!”.
Sul monitor principale del mezzo apparve una luce, un fascio beam che sembrava tagliare in due la Luna che minacciosa si stagliava nello spazio.
“Break formation! Break formation!”.
Una stretta e veloce virata, la Luna che scompariva dal visore principale, il nero dello spazio, la Terra che appariva su uno degli schermi laterali.
“Formazione B! Ritirarsi verso satellite di supporto M4! Ripeto...”, i messaggi radio cominciarono a farsi confusi.
Il segnale di un mobile suit alleato scomparve in lontananza.
Una improvvisa accelerazione, la forza G che schiacciava il pilota sul seggiolino, all'improvviso un segnale d'allarme: le telecamere del mezzo inquadrarono un mobile suit in avvicinamento.
Un forte senso di impotenza: lui era senza armi, il mobile suit nemico in avvicinamento era invece armato fino ai denti.

Dopo un paio di ore Glen si risvegliò, i suoi occhi fissavano senza motivazione alcuna il soffitto.
Erano solo le tre di notte e altri sogni aveva fatto... anzi, più che sogni, forse ricordi del suo passato di cui aveva perso memoria...
Una cosa per il giovane uomo era certa: il suo passato era stato nello spazio e gli occhi neri della giovane donna glielo rammentavano.
Belli e neri come lo spazio...
Si voltò un attimo a guardare l'orologio olografico: 28 settembre N.C. 0095, erano passati esattamente cinque mesi da quando fu ritrovato privo di sensi in quel modulo per il rientro atmosferico, modulo senza codice, senza part number, numero di serie o segno di identificazione alcuno...


FRX-X01

Questa strana sigla cominciò a passargli per la testa, ma preferì non pensarci e si rimise a dormire, era stata la prima notte che aveva potuto passare con Pelagia: non voleva neanche provare a rammentare il suo passato, preferiva di gran lunga il presente.

Alla mattina, quando si risvegliò, vide Pelagia in una delle sue camice portargli la colazione.
Al solo vederla Glen si emozionò non poco: era più bella che mai, i suoi capelli castani le scendevano dolcemente lungo le spalle ed i suoi passi erano lievi, sembrava quasi che non toccasse terra.

Quando l'aveva incontrata due mesi prima alla stazione di polizia, in cui si trovava per sapere se avevano scoperto qualcosa sul suo passato, si trovò in una situazione non proprio piacevole: era seduto su una panca a fianco di un piccolo (ma non fisicamente) criminale minorile.
A Glen non piaceva molto quella situazione, non per motivi morali o simili, anche perché non sapeva cosa faceva nella vita prima di perdere la memoria, per quel che poteva saperne poteva essere un criminale della peggior specie, anche se sperava, ovviamente, proprio il contrario (ed il fatto che il suo DNA non risultasse schedato fu per lui un segno più che positivo), ma più che altro gli dava fastidio perché temeva per il suo portafoglio, quest'ultimo era l'unico oggetto personale che gli era rimasto, purtroppo al suo interno non c'erano documenti, ma solo una grossa cifra (tale da permettergli di vivere di rendita per almeno un paio di anni) in dollari federali (che nonostante lo sconcerto non risultarono ne falsi ne rubati).
Fatto sta che in effetti il piccolo criminale non si rivelò una compagnia piacevole, sempre pronto ad attaccare briga al minimo movimento, ma il guaio (o il miracolo?) doveva ancora giungere.
Una giovane e bella poliziotta passò davanti alla loro panca ed il piccolo criminale per attaccare un po' briga diede una pacca sul sedere alla poliziotta.
Fu uno schiaffo da manuale quello della ragazza, solo che colpì la persona sbagliata: il ragazzino si scansò e lo schiaffo colpì Glen (nome, come il cognome, provvisorio in attesa, che risultava sempre più vana, di scoprire la sua vera identità).
La ragazza quasi scoppiò in lacrime per l'errore commesso e passò dieci minuti buoni a scusarsi, Glen ne approfittò per attaccare bottone: dopo una settimana la rivide e ne approfittò per invitarla al loro primo appuntamento.

Glen si portò alle labbra la tazza di latte caldo preparatagli da Pelagia, la sensazione gli fece venire in mente una macchinetta per bevande calde di quelle che tipicamente si trovavano sulle navi spaziali, posò la tazza e si portò le mani alla testa: gli vennero forti fitte, sembrava che qualcosa gli fosse esploso nella testa.
Pelagia lo guardò preoccupata, ovviamente sapeva che Glen aveva perso la memoria e che il ritorno della memoria poteva anche essere doloroso, ma comunque non poté evitare di preoccuparsi vedendo Glen soffrire così.
Ma non era solo quella la cosa che la preoccupava: temeva che nella vita di Glen ci fosse qualcun'altra e se ci fosse stata qualcun'altra non gli sarebbe affatto dispiaciuto se fosse morta e sepolta.
Si sentiva uno schifo a tale pensieri, ma non poteva farci niente, era più forte di lei.
D'altronde si rincuorava pensando che nessuna denuncia era giunta circa la scomparsa di persone i cui dati fisici corrispondessero a quelli di Glen, nessuna denuncia, da nessuna parte della sfera terrestre, probabilmente non c'era nessuna lei nella vita precedente di Glen, forse non aveva neanche parenti in vita... Pelagia si rattristò al pensiero che Glen non avesse parenti in vita, ma allo stesso tempo si consolò pensando che almeno se non c'era nessuna lei che potesse portarglielo via non c'era bisogno di preoccuparsi e sperare cose che la facevano schifare da sola.
Eppure Pelagia sapeva che non poteva eludere quella possibilità; senza dir niente si accovacciò a fianco di Glen avvinghiandosi al suo braccio come per non farlo scappare. Era fatta così: tremendamente gelosa.

“Ehi, Mad! Dannato che non sei altro! Oggi ti diverti tu!”, quel ragazzo mingherlino che gli stava parlando era un una moderna tuta spaziale e stava sorseggiando del caffè appena preso da una macchina distributrice di bevande in contenitori alimentari per uso spaziale.
“Odio quel soprannome e comunque solo te ti diverti con quella macchina”.
“Non sai apprezzare le prestazioni”.
“Forse, ma quello è un mostro, non è un'arma normale”.
“J...a.... ...t... si porti alla sala briefring! Ripeto, J...a.... ...t... si porti alla sala briefring!” la voce dell'altoparlante rimbombò nel corridoio, da un oblò si vedeva la Terra, dall'altro la Luna: era su una nave spaziale.

Glen deglutì, era stato ad un passo al rammentare il suo nome, quando gli vennero nuove fitte, sembrava davvero che la memoria gli stesse tornando, ma qualcosa in lui non voleva, quei ricordi gli rammentavano una sensazione di paura ed un dolore infinito.
“Glen stai bene?” domandò Pelagia sempre più preoccupata, “Devo chiamare un medico?”.
“No, lascia stare... mi passeranno in fretta” mormorò il giovane uomo, Pelagia si strinse ancora di più al suo braccio e Glen l'abbracciò stringendola più forte che poté chiudendo gli occhi: doveva andare avanti a scavare nel suo passato, non voleva, ma doveva farlo.
Quella sensazione di paura e dolore si faceva sempre più opprimente e forse rammentando cos'era successo avrebbe potuto farla passare.

Entrò nella piccola sala briefring della nave, la sala briefring si trovava nel settore gravitazionale ed era da un po' di ore che non ci metteva piede, la sensazione, seppur ci fosse abituato, fu un filo sgradevole e per mezzo secondo rimase in piedi con un equilibrio precario.
Gli interni della nave erano un misto di stile militare e di lusso sfrenato in stile liner privato, uno strano abbinamento: la praticità con il superfluo, eppure il risultato non era malvagio, anche se proprio non riusciva a concepire dove avevano la testa gli arredatori quando deciso di fare le finiture in legno.
In legno! Su una nave spaziale! Era un invito agli incendi!
Fece qualche passo in avanti prendendo posto ad un grosso tavolo circolare dove erano posizionati alcuni monitor.
“Sempre in ritardo lei! Vediamo di darci una mossa, siamo indietro con il programma ed i finanziatori premono per una accelerazione” la voce della anziana donna che aveva di fronte risuonava stridula e vuota ai suoi occhi, mai una volta che non tirasse in ballo i “finanziatori”.

