c'è puzza di retcon da queste parti!
Famosa frase pronunciata da un dirigente della Sunrise dopo aver visto rescuscitare un certo personaggio, dato morto in SEED, in Destiny
Capitolo finale:
"Le certezze non esistono"Nella piccola e fumosa stanza si stava stretti, troppo stretti continuava a pensare Thet Olster.
Non è che fosse così piccola la stanza in cui avevano dovuto tenere quella riunione informale all'ultimo minuto, ma era troppo piccola ai suoi occhi per accogliere contemporaneamente: lui, a capo di una commissione speciale del ministero della difesa federale, uno scienziato, di quelli che stanno il 99% del loro tempo con la testa sulle nuvole e che se non fosse stato per il suo sguardo perso nel nulla lo si sarebbe potuto scambiare per un marines spaziale, un analista militare, di quelli in grado di snocciolare una quantità di dati immensi anche sul più dimenticato conflitto degli ultimi cinque secoli, un generale della EFSF, di quelli che hanno sempre accettato di svolgere compiti di ufficio sicuri che prima o poi sarebbe arrivata la spinta alla loro carriera (“Gente inutile” pensò Thet), un paio di segretari del dipartimento, di quelli sempre pronti a scannarsi tra di loro pur di avere una promozione, ed infine un oscuro tizio del servizio di intelligence di cui non si era ancora riusciti a capire importanza e ruolo preciso, anche se si era capito che era uno molto in alto e molto addentro...
“Potrei presentarli a mia figlia, farebbe i salti di gioia...” pensò Thet ironicamente: non nè riusciva a trovare uno che fosse decentemente passabile.
L'atmosfera ogni secondo che passava si stava facendo più nervosa: il caffè era finito e l'addetto a tal rifornimento tardava a portarlo... in quella riunione il caffè era la cosa più calmante su cui si poteva fare affidamento visto il tema 'scottante'.
Comunque Thet non aveva voglia di perdere tempo e anche a costo di farli scannare decise di ricominciare la discussione.
Osservò per un attimo il membro dell'intelligence, sembrava l'unico a suo agio in quell'ambiente, anzi! Sembrava che se la ridesse... il direttore della commissione speciale decise di incominciare da lui...
“Allora... cos'è che mi stava dicendo? Ah... sì! Quindi al pilota collaudatore capo avremmo passato informazioni false...”.
“Esattamente” annuì il membro dell'intelligence, l'aveva ripetuto almeno un centinaio di volte alla commissione segreta di inchiesta speciale del ministero ed almeno un altro centinaio ai suoi superiori: sembrava che nessuna delle persone preposte sapesse che pesci pigliare sulla vera questione cruciale e sembrava che tutti si trastullassero in quelle piccole certezze come il fatto che il reale funzionamento di quei motori, di cui tra l'altro non si era ancora bene capito come funzionavano, da come aveva potuto intuire dalle innumerevoli riunioni, fosse al sicuro.
“Ma il segreto è al sicuro vero? Ho letto che ha recuperato la memoria...”.
Improvvisamente lo scienziato interruppe il capo commissione, fu come se si fosse risvegliato dai suoi pensieri: “Sapete? Forse avete preso in giro quel collaudatore, ma con le informazioni che gli avete dato può, seppur arrivandoci lungo una strada sbagliata, comunque intuire i reali e profondi effetti di quel motore... almeno quelli che conosciamo”.
“Se voi dei reparti scientifici vi deste una mossa!” si intromise uno dei due segretari alzandosi platealmente.
“Ecco che ricomincia...” mormorò Thet alzando gli occhi al soffitto.
“È mai possibile che voi dei reparti scientifici non siate riusciti ancora a capire niente? Ho saputo che siete ancora lontani dal capire quel che alimentò la barriera di forza di von Deikun alias Aznable!”.
“Guardi che il nome corretto di quello che lei chiama 'campo di forza' sarebbe...”, la replica della scienziato fu subito interrotta dalla contro replica dell'analista militare piuttosto schifato dalle parole del segretario piuttosto dispregiative nei confronti del 'campo di forza' di von Deikun.
“Chiamare 'campo di forza' il Geschmeidig Panzer è assolutamente riduttivo, le ricordo che è un sistema che necessita di ben cinquanta! Dicasi cinquanta mega Tesla in grado...”
Questa volta fu Thet a interrompere lanciando una cartella con alcuni preziosi fogli di carta in mezzo al tavolo, alcune immagini si dispersero sul tavolo.
