Intervista a Yoshiyuki Tomino

A cura di James Matsuzaki
pubblicata su MANGA-ZINE nr. 31 – gennaio 1994
Copyright “Animerica” 1993

 

Domanda: Come ha iniziato nel mondo dell’animazione?
Yoshiyuki Tomino: Dovete tenere presente che in Giappone i telefilm animati cominciarono a diffondersi un anno prima che mi laureassi. La prima serie fu “Tetsuwan Atom” (Astroboy). Sono laureato in cinematografia, ma a quei tempi era impossibile trovare lavoro nel settore. Perciò mi aggregai allo staff di “Tetsuwan Atom”, scegliendo il campo dell’animazione. Penso di aver diretto più episodi televisivi di chiunque altro.

D.: Quale addestramento specifico le fu impartito?
Y.T.: All’università mi ero interessato soprattutto alla regia. Per i primi due anni del programma ci fecero scrivere molte sceneggiature, e così ho una buona esperienza in merito. Invece, dal punto di vista visuale, non ho avuto nessuna preparazione. Ma, visto che volevo diventare regista, mi sono interessato per conto mio ad arte e musica.

D.: Cosa lo ha influenzato nella creazione di Gundam?
Y.T.: Non credo che il mondo di Gundam sia stato suggestionato da un anime preciso. Nel campo del cinema dal vero, invece, ci sono alcune opere, oltre a piacermi, mi hanno suggestionato. Adoro i film di Akira Kurosawa, soprattutto quelli d’azione. Ma anche le storie da camera di Yasuhiro Ozu. E soprattutto il film americano “Destinazione Luna”. La sua immagine dello spazio mi ha molto colpito, è da lì che ho tratto le mie idee su cosa vuol dire la vita nello spazio. Ora è molto datato, ma all’epoca fu rivoluzionario.

D.: E l’influsso del concetto di colonizzazione spaziale e della saga di “Guerre Stellari”?
Y.T.: E’ stato forte. In pratica posso affermare che stanno alla base di Gundam. Quando uscì il primo “Star Wars” avevo già pronto il soggetto e, francamente, mi sentii frustrato e amareggiato. Negli USA un film come “Guerre Stellari” può essere prodotto dal vivo, mentre in Giappone eravamo, o ero, in una situazione che obbligava all’animazione … e io non amo affatto gli anime di robot.

D.: Mamoru Nagano (“Five star stories”) ha affermato che, sotto molti aspetti, i film dal vivo giapponesi, soprattutto per quanto riguarda il sonoro e gli effetti speciali, sono antiquati rispetto agli standard americani. Secondo lei, per quale motivo?
Y.T.: In Giappone ci sono registi e direttori della produzione che amano gli effetti speciali. Ma mi pare che considerino le riprese degli effetti come una sezione a se stante. E’ una delle ragioni per cui i film in sé sono tremendi. Secondo me, il problema dell’industria cinematografica giapponese è che non usa gli effetti per narrare una storia, ma in modo gratuito. Nelle grandi compagnie è una abitudine invalsa. Mi azzardo a sostenere che non ci sono registi dal vivo in Giappone che sappiano usare gli effetti speciali come parte integrante della storia.

D.: Tornando a Gundam, come ha messo insieme il gruppo creativo che produsse la prima serie?
Y.T.: Non esiste un gruppo del genere. Usiamo sempre il personale disponibile al momento. Nello specifico, fummo molto fortunati ad avere come character designer per la prima serie Yoshikazu Yasuhiko (“Arion”, “Venus Wars”). Z e ZZ Gundam hanno visto coinvolte persone disparate. Poiché ogni serie ha avuto uno staff differente, non siamo stati in grado di mantenere la coerenza necessaria, ed è stata una sfortuna.

D.: E’ per questo motivo che ci sono discontinuità così ampie tra le varie serie?
Y.T.: Sì, soprattutto per questo. Penso che un’altra ragione delle discrepanze sia stato il mio doppio ruolo di creatore e regista, che mi spingeva a esagerare. Io e il produttore eravamo convinti che l’elemento drammatico umano fosse la ragione principale del successo della prima serie, e così mi ci fissai troppo. In Z, sottolineammo eccessivamente questo elemento, arrivando così a un finale debole. In ZZ esagerammo in senso contrario sfociando nella comicità. Penso che molti fan considerino la storia complessiva di Gundam come un universo uniforme, ma io non la vedo nello stesso modo. Secondo me, da Z Gundam in poi, ogni parte fa storia a sé.

D.: Quale è stato il suo coinvolgimento nelle due serie OAV “Mobile Suit Gundam 0080” e il recente “0083”?
Y.T.: Nessuno. Sono prodotti della Sunrise sotto il loro diretto controllo.