Glen, mentre riaffioravano tali ricordi, non poté trattenere un sorriso: il cervello umano era strano, lui era li che cercava di ricordarsi particolari importanti ed invece la sua mente si soffermava su dettagli superflui come l'arredamento o l'accento stridulo di una vecchia manager... però il particolare che quella era vestita come secondo lui doveva vestirsi una manager e quei discorsi sui finanziatori fece intuire a Glen che lui lavorava per una ditta privata, ma di cosa si occupava tale ditta rimaneva il mistero, d'altronde lui stesso ricordava che aveva rammentato di aver detto “che quello è un mostro, non un'arma” e che i primi ricordi che gli erano riaffiorati nella testa erano inerenti ad un cockpit di un mezzo militare.
Pensandoci bene questo gli consentiva di restringere il campo alle sole industrie che producevano veicoli spaziali per le forze armate a quel punto.
Era qualcosa, un qualcosa che lo portò ad avere un'altra fitta questa volta molto forte.
Glen emise un gemito di dolore tanto era forte quest'ultimo e Pelagia lo guardò spaventatissima: il giovane uomo era diventato bianco come un lenzuolo.
“Glen...”.
“Va tutto bene, va tutto bene...”, questa volta la bomba nel cervello gli era esplosa veramente, ora i ricordi gli stavano tornando di botto, con la violenza di una piena, ma cercò di controllarsi: non aveva bisogno di ricordi confusi, ma di ricordi precisi, non di immagini sfocate, ma di immagini nitide e che gli rimanessero impresse nella mente, di nomi... voleva sapere il suo vero nome... possibile che l'unica cosa che sapesse di lui è che era soprannominato “Mad”?

“Vorrei solo farle notare che se forse i nostri superiori acconsentissero almeno a noi piloti collaudatori di sapere qualche dettaglio tecnico della macchina faremmo molto prima: non posso svolgere bene il mio lavoro se non so neanche i dettagli di sto che usando... tra l'altro non ci vuole molto per capire che quello montato sopra non è un normale reattore Minovsky, ne un reattore dotato di quelle funzioni di cui erano dotati i mobile suit di altissima gamma della seconda guerra coloniale, ma è qualcosa di molto diverso... solamente che se non mi date qualche dato io non saprò mai dirvi se funziona bene o no”, era stato un piccolo fiume in piena “Mad”, d'altro canto comprensibile, non aveva detto delle oscenità, ma cose sacrosante.
La manager (o almeno sembrava una manager) non si scompose, aveva altro a cui pensare.
“Vedrò cosa posso fare, comunque qui c'è il tuo piano di volo, dovrai compiere una veloce accelerazione ed una veloce decelerazione dal satellite di telemetria M2 a quello M3 e poi dovrai effettuare il tragitto di ritorno. I dati sono già sul tuo portatile. Le forze spaziali ti seguiranno con due chase-suit, due modelli RX-194”.
“Quelli sì che son suit, mica come questo...” pensò “Mad”.
No, non gli piaceva, era troppo strano il funzionamento di quel suit, c'era qualcosa di anormale, più volte in fase di test aveva avuto l'impressione che si muovesse contro le leggi della fisica classica a lui conosciute.
I casi erano due: o lui non conosceva la fisica oppure era quella macchina che se ne infischiava.

Gli occhi di Glen erano persi nel vuoto durante il suo sforzo di ricordare, Pelagia lo guardò mettendosi a piangere: aveva paura di perderlo.
Per reazione strinse ancora più forte il robusto braccio di Glen, quasi ad affondargli le dita nella carne.
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« Risposta #1 il: 10 Aprile 2008, 22:02:12 »

La conclusione nel prossimo capitolo (probabilmente domani).


“Sistem all green. Fermo a punto fisso relativo rispetto al satellite M2. Passo dal sistema di propulsione chimico a quello alfa”, Mad osservò dallo schermo laterale sinistro i crateri della Luna, voltando la testa verso destra potè invece scorgere sulla superficie terrestre quella che pareva essere una grossa tempesta nella zona dei Caraibi.
“Qui base di controllo, procedi pure. Accelerazione continua al 2% per cinque secondi, poi altri cinque secondi al 6%”.
“Roger”.
“Accelerazione tra tre secondi... due... uno... ora”.
Mad rimase come al solito di stucco: l'accelerazione era forte, fortissima, come dicevano i sistemi di navigazione stellare, ma lui non ne sentiva minimamente l'effetto.
I due RX-194 dando piena potenza ai reattori e ai razzi di spinta faticarono non poco a stare dietro al FRX-X01 i primi cinque secondi.
“Accelerò al 6%”.
L'accelerazione fu ancora più bruciante ed i due MS della Federazione scomparvero dalla vista di Mad, solo i sistemi radar ed infrarosso permettevano di rilevarli.
Ora doveva compiere la decelerazione, doveva essere simulata una decelerazione d'emergenza.
La manovra riuscì perfettamente e come al solito, quando il sistema alfa era attivato, Mad non sentì alcun tipo di forza agire sul suo corpo: sembrava che non si fosse mai mosso.
Rallentò ad una velocità relativa in confronto al satellite prossima allo zero, poi diede una leggera spinta alla leva della manetta per i micro movimenti posizionandola sullo 0,5% su un massimo del 2%, l'accelerazione, come dicevano gli strumenti, era molto forte nonostante la percentuale di potenza irrisoria sul totale fornita.
Fece una veloce virata attorno al satellite.
Mad rimase stupito: continuava a non sentire alcuna forza G e soprattutto non si era attivato nessun vernier, sembrava che il motore, pur non disponendo di alcun ugello di scarico, potesse far compiere qualsiasi manovra al MS.
“Qui base, aspetta i due RX e poi effettua il tragitto di ritorno”.
Mad eseguì quanto ordinatogli, dovette aspettare un paio di minuti prima di vederli arrivare.
Gli RX-194 erano potenti, macchine quasi perfette secondo molti piloti, eppure gli aveva dato due minuti... vide le loro possenti, ma snelle sagome avvicinarsi, le loro beam gun erano imbracciate minacciosamente pronte a mandare all'altro mondo qualunque malintenzionato che avesse voluto disturbare il test.
Accelerò, esattamente come l'andata così fu il ritorno.
Al ritorno sulla nave di supporto andò subito a compilare il rapporto sul test.
Era sempre una fatica compilare quelle scartoffie, soprattutto quando non si sapeva cosa scrivere se non che era andato tutto bene, per un pilota collaudatore come lui era una sofferenza non poter dare un reale giudizio sulla macchina, non poterne apprendere i difetti ed i pregi... anzi i pregi li intuiva: niente forza G ed una incredibile potenza.
“Possibile che abbiano già sviluppato dei sistemi per contrastare l'inerzia?” pensò Mad mentre guardava lo schermo su cui c'era il file da compilare.
Espletati i suoi doveri andò a riposarsi nella sua cabina, ma davanti alla porta della cabina trovò la manager con cui prima aveva avuto una piccola discussione.
“Signor ...t..., credo che gradirà sapere che mentre era a collaudare la macchina alla sede centrale hanno deciso di dare a lei solo -in veste di capo-collaudatore del progetto- alcuni dettagli sul funzionamento del motore, evidentemente le sue continue proteste hanno sortito l'effetto da lei sperato”, la manager porse una unità esterna di memoria al collaudatore, “Sono poche righe, ma se le legga con attenzione: il file si cancellerà automaticamente dopo dieci minuti che l'avrà aperto, quindi lo memorizzi con cura... ovviamente non dovrà farne parola con nessuno, neanche con l'altro collaudatore”.
Mad senza dire una parola afferrò l'unità di memoria ed entrò dentro la cabina.
Immediatamente si diresse al suo portatile per leggere questo misterioso file.