“Fatemi la carità di tacere e osservare! Le avete già viste centomila volte queste immagini, ma quello che non siamo ancora riusciti a capire è: che diamine è accaduto! E non tiratemi fuori il Gesch-quel-che-è visto che non centra nulla con la nostra discussione... anzi... quasi non ricordo più qual'è il punto per cui ci riuniamo! E non venitemi a dire che i nostri centri di ricerca ci stanno lavorando perché li ho visti all'opera quelli di cui questa commissione dispone! Gente che ha preso la laurea pagando o che è lì solo perché amica del fratello del cugino del marito di uno con un po' di potere! E non parliamo poi delle innumerevoli pause caffè che fanno... quindi se per piacere Winston e Velkrat mi fate il piacere di studiarci sopra e di trovare una spiegazione logica visto che siete gli unici che sembrate capirci qualcosa....”.
Thet avrebbe sicuramente fatto volentieri a meno di essere assegnato a capo di quella commissione segreta col senno di poi... immaginava discussioni alto locate con importanti generali, politici e scienziati... invece...
Invece, da quel che aveva potuto intuire dalle continue riunioni dopo 'l'incidente', tutta la gente un po' capace ed importante aveva cercato di far finta di non aver mai avuto nulla a che fare con tale problema, soprattutto dopo la discussione con un archeologo (o giù di lì) che aveva fatto di tutto per defirlarsi e allontanarsi dalla questione (riuscendoci)...
Problema era proprio la parola giusta per questo caso: un problema insolubile.
“Sentite, mi è venuta una idea pazzesca! E se fossero motori 'vendetta'?” esclamò il generale.
“Prego?”, Thet non capiva proprio dove il generale volesse andare a parare, ma in quel momento entrò un ufficiale con diverse grosse tazze di caffè.
Ci fu un momento di pausa, dove tutti furono intenti a bere avidamente il loro caffè, tutti eccetto il generale.
“é una idea pazzesca, ma... mettiamo caso che al tempo gli essere intelligenti che progettarono quel tipo di motore stessero per venire annientati, magari a causa di una nascente forma intelligente... allora questi cosa pensano? Lasciamoli la mina! E allora lasciano un bel ritrovato della loro tecnologia pensando: 'quando questi diverranno intelligenti lo vorranno sicuramente copiare, ma noi siamo abbastanza furbi da lasciarglielo... fallato... se saranno esseri molto intelligenti capiranno lo scherzo, ma se, come crediamo, sono degli stupidi lo copieranno senza pensarci due volte e allora bum!' Che ne dite? Di solito in guerra quando si arretra si lasciano un po' di bombe dietro di se...”.
Il generale fu guardato malissimo dagli altri presenti, era palese che la sua teoria fosse completamente campata per aria.
“Beh... non mi sembra che abbiamo fatto un gran botto...” commentò causticamente l'analista.
“Magari copiandolo l'abbiamo migliorato e modificato e perciò...”.
“Non può essere semplicemente che l'abbiamo copiato male? Sapete... a volte le teorie più semplici sono quelle vere...”.
La voce del membro di intelligence colse tutti di sorpresa: era la prima volta che si intrometteva in argomenti che non riguardassero prettamente il suo compito di coprire l'incidente.
“Comunque non credo che mai giungerete ad una conclusione certa sulle cause dell'incidente, se volete che vi dica cosa pensi, dal basso delle mie conoscenze scientifiche, direi che il motore del prototipo numero due, il motore fake, è semplicemente scoppiato come un palloncino, stop. Troppa energia da gestire. Ci scommetto che il pilota salì a bordo del suo mezzo di corsa, con le pallottole che gli sfrecciavano vicino e la prima cosa che pensò uscito dall'hangar fu di fare qualcosa, qualsiasi cosa, il più in fretta possibile, magari dimenticò che si trovava a bordo di un prototipo con un reattore mai collaudato oltre... cos'era il venti? Il trenta per cento? E diede completamente manetta... con i risultati che tutti abbiamo visto...”.
Tutti rimasero con il fiato mozzato: o il membro dell'intelligence aveva conoscenze che loro non avevano oppure sapeva rendere dannatamente semplice anche ciò che non lo era.
“Ma la vostra è...” mormorò lo scienziato: ci sarebbe voluto arrivare lui a quell'ipotesi.