D.: A quanto pare “Char’s Counterattack” e “F91” originariamente erano serie di romanzi.
Y.T.: E’ l’inverso. Quando scrivo un libro, ho sempre in mente la produzione di un film. Non so se dovrei dirlo ma … penso che sia perché i miei romanzi non sono abbastanza forti da reggersi sulle proprie gambe. Preferisco scriverli prima del film, ma la produzione dell’anime deve essere già stata varata. E poiché sono coinvolto tanto nella regia quanto nella produzione, i film hanno sempre la precedenza, motivo per cui i romanzi escono dopo. Vorrei fare il romanziere ma non posso. E’ un vero dilemma.

D.: Si sente incastrato dal discorso Gundam?
Y.T.: Non c’entra nulla. Riguarda il fatto che, per la mia generazione, l’editoria e la narrativa sono più importanti di un film. E’ il sogno di tutti fare il romanziere, direi. Ma io sono un regista di animazione televisiva.

D.: Se fosse un romanziere, che genere praticherebbe? La fantascienza?
Y.T.: No, non mi interessa molto.

D.: Il concetto di Gundam è stato rivoluzionario. Fred Schodt, nel suo libro “Inside the Robot Kingdom”, parla di un professore che negli anni ’70 le insegnò a scrivere una storia robotica. Fondamentalmente, ci deve essere un giovane eroe che le suona ai cattivi con un megarobot.
Y.T.: Ho collaborato a decine di film del genere. Ma io volevo fare cose diverse. Certo, Gundam è stato un successo. Molte volte in seguito ho provato a creare spettacoli diversi. Molti li considero dei fallimenti.

D.: Quali sono i suoi rapporti con la Sunrise?
Y.T.: Teoricamente sono un regista indipendente. Ma, a causa del successo di Gundam, nella pratica sono legato a loro. In molti casi è la Sunrise che vara un progetto dopodiché me lo passa. Non sono considerato un regista freelance per via dello status di Gundam. Ciò mi ha causato dei problemi personali. Finché non produrranno un altro film di Gundam, sarò senza lavoro, non mi offriranno nessuna occasione.

D.: Quali sono i suoi compiti all’interno di un progetto Gundam? Ha già detto che funge da regista. Lavora anche sulla sceneggiatura?
Y.T.: Su tutto. Che sia una serie TV o una produzione per le sale, sono coinvolto nella stesura degli storyboard e nel loro controllo, discuto i disegni con gli animatori, disegno e controllo i cel, sono impegnato 365 giorni l’anno. Non ho proprio tempo per altri progetti.

D.: In cosa le piacerebbe impegnarsi se Gundam dovesse essere sospeso per sempre?
Y.T.: In niente in particolare. Sono uno specialista della televisione. Ho passato tanto tempo nel settore, per tanti anni mi sono state create le condizioni per permettermi di operare, che non credo che potrei combinare nulla per conto mio. Per trent’anni ho lavorato in condizioni imposte dall’esterno. Ho una grande esperienza nel procurarmi le premesse per pianificare e dirigere, lavorare in un ambiente del genere mi riesce naturale. Ma, per questo motivo, mi è molto difficile mettere insieme le mie idee, lavorare su una tabula rasa. In questo senso non corrispondo al vostro concetto di creatore. Per esempio, Gundam fa parte del genere robotico, che a me non piace. Ma quando sono costretto a creare all’interno di queste coordinate, mi metto in moto. Poi, se necessario, cerco di introdurre nuovi concetti. Con Gundam è andata così, e penso sia una delle ragioni del suo successo. Non vi sembrerà un processo creativo, ma ho cominciato a capire che è un metodo legittimo. Quando si pensa a un creativo, si pensa a qualcuno che lavora da zero. Ma in realtà anche i più grandi geni estrapolano le idee dall’ambiente circostante.

D.: Sta lavorando a qualche progetto?
Per quanto riguarda il mondo di Gundam, vorrei creare un’altra storia vissuta dal punto di vista di un ragazzino di dieci o quindici anni (questa intervista è stata rilasciata prima della realizzazione di Victory Gundam, ndr). Sarei anche interessato a metter le mani sul mondo di “Dunbine”, forse spostandolo nel futuro. Per esempio, gli abitanti della Terra capiscono che solo loro possono salvarla dalla distruzione.

D.: Che ne pensa delle varie derivazioni editoriali del mondo di Gundam?
Y.T.: Mi fa piacere che questi derivati abbiano successo. Talvolta le storie collaterali e i film che ne sono tratti hanno ancora più fortuna delle mie. E io sono felice, perché ciò accresce il mercato di Gundam. Anche se come creatore originale, è molto frustrante non potere controllare l’intero universo. Gundam ormai è sulla piazza da più di dieci anni. Dal punto di vista della strategia commerciale, le storie collaterali possono essere concepite come uno strumento per andare avanti un altro decennio e per espandere il mercato mondiale.

D.: Per concludere, se avesse la possibilità di ricreare Gundam, cosa cambierebbe nella storia originale? Sarebbe maggiormente rivolta agli adulti?
Y.T.: Se capitasse … mah, dipenderebbe dalle condizioni. Attualmente non ci penso neanche.

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