Glen ebbe un sussulto, i suoi occhi continuavano ad osservare vacuamente il soffitto, eppure una certa luce di incredulità si dipinse sul volto del giovane uomo.
Pelagia, ancora intenta a piangere silenziosamente, per un attimo pensò di scrollarlo per risvegliarlo da quello stato d'assenza in cui era caduto, ma poi ci ripensò e dopo qualche minuto si assopì continuando a stringere fortemente il braccio di Glen da cui scendeva un non visto minuscolo rivolo di sangue: Pelagia, senza volerlo, gli aveva stretto talmente forte il braccio da procuragli alcuni tagli con le unghie.

“Tutto ciò non ha senso... cosa vorrebbe dire che sfrutta i campi gravitazionali?” mormorò Mad perplesso, inoltre un suo altre grande dilemma continuava a rimanere assolutamente senza risposta: come mai il pilota non sentiva forze G sul suo corpo durante le manovre?
La probabile risposta arrivò per via indiretta dall'ultima frase del file: “Questo tipo di motore è ancora sperimentale e le sue meccaniche di funzionamento ed eventuali implicazioni non sono ancora ben conosciute”.
Probabilmente neanche i ricercatori dell'industria per cui lavorava ci capivano qualcosa, magari l'avevano scoperto recentemente quasi per caso e poi la Federazione aveva deciso di affrettarne i tempi conducendo test anche se non era ben chiaro come funzionasse tale propulsore.
Passarono alcuni giorni ed i test si fecero sempre più serrati, quel giorno avrebbe dovuto compiere una simulazione di combattimento contro un team di RX-1179 (RX-179 ricostruiti) senza pilota della Federazione, ovviamente l'FRX-X01 non era una macchina progettata per il combattimento e quindi era completamente disarmata: un semplice banco prova tecnologico, ma le sue prestazioni erano di per se eccezionali e probabilmente ai capi sviluppatori del programma era saltato in mente di dimostrarne le sue prestazioni in manovre da combattimento per convincere la Federazione a erogare maggiori finanziamenti.
E pensare che l'FRX-X01 non era stato che un vecchio prototipo, l'RX-192, che al tempo prese parte alla gara da cui sarebbe uscito vincitore l'RX-194, dopo la sconfitta della gara fu relegato a compiti (comunque importanti) di dimostratore tecnologico dall'industria che lo aveva costruito, ora anche esteriormente era ben diverso dall'RX-192 originale, ma soprattutto montava quell'innovativo propulsore.
Mad ripensando a ciò non poté non sorridere, alla fine la macchina che avrebbe sostituito gli ormai vecchiotti RX-194 era un derivato da una macchina al tempo battuta all'RX-194... beh, il contribuente avrebbe potuto esultare: i fondi federali elargiti per lo sviluppo dell'RX-192 tutto sommato non si sarebbero rivelati uno spreco.

“Qui Valiant pronto ad iniziare il test”.
“Qui base affermativo, gli aggressor si stanno portando in zona, uno di essi ha avuto un guasto tecnico, perciò ne sono rimasti solo tre”.
Mad tolse un attimo le mani dai comandi per sgranchirsele, i mobile suit senza pilota erano macchine pericolose indubbiamente e più di una volta si era supposto che avrebbero rimpiazzato i mobile suit pilotati, però gli hacker dei terroristi dimostrarono più di una volta di saper far rivoltare gli UCMS contro i loro stessi detentori, inoltre soffrivano troppo le particelle Minovsky... un buon motivo per relegarli al pattugliamento disarmato o al ruolo di aggressor nelle esercitazioni, d'altronde non avendo il pilota a bordo poteva compiere manovre al limite dell'impossibile, era solo questione di come si settava il 'livello di difficoltà'.
“Ehi Mad!”, la voce dell'altro pilota collaudatore, che era rimasto sulla nave di supporto, risuonò stranamente grave attraverso le cuffie.
“Quante volte ti devo dire che non voglio essere chiamato Mad!” replicò il capo collaudatore piuttosto stizzito.
“Quante storie Mad... comunque volevo dirti che ho appena saputo che hanno impostato gli aggressor sulla capacità massima... cos'è che avevi scommesso? Una birra se uscivi vittorioso? Beh... mi sa che questa volta paghi te”.
“Muori”.
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« Risposta #2 il: 12 Aprile 2008, 16:57:53 »

Pelagia si risvegliò, non riusciva ad addormentarsi, appena chiudeva gli occhi vedeva Glen andarsene senza dire una parola.
La giovane donna, stretta tra le braccia di Glen, si voltò verso sinistra e subito vide la sua arma d'ordinanza su una sedia... sentì dentro di lei scorrere una vena di pazzia: avrebbe dovuto farla finita? Avrebbe dovuto uccidere Glen se avesse provato ad andarsene? Senza dire una parola si liberò dal freddo abbraccio dell'amato, si alzò dal letto e si diresse verso la sedia su cui era posata la pistola.
Era ferma immobile a guardare l'arma, una mano si allontanò per un attimo dal suo corpo scosso da continui tremori, poi la ritrasse continuando a guardare l'arma.