“è solo un'ipotesi... niente di più... niente di meno...”, nella piccola stanza si era fatto un silenzio di tomba, pure il segretario, quello fin'ora taciturno, ed il generale smisero di fumare i loro sigari mentre il membro dell'intelligence esplicava la sua ipotesi, “Comunque, ritornando al discorso di prima: sì, al capo collaudatore e ritornata la memoria... ma state tranquilli... non ha la minima intenzione di andarlo a spiattellarlo ai quattro venti, anzi: ha intenzione di far finta di non aver mai avuto quella vita e di continuare a recitare la parte di colui a cui il passato proprio non vuole tornare in mente... credo anche che sia un buon attore... ogni tanto, giusto per far tacere coloro che continuano a far domande, si inventerà dei ricordi che non centrano assolutamente con la sua vita da collaudatore al servizio delle forze armate attraverso le controllate governative...”.
“Ma se in futuro...” provò a ribattere uno dei segretari.
“Non credo proprio... guardi, se la può tranquillizzare proprio ieri il soggetto si è sposato... non credo che gli interessi rovinarsi la tranquilla vita che si sta costruendo...”.
“Sempre che sua moglie non si riveli una megera di prima categoria...” disse Thet con tono scherzoso, ma la risposta del membro dell'intelligence lo fece rabbrividire...
“Non lo escluderei... per carità... bella donna, precisa nel lavoro come nella vita, molto gentile, come recita il profilo psicologico che ho consultato, ma... estremamente... come dire.... beh, ecco, ammetto che questa cosa leggermente mi preoccupa e spero che il nostro soggetto non decida mai e poi mai di tradirla o anche solo di parlare troppo con altre donne... dovete sapere che...”.
.........
La macchina si muoveva da sola seguendo i dati dei sensori e del tracciato GPS lungo un'autostrada, i due neo sposini, dolcemente abbracciati a bordo dell'auto, si godevano il viaggio verso la loro luna di miele parlando del più e del meno... all'improvviso a Glen venne in mente uno strano comportamento di Pelagia di qualche tempo prima...
“Cara senti un po'...”.
“Che c'è caro?”.
“Quella sera... quando per così dire mi ripresi... perché te ne stavi fissa in piedi a fissarmi? Avevo detto qualcosa di strano?”.
“No, Glen caro...”, una strana luce si accese negli occhi Pelagia.
“E allora...?”.
“Vedi, maritino mio... tu forse non lo sai, ma hai sposato un donna un po' pazzerella... meglio... che nella normalità è un po' pazzerella...”, Pelagia strinse ancora di più il braccio sinistro di Glen a cui era solita avvinghiarsi, quest'ultimo sentì un brivido freddo risalirgli lungo la schiena, sentiva che non avrebbe mai dovuto porre quella domanda, “Devi sapere che poco prima che ci incontrassimo ero stata da poco trasferita in quella piccola stazione provinciale della polizia... sai perché?”.
Glen avrebbe voluto rispondere di no, ma che non gli importava di saperlo e che a lui andava bene così: sapeva che qualunque cosa avrebbe detto Pelagia non sarebbe stata bella, lo intuiva da quelle lunghe pause tra le parole di Pelagia.
In pochi centisimi di secondi vaglio le infinite possibilità per non farla continuare, pensò a cambiare discorso, a baciarla, a tapparle la bocca, qualsiasi cosa pur non di avere la doccia fredda che sapeva doveva arrivare, era stato tutto troppo bello fino a quel momento per essere reale, ma riuscì solo a rispondere di no con la testa: la curiosità era troppa e poi poteva dir di no a Pelagia che lo guardava sorridendo con quei suoi begli occhi neri e che lo stringeva languidamente a se?
“Ebbene... devi sapere che prima di essere trasferita avevo un ragazzo... ragazzo che riempii di botte...”, un altro brivido freddo corse lungo la schiena di Glen, “ e lo riempii di botte perché aveva osato, il bastardo, uscire con i suoi amici senza il mio permesso... e non una volta... ma tutte le volte... e a me aveva fatto credere che faceva degli straordinari... un bastardo non trovi?”.
Glen annuì, ma non sapeva se essere felice per via del fatto che Pelagia si stava stringendo al suo braccio sempre più forte o se doveva cominciare realmente a preoccuparsi.
“Glen, Glen, Glen...” disse la giovane donna sospirando e appoggiando la testa al capo di Glen, “Quando lo scoprii mi venne una voglia matta di picchiarlo, di dargliele di santa ragione, oltre che a mollarlo ovviamente, ma mi trattenni... ero intenzionata a dargli ancora una possibilità... quando tra le mie mani capitò il suo telefono portatile e sai cosa scoprii?”.