“Qui Valiant, uno è fuori!”.
Mad diede una leggera pressione sui comandi, il MS scattò in avanti mentre stavano sopraggiungendo gli altri due UCMS, poi una forte spinta sulla manetta che veniva posta a -5%, improvvisamente si ritrovò dietro agli UCMS.
Pigiò il bottone del fascio laser che simulava un ipotetico fucile beam.
Un altro UCMS venne 'colpito', l'altro si riuscì all'ultimo ad allontanare sparando alcuni colpi per coprirsi.
Alcune veloci manovre, l'FRX passò sotto all'UCMS che continuava a compiere veloci manovre evasive, il colpo sparato da Mad fallì il bersaglio, altre violente manovre, l'FRX che compariva improvvisamente all'UCMS.
L'UCMS veniva abbattuto.
“Qui base! Ottimo lavoro! Aspetta i suit dell'esercito e poi ritorna qui. La vecchia ha già tirato fuori lo champagne”.
Poco dopo la voce della manager rimbombò nelle cuffie di Mad: “Ottimo lavoro! Ora il programma Future Generation Suit potrà passare allo stadio operativo! Farò arrivare una nota di merito alla sede centrale sulle tue capacità di collaudatore”.
Intanto i due suit dell'esercito si avvicinarono, nei loro movimenti Mad scorse del timore ad avvicinarsi alla sua macchina, forse era solo la sua immaginazione, ma sembrava veramente che i due piloti avessero avuto paura a vedere di cosa era capace quel suit in combattimento, seppur simulato.
Mad ascoltò le comunicazioni radio tra i due piloti che presi dalla visione del combattimento non si erano resi conto di aver lasciato aperto il canale delle comunicazioni radio.
“Quella macchina è un mostro... non è normale... non un ugello e poi quelle accelerazioni impossibili...”.
“Già... si muoveva con una tale pulizia nei movimenti da sembrare non so... non trovo il termine giusto...”.
“Una divinità?”
“Si... una divinità...”.
Mad ridacchiò al sentire tale affermazione... paragonare un suit ad una divinità ce ne voleva.
Il collaudatore riattivò i reattori Minovsky, per il ritorno alla base avrebbe usato quelli: la sicurezza non era mai troppa pensava, ma mentre stava accelerando (fu una strana sensazione sentire quella forte accelerazione quando fino a poco prima aveva compiuto manovre impossibili senza il minimo disagio) un allarme giunse da una fregata dell'esercito in navigazione a diecimila chilometri di distanza.
“Qui è il De Sant! Abbiamo rilevato diverse tracce termiche dirette verso la vostra zona, non rispondono ai nostri messaggi di...”.
Il segnale cessò di colpo, ci fu un momento di silenzio prima che qualcuno osasse riprendere l'iniziativa: “Qui è il Fuji al De Sant! Rispondete passo! Ripeto Fuji a De Sant! Rispondente!”.
Ma nessun messaggio di risposta arrivò alla nave di supporto.
“Qui base! Allarme rosso! Ripeto allarme rosso! L'esercito prende il controllo della situazione!”, la voce via radio cambiò, l'addetto radio civile venne sostituito da una ufficiale del corpo distaccato dall'esercito alla supervisione dei test, “Bravo 1 e 2 bloccate gli intrusi alla vostra posizione, squadra Tango andate ad intercettarli, Valiant ritorna alla base!”.
“Qui Valiant affermativo! Passo e chiud...”, ma non fece a terminare la frase che alcuni spari si sentirono via radio.
“Su le mani! Non vi verrà fatto niente se collaborate!”, la voce giungeva distante dal microfono, sembrava che la base di supporto fosse stata attaccata dall'interno.
Intanto i radar dei due MS dell'esercito rilevarono alcune unità non identificate in rapido avvicinamento dalle loro spalle.
Se continuavano a dare le spalle ai loro veloci nemici rischiavano di essere annientati e perciò i due RX-194 cominciarono a virare di 180° seguito dal FRX-X01, Mad capì infatti che la soluzione migliore era respingere gli intrusi fino all'arrivo dei rinforzi.
Ma in quel momento...
“Bravo 2! A ore 7!!!”.
L'FRX-X01 aveva già effettuato la virata al contrario dei due RX-194 che si trovavano con le spalle rivolte al nemico.
Sul monitor principale del mezzo di Mad apparve una luce, un fascio beam che sembrava tagliare in due la Luna che minacciosa si stagliava nello spazio, proprio verso la posizione della squadra Tango.
“Break formation! Break formation!”.
Una stretta e veloce virata, la Luna che scompariva dal visore principale, il nero dello spazio, la Terra che appariva su uno degli schermi laterali.
“Formazione B! Ritirarsi verso satellite di supporto M4! Ripeto...”, i messaggi radio cominciarono a farsi confusi.
Il segnale di un mobile suit alleato scomparve in lontananza.
Una improvvisa accelerazione, la forza G che schiacciava il pilota sul seggiolino, all'improvviso un segnale d'allarme: le telecamere del mezzo inquadrarono un mobile suit in avvicinamento.
Un forte senso di impotenza: lui era senza armi, il mobile suit nemico in avvicinamento era invece armato fino ai denti.
“Attivo il sistema Alfa” esclamò Mad abituato com'era a rendere note tutte le operazioni che compiva sul mezzo.
I due RX-194 accelerararono per intercettare il mezzo, tentarono un attacco frontale, ma improvvisamente esplosero colpiti da due grossi e potenti fasci beam, a niente servirono le loro avanzate corazze capaci pure di contrastare i raggi beam.
Mad cominciò una serie di veloci manovre evasive pensando di poter diventare un facile obiettivo, ma si rese presto conto che il vero obiettivo dell'attacco era la sua macchina e che volevano catturarla intera, al solo pensiero ebbe un brivido: il secondo prototipo era nella base, se fosse stato catturato se la sarebbe dovuta vedere con una macchina con prestazioni semplicemente terribili e mai sperimentate a fondo.
Tre mezzi nemici si avvicinarono, erano un potente MA tipo DIMA-7, un MS modello 11 migliorato ed un SP-13.
In breve lo circondarono, lui era lì inerte che sarebbe schiattato al loro primo colpo, era pur sempre su una macchina per la ricerca tecnologica, non su un mobile suit da combattimento.
Mad decise di tentare il tutto per tutto, avrebbe osato fin dove non si era ancora osato: pontenza erogata dal sistema Alfa al 30%.
Lo attivò per non più di mezzo secondo, ma tanto bastò per far arrivare il mobile suit in pochi secondi presso la base di supporto.
Proprio in quel momento gli arrivò un messaggio radio: “Mad! Ti vengo a dare una mano! Resisti ancora un po'! Sto uscendo con l'altro FRX-X01!”.
Dopo trenta secondi in zona arrivò il DIMA-7 che ingaggiò un violento combattimento con l'FRX-X01, ingaggiandolo in un paio di passaggi ad alta velocità e nel frattempo si avvicinarono anche gli altri due suit nemici, ma erano ancora lontani.
“Sto uscendo! Attivo il sistema Alfa!” urlò via radio l'altro collaudatore.
In quel preciso istante Mad sentì fortissimi scossoni, vide la base di supporto disintegrarsi. anche il DIMA-7 si disintegrò, mentre un rapido sguardò al radar segnalò che i due MS nemici in avvicinamento sembravano come venire respinti, ma non fece in tempo ad alzare gli occhi dal radar che il pannello di controllo del sistema Alfa segnalò forti avarie ed interferenze di funzionamento.
Vide che anche l'altro FRX si stava lentamente disintegrando e da esso non giungevano più comunicazioni radio.
Improvvisamente una fortissima accelerazione, tanto da farlo svenire...
Dopo un paio di minuti riaprì gli occhi, gli schermi del suo MS erano tutti neri, mentre i sensori davano il MS praticamente distrutto ad eccezzione della cabina e di parte del torace.
Niente sembrava più funzionare a dovere e non aveva alcuna vista di quello che c'era all'esterno, dopo qualche minuto cominciò a sentire violente vibrazione e la temperatura cominciò a salire.
Poi ricordava solo una violenta botta che lo fece svenire.
Quando si risvegliò vide il portellone aperto ed un cielo nero: era notte sulla Terra.

Glen cominciò a pensare a quello che aveva appena ricordato, ora si ricordava di tutto, del suo nome, dei suoi genitori, della sua vita, però non gli sarebbero serviti a niente.
Accennò un sorriso.
Aveva assistito a qualcosa di troppo grande, fece alcune ipotesi, quella che gli parve più probabile era che i motori agivano su qualche specie di campo e che venendo attivati a breve distanza due motori sfruttanti lo stesso principio erano entrati in risonanza generando una qualche variazione nel campo gravitazionale.
I due MS nemici erano come stati catapultati via, probabilmente il sistema Alfa aveva generato, entrando in risonanza, un campo gravitazionale in grado di respingere piuttosto che attrarre... ma non stava in piedi e poi francamente ammise a se stesso di non avere le capacità per capire ciò che fosse realmente successo.
Una cosa però gli era abbastanza chiara, si era salvato solo perchè al suo motore al momento dell'entrata in 'risonanza' stava dando più potenza.
Ma soprattutto gli era chiara una cosa: quella cosa doveva rimanere segreta e probabilmente era già stata una grande seccatura il fatto che lui fosse rimasto in vita, immaginò che i servizi segreti federali si fossero dovuti prendere la briga di sostituire il campione di sangue che gli avevano preso per le analisi e di cancellare i suoi dati fisici dalle varie banche dati, in fondo come pilota collaudatore lui aveva una scheda di riconoscimento negli immensi archivi digitali federali.
Ora lui non aveva più un passato, era inutile pensarci.
Con la mente ritornò nel 'mondo presente', subito sentì un discreto dolore al braccio sinistro ed inoltre si accorse che Pelagia non era più tra le sue braccia.
Aprendo gli occhi per prima cosa vide la sedia su cui Pelagia aveva posato la sua divisa, per vedere se per caso fosse dovuta andare al lavoro, “Magari un'emergenza” pensò immediatamente Glen, ma vide che la divisa d'ordinanza era al suo posto e che la pistola era smontata, poi rimettendo a fuoco e guardando davanti a se subito vide che la giovane donna era in piedi davanti a lui che lo guardava fisso con una tremenda e fredda tristezza negli occhi.
Glen decise che intanto non avendo un passato tanto valeva tentare di costruirsi un futuro.
“Mi vuoi sposare?” domandò Glen con tutta naturalezza, Pelagia farfugliò qualcosa e nei suoi occhi si dipinse una fortissima vena di felicità, riprovò a parlare, ma non riuscì a connettere le parole: sembrava schioccata.

Alcune ore dopo Glen uscì dalla camera da letto di Pelagia per andare a fare un attimo una telefonata, tanto valeva avere una certezza.
Compose il numero che attribuiva a quello della casa dei suoi genitori.
Gli rispose un uomo che non seppe identificare e subitò intuì con chi aveva a che fare.
“Governo federale?”.
“Esattamente”.
“Mi scusi del disturbo, volevo solo avere una certezza in più...”.
“Si figuri...”.
“Inoltre volevo farvi una domanda... com'è stato il mio funerale?”.
“Da eroe ovviamente, per uno come lei era il minimo”.
“Ah... capito, grazie ancora e buona giornata”.
“Buona giornata a lei e felice matrimonio... in ogni caso credo di non doverle rammentare che tutto ciò che ha visto è da tenere assolutamente...”.
“Segreto, lo so... stia tranquillo che non proferirò parola, le auguro di nuova buona giornata!”.
Glen mise giù la cornetta del telefono e immediatamente si mise a ridere, non sapeva se ridere per l'atipicità di quella domanda sul suo funerale, per il tono famigliare e amichevole di quell'agente del governo federale o se ridere per non piangere perchè la privacy era sconosciuta.
“Ma sì... in fondo son contento così...” mormorò Glen ridacchiando e tornando verso la camera di Pelagia.
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« Risposta #3 il: 13 Aprile 2008, 21:21:30 »

DIMA-7

Mobile Armor per uso spaziale prodotto in massa dalla Deikun Industries durante la seconda guerra coloniale, ne vennero prodotti circa 90 esemplari (secondo alcune stime 105) di questo semplice, quanto potente, mobile armor.
Di questi 90 ben 70 soppravvisero alla guerra e solo 20 caddero in mano federale, gli altri rimasero in uso presso varie organizzazioni terroristiche negli anni successivi.

Dotato di sei motori a razzo, quarantotto vernier e di due reattori Minovsky per la generazione dell'elettricità era caratterizzato dalla presenza esterna di sei grossi serbatoio esterni sferoidali sganciabili prima del combattimento.
Era lungo 147 metri e caratterizzato da linee molto affusolate e raccordate a causa degli accurati studi condotti per ridurne al minimo la segnatura radar (nonostante le sue dimensioni era più o meno pari a quella di un piccolo vascello di salvataggio delle Avalon, cosa che spesso trasse in inganno i radaristi federali durante le battaglie più concitate).

L'armamento era formato da un cannone in torretta beam antinave, tre mitragliatrici beam (di cui due in caccia ed una sul ventre del mezzo per l'autodifesa) a fuoco rapido e 4 lanciamissili a 6 celle, oltre a questo armamento poteva essere equipaggiato con due grossi missili antinave o un missile balistico classe Scud modificato per impiego spaziale; inoltre il mezzo era dotato di due lunghi arti (che si ripiegavano sulla fusoliera) per afferare oggetti o usare ulteriori armi come beam gun (anche se ciò andava a danno della potenza disponibile al beam cannon) o armi beam per gli scontri corpo a corpo.

Per la sua conduzione sul campo di battaglia erano necessari tre adetti: un pilota, un addetto ai sistemi di rilevamento e al puntamento del beam cannon ed un artigliere/secondo pilota per l'uso della mitragliatrice beam da autodifesa.

Il DIMA-7 era dotato di una completa suit ECM e ECCM, i suoi pregi maggiori erano l'accelerazione e la velocità, mentre difettava in manovrabilità, inoltre i suoi due arti si rivelarono praticamente inutili e vennero usati solo durante le manovre di attracco; si rivelò particolarmente performante in missioni di attacco e disturbo alle formazioni navali avversarie (attacchi condotti solitamente da una mezza dozzina di queste macchine, in alcuni casi si arrivò a veri e propri attacchi con una ventina di macchine) e nel pattugliamento armato spaziale a lungo raggio.

Nelle battute finali della seconda guerra coloniale la maggior parte dei DIMA vennero aggiornati allo standard B che prevedeva diversi miglioramenti nella sensoristica e la sostituzione del beam cannon e delle beam machine gun con esemplari più potenti, gli ultimi esemplari prodotti del DIMA-7 (circa una ventina) vennero prodotti secondo questo standard (anche se presentavano ulteriori migliorie nella struttura, spesso quelli di nuova produzione vennero identificati come Bn o, a volte, C), tra l'altro proprio questo aggiornamento comportò il cambiamento di diversi numeri di matricola durante le fasi di aggiornamento, cosa che ha generato diverse incertezze sul numero totale di DIMA-7 prodotti.


PS: visivamente ricorda molto questo:
http://www.mahq.net/mecha/gundam/sentinel/ama-100.htm
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« Risposta #4 il: 16 Aprile 2008, 19:03:16 »

RX-194

Vincitore della gara del NC 50 per la fornitura di mobile suit per l'esercito federale l'RX-194 venne sempre considerato un ottimo mobile suit, purtroppo il suo alto costo ne compromise la produzione in massa, infatti già nel NC 72 dopo 5402 RX-194 prodotti le catene di montaggio vennero chiuse per mancanza di ulteriori ordini nonostante la Federazione avesse bisogno di circa 15000 nuovi mobile suit (per rimpinguare la prima linea si ricorse alla ricostruzione di diversi mobile suit della seconda guerra coloniale per tutti i compiti che non fossero di combattimento puro in modo da poter avere tutti gli RX-194 in prima linea), l'RX-194 fu prodotto solo in due blocchi principali: il blocco iniziale A ed il blocco finale B a cui vennero aggiornati anche tutti i modelli A, il blocco B presentava migliorie ai sistemi e al reattore oltre che la sostituzione integrale dello chassis della testa con uno più grande per ospitare ulteriori sensori ed un maggior quantitativo di munizioni per i vulcan da 60mm.

Essendo fortemente stealth era caratterizzato da linee fortemente raccordate (cosa che unitamente al suo alto costo gli diedero l'appellativo di Raptor dell'N.C.), inoltre disponeva di un variegato armamento che consisteva in un beam rifle, due cannoni lineari vulcan da 60mm, due lanciamissili a sei celle sulle spalle, un lanciagranate automatico da 210mm per avambraccio ed una beam saber come armamento standard, erano in uso anche beam gun e beam cannon al posto del beam rifle.

Ma il suo vero punto di forza erano le prestazioni: dotato di circa quindici vernier, di un AMBAC per uso spaziale allo stato dell'arte e di un potente e compatto reattore Minovsky aveva eccelenti prestazioni di manovrabilità e accelerazione, comunque tradiva già la sua appartenenza ai MS post seconda guerra coloniale, infatti le sue dimensioni arrivavano a sfiorare i 19 metri.

Amatissimo dai piloti  era caratterizzato da un pilotaggio necessariamente accorto e attento essendo una macchina che non perdonava gli errori, d'altronde l'RX-194 (soprannominato 'Tug' a causa di una storia nell'esercito federale che raccontava che tale suit era talmente potente che un giorno riuscì a trainare fuori dal porto di Los Angeles la fregata 'Hatto Khuz', che si era incagliata e che bloccava uno degli accessi al porto, mediante l'uso solo degli idrogetti aggiuntivi per uso anfibio) sapeva dare enormi soddisfazioni una volta che si imparava a conoscerlo bene.

Quando cominciò ad essere decommissionato venne (o cercò di venire) acquisito in quantità dagli appassionati di Mobile Suit (e dai terroristi) e furono solo le leggi federali in vigore che ne limitarono a stento la diffusione, cosa che invece non avvenne con i mobile suit della seconda guerra coloniale considerati, a torto, ormai sorpassati pure dai WS, senza contare che di questi MS molti erano già rimasti in mano ai terroristi dopo la caduta della fazione di Deikun cosa che generò una vero e proprio mercato nero di mobile suit che col tempo venivano costantemente rielaborati ottenendo macchine spesso tutto sommato al passo con i tempi.
In questo mercato nero l'RX-194 era considerato una preda pregiata ed in genere gli 'ace' delle varie fazioni terroristiche cercavano di avere proprio un RX-194 ormai assorto a vero e proprio status simbol: un gruppo terroristico che si voleva far rispettare doveva avere un RX-194 o un MS-1X in linea.
Anche tra i più 'tranquilli' collezzionisti o semplici appassionati di MS detenere un RX-194 (anche a causa delle leggi restrittive sulla loro rivendita dopo il decommisionamento) era considerato simbolo distintivo, senza contare che grazie alle sue prestazioni un buon pilota con questa macchina poteva tranquillamemte sbaragliare (sempre che non ci fossero altri RX-194 o MS con prestazioni di pari categoria) la concorrenza nelle gare tra appassionati.