Glen sussurrò meccanicamente di no... “Devo trovare il modo di non farla continuare... non voglio saperlo...” pensò l'uomo irrazionalmente: poteva rimandare il problema, ma prima ne veniva a conoscenza minori sarebbero state le conseguenze successivamente.
“Che aveva numeri di altre ragazze, sue lontane conoscenti sul telefono... lo aspettai e lo riempii di botte... credo che l'apparato riproduttivo glielo abbiano ricostruito completamente... o beh, intendiamoci, per quel che c'era può averci solo guadagnato... in ogni caso quello stronzo osò fare denuncia. In un modo o nell'altro i miei superiori riuscirono ad insabbiare questo piccolo caso, ma per punizione, devi sapere che lo picchiai al ritorno dal mio turno di lavoro e perciò ero ancora in divisa, venni trasferita in quel piccolo posto di provincia... figurarsi: una città di centomila abitanti tutti sanno tutto se si tratta di belle ragazze...”.
“E tu sei la più bella...” mormorò Glen meccanicamente.
“Schiocco adulatore” replicò Pelagia sorridendo, “In ogni caso tutti seppero presto del mio 'egoismo' e 'possessività', chiamiamoli così, e tutti mi tennero le distanze... e fu una fortuna perché così potei poi incontrare te... ma che vuoi farci... sono fatta così...”.
A Glen corse un altro brivido freddo lungo la schiena e pensare che il condizionatore era settato sui ventidue gradi, non faceva così freddo in macchina... in ogni caso arrivato a quel punto doveva andare a fondo...
“E quella sera quindi cosa ci facevi in piedi?”.
“Schiocco che non sei altro, lo so che lo hai capito benissimo... ” disse baciandolo sulla guancia e continuandogli a sorridere, “... comunque non l'avevi vista la pistola smontata? Inizialmente mi era passato un pensiero leggermente omicida nel caso avessi detto che avevi già un'altra, ma ripresi immediatamente il controllo di me stessa e decisi per sicurezza di smontare la pistola... ovviamente non era assolutamente mia intenzione lasciarti andare... se solo avessi provato ad andartene ti sarei saltata addosso tramortendoti e legandoti e quindi ti avrei tenuto prigioniero fino a che non avessi capito quanto ti amavo e ti desideravo, anche per anni fosse stato necessario...”.
Glen accennò una risata, ma poi vide lo sguardo di Pelagia: era serio, non stava affatto scherzando.
Glen era sicuro di poter condurre una vita tranquilla e per questo aveva scelto Pelagia: gli era sembrata una donna tranquilla e precisa, oltre che bella.
Precisa lo era, tranquilla un po' meno... no, non avrebbe dovuto sgarrare... il messaggio era chiaro: niente partite a poker con eventuali amici, niente discorsi che esulassero e che non fossero strettamente necessari con altre donne, fedeltà assoluta, ect...
Poi vide le labbra di Pelagia avvicinarsi alle sue.. sarebbe riuscito a resistere (al matrimonio si intende)? Gli argomenti che Pelagia portava al suo mulino erano certamente buoni, certo le regole imposte erano un po', usando un eufemismo, strette...
Per ora non gli rimaneva che godersi la luna di miele, al limite poteva telefonare sempre ai suoi genitori.. l'intelligence gli avrebbe risposto: poteva essere un buon punto di partenza per eventuali piani di fuga...
Però quelle calda labbra che lo stavano baciando gli fecero presto dimenticare piani di fuga e simili.
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“Al limite possiamo sempre riproporgli il posto da collaudatore se la situazione diventa troppo pesante, magari generale Squelter potrebbe lei mettere una buona parola nei piani alti” esclamò Thet divertito dal dettagliato profilo psicologico, fatto dal membro dell'intelligence, sulla moglie del 'soggetto', “Comunque per quel che mi riguarda questa donna non è poi così diversa da mia moglie... a tal proposito... si è fatto tardi, non vorrei che mi facesse una delle sue solite scenate perché torno a casa sempre tardi... se per voi non ci sono problemi continuiamo domani, magari in una sala un po' più attrezzata e ampia”.
Le persone che avevano partecipato a quella riunione uscirono dalla stanza lentamente e quando tutti furono usciti le luci si spensero... e pochi giorni dopo oltre che nella stanza anche sulla commissione...