Come tutti i MS di grosse dimensioni pre-300 N.C. si rivelarono ottimi nell'uso spaziale, ma appena passibili per l'uso sulla Terra dove l'unico ruolo in cui potevano eccellere era la caccia a MS di pari dimensioni dei terroristi o per l'uso in ambiente artico o desertico (tali problemi e pregi si acuiranno ancora di più con la serie Jegan), d'altronde le filosofie operative, nonostante gli scritti teorici di molti generali che premevano per un ritorno ai MS piccoli e addirittura all'acquisizione in massa ai WS armati (limitati alle forze speciali nonostante il loro basso costo), non cambiarono fino alla rivolta capeggiata da Arno dove gli F-9X dimostrarono la loro superiorità sulla Terra in qualsiasi condizione e teatro operativo (infatti nell'uso spaziale dei F-9X il successo, più che alle dimensioni, fu da attribuire soprattutto alle nuove esclusive tecnologie dei F-9X che permettavano anche a MS piccoli di avere una eccelente autonomia, velocità, capacità di rilevamento e potenza di fuoco).
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« Risposta #5 il: 12 Maggio 2008, 21:49:32 »

Citazione
c'è puzza di retcon da queste parti!


Famosa frase pronunciata da un dirigente della Sunrise dopo aver visto rescuscitare un certo personaggio, dato morto in SEED, in Destiny

Capitolo finale:
"Le certezze non esistono"



Nella piccola e fumosa stanza si stava stretti, troppo stretti continuava a pensare Thet Olster.
Non è che fosse così piccola la stanza in cui avevano dovuto tenere quella riunione informale all'ultimo minuto, ma era troppo piccola ai suoi occhi per accogliere contemporaneamente: lui, a capo di una commissione speciale del ministero della difesa federale, uno scienziato, di quelli che stanno il 99% del loro tempo con la testa sulle nuvole e che se non fosse stato per il suo sguardo perso nel nulla lo si sarebbe potuto scambiare per un marines spaziale, un analista militare, di quelli in grado di snocciolare una quantità di dati immensi anche sul più dimenticato conflitto degli ultimi  cinque secoli, un generale della EFSF, di quelli che hanno sempre accettato di svolgere compiti di ufficio sicuri che prima o poi sarebbe arrivata la spinta alla loro carriera (“Gente inutile” pensò Thet), un paio di segretari del dipartimento, di quelli sempre pronti a scannarsi tra di loro pur di avere una promozione, ed infine un oscuro tizio del servizio di intelligence di cui non si era ancora riusciti a capire importanza e ruolo preciso, anche se si era capito che era uno molto in alto e molto addentro...

“Potrei presentarli a mia figlia, farebbe i salti di gioia...” pensò Thet ironicamente: non nè riusciva a trovare uno che fosse decentemente passabile.

L'atmosfera ogni secondo che passava si stava facendo più nervosa: il caffè era finito e l'addetto a tal rifornimento tardava a portarlo... in quella riunione il caffè era la cosa più calmante su cui si poteva fare affidamento visto il tema 'scottante'.

Comunque Thet non aveva voglia di perdere tempo e anche a costo di farli scannare decise di ricominciare la discussione.

Osservò per un attimo il membro dell'intelligence, sembrava l'unico a suo agio in quell'ambiente, anzi! Sembrava che se la ridesse... il direttore della commissione speciale decise di incominciare da lui...

“Allora... cos'è che mi stava dicendo? Ah... sì! Quindi al pilota collaudatore capo avremmo passato informazioni false...”.

“Esattamente” annuì il membro dell'intelligence, l'aveva ripetuto almeno un centinaio di volte alla commissione segreta di inchiesta speciale del ministero ed almeno un altro centinaio ai suoi superiori: sembrava che nessuna delle persone preposte sapesse che pesci pigliare sulla vera questione cruciale e sembrava che tutti si trastullassero in quelle piccole certezze come il fatto che il reale funzionamento di quei motori, di cui tra l'altro non si era ancora bene capito come funzionavano, da come aveva potuto intuire dalle innumerevoli riunioni, fosse al sicuro.

“Ma il segreto è al sicuro vero? Ho letto che ha recuperato la memoria...”.

Improvvisamente lo scienziato interruppe il capo commissione, fu come se si fosse risvegliato dai suoi pensieri: “Sapete? Forse avete preso in giro quel collaudatore, ma con le informazioni che gli avete dato può, seppur arrivandoci lungo una strada sbagliata, comunque intuire i reali e profondi effetti di quel motore... almeno quelli che conosciamo”.

“Se voi dei reparti scientifici vi deste una mossa!” si intromise uno dei due segretari alzandosi platealmente.

“Ecco che ricomincia...” mormorò Thet alzando gli occhi al soffitto.

“È mai possibile che voi dei reparti scientifici non siate riusciti ancora a capire niente? Ho saputo che siete ancora lontani dal capire quel che alimentò la barriera di forza di von Deikun alias Aznable!”.

“Guardi che il nome corretto di quello che lei chiama 'campo di forza' sarebbe...”, la replica della scienziato fu subito interrotta dalla contro replica dell'analista militare piuttosto schifato dalle parole del segretario piuttosto dispregiative nei confronti del 'campo di forza' di von Deikun.

“Chiamare 'campo di forza' il Geschmeidig Panzer è assolutamente riduttivo, le ricordo che è un sistema che necessita di ben cinquanta! Dicasi cinquanta mega Tesla in grado...”

Questa volta fu Thet a interrompere lanciando una cartella con alcuni preziosi fogli di carta in mezzo al tavolo, alcune immagini si dispersero sul tavolo.

“Fatemi la carità di tacere e osservare! Le avete già viste centomila volte queste immagini, ma quello che non siamo ancora riusciti a capire è: che diamine è accaduto! E non tiratemi fuori il Gesch-quel-che-è visto che non centra nulla con la nostra discussione... anzi... quasi non ricordo più qual'è il punto per cui ci riuniamo! E non venitemi a dire che i nostri centri di ricerca ci stanno lavorando perché li ho visti all'opera quelli di cui questa commissione dispone! Gente che ha preso la laurea pagando o che è lì solo perché amica del fratello del cugino del marito di uno con un po' di potere! E non parliamo poi delle innumerevoli pause caffè che fanno... quindi se per piacere Winston e Velkrat mi fate il piacere di studiarci sopra e di trovare una spiegazione logica visto che siete gli unici che sembrate capirci qualcosa....”.

Thet avrebbe sicuramente fatto volentieri a meno di essere assegnato a capo di quella commissione segreta col senno di poi... immaginava discussioni alto locate con importanti generali, politici e scienziati... invece...

Invece, da quel che aveva potuto intuire dalle continue riunioni dopo 'l'incidente', tutta la gente un po' capace ed importante aveva cercato di far finta di non aver mai avuto nulla a che fare con tale problema, soprattutto dopo la discussione con un archeologo (o giù di lì) che aveva fatto di tutto per defirlarsi e allontanarsi dalla questione (riuscendoci)...

Problema era proprio la parola giusta per questo caso: un problema insolubile.

“Sentite, mi è venuta una idea pazzesca! E se fossero motori 'vendetta'?” esclamò il generale.

“Prego?”, Thet non capiva proprio dove il generale volesse andare a parare, ma in quel momento entrò un ufficiale con diverse grosse tazze di caffè.

Ci fu un momento di pausa, dove tutti furono intenti a bere avidamente il loro caffè, tutti eccetto il generale.

“é una idea pazzesca, ma... mettiamo caso che al tempo gli essere intelligenti che progettarono quel tipo di motore stessero per venire annientati, magari a causa di una nascente forma intelligente... allora questi cosa pensano? Lasciamoli la mina! E allora lasciano un bel ritrovato della loro tecnologia pensando: 'quando questi diverranno intelligenti lo vorranno sicuramente copiare, ma noi siamo abbastanza furbi da lasciarglielo... fallato... se saranno esseri molto intelligenti capiranno lo scherzo, ma se, come crediamo, sono degli stupidi lo copieranno senza pensarci due volte e allora bum!' Che ne dite? Di solito in guerra quando si arretra si lasciano un po' di bombe dietro di se...”.

Il generale fu guardato malissimo dagli altri presenti, era palese che la sua teoria fosse completamente campata per aria.

“Beh... non mi sembra che abbiamo fatto un gran botto...” commentò causticamente l'analista.

“Magari copiandolo l'abbiamo migliorato e modificato e perciò...”.

“Non può essere semplicemente che l'abbiamo copiato male? Sapete... a volte le teorie più semplici sono quelle vere...”.

La voce del membro di intelligence colse tutti di sorpresa: era la prima volta che si intrometteva in argomenti che non riguardassero prettamente il suo compito di coprire l'incidente.

“Comunque non credo che mai giungerete ad una conclusione certa sulle cause dell'incidente, se volete che vi dica cosa pensi, dal basso delle mie conoscenze scientifiche, direi che il motore del prototipo numero due, il motore fake, è semplicemente scoppiato come un palloncino, stop. Troppa energia da gestire. Ci scommetto che il pilota salì a bordo del suo mezzo di corsa, con le pallottole che gli sfrecciavano vicino e la prima cosa che pensò uscito dall'hangar fu di fare qualcosa, qualsiasi cosa, il più in fretta possibile, magari dimenticò che si trovava a bordo di un prototipo con un reattore mai collaudato oltre... cos'era il venti? Il trenta per cento? E diede completamente manetta... con i risultati che tutti abbiamo visto...”.

Tutti rimasero con il fiato mozzato: o il membro dell'intelligence aveva conoscenze che loro non avevano oppure sapeva rendere dannatamente semplice anche ciò che non lo era.

“Ma la vostra è...” mormorò lo scienziato: ci sarebbe voluto arrivare lui a quell'ipotesi.

“è solo un'ipotesi... niente di più... niente di meno...”, nella piccola stanza si era fatto un silenzio di tomba, pure il segretario, quello fin'ora taciturno, ed il generale smisero di fumare i loro sigari mentre il membro dell'intelligence esplicava la sua ipotesi, “Comunque, ritornando al discorso di prima: sì, al capo collaudatore e ritornata la memoria... ma state tranquilli... non ha la minima intenzione di andarlo a spiattellarlo ai quattro venti, anzi: ha intenzione di far finta di non aver mai avuto quella vita e di continuare a recitare la parte di colui a cui il passato proprio non vuole tornare in mente... credo anche che sia un buon attore... ogni tanto, giusto per far tacere coloro che continuano a far domande, si inventerà dei ricordi che non centrano assolutamente con la sua vita da collaudatore al servizio delle forze armate attraverso le controllate governative...”.

“Ma se in futuro...” provò a ribattere uno dei segretari.

“Non credo proprio... guardi, se la può tranquillizzare proprio ieri il soggetto si è sposato... non credo che gli interessi rovinarsi la tranquilla vita che si sta costruendo...”.

“Sempre che sua moglie non si riveli una megera di prima categoria...” disse Thet con tono scherzoso, ma la risposta del membro dell'intelligence lo fece rabbrividire...

“Non lo escluderei... per carità... bella donna, precisa nel lavoro come nella vita, molto gentile, come recita il profilo psicologico che ho consultato, ma... estremamente... come dire.... beh, ecco, ammetto che questa cosa leggermente mi preoccupa e spero che il nostro soggetto non decida mai e poi mai di tradirla o anche solo di parlare troppo con altre donne... dovete sapere che...”.

.........

La macchina si muoveva da sola seguendo i dati dei sensori e del tracciato GPS lungo un'autostrada, i due neo sposini, dolcemente abbracciati a bordo dell'auto, si godevano il viaggio verso la loro luna di miele parlando del più e del meno... all'improvviso a Glen venne in mente uno strano comportamento di Pelagia di qualche tempo prima...

“Cara senti un po'...”.

“Che c'è caro?”.

“Quella sera... quando per così dire mi ripresi... perché te ne stavi fissa in piedi a fissarmi? Avevo detto qualcosa di strano?”.

“No, Glen caro...”, una strana luce si accese negli occhi Pelagia.

“E allora...?”.

“Vedi, maritino mio... tu forse non lo sai, ma hai sposato un donna un po' pazzerella... meglio... che nella normalità è un po' pazzerella...”, Pelagia strinse ancora di più il braccio sinistro di Glen a cui era solita avvinghiarsi, quest'ultimo sentì un brivido freddo risalirgli lungo la schiena, sentiva che non avrebbe mai dovuto porre quella domanda, “Devi sapere che poco prima che ci incontrassimo ero stata da poco trasferita in quella piccola stazione provinciale della polizia... sai perché?”.

Glen avrebbe voluto rispondere di no, ma che non gli importava di saperlo e che a lui andava bene così: sapeva che qualunque cosa avrebbe detto Pelagia non sarebbe stata bella, lo intuiva da quelle lunghe pause tra le parole di Pelagia.
In pochi centisimi di secondi vaglio le infinite possibilità per non farla continuare, pensò a cambiare discorso, a baciarla, a tapparle la bocca, qualsiasi cosa pur non di avere la doccia fredda che sapeva doveva arrivare, era stato tutto troppo bello fino a quel momento per essere reale, ma riuscì solo a rispondere di no con la testa: la curiosità era troppa e poi poteva dir di no a Pelagia che lo guardava sorridendo con quei suoi begli occhi neri e che lo stringeva languidamente a se?

“Ebbene... devi sapere che prima di essere trasferita avevo un ragazzo... ragazzo che riempii di botte...”, un altro brivido freddo corse lungo la schiena di Glen, “ e lo riempii di botte perché aveva osato, il bastardo, uscire con i suoi amici senza il mio permesso... e non una volta... ma tutte le volte... e a me aveva fatto credere che faceva degli straordinari... un bastardo non trovi?”.

Glen annuì, ma non sapeva se essere felice per via del fatto che Pelagia si stava stringendo al suo braccio sempre più forte o se doveva cominciare realmente a preoccuparsi.

“Glen, Glen, Glen...” disse la giovane donna sospirando e appoggiando la testa al capo di Glen, “Quando lo scoprii mi venne una voglia matta di picchiarlo, di dargliele di santa ragione, oltre che a mollarlo ovviamente, ma mi trattenni... ero intenzionata a dargli ancora una possibilità... quando tra le mie mani capitò il suo telefono portatile e sai cosa scoprii?”.

Glen sussurrò meccanicamente di no... “Devo trovare il modo di non farla continuare... non voglio saperlo...” pensò l'uomo irrazionalmente: poteva rimandare il problema, ma prima ne veniva a conoscenza minori sarebbero state le conseguenze successivamente.

“Che aveva numeri di altre ragazze, sue lontane conoscenti sul telefono... lo aspettai e lo riempii di botte... credo che l'apparato riproduttivo glielo abbiano ricostruito completamente... o beh, intendiamoci, per quel che c'era può averci solo guadagnato... in ogni caso quello stronzo osò fare denuncia. In un modo o nell'altro i miei superiori riuscirono ad insabbiare questo piccolo caso, ma per punizione, devi sapere che lo picchiai al ritorno dal mio turno di lavoro e perciò ero ancora in divisa, venni trasferita in quel piccolo posto di provincia... figurarsi: una città di centomila abitanti tutti sanno tutto se si tratta di belle ragazze...”.

“E tu sei la più bella...” mormorò Glen meccanicamente.

“Schiocco adulatore” replicò Pelagia sorridendo, “In ogni caso tutti seppero presto del mio 'egoismo' e 'possessività', chiamiamoli così, e tutti mi tennero le distanze... e fu una fortuna perché così potei poi incontrare te... ma che vuoi farci... sono fatta così...”.

A Glen corse un altro brivido freddo lungo la schiena e pensare che il condizionatore era settato sui ventidue gradi, non faceva così freddo in macchina... in ogni caso arrivato a quel punto doveva andare a fondo...

“E quella sera quindi cosa ci facevi in piedi?”.

“Schiocco che non sei altro, lo so che lo hai capito benissimo... ” disse baciandolo sulla guancia e continuandogli a sorridere, “... comunque non l'avevi vista la pistola smontata? Inizialmente mi era passato un pensiero leggermente omicida nel caso avessi detto che avevi già un'altra, ma ripresi immediatamente il controllo di me stessa e decisi per sicurezza di smontare la pistola... ovviamente non era assolutamente mia intenzione lasciarti andare... se solo avessi provato ad andartene ti sarei saltata addosso tramortendoti e legandoti e quindi ti avrei tenuto prigioniero fino a che non avessi capito quanto ti amavo e ti desideravo, anche per anni fosse stato necessario...”.

Glen accennò una risata, ma poi vide lo sguardo di Pelagia: era serio, non stava affatto scherzando.

Glen era sicuro di poter condurre una vita tranquilla e per questo aveva scelto Pelagia: gli era sembrata una donna tranquilla e precisa, oltre che bella.
Precisa lo era, tranquilla un po' meno... no, non avrebbe dovuto sgarrare... il messaggio era chiaro: niente partite a poker con eventuali amici, niente discorsi che esulassero e che non fossero strettamente necessari con altre donne, fedeltà assoluta, ect...

Poi vide le labbra di Pelagia avvicinarsi alle sue.. sarebbe riuscito a resistere (al matrimonio si intende)? Gli argomenti che Pelagia portava al suo mulino erano certamente buoni, certo le regole imposte erano un po', usando un eufemismo, strette...

Per ora non gli rimaneva che godersi la luna di miele, al limite poteva telefonare sempre ai suoi genitori.. l'intelligence gli avrebbe risposto: poteva essere un buon punto di partenza per eventuali piani di fuga...

Però quelle calda labbra che lo stavano baciando gli fecero presto dimenticare piani di fuga e simili.

.........

“Al limite possiamo sempre riproporgli il posto da collaudatore se la situazione diventa troppo pesante, magari generale Squelter potrebbe lei mettere una buona parola nei piani alti” esclamò Thet divertito dal dettagliato profilo psicologico, fatto dal membro dell'intelligence, sulla moglie del 'soggetto', “Comunque per quel che mi riguarda questa donna non è poi così diversa da mia moglie... a tal proposito... si è fatto tardi, non vorrei che mi facesse una delle sue solite scenate perché torno a casa sempre tardi... se per voi non ci sono problemi continuiamo domani, magari in una sala un po' più attrezzata e ampia”.

Le persone che avevano partecipato a quella riunione uscirono dalla stanza lentamente e quando tutti furono usciti le luci si spensero... e pochi giorni dopo oltre che nella stanza anche sulla commissione...
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« Risposta #6 il: 17 Maggio 2008, 16:46:05 »

FRX-X01 FGS (Future Generation Suit)

Su questa ghost unit si hanno pochissime informazioni, si sà per certo che la base del FRX-X01 era lo RX-192 della Joint Venture tra la IDC (Italian Defence Corporation, una controllata statale), la Krupp ed il AAI (Asian Aerospace Industries, un'altra controllata statale).
Tale mobile suit partecipò alla gara contro il RX-194 nel NC 50 da cui uscì sconfitto, ma diversi prototipi continuarono a rimanere in linea con la IDC come banchi prova operativi per svariate decine di anni.
Verso il NC 94 cominciò un nuovo sviluppo del RX-192 dopo che venne montato un nuovo propulsore altamente classificato, vero ed unico motivo d'essere, pare, di questo MS.
Non si hanno notizie precise su quanti prototipi siano stati modificati (la IDC ne possedeva cinque colorati nel classico bianco e blu distintivi della fabbrica), ne sulla loro sorte, ma alcune notizie di fonte non verificabile affermano che due prototipi andarono perduti durante alcuni test nel NC 95 in coincidenza di un attacco terroristico del gruppo armato coloniale 'Weltanschauung', come indirettamente confermato dalla perdita della fregata spaziale De Sant e dalla nave supporto della IDC, la Fuji, durante un attacco sferrato il 27 aprile (ora spaziale standard) NC 95.

SP-13A 'Null Vier Zwei' e B 'Parzifal Zwei'

Dopo la prima guerra coloniale diverse decine di SP04 e 06 (per un totale di circa 150 unità) rimasero in mano ai fedelissimi del Reich e a diversi gruppi terroristici.
Ciò diede il via ad una forte proliferazione di unità SP04 e 06 migliorate e fortemente modificate.
Una delle più famose è la SP-13 sviluppata, con il supporto delle industrie di Deikun, durante (e immediatamente prima) la seconda guerra coloniale.
Circa 35 unità furono modificate a questo standard che prevedeva fortissimi miglioramenti rendendo l'unità moderna ed efficiente, oltre che ad uniformare gli SP04 e 06 ad un unico standard (chiamati rispettivamente SP-13A 'Null Vier Zwei' e SP-13B 'Parzifal Zwei' e che si differenziavano solo per la cellula base originaria).
I miglioramenti consistevano in special modo per usare al meglio questi MS nello spazio e consistevano in: un sistema vernier allo stato dell'arte, serbatoi di propellente aggiuntivi integrati esternamente alla cellula, reattore Minovsky sostituito con uno più potente, possibilità di usare armi beam, sensoristica aggiornata, motori a razzo chimici aggiuntivi e di maggior potenza, eliminazione delle armi integrate e loro sostituzione con due beam saber, cellula completamente revisionata e migliorata.
Alcune di queste ottime unità (che in mani capaci si dimostrarono capaci di mettere in difficoltà gli RX-179, soprattutto la versione B usata dai comandati dei vari gruppi che appoggiavano Deikun) rimasero in mano al gruppo terroristico 'Weltanschauung' anche dopo la guerra, questi continuarono ad aggiornarli e ad usarli fino all'esaurimento.
L'ultimo SP-13 (anche se ormai irriconoscibile rispetto agli SP-13 originali e che ormai non aveva più niente a che fare con gli SP della serie 03 e 04) venne distrutto nel NC 103 durante un assalto delle forze federali ad una delle roccaforti del 'Weltanschauung' nella fascia degli asteroidi.
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« Risposta #7 il: 18 Maggio 2008, 12:43:15 »

Bello Pan non so dove si facciano i commenti. Il ritratto di una psicopatica mancava. Veramente carino .Inquietante.  Glen Close da giovane? Very Happy
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« Risposta #8 il: 18 Maggio 2008, 13:45:29 »

Sì, sì, visto che l'ho completato (anche come schede Mech) ora si può usare questo topic per i commenti.

Per la psicopatica ti dirò: volevo tentare un personaggio un po' alternativo, insomma... va bene che per una regola non scritta le protagoniste femminili debbano essere più o meno a loro modo tutte carine, però ho pensato che per una volta potesse essercene una anche un po' fuori...

Solo una domanda: chi è Glen Close?

---
Edit:

Ho capito chi è Glen Close  asd
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« Risposta #9 il: 19 Maggio 2008, 12:33:00 »

Ahimè quanto sei giovane.. Sai che me l'aspettavo la domanda?
Era la protagonista di un film che si chiama Attrazione fatale. Con Michael Douglas. Una giovane e spensiarata amante per una notte si rivela una pazza psicopatica ed anche potenziale assassina. Vedere per credere.
A me è piacuto moltissimo proprio questo: Pelagia che sembra  angelo
e si rivela  twisted  twisted
E lo sa e glielo dice anche! Bello bello Bravo!

Il problema è che i Supervisori lo  sapevano.

 va bene che per una regola non scritta le protagoniste femminili debbano essere più o meno a loro modo tutte carine, però ho pensato che per una volta potesse essercene una anche un po' fuori...


riscriviamo le regole. Cozza rulez!
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